Si è conclusa Heels Stagione 1, il drama ambientato nel mondo del wrestling creato da Michael Waldron, già sceneggiatore per Rick & Morty ma soprattutto per Loki e per il prossimo Doctor Strange in the Multiverse of Madness, ha visto i due protagonisti, due volti noti del panorama televisivo, Stephen Amell (già Oliver Queen in Arrow) e Alexander Ludwig (già Björn Ironside in Vikings) fare breccia nel cuore degli spettatori anche italiani affamati di drama dal taglio adulto dopo essere rimasti orfani di serie come Sons of Anarchy, Breaking Bad o Friday Night Lights e simili.
Un filone in cui la serie vuole evidentemente collocarsi cercando tuttavia una propria personalità come dimostra questa prima stagione ricca di spunti interessanti, di personaggi sorprendentemente sfaccettati e di un plot decisamente in divenire. Heels Stagione 1, composta da 8 episodi da 60 minuti circa l'uno, è disponibile, anche doppiato in italiano, su Starzplay Italia. Il canale è disponibile su Apple TV Channels, Rakuten TV, Amazon Prime Video Channels e Mediaset Infinity.
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Heels Stagione 1: una famiglia, un ring e i sogni di una cittadina di provincia
Nei primi 4 episodi, che avevamo potuto recensire in anteprima grazie alla rinnovata partnership fra Cultura POP e Starzplay Italia, erano servirti per introdurci nel mondo della DWL, la piccola federazione indipendente di wrestling della famiglia Spade con base nella piccola cittadina di Duffy, Georgia. Jack (Stephen Amell) ha ereditato la federazione dal padre, ex-stella locale morto in circostanze drammatiche, mentre suo fratello, il ribelle Ace (Alexander Ludwig) è il volto nuovo della DWL che, pur rappresentando ancora il passatempo preferito della zona, non naviga in acque tranquille.
Jack non è convinto che rendere Ace il campione sia la mossa giusta per risollevare le sorti della federazione e infatti dopo aver inizialmente accettato di perdere in favore del fratello, decide di cambiare clamorosamente il copione e vincere in maniera schiacciante umiliandolo. L'idea alla base della scelta è quella di trasformare Ace in un heel (cioè in un wrestler che interpreta la parte del "cattivo" sul ring). Nella mente di Jack si tratta solo di riproporre un grande classico del wrestling ovvero la tensione fra un grande cattivo e l'assalto dei buoni ma in realtà la sconfitta di Ace mette in moto una serie di avvenimenti che rischiano di mandare in frantumi non solo la DWL ma anche tutto il microcosmo che la circonda.
Eccovi una clip in esclusiva della serie:
Gli altri lottatori della federazione infatti iniziano a mostrare insofferenza alla schermaglia dentro e fuori dal ring dei due fratelli capeggiati dal talentuoso Rooster che vorrebbe una chance di mostrare il suo valore nel main event, mentre Ace sembra aver abbracciato anche fuori dal ring il ruolo di "cattivo" chiudendosi in sé stesso e allontanando tutto e tutti compresa la sua "valletta" nonché fiamma Crystal (Kelli Berglund). Mentre il fantasma del padre aleggia pesantemente sui due fratelli, Jack deve cercare di mantenere in piedi la DWL con ogni mezzo necessario anche sacrificando il tempo concesso alla sua famiglia ovvero alla moglie Staci (Alison Luff) e al figlio Thomas.
Quando in città ritorna poi il leggendario Wild Bill Hancock (Chris Bauer) per Ace e Jack si apre una incredibile possibilità: perché non invertire definitivamente i propri ruoli sul ring? Tuttavia proprio quando Jack e Ace sembrano aver ritrovato un nuovo equilibrio almeno sul ring, l'influenza di Wild Bill sarà tutt'altro che positiva spingendo Crystal a contravvenire a quanto scritto sul copione di un evento e causando nuove tensioni che allontanano Ace non solo dalla DWL ma anche da lei.
Proprio quando la DWL è sull'orlo della crisi arriva inaspettata una proposta che potrebbe cambiarne definitivamente le sorti: la Georgia State Fair vorrebbe la DWL come attrazione principale. È una possibilità unica, un pubblico enorme e una esposizione mediatica senza precedenti. Con Wild Bill che a modo suo decide di aiutare Jack e Ace deciso a riscattare il suo nome sul ring, all'orizzonte si profila la minaccia della FWD di Charlie Gully, un promoter competitor della DWL che cerca di ingaggiare proprio Ace alla vigilia della fiera.
Lo sforzo per recuperare Ace dalle grinfie di Gully costa tantissimo a Jack, anche dal punto di vista personale, eppure lo spettacolo alla fiera sembra andare per il meglio. Ma nel mondo del wrestling bisogna saper improvvisare e quello che sembrava un piano ben studiato per trasformare Ace nuovamente in un face (in wrestler "buono" sul ring) naufraga a causa di una inaspettata rivelazione che costringe la DWL ad incoronare un nuovo, improbabile campione.
Se il futuro della DWL sembra roseo, il rapporto fra i fratelli Spade sembra essersi definitivamente incrinato.
Heels Stagione 1, darkness on the edge of town
Heels Stagione 1 può idealmente essere divisa in due parti: la prima parte di stagione è tutta votata alla costruzione del background e della peculiare ambientazione della serie, la seconda invece è decisamente più incentrata sui personaggi donando loro una inaspettata profondità e versatilità che rende ancor più rilevante il sorprendente season finale, chiaramente un cliffhanger, che prepara il terreno per una seconda stagione sicuramente imprevedibile.
Al netto di qualche incertezza narrativa, fisiologica per la stagione d'esordio, Heels Stagione 1 rappresenta una ventata di novità in un panorama spesso dominato da prodotti di largo e facile consumo contravvenendo idealmente alle attuali regole della produzione televisiva più commerciale e giocando con un ritmo posato ma dalle brucianti accelerazioni e costruendo personaggi che, dietro l'archetipo che interpretano dentro e fuori dal ring, risultano stratificati e interessanti proprio perché reticenti nel rivelarsi e rivelare i propri reali sentimenti e aspettative.
Il primo livello di lettura, narrativamente parlando, è lapalissiano: sogni e speranze del microcosmo di umanità della tipica cittadina di provincia americana, come rivelatoci anche dallo stesso Stephen Amell nella nostra video intervista esclusiva. Nulla di nuovo sia ben chiaro eppure declinato con quella gravitas e quel taglio diretto che permette allo spettatore di immedesimarsi con le tribolazioni dei personaggi in maniera analoga a quanto fatto per esempio con Friday Night Lights, altro sport drama già citato come termine di paragone per Heels.
Tuttavia è nel secondo livello di lettura, che corrisponde idealmente alla seconda metà della prima stagione, che Heels cambia passo e offre allo spettatore davvero numerosi spunti di interesse. Complici anche delle sceneggiature meno corali e più attente nel concentrarsi sui personaggi decisivi per l'arco narrativo della Georgia State Fair, evidenziandone maggiormente le connessioni, con l'ausilio di personaggi "secondari" davvero azzeccati, e sviscerandoli in maniera intima, basti prendere come esempio la magistrale decostruzione di Jack Spades, il personaggio interpretato da Stephen Amell.
In questo senso la metafora del wrestling, perché come accade in tutti grandi sport drama di metafora inevitabilmente si parla, è quella di un "luogo", rappresentato fisicamente dal ring, in cui il non-detto ed i sentimenti repressi di dolore o rivalsa possono essere in qualche modo giustificati (il twist clamoroso riguardante il turn heel di Ace amplificato prima dallo slancio di Jack che corre a salvare il fratello dalla grinfie della compagnia rivale) oppure trovare inaspettatamente sbocco, vedasi Crystal. Il wrestling imita la vita, esagerandone gli aspetti conflittuali più drammatici, e in Heels Stagione 1 tutto questo è ben rappresentato offrendo anche uno sguardo netto e sincero agli uomini e alla donne dietro i personaggi che calcano il quadrato in maniera analoga a quanto fatto magistralmente in The Wrestler di Darren Aronofsky seppur qui in forma leggermente più "romanzata" e diluita.
A tal proposito è bene rimarcare come, il finale, per quanto improbabile non sia impossibile (vedasi quanto accaduto qualche anno in una federazione nota come Impact Wrestling) né tradisca lo spirito realistico e/o verosimile della serie. La messa in scena infatti è ricercata, rispettosa dei professionisti e dei "segreti del mestiere" (di cui si rivelano pochi ed essenziali scampoli lasciando un pizzico di ingenuità televisiva propedeutica ad attirare lo spettatore casuale) non solo grazie alla dedizione del cast ma anche alla presenza, non solo con gustosi cammei, di veri professionisti che hanno partecipato alla prima stagione.
Dal punto di vista registico Heels Stagione 1 preferisce appoggiarsi stilisticamente alla tradizione del drama con piani ravvicinati e medi al fine di evidenziare le emozioni e la prossemica degli attori. Nelle scene sul ring le soluzioni adottate sono semplici e meno frenetiche di quelle usate in ambito documentaristico o delle pellicole a tema sportivo, un tentativo apprezzabile soprattutto se si tiene presente che l'obbiettivo non è solo quello di mostrare il gesto atletico in sé (ed in cui concorre in maniera importante anche un'ottima sonorizzazione) ma anche e soprattutto la costruzione alla base dello stesso.
La fotografia ha un taglio molto crudo e poco saturato. Se nelle scene quotidiane questo contribuisce a rendere più reale l'ambientazione della piccola cittadina, il gioco è quello di creare un contrasto immediato e acceso con le sequenze invece ambientate sul ring. Da notare anche in questo senso il contrasto elementare fra toni freddi e toni caldi e quello fra elementi in primo piano e secondo piano (quasi sempre tralasciati nelle sequenze sul ring).
Heels Stagione 1, una interessante alternativa
Nel marasma di piattaforme streaming che bombardano lo spettatore con qualsiasi tipo di proposta, Heels Stagione 1 può rappresentare una interessante alternativa merito di una narrazione robusta e senza fronzoli, di una messa in scena davvero ben congeniata che può suscitare l'interesse anche di chi non è un appassionato di wrestling così come accaduto con GLOW, il dramedy Netflix che però ha perso clamorosamente mordente chiudendosi stancamente.
In questo senso Heels può sicuramente lavorare per mantenere l'equilibrio fra drama tout-court e racconto in-ring sfruttando molto bene gli spunti maturati soprattutto nella seconda parte di stagione e lavorando nel rendere ancora più interessanti e organici alcuni personaggi secondari.