Il Confine: Mauro Uzzeo e Giovanni Masi raccontano il loro mondo

Il confine, la serie a fumetti edita da Sergio Bonelli nella collana Audace, raccontata dai due creatori: Mauro Uzzeo e Giovanni Masi.

Avatar di Manuel Enrico

a cura di Manuel Enrico

Dopo una lunga attesa, figlia dell’emergenza COVID che ha segnato gli ultimi mesi, in fumetteria e libreria è arrivato Dodici Scheletri, l’atteso quarto volume de Il Confine. Presentata lo scorso anno a Lucca Comics, la serie ideata da Mauro Uzzeo e Giovanni Masi si è subito presentata come una lettura diversa dai classici canoni bonelliani, venendo inserita, non a caso, all’interno della collana Audace, l’etichetta Bonelli che offre avventure più impegnative e lontane dalla serialità classica della casa editrice milanese.

Cogliendo l’occasione dell’uscito del quarto volume de Il Confine, abbiamo avuto l’occasione di incontrare telefonicamente Mauro Uzzeo e Giovanni Masi, che ci hanno svelato alcuni dettagli di questa affascinante storia. I due autori ci hanno accolti nel loro mondo con passione e schiettezza, svelandoci un universo narrativo che ha segnato una forte linea di separazione tra la tradizione bonelliana e la loro creazione, come appare evidente già nell’impostazione narrativa della storia.

Una misteriosa sparizione, un'indagine inquietante

Sulle Alpi al confine tra Italia e Francia svanisce misteriosamente un pulmino, che sta portando una scolaresca in gita. La tragedia sconvolge la piccola comunità degli studenti, portando le autorità italiane e quelle transalpine a collaborare nella speranza di trovare ancora dei superstiti. Tra gli inquirenti italiani figura Laura Denti, considerata la risorsa migliore dell’Interpol in fatto di ricerca di persone scomparse, mentre le autorità francesi si rivolgono ad Antoine Jacob, consulente profondo conoscitore di queste foreste, uomo schivo e ha voluto tagliare ogni contatto con il resto dei suoi simili.

All’inizio delle ricerche, segnate da una certa difficoltà di collaborazione tra le diverse forze in campo, il timore è che i ragazzi siano stati vittime di una valanga, che ha travolto il pulmino su cui viaggiavano. In seguito ad una nuova tragedia che si abbatte sulla piccola comunità, viene ritrovato il pulmino, distrutto, senza alcun corpo all’interno e con uno strano simbolo disegnato su una fiancata. A rendere le cose ancora più inquietanti è il ritrovamento dell’autista del mezzo, che vaga per la foresta nudo e in evidente stato confusionale.

Ma che fine hanno fatto i ragazzi scomparsi?

Questa rapida introduzione a Il Confine lascia presagire come Uzzeo e Masi abbiano dato vita ad una storia intensa e lontana dalle atmosfere classiche bonelliane, lasciando emergere suggestioni diverse scaturite dalle loro passioni.

 Siamo appassionati di serie mistery, da X-Files a Lost, passando ovviamente per sua maestà Twin Peaks. Quando ci è stato chiesto di presentare un progetto in Bonelli abbiamo puntato dritti a quelle che sono le nostre passioni come fruitori, oltre che autori, e abbiamo proposto una storia che, partendo da un singolo mistero, si dipanasse a poco a poco nello svelamento di un vero e proprio mondo. Un mondo che avrebbe potuto permetterci, oltretutto, di mettere in scena dei personaggi costretti a fare i conti con le che hanno caratterizzato le vite. Personaggi in un certo senso compromessi, che avevano superato un confine con cui poi sarebbero stati portati a confrontarsi. A farci i conti.

Come dice Mauro, le serie mistery (ma anche la letteratura Weird da cui nascono molte di esse) sono una grande passione, soprattutto le storie più complesse in cui lo spettatore viene coinvolto dagli eventi.  Abbiamo però cercato di non rendere troppo complicata la lettura, se vuoi, puoi prendere appunti per seguire la storia, ma non crediamo sia necessario. Non vorremo mai che il lettore perdesse la visione emotiva della storia, perché magari troppo preso a cercare i collegamenti, ricordare i personaggi… Nel presentare Il Confine, volevamo un bel mistero ma anche una grande leggibilità, anche perché ci eravamo resi conto che all’interno del fumetto italiano mancava una storia di questo stampo, un’assenza che ci ha spinto a osare. Un azzardo che pare aver pagato, le vendite ci confortano!

Una genesi intrigante, quella de Il Confine. Ripensando alla consuetudine delle storie classiche bonelliane, Il confine ha spezzato alcuni dogmi della casa editrice di Dylan Dog, Tex e altri popolari eroi. Non ultimo, il titolo, che in casa Bonelli ha da sempre una sua precisa definizione

In Bonelli, una collana porta (quasi) sempre il nome del protagonista, pensa a Tex, Zagor o Nathan Never. Durante la lavorazione di una serie a fumetti, si stabilisce un nome ‘di cortesia’, usato durante i primi passi. Credo di avere ancora la primissima cartella di lavoro con il nome ‘Il Confine’, e per me e Mauro questo primo nome di cortesia è diventato sin da subito il titolo della storia. Era perfetto, per quello che volevamo raccontare: il confine è geografico, ma è anche quello tra sanità e follia, tra tradizione e innovazione. Così azzeccato, che in Bonelli ci hanno consentito di tenerlo.

  Quando in Bonelli seppero che stavamo per presentargli una serie con questo titolo, ci scherzarono su. “Bellissimo. Poi lo cambiamo, eh.” Fu la prima cosa che ci venne detto. Poi però, una volta letto il progetto nella sua interezza, ce lo approvarono immediatamente. E, mi permetto di aggiungere a quanto già detto da Giovanni, oltre a tutte quelle valenze, Il Confine rappresenta anche quella insensata linea di separazione tra i popoli, che appare in maniera evidente fin nel primo capitolo.

In effetti, Il Confine viene identificato perfettamente, a livello narrativo, dal suo titolo. Se si fosse voluta rispettare la tradizione bonelliana, sarebbe stato complicato scegliere quale personaggio avrebbe meritato l’onore della copertina con il suo nome, considerato la quantità di volti che popolano la serie

 “Il Confine” è una storia in un certo senso corale, ma Laura Denti e Antoine Jacob ne sono assolutamente i protagonisti e rappresentano la sola e unica possibilità di accesso ai segreti della valle al confine tra Italia e Francia. E’ attraverso i loro occhi che noi riusciamo a seguire lo svolgersi della vicenda. Laura è una donna molto terrena, dura sicuramente e molto fisica, mentre Antoine è più cerebrale, perso nei suoi studi. Una cerca la soluzione per le vie del paese, l’altro ci conduce per i sentieri dei boschi. Il Confine può esser compreso solo tramite loro. Se ci pensi, è come nella realtà, quando arrivi per la prima volta in un paesino: puoi esplorarlo e conoscerlo in superficie, ma sarai sempre un estraneo. Invece gli abitanti si conoscono tutti, sanno le storie di tutte le famiglie e i loro segreti. In quest’ottica, Laura e Antoine sono la nostra bussola per non perderci in questa storia.

E il loro ruolo è fondamentale, perché Il Confine ha una narrazione dinamica, ogni volume è un gioco al rilancio rispetto al precedente, la storia prende spesso nuove direzioni.

A dimostrazione di quanto detto, Mauro Uzzeo propone un gioco: analizzare assieme due passaggi della storia, uno nel primo volume, La neve rossa, e il secondo preso dal quarto capitolo, Dodici scheletri. I due autori dimostrano come abbiano inserito una sorta di gioco in cui invitano il lettore, sfidandolo a trovare i richiami interni alla storia, creando una narrazione emotiva travolgente e frutto di un’attenta costruzione dell’impianto della trama.

Abbiamo volutamente cercato la partecipazione del lettore, lo vogliamo coinvolgere nella storia. Ci sono molti modi con cui affrontiamo il racconto, spesso dicendo cose importanti senza dirle apertamente, altre volte mettendo degli indizi direttamente nelle copertine. Insomma, ci piace che il nostro mondo venga soprattutto vissuto dai lettori.

Verrebbe da chiedersi se non si corra il rischio di incappare in quei buchi narrativi che saltuariamente vengono lamentati dai lettori. Anche se questa presunte carenze, spesso sono frutto di ragionamenti studiati dagli autori, che vedono in questi vuoti uno strumento narrativo che invece coinvolge il lettore.

  Il lettore, quando non trova subito ciò che cerca, si trova spaesato e noi vorremmo utilizzare proprio quello spaesamento come valore emozionale. La nostra idea era quella di attrarre i lettori in questo mondo, spingendoli ad interrogarsi e a cercare i dettagli nascosti della storia. Per farti capire, ti racconto un aneddoto legato alla copertina del primo volume. Avrai notato come il logo de Il Confine sia inusuale, spezzato tra la parte superiore ed inferiore della copertina. Ed è un lavoro eccellente realizzato da Fabrizio Verrocchi (l’uomo a cui dobbiamo la “veste grafica” de Il Confine, in ognuna delle sue declinazioni) che veniva incontro alle nostre richieste di realizzare un logo che fosse al tempo stesso leggibilissimo e immediato (a differenze delle copertine di LRNZ che invece potevano essere anche totalmente astratte o non mostrare i protagonisti della serie) ma che giocasse anche col concetto di “scavalcare un confine” di travalicare il consentito, in un certo senso, e secondo noi ci è riuscito benissimo.

 Ecco, a LuccaComics, quando abbiamo presentato i primi volumi, alcuni lettori sono tornati allo stand Bonelli per segnalarci l’evidente “errore di stampa” in copertina. Dovevi vedere le loro facce quando hanno capito che faceva tutto parte del gioco. Anzi, della trama! Il lavoro preparatorio dietro a Il Confine è studiato, nelle nostre intenzioni, proprio per spaesare il lettore e scardinare le sue sicurezze per metterlo nella condizione ideale per perdersi all’interno della storia. La scelta stessa di presentare la serie non con un canonico numero 0, ma con un portfolio (che di solito “celebra” una serie già lanciata) contravviene a una consuetudine, che però ci ha permesso un ulteriore “gioco” col lettore. Al suo interno, infatti, oltre a esserci 12 illustrazioni/teaser della serie realizzate da mostri sacri del fumetto mondiale, c’è un racconto in prosa completo, il cui significato viene compreso sempre più proseguendo nella lettura della serie, e in più, ogni copia del portfolio conteneva una porzione di una tredicesima immagine, che per esser ricomposta richiedeva una condivisione tra i lettori. Sui social ho visto che pian piano si sta arrivando alla composizione dell’immagine finita, ma è ancora lunga la strada!

In effetti, leggendo Il Confine si ha la sensazione che la storia narrata sia parte di un universo più ampio, che può esser esplorato anche in altri media. Sensazione che viene confermato dai progetti che mirano ad espandere questo universo narrativo anche con romanzi, giochi di ruolo e progetti cinematografici

Il Confine è stato ideato per questo, per essere esplorato anche in altri modi oltre al fumetto. Per il gioco di ruolo, ad esempio, ci siamo affidati a Raven Distibution e Chaosium. Insieme, abbiamo basato l’esperienza del gioco de Il Confine su quella di uno dei giochi di ruolo horror più venduti al mondo, Il Richiamo di Chtulhu. Il gioco sarà godibile sia dai fan de Il Confine che non hanno mai giocato, sia dai giocatori di ruolo che conoscono il Richiamo di Chtulhu e che vogliono provare una nuova esperienza e dei nuovi misteri. Ci saranno poi i romanzi, che amplieranno la conoscenza della storia. E ovviamente, abbiamo già annunciato che stiamo lavorando alla serie TV... Ogni esperienza potrà esser vissuta in modo indipendente, ma ci auguriamo che i nostri lettori/spettatori/giocatori siano così soddisfatti della nostra storia che vogliano avere una visione completa, così da passare da un ambito all’altro.

Una costruzione crossmediale simile è sicuramente frutto di una genesi particolarmente curata. Il Confine ha il tono di un progetto maestoso, che deve aver imposto ai suoi creatori un peso ed una responsabilità non indifferenti, la cui realizzazione deve avere dato una grande soddisfazione a Uzzeo e Masi

  Siamo onesti, con Bonelli noi ci siamo cresciuti, con i loro fumetti io ho seriamente imparato a leggere! Quando abbiamo avuto la possibilità di presentare un nostro progetto, abbiamo pensato: “Ok, queste non sono cose che capitano molte volte nella vita, mettiamocela tutta’’. Parliamo pur sempre della prima casa editrice di fumetti italiana ed una delle più rinomate al mondo. Avendo la possibilità di realizzare questo progetto con loro abbiamo dato il massimo, realizzando il sogno di lavorare fianco a fianco con maestri del fumetto del calibro di Carlo Ambrosini, Giuseppe Palumbo, Bruno Cannucciari, ma anche dei talenti emergenti così bravi da lacsiare a bocca aperta. E penso soprattutto a Silvia Califano, Francesca Ciregia, Alessandro Giordano, Fernando Proietti, Andrea Olimperi e Emanuele Contarini.

E il comparto tecnico de Il Confine è indubbiamente uno dei punti forti della serie. Particolarmente riuscita è la colorazione, che nelle idee di Uzzeo e Masi doveva essere una componente narrativa centrale. All’interno dei quattro volumi, la colorazione diventa una parte integrante del racconto, con un impatto emotivo incredibile frutto di tonalità che si adattano magnificamente alle tensioni narrative

 I colori sono un aspetto fondamentale de Il Confine, per questo abbiamo fortemente voluto in squadra l’amico e collega Emiliano Mammucari. Emiliano, negli ultimi anni, ha cambiato la percezione del colore nel fumetto popolare, basti pensare al suo enorme lavoro su serie come Orfani o Mister No Revolution. In una casa editrice tradizionalmente legata al bianco e nero, dove i colori erano un extra legato a particolari ricorrenze, Emiliano ha portato una vera rivoluzione, valorizzando anche il colore come strumento narrativo. Per Il Confine, Emiliano ha studiato insieme alle talentuosissime Adele Matera e Alessia Pastorello un’impostazione cromatica stilosissima e incredibilmente adatta al tono della serie. Il Confine non sarebbe lo stesso senza i loro colori, poco ma sicuro.

Oltre ai colori, Il Confine può contare anche su un progetto grafico di grande impatto. Fabrizio Verrocchi ha curato con attenzione maniacale ogni aspetto, dal titolo ‘sfalsato’ sino all’impostazione dei riepiloghi dei capitoli precedenti o le anticipazioni dei capitoli successivi. Ma a lui si uniscono anche LRNZ (alias Lorenzo Ceccotti) con le sue copertine incredibili. Pensa che per la copertina del quinto volume, Quella notte di dicembre, Lorenzo ha ricreato nel disegno la schermata di un social, e ha disegnato lui sia gli avatar dei due protagonisti che le emoticon! Questo è solo uno dei tanti grandi artisti come compongono la squadra de Il confine, potrei anche citarti anche il lavoro preziosissimo di Federico Rossi Edrighi in fase di layout o di Marina Sanfelice al lettering. Pensa che proprio con Marina in questi giorni stiamo rivendendo aspetti del lettering essenziali per uno dei prossimi volumi! Insomma, per noi la squadra che realizza il Confine è a dir poco fondamentale.

Parlando di futuro, diventa impossibile non toccare l’argomento delle uscite dei prossimi capitoli. La pianificazione inziale della pubblicazione de Il Confine è stato inevitabilmente stravolta dall’emergenza Covid-19, spingendo a rimodulare le finestre di pubblicazioni dei volumi della serie

  Purtroppo i nostri piani iniziale sono stati un po’ scombinati dalla situazione attuale, ma l’obiettivo rimane lo stesso: pubblicazione bimestrale, con un booster di due volumi in più presenti in anteprima nella fiera di Lucca. Ovviamente, con ancora in forse le modalità con cui si potrà realizzare Lucca 2020, stiamo aspettando di comprendere bene come e cosa fare, e per il momento festeggiamo l’uscità del quarto volume, dandovi appuntamento con il quinto, per fine agosto.

Con l’uscita di Dodici scheletri, la trama de Il Confine si addentra ancora di più in una dimensione misteriosa e inquietante, e la nostra chiacchierata con Mauro Uzzeo e Giovanni Masi non può che amplificare questa sensazione. Il Confine ha ancora molto da dire, e le risposte che attendono Laura e Antoine potrebbero essere sconvolgenti!

Potete avventurarvi nell'avventura de Il Confine leggendo il primo volume, La neve rossa
Leggi altri articoli