Hungry Monkey, recensione: un filler adatto a tutti

In Hungry Monkey i giocatori aiutano gli animali della a ritrovare il fagiolo che la scimmia custodiva per colazione.

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a cura di Roberto Richero

Hungry Monkey prende spunto da una storiella indiana secondo la quale una scimmia affamata aveva perso il fagiolo per la colazione. Tutti gli animali della giungla aiutano la scimmia che così ritorna in possesso del legume, di nuovo felice e contenta.

Meccanismi di base

Sulla base di questa semplice storia è stato costruito un gioco di carte dove il vincitore di ogni partita è colui il quale rimane senza carte per primo. Ogni carta rappresenta uno dei dodici animali, e ogni animale ha un valore numerico: la regola base del gioco è che si devono sempre giocare carte il cui valore sia uguale o superiore rispetto all’ultima carta scartata, se questo non è possibile, si devono prendere tutte le carte del mazzo degli scarti.

Esistono diversi meccanismi che si incrociano fra di loro, rendendo il gioco divertente e pieno di capovolgimenti di fronte: il primo è che alcuni animali hanno poteri speciali, che sovvertono la regola fondamentale del gioco; ad esempio la Formica Minuscola (che vale uno) può essere sempre giocata, oppure il Bufalo Potente inverte la regole del valore permettendo di giocare solo carte di valore inferiore. Il secondo è che ogni volta che ci sono quattro carte uguali adiacenti nella pila degli scarti, tutte le carte della pila stessa sono eliminate dal gioco; questo effetto, noto come “branco di quattro”, riduce la possibilità che i giocatori si ritrovino con un numero troppo elevato di carte in mano ed elimina, de facto, carte in gioco, cambiando le dinamiche della partita. Infine il terzo elemento rilevante è che ogni giocatore ha, oltre alle carte in mano, quattro carte coperte di fronte a sé e di cui non conosce il valore; per vincere dovrà scartare anche queste carte (esistono effetti che permettono di sbirciarle).

Un partita in due fasi

Ogni partita di Hungry Monkey si sviluppa naturalmente in due fasi: inizialmente si pescano carte dal mazzo e raramente si hanno mosse valide da fare; i giocatori devono quindi cercare di capire quali carte stanno circolando per poter scegliere cosa tenere e cosa scartare, di modo da essere competitivi nel prosieguo della partita. Quando le carte da pescare sono finite, il modo di giocare cambia, in quanto l’obiettivo di rimanere senza carte diventa veramente perseguibile; avere mani ottimizzate è una condizione necessaria per avere speranza di vincere la partita. Va tenuto conto che ogni partecipante ha anche le quattro carte ignote (sempre che non sia riuscito a scoprirle) che possono rovinare i piani accuratamente congeniati in precedenza. La natura stessa del gioco comporta inoltre una forte interazione con le scelte e le mosse avversarie, rendendo l’applicazione della propria strategia ancora più difficile.

Scimmi affamata o arrabbiata?

I colori e la grafica del gioco rendono facile approcciarsi con un sentimento positivo al gioco, ma leggere il regolamento getta facilmente nello sconforto: le meccaniche sono spiegate male, e per capire cosa si deve fare è necessario passare da un pezzo all’altro del manuale, alle volte cambiando paragrafo, alle volte cercando le informazioni in riquadri che sembrano delle semplici specifiche e invece sono parte integrante del flusso di gioco.

Il regolamento presenta inoltre una regola opzionale per il conteggio dei punti: è fornito un mazzo di carte aggiuntive con uno, due o tre fagioli e a fine partita i giocatori pescano carte in funzione dell’ordine con cui hanno concluso il gioco. I punteggi sono segreti e solo in determinate condizioni si procede a proclamare il vincitore. Questa aggiunta alle regole di base non sembra particolarmente interessante e anzi inserisce un elemento aleatorio aggiuntivo, anche se l’elemento fortuna è già abbondantemente presente nel maccanismo base del gioco. Forse sarebbe stato più interessante usare le carte aggiuntive per inserire varianti al gioco base o altri animali.

Conclusioni

Escludendo i problemi relativi alla chiarezza del regolamento, Hungry Monkey è un bel gioco che diverte. Non è un party game chiassoso, ma sicuramente coinvolge i partecipanti con eventi particolarmente sfortunati (raccogliere grosse quantità di carte) o ribaltamenti di fronte, nonché con aspetti tattici e colpi di fortuna. Le meccaniche semplice lo rendono un gioco adatto a tutti, anche ai più piccoli, la velocità di esecuzione ne fanno una scelta comoda come filler e come “camera di decompressione” dopo giochi più impegnativi.

Materiali

Hungry Monkey è un gioco compatto, che sta in una piccola scatola con due scomparti per le novantacinque carte e un manualetto pieghevole. Sia le carte, sia il regolamento sono di materiale di qualità media, ma il comparto grafico si distingue certamente per la cura nelle illustrazioni e nell’attenzione per la caratterizzazione. Lo stile è cartoonesco ma non per questo troppo semplice o sgradevole; anzi ogni animale presentato sulle carte è piacevolmente caratterizzato secondo lo stile del gioco, che vuole ricordare le grafiche indiane (non per niente i dorsi delle carte sono dei mandala).

Gioco indicato per...

Hungy Monkey è un semplice gioco di carte con meccaniche tali da creare la possibilità per semplici strategie. Il gioco ha tutte le caratteristiche di un filler ed è quindi adatto a tutti, indipendentemente dall’esperienza e dall’età; allo stesso tempo non è un titolo così semplicistico da scontentare giocatori esperti che cercano quindici minuti di decompressione dopo una partita a un gioco più complesso.

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