Il 2019 è agli sgoccioli e, come alla fine di ogni anno, è tempo di bilanci. Negli ultimi dodici mesi sono approdati nelle sale e sul piccolo schermo molti film meritevoli e abbiamo selezionato i dieci che più ci hanno colpito per scrittura, regia, innovazione ed interesse. Non si tratta di una classifica ma della lista delle pellicole che a nostro parere andrebbero recuperate per avere una visione di quello di "nuovo ed interessante" che il mondo del cinema ha proposto in questo 2019.
Joker
Sembra quasi superfluo doverlo dire, ma Joker, diretto da Todd Phillips e magistralmente interpretato da Joaquin Phoenix, è stata una delle più grandi sorprese di quest'anno. Costato solo sessantadue milioni di dollari, ha incassato più di un miliardo, grazie al passaparola dovuto anche al suo trionfo allo scorso Festival di Venezia. L'idea di realizzare un film con protagonista la sola nemesi di Batman, ma senza mostrare l'Uomo Pipistrello in azione sembrava quantomeno assurda. Invece Phillips ha saputo creare un'opera autoriale, critica nei confronti dell società e che ci mostra un Joker realistico, un uomo abbandonato dalla società e che sulla società decide di vendicarsi. Forte anche di una colonna sonora particolarmente azzeccata, il film è retto quasi completamente sulle spalle di Phoenix, che è entrato nel personaggio in maniera profonda, rendendolo immediatamente iconico, anche se è stato rielaborato in maniera diversa rispetto alle precedenti opere, cartacee, televisive e cinematografiche. Insomma, un film di inaspettata potenza, che potrebbe far parlare nuovamente di sé nella prossima edizione degli Academy Awards, con molta probabilità.
Parasite
Che Bong Joon-Ho fosse un regista capace e visionario lo avevamo già capito da tempo, anche per film come Snowpiercer, per citare una delle sue opere più famose. Con Parasite, ci troviamo di fronte ad un film unico nel suo genere, un'equilibrata commistione di dramma e commedia che rappresenta uno spaccato della società coreana, con la sua rigida divisione tra classe privilegiata e classe proletaria. Una discesa nella follia diretta con una maestria rara, una visione a tutto tondo sull'animo umano, con interpretazioni di altissimo livello ed una sceneggiatura solida e profonda. Bong Joon.Ho gioca con lo spettatore, risultando imprevedibile nella narrazione, portandolo a riflettere su chi sia il parassita del titolo, insinuando in chi guarda l'idea che la risposta più giusta sia: "tutti". Non solo uno dei film più belli usciti nelle sale quest'anno, vincitore della Palma d'Oro a Cannes, ma probabilmente degli ultimi dieci anni.
Dolor y Gloria
Pedro Almodòvar ci ha regalato quest'anno uno dei suoi film più intimi e autobiografici. Un'opera che attinge a piene mani dalla sua storia personale, sia umana che artistica, diventando però qualcosa di autonomo, dove realtà e finzione si mescolano rendendo evanescente la linea che le separa. Grazie alle incredibili interpretazione di un ispiratissimo Antonio Banderas e di una perfetta Penelope Cruz, la pellicola è il racconto granitico di una carriera artistica fragile, pretesto per esplorare e approfondire un personaggio straordinario come quello di Salvador Mallo, analizzando il suo passato, gli amori perduti e quelli ritrovati, in cui esplode tutta la delicatezza e la crudezza di cui il regista ha sempre fatto la propria firma, un ossimorico marchio di fabbrica che qui più che mai ha deciso di non risparmiare allo spettatore. In odore di gareggiare ai prossimi premi Oscar come miglior film straniero, Dolor y Gloria è senza dubbio uno dei film più riusciti di Almodòvar, di quelli che non si scordano facilmente.
Il Traditore
Raccontare una storia sulla Mafia con audacia e realismo non è facile, ma Marco Bellocchio non è un regista qualunque. Grazie anche ad un cast azzeccatissimo, in cui spicca un gigantesco Pierfrancesco Favino, il regista ha ricostruito non solo un'epoca difficile del nostro paese, ma ha saputo narrare con maestria la storia di Tommaso Buscetta, uno dei primi pentiti di Cosa Nostra, facendone risaltare le contraddizioni e mostrandone ogni aspetto, senza guardare in faccia a nessuno. Regia ai limiti della perfezione, una colonna sonora riuscita, un montaggio quasi clinico e dal taglio documentaristico, uniti ad una fotografia sfaccettata e analitica: tutti questi elementi rendono Il Traditore un lavoro quasi maniacale, apprezzato dalla critica al punto che è stato proposto per concorrere come miglior film straniero ai prossimi premi Oscar, finendo purtroppo con il venire escluso nelle prime fasi del procedimento. Spiace, ma il valore del film non ne esce comunque svilito.
I Morti non Muoiono
Presentato allo scorso Festival di Venezia, l'ultima fatica di Jim Jarmusch non ha incontrato il favore di critica e pubblico come si sarebbe potuto pensare. Nonostante questo, il film rimane una geniale rilettura della figura dello Zombie, con una serie di personaggi bizzarri e perfettamente funzionanti, tra cui possiamo ricordare i protagonisti interpretati da Bill Murray e Adam Driver, i quali rappresentano rispettivamente la solida certezza del passato e la fiducia nel futuro per il regista, che ne ha fatto i propri feticci. Si sta parlando di un'opera lucida, ironica, non un horror convenzionale ma un accurato modo di rivisitare un filone che può sembrare stanco dopo tanti anni di sfruttamento, ma che ha ancora qualcosa da dire. Un film metacinematografico, dove ogni personaggio rappresenta una metafora sul Cinema e sul rapporto che lega tra loro opera, regista e fruitore. Indimenticabile Tilda Swinton, qui in un ruolo fondamentale ma effettivamente ermetico, come del resto si potrebbe dire dell'intero film, quasi a suggerire che Jarmusch lo abbia diretto più per ribadire alcuni concetti cardine del suo cinema, che per la critica.
Midsommar
Nel 2017 il rgista esordiente Ari Aster aveva deliziato la critica con Hereditary, film apprezzato grandemente e con cui ha saputo fin da subito mettere in chiaro le poprie abilità. Al di là che piaccia o meno, la sua opera prima ha sicuramente un valore intrinseco, soprattutto se si considera che aveva segnato il suo esordio. Con Midsommar appare chiaro che Aster aveva molto altro da raccontare, sganciandosi da tematiche più legate a dinamiche commerciali tipiche dell'horror contemporaneo tanto caro a certe produzioni e approcciandosi invece ad un discorso molto più profondo. Con questa opera il regista si apre ad un simbolismo molto più esteso, affrontando il tema del Lutto e connettendolo ad un sostrato di tradizioni che scavano nel complesso terreno delle pulsioni umane, proiettando sul tutto l'ombra dell'horror. Definire Midsommar un semplice film horror, però, sarebbe riduttivo. Senza ombra di dubbio è il genere che Aster ha scelto per veicolare la propria storia, ma gioca con i suoi stilemi e li ribalta, li modifica, cerca di andare ben oltre. Il risultato è un'opera registicamente maestosa, con un montaggio e una fotografia decisamente impeccabili, e una scrittura asciutta, emozionata. Piccola nota a margine: la director's cut disponibile in blu-ray è forse addirittura migliore di quella uscita nelle sale, il che non è poco.
The Irishman
Il canto del cigno di un'era, quella del filone gangster. Se a dirigere l'orchestra è Martin Scorsese, l'opera acquista ancor di più un significato simbolico. Prodotto da Netflix, The Irishman è un film titanico, uno dei lavori più ispirati nella carriera del regista, con dei giganti come Joe Pesci, Robert De Niro e Al Pacino tra i protagonisti. Sulle prime può venire spontaneo fare un paragone con C'Era un Volta in America di Sergio Leone, e non sarebbe nemmeno sbagliato, ma forse il parallelismo più corretto sarebbe quello con C'Era una Volta il West: malinconico, che segnava la fine di un'epoca, giocando con quanto il regista aveva fatto nei suoi film precedenti. Allo stesso modo Scorsese mette il punto con una storia vera, ormai dimenticata da molti, ma perfetta per comunicare potentemente quello che per lui è il Cinema, al netto delle sue tanto chiacchierate dichiarazioni riguardanti i cinecomic. Non si parla di un'opera priva di difetti, basti pensare alla cgi utilizzata per ringiovanire gli attori non sempre convincente, ma che si fregia di un comparto tecnico di altissimo livello. Significativo il fatto che un film del genere sia stato supportato solo da Netflix, che ha accettato di sobbarcarsi l'immenso budget, superiore ai centocinquanta milioni di dollari, al contrario delle più grandi major che in passato avevano permesso al regista di creare pellicole a dir poco maestose. Insomma, un film che in ogni suo aspetto incarna i tempi frenetici in cui viviamo.
- The Irishman è disponibile su Netflix
Storia di un Matrimonio
Ancora Netflix, ma stavolta parliamo di Noah Baumbach, che con il servizio di streaming più famoso del mondo ha già avuto a che fare lo scorso anno. In questo caso però il suo nuovo film ha ricevuto consensi ovunque, sia dal pubblico che dalla critica. Forte di avere a sua disposizione due enormi talenti come Adam Driver e Scarlett Johansson, il regista ha puntato su una storia realistica e a tratti straziante, un'affresco inappuntabile sulla normalità, che però non la banalizza e anzi la valorizza. Un'opera solida, caratterizzata da una sceneggiatura consapevole e cucita addosso ai due interpreti principali, che hanno regalato al pubblico una delle loro migliori performance.
Storia di un matrimonio è disponibile su Netflix
L'Ufficiale e la Spia
L'affaire Dreyfus è considerato uno degli episodi più controversi della Storia francese degli ultimi due secoli e Roman Polanski ha voluto darne la sua personale versione con un film sensazionale, impreziosito dalle ottime interpretazioni di Jean Dujardin e Louis Garrell. La narrazione equilibrata e carica di tensione rende l'ultimo film diretto dal grande regista un lavoro più che interessante, appassionante e appassionato, che denota l'amore sconfinato che Polanski ha per la sua seconda patria, quella Francia che lo adottò molti anni addietro. A causa dei noti trascorsi con la legge del regista, il film non è stato distribuito oltreoceano, rendendolo non candidabile per alcune importanti manifestazioni, Academy Awards compresi.
The Nest (Il Nido)
Un altro film italiano, ma di genere completamente diverso rispetto a Il Traditore. Roberto De Feo firma una pellicola di genere graditissima, giocando con gli stilemi dell'horror, ma trascinando lo spettatore in un imprevedibile vortice di eventi. Quello che più serve al Cinema italiano, ora come ora, è il ritorno ai generi, discostandosi dal predominio dei soli drammi e commedie e questo De Feo l'ha capito, non negando l'italianità della sua opera e anzi travestendola di ambiguità, mettendo in gioco una regia misurata e che valorizza i momenti più carichi di tensione, con una sceneggiatura che offre personaggi bizzarri ma irresistibili, disseminando indizi per lo spettatore più attento e stupendo quello più scettico. Un'opera da guardare assolutamente, soprattutto se si è prevenuti sul nostro Cinema, in modo da potersi ricredere.
Siamo giunti così alla fine della nostra lista: cosa ne pensate dei film che abbiamo scelto? Fatecelo sapere con un commento e speriamo che il 2020 si ricco di novità esaltanti così com'è stato per il 2019!