Il 6 agosto 1999 usciva nelle sale cinematografiche Il Gigante di Ferro, uno dei film d'animazione più belli – e più sottovalutati – nella storia del cinema, imprimendo un ricordo indelebile nelle generazioni che lo hanno visto e ne hanno colto la forza intrinseca, la potenza del suo messaggio, o semplicemente la bellezza insita nell'amicizia tra un bambino ed un robot di circa quindici metri. Una pellicola divenuta a buon diritto parte integrante della cultura pop odierna, nonostante i risultati ottenuti al botteghino: ripercorriamo insieme la sua storia.
Il Gigante di Ferro al cinema
Un film d'animazione dal taglio pressoché disneyano (sebbene, della Disney, non lo sia) che affronta tematiche mature con forza e senza timore, così da poter essere fruito, quasi in maniera inaspettata, tanto da un pubblico giovane quanto da uno adulto e più consapevole. Della storia politica sottesa, del clima di un paese e dei sentimenti sottesi in pieno periodo di Guerra Fredda, delle tante sfumature che stanno in mezzo tra le parole "pericoloso" ed "innocuo" (addirittura, "altruista"). Il Gigante di Ferro è la prova che, se un film d'animazione è ben fatto, può sopravvivere alla prova del tempo.
Uscito in sala il 6 agosto 1999, Il Gigante di Ferro compie oggi ventun'anni e non smette di essere una delle più belle produzioni cinematografiche mai create. Prodotto da Warner Bros, dietro la regia di Brad Bird (lo stesso regista de Gli Incredibili, Ratatouille e Mission Impossible: Protocollo Fantasma), il film si ispira liberamente al romanzo The Iron Man scritto dal poeta Ted Hughes e si è guadagnato in realtà la sua bella fetta di premi e riconoscimenti (BAFTA, Satellite Award, Premio Hugo e tanti altri), sebbene le cifre al botteghino parlino chiaro: a fronte di un budget speso di circa settanta milioni di dollari, la pellicola ha ricevuto entrate solo per ventitrè milioni di dollari.
Complici una campagna marketing su cui sembra non sia stato investito un budget sufficiente a garantire una sponsorizzazione adeguata e l'uscita al cinema, nello stesso giorno, de Il Sesto Senso di Shyamalan, che ha inevitabilmente surclassato la pellicola d'animazione. Il cast de Il Gigante di Ferro, tra l'altro, vanta nomi di tutto rispetto nella sua rosa di doppiatori, come ad esempio Vin Diesel, che è il gigante di ferro, Jennifer Aniston a dare voce ad Annie Hughes, madre del protagonista, mentre Harry Connick Jr. è Dean McCoppin, il rottamaio amico di Hogarth.
La trama
La trama de Il Gigante di Ferro si svolge nel 1957, in un periodo di lanci di satelliti in orbita (il primo, lo Sputnik russo, che ha dato il via alla corsa allo spazio) e di pericolosi contrasti tra Stati Uniti e Russia, spaccando in due il mondo, minacciato da un potenziale, nuovo conflitto armato. Così, mentre vengono lanciati satelliti nello spazio dalla Terra, da quello stesso cielo proviene invece un oggetto gigantesco che precipita nelle acque al largo del Maine, distruggendo un peschereccio impegnato contro la tempesta in corso. L'unico marinaio a bordo dell'imbarcazione riesce a salvarsi, ma nessuno crede poi alla sua storia del "veicolo non identificato venuto da Marte".
Hogarth Hughes, un bambino di nove anni che vive nella cittadina di Rockwell, è invece incuriosito dal racconto del pescatore, sebbene possa sembrare improbabile; tuttavia, presto, ha modo di scoprire in prima persona la verità sull'oggetto misterioso: quando la TV inizia a non trasmettere più il film horror che Hogarth stava guardando, il bambino scopre che qualcosa ha distrutto l'antenna di casa, lasciando una scia di distruzione fin dentro il bosco alle spalle dell'abitazione. Una volta seguite le tracce fino alla centrale elettrica della città, Hogarth – agghindato come un soldato in cerca del nemico – scopre la causa di tutto: un robot mastodontico, che tenta di nutrirsi dei pali della luce restando suo malgrado intrappolato nei cavi. Dopo una fuga in preda al terrore, il bambino vince le sue paure per tornare sui suoi passi ed aiutare il gigante e, dopo questo primo, spaventoso episodio, i due svilupperanno una profonda amicizia, in cui non mancheranno altri "piccoli incidenti" distruttivi ma dalla quale emergerà la natura umana e amichevole del robot, che sembra possedere un'anima proprio come gli uomini.
Il governo degli Stati Uniti ha ricevuto intanto delle segnalazioni su una misteriosa creatura nei pressi di Rockwell ed invia un proprio agente ad investigare: Kent Mansley, le cui indagini lo porteranno sempre più vicino alla scoperta del gigante, che frattanto è stato nascosto nell'officina "artistica" di Dean McCoppin, un rottamaio che crea sculture da pezzi di ferro e che diventa amico di Hogarth e del robot, nutrendolo con il metallo presente nel suo laboratorio.
Sebbene i tentativi di nascondere il gigante di ferro risultino piuttosto fruttuosi, la sua fuga in città dopo una lite con Dean dà modo a Mansley, e al governo statunitense, di armarsi per abbattere il misterioso robot: questi, infatti, aiuta due bambini in pericolo, ma il suo gesto altruista viene scambiato per un attacco e l'esercito dà il via all'azione per distruggere il gigante. A nulla valgono le armi tradizionali – nemmeno cannoni e missili riescono a scalfirlo – se non a fare infuriare il robot che mostra così il suo lato distruttivo. L'arrivo di Hogarth sarà provvidenziale per "calmare" il gigante e farlo rinsavire, tuttavia ormai il danno è stato fatto: una testata nucleare è stata lanciata – da Mansley, prendendo in contropiede persino il generale che comanda l'esercito – ed è diretta proprio su Rockwell, contro il gigante. In un ultimo atto denso d'umanità, il robot venuto dallo spazio si lancerà in volo ad intercettare l'ordigno nucleare, in un finale che lascerà nel pubblico un segno indelebile, carico di emozione e speranza.
Un film d'animazione sorprendente
A distanza di ventun'anni, Il Gigante di Ferro resta ancora un prodotto d'animazione d'alto livello; una sorta di E.T. di Steven Spielberg ambientato negli anni '50, che tuttavia si serve delle immagini animate per raccontare non solo della meravigliosa amicizia tra un bambino ed una macchina – più umana di quegli umani disposti a lanciare una testata nucleare, in nome della "difesa" del proprio paese; ma anche per mostrare quella retorica del patriottismo contro un presunto nemico che soprattutto negli Stati Uniti ha generato più conflitti del necessario.
In questo film in particolare è molto forte la costante minaccia del nemico "rosso", che prende diverse forme lungo l'arco narrativo: da quella metaforica di un fumetto intitolato The Red Menace, a quella più realistica nelle ipotesi di Hogarth sul misterioso oggetto venuto dallo spazio, ventilando che possa essere uno Sputnik. Una delle più grandi paure degli americani che per molti anni ha segnato il paese e ha tenuto col fiato sospeso il mondo intero - quella dei russi, delle loro spie infiltrate e dei loro armamenti pronti ad essere lanciati – sta alla base di questo racconto, che tuttavia mostra l'altra faccia della medaglia: quella della paranoia e del terrore di un nemico in perenne agguato, che talvolta sfociano in una vera e propria caccia alle streghe.
Il Gigante di Ferro è anche parte della cultura pop: basti pensare alla puntata parodia in Futurama, intitolata Il Gioco del Se Fossi, in cui Bender e Fry prendono il posto del gigante di ferro e Hogarth (sebbene finisca in maniera molto diversa dal film), o al Ready Player One di Spielberg, in cui il gigante fa la sua apparizione tra le numerose citazioni dei personaggi più noti degli ultimi decenni. Ma è anche e soprattutto una storia di amicizia pura e sincera, di comprensione (laddove gli adulti in generale sembrano essere sordi e ciechi), di empatia e tolleranza, oltre che di scelte e auto determinazione ("Tu sei chi scegli e cerchi di essere", dirà Dean), in un crescendo di emozioni che culminano in un finale da lacrime agli occhi assicurate, ma capace infine di strappare anche un sorriso fatto di speranza, per i protagonisti del film e anche un po' per l'umanità.
Buon compleanno, Gigante!
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