Il rinnovamento che ha scosso negli ultimi anni una realtà storica del fumetto nostrano come Sergio Bonelli Editore si è concretizzato nella nascita di una serie di pubblicazioni che, andando oltre il classico canone narrativo della serialità tipica dell’editore meneghino, rivolte a un pubblico più esigente, in cerca di una proposta dai toni adulti e vicini a suggestioni narrative diverse. Se in precedenza questi esperimenti avevano condotto a esperimenti come I Romanzi a Fumetti o Le Storie, questo nuovo slancio ha portato in libreria storie dal respiro più articolato e animato da un concept narrativo innovativo per la casa editrice, portando alla nascita di opere come Dragonero Senzanima o il recente 10 Ottobre. All’interno di questa offerta variegata spicca Il Confine, racconto dai toni thriller creato da Mauro Uzzo e Giovanni Masi
Il Confine è, probabilmente, il simbolo più evidente d questa rivoluzione bonelliana. Iniziato all’interno del contesto tradizionale della casa editrice, l’edicola, con Orfani e proseguita con Attica, e poi concretizzatosi con esperimenti crossmediali, come Monolith, questo rinnovamento editoriale, non solo narrativo ma anche stilistico, trova proprio nella presentazione de Il Confine il suo esponente di maggior carisma. Prodotti di questa caratura necessitano di personalità che sappiano come adattare un concept di base ai diversi linguaggi dei media, trovando un punto di contatto che sappia, all’occorrenza, riplasmarsi per valorizzare al meglio le peculiarità dei differenti impianti narrativi. Un intento che richiedeva una nuova pelle per queste storie, che sono state inserite in Audace, collana per librerie divenuta rapidamente il motore di una diversa editoria per Bonelli. personalità che sappiano come adattare un concept di base ai diversi linguaggi dei media, trovando un punto di contatto che sappia, all’occorrenza, riplasmarsi per valorizzare al meglio le peculiarità dei differenti impianti narrativi.
E in questa collana, Il Confine diventa l’esempio di come la tradizione possa aprirsi a un nuovo modo di intendere la narrazione a fumetti, per i lettori italiani.
Il Confine: quale mistero si nasconde tra i monti al confine con la Francia?
Il Confine: la rivoluzione bonelliana
Uzzeo e Masi, le due menti dietro Il Confine, hanno mostrato di avere compreso al meglio come muoversi per dare vita ad un universo che possa svilupparsi su più media. Il Confine è un progetto che non fa mistero delle influenze di serie cult come Twin Peaks, X-Files o Dark, ma che non si limita ad una mera operazione di copia e incolla, ma sviluppa questi moderni archetipi narrativi con una personalità e una determinazione ben delineate, che fa proprie le suggestioni tipiche del thriller paranormale, adattandole però a un contesto nostrano in cui il concetto di ‘confine’ assume una poliedricità di significati che divengono essenziali per la definizione di questa storia. Una radice narrativa concreta e personale, frutto di una rielaborazione di quanto appreso come appassionati del genere e rielaborato come autore, come ci ha raccontato Mauro Uzzeo in un’intervista:
“Siamo appassionati di serie mistery, da X-Files a Lost, passando ovviamente per sua maestà Twin Peaks. Quando ci è stato chiesto di presentare un progetto in Bonelli abbiamo puntato dritti a quelle che sono le nostre passioni come fruitori, oltre che autori, e abbiamo proposto una storia che, partendo da un singolo mistero, si dipanasse a poco a poco nello svelamento di un vero e proprio mondo. Un mondo che avrebbe potuto permetterci, oltretutto, di mettere in scena dei personaggi costretti a fare i conti con le che hanno caratterizzato le vite. Personaggi in un certo senso compromessi, che avevano superato un confine con cui poi sarebbero stati portati a confrontarsi. A farci i conti.”
Sulle Alpi al confine tra Italia e Francia svanisce misteriosamente un pulmino, che sta portando una scolaresca in gita. La tragedia sconvolge la piccola comunità degli studenti, portando le autorità italiane e quelle transalpine a collaborare nella speranza di trovare ancora dei superstiti. Tra gli inquirenti italiani figura Laura Denti, considerata la risorsa migliore dell’Interpol in fatto di ricerca di persone scomparse, mentre le autorità francesi si rivolgono ad Antoine Jacob, consulente profondo conoscitore di queste foreste, uomo schivo e ha voluto tagliare ogni contatto con il resto dei suoi simili.
All’inizio delle ricerche, segnate da certe difficoltà di collaborazione tra le diverse forze in campo, il timore è che i ragazzi siano stati vittime di una valanga, che ha travolto il pulmino su cui viaggiavano. In seguito ad una nuova tragedia che si abbatte sulla piccola comunità, viene ritrovato il pulmino, distrutto, senza alcun corpo all’interno e con uno strano simbolo disegnato su una fiancata. A rendere le cose ancora più inquietanti è il ritrovamento dell’autista del mezzo, che vaga per la foresta nudo e in evidente stato confusionale.
Cosa è accaduto realmente ai ragazzi scomparsi?
Dare vita a Il Confine
Una dichiarazione di Giovanni Masi identifica subito come Il Confine sia un prodotto evolutivo in seno alla Bonelli. Definirlo di rottura, sarebbe limitante, considerato che non ci si limita a rompere delle leggi non scritte della casa editrice, ma si vuole evolvere il concetto tipico della narrativa bonelliana, aprendola a nuove influenze:
“In Bonelli, una collana porta (quasi) sempre il nome del protagonista, pensa a Tex, Zagor o Nathan Never. Durante la lavorazione di una serie a fumetti, si stabilisce un nome ‘di cortesia’, usato durante i primi passi. Credo di avere ancora la primissima cartella di lavoro con il nome ‘Il Confine’, e per me e Mauro questo primo nome di cortesia è diventato sin da subito il titolo della storia. Era perfetto, per quello che volevamo raccontare: il confine è geografico, ma è anche quello tra sanità e follia, tra tradizione e innovazione. Così azzeccato, che in Bonelli ci hanno consentito di tenerlo”
E a dare senso questa dichiarazione è il primo volume de Il Confine, Neve Rossa. Il primo capitolo di una serie a fumetti è sempre un passo importante, difficile da gestire. Bisogna fornire al lettore le informazioni di base sull’ambientazione, costruire quel legame emotivo che spinga a continuare la lettura, trovando la giusta alchimia tra rivelazioni e mistero. Nel caso de Il Confine, Neve Rossa si avvicina più al concetto di pilot di una serie TV, e come tale viene configurato: veloce, con i punti necessari a presentare storia e personaggi, con più interrogativi che risposte. Può sembrare una scelta strana, ma analizzando come Uzzeo e Masi intendono sviluppare il loro progetto, è la scelta corretta.
Soprattutto, bisogna tenere conto che gli autori devono anche restare all’interno di una foliazione precisa, il che comporta anche una scansione dei tempi narrativi che concili esigenze narrative alle ristrettezze del formato. Conoscitori del mondo seriale, Uzzeo e Masi si dimostrano scaltri nel giocare in modo perfetto con il cliffhanger, il tipico evento mozzafiato di fine episodio che lascia con il fiato sospeso, in attesa dell’episodio seguente per le risposte.
Andando oltre queste valutazioni, va riconosciuto alla storia di Uzzeo e Masi un’anima complessa e affascinante. La costruzione dell’ambientazione è vivida, grazie alla presenza di personaggi che nella loro atipicità sono perfetti rappresentati di differenti aspetti dell’animo umano. È soprattutto interessante l’interazione dei due investigatori con il resto degli attori di questa tragedia. I due autori hanno costruito un ambiente sociale che ripropone la chiusura delle comunità umane ristrette e tendenzialmente diffidenti verso l’esterno, animando anche quelle tensioni latenti fatte di pettegolezzo e acidità che serpeggiano in attesa di esplodere alla prima occasione. Una tragedia come quella che avvia la trama de Il Confine è la miccia perfetta, una bomba che generando disperazione diffonde anche sfiducia e risentimento.
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Uzzeo e Masi riescono ad inserire queste debolezze umane all’interno di una trama che è molto più del racconto di una tragedia. Fedeli ad una tradizione narrativa di mistero ed inquietudine che ha avuto in nomi come Lynch, Carter o Lindelof degli interpreti assoluti, Uzzeo e Masi imbastiscono il loro modo di vedere l’angoscia per l’ignoto e per il sovrannaturale, adattandolo non solo alla situazione raccontata, ma ponendolo al centro della vita di una comunità. Una definizione dell’ambientazione che, pur creando un contesto sociale ricco e animato da una serie di segreti inconfessabili e preclusi agli estranei, non mira a confondere il lettore, ma solo a creare un sottofondo graffiante che inquieti e al contempo attiri, rendendo la storia appassionante e ricca di rivelazioni e colpi di scena, come precisato da Masi:
“Le serie mistery (ma anche la letteratura Weird da cui nascono molte di esse) sono una grande passione, soprattutto le storie più complesse in cui lo spettatore viene coinvolto dagli eventi. Abbiamo però cercato di non rendere troppo complicata la lettura, se vuoi, puoi prendere appunti per seguire la storia, ma non crediamo sia necessario. Non vorremo mai che il lettore perdesse la visione emotiva della storia, perché magari troppo preso a cercare i collegamenti, ricordare i personaggi… Nel presentare Il Confine, volevamo un bel mistero ma anche una grande leggibilità, anche perché ci eravamo resi conto che all’interno del fumetto italiano mancava una storia di questo stampo, un’assenza che ci ha spinto a osare.”
Leggendo Neve Rossa si intravedono già elementi che sembrano annunciare come qualcuno nel paese sappia più di ciò che dice, ma è in particolare con i due volumi seguenti, Sotto l’arco spezzato e Gli eroi non piangono, che questa sensazione si consolida, forte anche di una contestualizzazione all’interno della storia stessa della comunità al centro della vicenda. E in quest’ottica, diventa importante anche il titolo della serie: Il Confine.
Questo termine indica una separazione, un qualcosa che distingue nettamente due diverse entità. Che possono geografiche come due nazioni, concetto rappresentato dalla sfiducia e dalla reciproca diffidenza delle autorità francesi e italiane. Ma il confine può essere anche emotivo, tra una comunità profondamente chiusa che sembra volere erigere una barriera tra la propria ristretta cerchia e il mondo esterno. Infine, è evidente ci sia anche un confine tra mondo reale e irreale, la forza motrice di questa storia che promette di essere una lettura imperdibile.
Fondamentale per la caratterizzazione del mondo de Il Confine è la colorazione. Il colore diventa l’ennesimo strumento narrativo, che viene sviluppato in modo da ritrarre questa ambientazione in modo unico, valorizzando elementi solitamente poco considerati, tramite contrasti cromatici ed esaltando particolari dettagli. Motivo per cui è stato chiamato in causa Emiliano Mammucari:
“I colori sono un aspetto fondamentale de Il Confine, per questo abbiamo fortemente voluto in squadra l’amico e collega Emiliano Mammucari. Emiliano, negli ultimi anni, ha cambiato la percezione del colore nel fumetto popolare, basti pensare al suo enorme lavoro su serie come Orfani o Mister No Revolution. In una casa editrice tradizionalmente legata al bianco e nero, dove i colori erano un extra legato a particolari ricorrenze, Emiliano ha portato una vera rivoluzione, valorizzando anche il colore come strumento narrativo. Per Il Confine, Emiliano ha studiato insieme alle talentuosissime Adele Matera e Alessia Pastorello un’impostazione cromatica stilosissima e incredibilmente adatta al tono della serie. Il Confine non sarebbe lo stesso senza i loro colori, poco ma sicuro.”
I volumi de Il Confine
La novità rappresentata da Il Confine non è solamente sul piano narrativo, ma anche su quello editoriale. La linea Audace si ispira al mercato francese, con una dimensione generosa degli albi, compensata da una foliazione minore, scelta che impone agli autori di lavorare in modo da imbastire la loro trama per poter suddivisa in archi narrativi che sappiano evolvere la storia, mantenendo un equilibrio tra rivelazione e aggiunta di misteri che invitino a proseguire la lettura.
La visione di Masi e Uzzeo, ispirata dalla passione per la serialità televisiva d’autore, ha trovato modo di ispirare anche la struttura grafica degli albi. Se il citato cliffhanger chiude spesso la componente narrativo, graficamente i volumi della serie accolgono altri dettagli tipici della serialità, come un’anticipazione del prossimo episodio (un trailer) e un rapido riassunto del precedente episodio (un previously), realizzati con vignette che rappresentano i picchi emotivi dei volumi. Un risultato convincente, frutto del lavoro di Fabrizio Verrocchi, che sceglie un approccio minimale sulla copertina, lasciando pieno campo alla forza espressiva di LRNZ, ma con il contrasto cromatico del rosso acceso che si contrappone ad una cromia più contenuta e fredda.
La neve rossa
In un piccolo villaggio al confine tra Italia e Francia, il pulmino che trasporta una classe di adolescenti in gita scolastica sparisce all'improvviso senza mai arrivare a destinazione. Sulle tracce dei ragazzi, due detective: Laura Denti, un'agente dell'Interpol specializzata nel ritrovare persone scomparse, e Antoine Jacob, il massimo conoscitore di quelle montagne, ritiratosi fra i boschi per non avere più a che fare con gli esseri umani. Una donna e un uomo che, oltrepassato quel confine che nessuno dovrebbe mai superare, saranno costretti a unire le loro forze e affrontare le conseguenze di tutti i loro errori passati.
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Sotto l'arco spezzato
In un piccolo villaggio al confine tra Italia e Francia, una classe di adolescenti sparisce all'improvviso durante una gita scolastica. Di loro si perde ogni traccia finché, in un luogo lontano da qualsiasi sentiero percorribile, viene ritrovato il pulmino sul quale viaggiavano. Le pessime condizioni in cui versa, le macchie di sangue di cui è ricoperto e gli strani simboli che lo circondano non lasciano presagire niente di buono. Laura Denti e Antoine Jacob si trovano a unire le loro forze mentre i misteri nel piccolo paese incastonato tra le Alpi aumentano a dismisura. Chi è l'uomo che si aggira pazzo nei boschi? Quali segreti nascondono i genitori dei ragazzi scomparsi e perché qualcuno non vuole che le ricerche proseguano? Quale antico potere si scatena proprio sotto l'arco spezzato?
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Gli eroi non piangono
La Prima Guerra Mondiale è finita. Sulla strada verso casa, Enrico e un gruppo di suoi commilitoni trovano rifugio in un incantevole paese incastonato tra le Alpi. I loro racconti dal fronte gli procurano di che mangiare e l'ammirazione dei paesani, soprattutto quella di un ragazzino storpio di nome Aurelio, e quella di Maria, che in Enrico vede l'occasione di riscatto e la possibilità di una vita felice lontana da lì. Perché il paese è un luogo maledetto. Sotto la montagna si agitano forze oscure, dove vivono quelli che vengono chiamati "i Marchiati": hanno visto qualcosa che li ha segnati per sempre e ha inciso la follia nelle loro carni. La stessa identica follia che oggi, cento anni dopo, travolgerà con tutta la sua forza primitiva anche Antoine Jacob e Laura Denti... perché gli enigmi sono intrecciati come i rami degli alberi, nei boschi oltre il confine.
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Dodici scheletri
Ancora sotto shock per quanto scoperto oltre l'arco spezzato, Antoine Jacob sembra aver perso ogni contatto con la realtà. Laura Denti, determinata a fidarsi delle sue parole, lo segue tra i boschi innevati e i sentieri che cambiano forma, alla ricerca delle rovine che custodiscono il più terrificante dei segreti. Corpi contusi. Schiene marchiate. Voci di bambini appena sussurrate. Figli scomparsi, nascosti e poi rivelati. Redentori lacerati, estirpati dai loro stessi crocifissi. Mentre oscuri patti vengono siglati all'ombra della montagna, una rete di risposte che celano nuove, inquietanti, domande si stringe intorno a Laura senza lasciarle via di scampo. A chi appartengono quelle spoglie insanguinate? E se si celasse proprio lì, nella cripta del romitorio abbandonato, la risposta al mistero nascosto oltre il Confine? Creato da Mauro Uzzeo & Giovanni Masi, "Il confine" è un thriller dalle atmosfere oniriche e morbose, in cui nulla è quello che sembra e il confine tra bene e male, così come quello tra realtà e incubo, si fa sempre più labile fino a svanire del tutto.
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Quella notte di dicembre
La scuola, le chat di gruppo, il sesso in casa o in macchina - sempre in silenzio e senza farsi scoprire - le bugie, l'alcool, gli innamoramenti, le droghe, la rabbia, gli amori e quella festa di notte, vicino alla grande radura, in cui la vita di cinque adolescenti cambiò per sempre. E mentre gli abitanti del piccolo paese al confine tra Italia e Francia partecipano a un funerale che potrebbe essere l'oscuro presagio di molti altri a venire, Laura Denti e Antoine Jacob proseguono nella loro indagine sui ragazzi scomparsi. Ma perché qualcuno tenta di ostacolarli? Strani personaggi si muovono alle pendici della grande montagna con gli squarci, e i loro destini sono strettamente collegati a quello che accade nei boschi. Possibile che la soluzione di tutti i misteri sia nascosta... in una foto?
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L'inverno che non se ne va
Nell'ultima foto di gruppo, scattata prima della partenza per la gita, si nasconde un ragazzo senza nome. Nessuno sa chi sia né perché si trovi lì, quel maledetto giorno in cui tutti i compagni di Aurora sono scomparsi nel nulla. Intanto, i misteri su cui indagano Laura Denti e Antoine Jacob si moltiplicano, mentre la neve non smette di cadere imprigionando il piccolo paese al Confine tra Italia e Francia in un inverno senza fine. C'è chi però conosce la verità e sa perché l'Omo di Legno non ha preso fuoco e quest'anno non ha scacciato il gelo. C'è qualcuno che sa e non parla, qualcuno che non vuole che antichi misteri vengano rivelati e qualcuno che, sentendosi al sicuro nei boschi, passa tutte le sue giornate inginocchiato, di fronte a una vecchia porta rossa, solo per ascoltare ancora una volta la Voce che proviene dalla montagna con gli squarci.
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Chi non ha paura?
Le analisi della scientifica mettono la parola fine al caso dei ragazzi scomparsi perché i dodici scheletri ritrovati sembrano essere proprio i loro, ma Laura Denti non è pronta a mollare l’indagine. Le sue parole di speranza rivolte ai genitori affranti la portano a un duro scontro con il commissario di polizia Augusto Valenti e, quando diventa chiaro che la sua presenza non è più vista di buon occhio, Laura capisce che c’è una sola persona di cui si può fidare: Antoine Jacob. E intanto, accompagnata dalla nebbia che scende a valle, la paura serpeggia tra gli abitanti del piccolo paese alle pendici della Montagna con gli Squarci. Paura di aver perso i loro figli. Paura di vederli ritornare. Paura che quel che vive nascosto tra le ombre dei boschi possa risvegliare un odio sepolto, qualcosa di antico e terribile che non aspetta altro per tornare a esplodere di luce.
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Ritorno
Dopo settimane di estenuanti ricerche, finalmente dalle profondità dei boschi riemergono le figure delle ragazze e dei ragazzi scomparsi, ma le loro vite sono spezzate e la loro mente è altrove. La felicità degli abitanti del piccolo paese al confine tra l'Italia e la Francia lascia quindi il posto a una strana inquietudine: per quale motivo la montagna non ha restituito tutti i loro figli perduti ma soltanto alcuni? Mentre Laura può finalmente dimostrare al commissario Valenti e alla Polizia che le sue intuizioni erano corrette, Antoine decide di mettere da parte le proprie paure e raggiunge la radura nascosta nella foresta, il vecchio Aurelio si frappone tra la donna e i ragazzi. Ma cosa vuole ottenere da loro? E per quale ragione l'autista Valerio Curzi, il primo a essere ritornato da quella maledetta gita, ha compiuto un gesto tanto estremo? Perché chi abita a ridosso della montagna ha atteso così pazientemente per far scattare la trappola?
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Il marchio della Carne
Quanto è grande il mondo di un bambino? Prima delle cicatrici, prima dei lancinanti dolori marchiati sulla pelle, prima delle ossa deformate, prima ancora degli incubi che lo tormentano ogni notte, il piccolo Aurelio era felice. A tarda notte, quando lo credono addormentato, il padre e la zia parlano della montagna. Sono spaventati e lui sa che deve proteggerli, ma il nuovo amico che ha incontrato nei boschi lo ha avvisato: meglio non dire niente ai grandi, loro non possono capire.
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