Immagine di Il Dio Indifferente, recensione del primo volume della Trilogia del Testimone di Steven Erikson
Cultura Pop

Il Dio Indifferente, recensione del primo volume della Trilogia del Testimone di Steven Erikson

Il Dio Indifferente, primo volume de La Trilogia del Testimone di Steven Erikson, in tutta la sua epica grandiosità.

Avatar di Rossana Barbagallo

a cura di Rossana Barbagallo

In sintesi

Un nuovo emozionante capitolo nella saga Malazan: Il Dio Indifferente, primo volume de La Trilogia del Testimone. La recensione.

Alcune storie non possono semplicemente concludersi voltando l’ultima pagina del loro ultimo capitolo. Una saga come quella di Malazan è così: un esempio di universo talmente vasto da permettere di immergersi in storie sempre nuove e vicende emozionanti, attraverso le avventure di protagonisti finora sconosciuti capaci però di legarsi al lettore tanto quanto i personaggi della “vecchia guardia”. Con Il Dio Indifferente, Steven Erikson prosegue quindi la sua fortunata saga raccontando nuove avventure dell’universo Malazan, ambientandole circa quindici anni dopo i fatti de Il Libro Malazan dei Caduti, e lo fa con quello che si configura come il primo racconto di quella che è denominata La Trilogia del Testimone.

Per gli amanti di questa saga epica, il titolo è molto più che evocativo: nell'universo creato da Erikson, il testimone per eccellenza e colui che chiamava gli altri ad essere testimoni in ugual misura è Karsa Orlong, possente guerriero Toblakai che molti anni dopo la conclusione degli eventi principali viene venerato come un dio. Il Dio Indifferente prende le mosse da questo punto, per narrare le gesta coraggiose, il dolore, gli affetti e gli orrori di chi, diversi anni dopo, vive con le conseguenze delle scelte fatte da Karsa Orlong e da altri dèi o ascendenti. Di seguito, la recensione del nuovo romanzo di Steven Erikson, primo volume di ciò che si preannuncia come una trilogia indimenticabile.

Dopo Il Libro Malazan dei Caduti: ecco Il Dio Indifferente

De Il Libro Malazan dei Caduti, edito in Italia da Armenia, vi avevamo parlato attraverso una panoramica sull'ampia serie di romanzi composta da dieci libri e conclusasi solo da pochi anni con Il Dio Storpio. L’universo creato da Steven Erikson contempla al suo interno, tuttavia, anche i romanzi scritti dall'amico Ian C. Esslemont, co-creatore dell’ampio setting di Malazan insieme a Erikson: romanzi che ampliano le vicende di alcuni dei protagonisti “minori” della serie (purtroppo, mai pubblicati in italiano nel nostro paese). Il Dio Indifferente di Steven Erikson giunge comunque quest’anno in Italia come diretto prosieguo delle vicende raccontate nella saga principale, calando i fatti circa quindici anni dopo.

È qui che scopriamo dell’esistenza di Rant, figlio del guerriero Toblakai Karsa Orlong (ormai venerato alla stregua di un dio, benché egli rifiuti l’ascensione) e di una donna umana di nome Sarlis. Concepito durante una razzia compiuta anni prima da Karsa e i suoi compagni nella piccola cittadina di Lago d’Argento, sotto l’influsso del terribile olio-sangue, Rant è un giovane per metà umano e per metà Toblakai. La madre, rimasta “contaminata” dagli effetti dell’olio-sangue trasmesso da Karsa Orlong, è vittima di una follia cieca e incontrollabile e, per proteggere il figlio da sé stessa, lo esorta a lasciare Lago d’Argento per trovare la sua gente: le tribù dei Teblor, a nord.

Per arginare una minaccia proveniente proprio da nord, che sta spingendo le popolazioni di quei luoghi verso la parte meridionale del continente, un contingente Malazan viene inviato a Lago d’Argento. Tra le sue fila, una vecchia conoscenza: Spindle, sergente di uno sparuto gruppo formato da diciotto fanti di marina. Come insegnano i Malazan, tuttavia, non sono i numeri a contare, quanto le capacità tattiche e magiche di cui si dispone, senza contare un armamentario di ordigni esplosivi che non guasta mai. Le tribù da nord si avvicinano però giorno dopo giorno e la minaccia sconosciuta da cui si allontanano è pronta a travolgere ogni cosa sul suo cammino: anche i risoluti e temerari Malazan.

Caratterizzare i personaggi: missione compiuta

Riprendere le vicende dell’universo costruito con Il Libro Malazan dei Caduti potrebbe causare inizialmente dello scetticismo. Steven Erikson si potrebbe definire infatti una cintura nera di world building: è riuscito a creare un universo fantasy di grandezza epocale in cui ogni elemento trova la sua giusta collocazione e a infondere una personalità unica in ogni personaggio dell’ampio cast che lo compone. Un fantasy corale, insomma, in cui è praticamente inevitabile costruire un legame con molti (o con tutti) i suoi protagonisti. Il Dio Indifferente è intessuto però attorno a nuove figure, nuovi nomi, nuovi background, perciò si potrebbe pensare che “ricominciare da zero” possa essere faticoso e improduttivo. Niente di più sbagliato. Con questo nuovo romanzo de La Trilogia del Testimone, Erikson dimostra ancora una volta una maestria senza eguali nella caratterizzazione dei personaggi, capaci di pareggiare il cast de Il Libro Malazan dei Caduti, addirittura qui con una nota in più.

Il gruppo dei fanti di marina Malazan è quello che presenta, se si vuole, la migliore caratterizzazione e conferisce al romanzo tutto quel “pepe” di cui una saga epic fantasy talvolta necessita per non cadere in pretestuose lungaggini e toni ampollosi. Grazie a essi, Steven Erikson dà fondo alla sua vena umoristica e regala dialoghi e sequenze brillanti, esilaranti senza scadere nel macchiettistico, da leggere e rileggere per la loro genialità. A rimarcare il lato ironico dei protagonisti, i nomi che, come da tradizione, il sergente istruttore ha scelto per loro: Acquacheta, Spuntino, Così Cupo, Dì-di-No, Miseria Nera, Sottocarro o Delicato.

Insieme allo humor, abbiamo qui anche un’incalzante azione che va di pari passo con le sbalorditive competenze dei fanti di marina: agendo nell'ombra, grazie a tattica, magia e abilità da assassini di cui alcuni di essi  dispongono, riescono a ideare sempre piani ingegnosi lasciando spazio a colpi di scena imprevedibili. Ciò che viene ribadito qui con maggiore forza, è anche il lato umano di questi fanti di marina così solo apparentemente rudi e scalcagnati. Ne Il Dio Indifferente il loro compito non è conquistare territori o guerreggiare con le popolazioni locali per difendere ideologie astratte, ma aiutare e soccorrere quanti stanno per soccombere sotto i colpi delle tribù Teblor e di ciò che sta a loro volta alle calcagna.

Nuovi amici...

È grazie a questi fanti di marina Malazan che è possibile leggere i momenti forse più struggenti. Di fronte alla morte e alla sofferenza (anche causata per mano loro, bisogna dirlo) il loro dolore è quello delle vittime e la loro determinazione nel porgere la mano e far sì che nessun altro perda la vita negli inevitabili scontri che hanno luogo durante la trama, è profonda e sincera. Erikson comunque non lesina di certo sui protagonisti carismatici e psicologicamente approfonditi. Non parlare di Rant, ad esempio, sarebbe un crimine. Se dei Teblor ha acquisito la possanza fisica e la forza sovrumana, il giovane figlio di Karsa Orlong possiede anche grande empatia, un forte senso di giustizia, la capacità di amare e perdonare senza preconcetti: sembra insomma aver preso il meglio del suo lato umano e la sua bontà d’animo lo rende uno dei personaggi migliori di questa trilogia in divenire.

Il Dio Indifferente dà spazio anche a quella tribù di Jheck che nella saga principale è stata dipinta un po’ a grandi linee. In questo primo volume de La Trilogia del Testimone i Jheck vengono invece delineati in maniera più approfondita soprattutto attraverso due dei loro rappresentanti, Golwer e Nilghan, che fungono qui quasi da portavoce della complessità di questa tribù solo apparentemente fatta da Soletaken e D’ivers selvaggi e brutali. Essi, insieme ai Teblor provenienti dal nord, arricchiscono la narrazione con nuovi punti di vista sul mondo e l’esistenza, rimarcando sì le differenze con la popolazione “civilizzata”, ma mostrando anche tutti i punti in comune che le diverse razze possiedono nei loro sentimenti più profondi. Erikson riesce insomma, ancora una volta, a comunicare la fratellanza, la solidarietà e il rispetto, anche e soprattutto in mezzo alla guerra e al dolore.

Un'emozionante (molto spesso tragica) avventura che non si fonda tuttavia solo sull'incessante ruolo delle scelte e dei sentimenti umani, ma rende la lettura un'esperienza coinvolgente grazie al misto di magia e combattimenti concitati. Non mancano infatti maghi capaci di addentrarsi in pericolosi Canali; assassini che oltre a saper maneggiare le armi riescono a manipolare (senza saperlo) i Canali e la magia che ne scaturisce; draghi, letture delle monete (qui sono presenti le Runt, che sembrano aver surclassato il classico Mazzo dei Draghi) ed entità misteriose. Il tutto, al servizio di soldati che elaborano strategie in cui ai muscoli si affiancano arti magiche e nuovi, letali ordigni esplosivi.

...e vecchi nemici

A fare da sfondo a Il Dio Indifferente, i cari, vecchi dèi di sempre che, con i loro errori, le loro ingiustizie e le loro crudeltà, manipolano e rendono difficili le vite dei mortali. Molti anni dopo la conclusione dei fatti esposti ne Il Libro Malazan dei Caduti, antiche religioni sono cadute mentre nuovi culti sono sorti. Quello di Coltaine delle Ali, ad esempio, o quello di Iskar Jarak e dei suoi Arsori di Ponti ascesi che lo affiancano alle porte del regno della Morte. Al di là di ciò comunque anche qui, come nella saga principale, si fa sentire il peso dell’influenza divina sulle esistenze del mondo e dei protagonisti: qualcosa che scatena gli eventi, accende la miccia e rischia di far detonare le vite degli innocenti talvolta per puro capriccio.

La presenza/assenza  più significativa in questo volume è proprio quella del Dio Indifferente, Karsa Orlong, adorato come una divinità che tuttavia rifiuta tale status e che sembra viva in isolamento rifuggendo qualsiasi contatto. La sua figura assume qui le connotazioni non solo di un dio sordo alle preghiere dei fedeli, ma anche di un padre assente, un uomo che ha concepito un bastardo con la violenza lasciandolo alla mercé di odio e ingiustizia. Le colpe dei padri – o delle divinità creatrici – ricadono sui figli; i genitori assenti, con i loro errori e le scelte discutibili, lasciano in eredità ai loro discendenti un mondo fatto di dolore: Rant rappresenta qui la vittima più esemplare, preso a sassate dagli altri ragazzini del villaggio per la sua indole semplice, rifuggito dagli stessi Teblor per il suo potere inumano (benché anche le sue sorellastre Teblor e le nuove generazioni di fanti di marina Malazan incarnino bene il ruolo di eredi dannati dai peccati della precedente generazione).

Il Dio Indifferente, primo capitolo di questa nuova trilogia epic fantasy, può essere considerato allora anche un po’ come una sorta di romanzo di formazione. Crudo e spietato, psicologicamente devastante nei suoi momenti più dolorosi (avvertenza: molto probabilmente giungerete al termine del libro con le lacrime agli occhi), ma costruito seguendo la crescita umana individuale. Che qui avviene senza dubbio nei modi peggiori, ma consente al vero protagonista di questa storia (Rant) di staccarsi dall'eredità genetica lasciata dal padre-dio per diventare una persona migliore, partecipe dei desideri e delle sofferenze altrui (e non indifferente come il Dio del titolo). Insomma, ci troviamo nuovamente di fronte a un romanzo emozionante, fatto di humor, azione, personaggi da amare inseriti in un contesto eretto secondo leggi di causa-effetto; un luogo letterario più che mai avvincente in cui tuttavia è facile ritrovarsi immersi nella tragedia della distruzione, mentre da essa si cerca di trarre il meglio per crescere e perfezionarsi (e qui si colloca il "Sii testimone" ripetuto spesso da Karsa Orlong cui il titolo si riferisce).

Due ultime parole, prima di concludere, sull'edizione che Armenia pubblica in Italia (così come gli altri volumi della saga principale, di cui è possibile reperire il primo a questo link). La copertina è conformata stavolta alla pubblicazione internazionale e troviamo che sia molto evocativa e densa del mistero che circonda le figure ritratte. Piccola curiosità: è stato lo stesso Steven Erikson a disegnare una primissima bozza iniziale dell'aspetto che la donna misteriosa avrebbe dovuto avere, che si è poi concretizzata nel graphic design realizzato qui da Steve Stone. Bene la qualità della carta, spessa e anche vagamente ruvida al tatto in maniera piacevole (non scappa via dalle dita, insomma).

Tra le diverse pagine è possibile notare purtroppo alcuni refusi e la traduzione di alcune frasi sembra essere stata fatta talvolta in maniera troppo letterale, tuttavia trattandosi di una prima edizione de Il Dio Indifferente siamo certi che il romanzo verrà gestito con le dovute accortezze, dal momento che promette già di proseguire lasciando una nuova, indelebile traccia nella letteratura epic fantasy.

Voto Recensione di Il Dio Indifferente



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Un connubio perfettamente dosato tra humor, azione, dramma, magia e combattimenti concitati;

  • - I fanti di marina Malazan sono esilaranti e danno una nota in più al romanzo;

  • - Una narrazione che scava nei drammi umani e restituisce una profonda riflessione su di essi;

  • - Devastante ed emozionante: con Il Dio Indifferente si ride, si piange e si viene coinvolti su più livelli

Contro

  • - Alcuni refusi presenti tra le pagine;

  • - Una traduzione talvolta troppo letterale

Commento

Cosa aspettarsi da una nuova trilogia ambientata nel mastodontico mondo Malazan? La Trilogia del Testimone di Steven Erikson si apre con un volume che non delude, sotto ogni punto di vista. Dalla caratterizzazione di ogni personaggio, tra cui spiccano gli esilaranti fanti di marina Malazan e il cuore puro di Rant, all'inserimento di nuovi, carismatici protagonisti che non fanno rimpiangere i "vecchi amici". Dal worldbuilding come sempre complesso ma strutturalmente efficiente, all'utilizzo sapiente di un misto tra humor, azione e profonde riflessioni sulle scelte umane. Queste ultime, trovano spazio in una sorta di racconto di formazione, che in modi dolorosi ma intensi descrive uno sbalorditivo arco di crescita individuale. Si arriva alla fine de Il Dio Indifferente con l'animo lacerato, ma con un bagaglio di consapevolezze superiore. Insomma, certe storie non posso semplicemente concludersi e tornare nel mondo Malazan è un viaggio dolce-amaro che siamo felici di poter intraprendere ancora.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Il Dio Indifferente

Il Dio Indifferente

Leggi altri articoli