Hawkeye, le origini di un supereroe in cerca della prima fila

Con l'uscita del trailer di Hawkeye, la nuova serie Marvel Studios, riscopriamo assieme le origini e le peculiarità di un grande supereroe!

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a cura di Giovanni Zaccaria

Hawkeye si appresta a diventare (finalmente) protagonista di una serie a lui dedicata e non c’è momento migliore per scoprire la storia e le peculiarità di un personaggio importantissimo ma che finora non ha goduto della popolarità che meriterebbe.

Clint Barton, alias Hawkeye, è un personaggio narrativamente interessante, forse tra i più divertenti e sfaccettati da sviluppare, ma finora non ha goduto di un posto in prima linea nel Marvel Cinematic Universe. Le motivazioni potrebbero essere tante: Jeremy Renner, per quanto ottimo attore e performer non gode della visibilità e della popolarità di altri suoi colleghi, inoltre è doveroso sottolineare che il nostro caro buon vecchio Clint è un “semplice” umano dotato di un addestramento e di un talento fuori dal comune. Insomma Clint non è un dio del tuono o un super soldato. Non è nemmeno ricco e non può permettersi costumi metallici multifunzione.

Ma, cinematograficamente parlando, è un padre di famiglia amorevole e un marito fedele, un uomo d’onore, affidabile. Un uomo dal passato terribile che non solo è riuscito a riscattarsi e redimersi ma che oggi lotta fianco a fianco con semi divinità incarnate. Già questo dovrebbe renderlo il nostro personaggio preferito di sempre, visto che è più facile immedesimarsi in Hawkeye che non in un qualunque altro suo collega dal curriculum straordinario. E non è una questione di “pisello-righello” (cit. A. Danesi) ma di sentirsi a posto con sé stessi al punto da essere un ingranaggio di una macchina funzionante in modo indiscutibile.  Ma è interessante anche scoprire le origini di questo personaggio, che ci è stato consegnato già bello impacchettato nel primo Avengers di Joss Whedon ma del quale, ad oggi, sappiamo ancora poco, in rapporto agli altri suoi esimi colleghi.

Hawkeye: le origini di Clint Barton

Clint Barton, nasce editorialmente nel 1964, dal genio creativo di Stan Lee e dalle matite di Don Heck. Si era già fatto parecchio con i superpoteri e il terreno sembrava fertile per poter introdurre qualche eroe più umano, credibile e dalle molteplici possibilità.

Nello stesso anno infatti Stan Lee (proprio con Don Heck) dà alla luce Natasha Romanoff, ovvero Black Widow, bellissima spia del KGB intenta a sabotare i piani dello S.H.I.E.L.D. e dei super americani, prima di redimersi e abbandonare i precetti della dannata Stanza Rossa.

Il padre, alcolizzato e violento, impedisce al giovane Clinton Francis di vivere un’infanzia e un’adolescenza normali, arrivando quindi ad abbracciare la delinquenza dopo la scomparsa dello stesso. Ma la natura del futuro Hawkeye è decisamente diversa da quella del criminale, infatti la sua carriera di rapinatore ha davvero vita breve  e servirà soprattutto come espediente narrativo per giustificare la sua irrequietezza e la sua non sempre accesa voglia di seguire le regole.

Nel frattempo (ma nei fumetti lo scopriremo solo venti anni dopo) Occhio di Falco viene addestrato nel combattimento e soprattutto nell’arte del tiro con l’arco da Trick Shot, alias Buck Chilshom, un membro del circo ambulante Carson con una spiccata abilità di arciere.

Un gioco di inganni e tradimenti tra Swordsman (lo Spadaccino, ovvero Jacques Duquesne) e lo stesso Trick Shot porterà ad uno scontro e al definitivo addestramento per Clint che lo trasformerà nel migliore arciere del pianeta, dotato di mira infallibile e senso tattico fuori dal comune.

Successivamente sarà proprio Captain America ad addestrarlo nelle arti marziali e ad offrire un posto negli Avenger a Clint Barton, che potrà quindi concentrarsi sulla sua carriera di eroe a tempo pieno, tra flirt più o meno burrascosi (e avete indovinato, c’entra proprio Vedova Nera in principio per poi passare a quella che diventerà sua moglie – e poi ex moglie - ovvero Bobbi Morse alias Mimo).

Hawkeye ha sempre rivestito ruoli di primaria importanza nelle trame Marvel.

In primis perché in mezzo a tanti superumani è importante avere qualche character che mantenga una certa verosimiglianza e con il quale ci si possa immedesimare più facilmente. Pensiamoci: Wolverine può permettersi di prendere una raffica di mitra d’assalto nello stomaco, tanto ci penserà il suo fattore rigenerante. Anche Captain America o Spider-Man hanno poteri di guarigione incredibilmente accelerati rispetto ai normali esseri umani. Se lo stesso accadesse a Clint, beh, fine dei giochi. Quindi Hawkeye è tenuto ad essere sempre perfetto, in forma e strategicamente un passo avanti, ne va della sua vita.

Questo rende il suo essere fallibile molto “umano”. Clint Barton è irascibile, irruento, spesso poco avvezzo alle regole e non c’è nulla di più comprensibile vista la pressione a cui è sottoposto.

In secondo luogo Hawkeye, assieme a Black Widow e pochi altri, è il personaggio che meglio si presta ad operazioni stealth e black-ops. Clint Barton non è l’uomo che deve stare al centro della battaglia (anche se sistematicamente ci finisce, spesso se guardiamo ai suoi primi anni di storia editoriale).

È il tentativo di creare un “cecchino romantico”, di certo maggiormente connotato in maniera positiva sostituendo un fucile di precisione con un elegante arco e variegate frecce multi funzione. E siccome – diciamoci la verità – non tutte i personaggi Marvel della Silver Age sono poi così originale era anche un modo per rendere più “cool” il modello creato tanti anni prima con Freccia Verde di casa DC (il quale però diventerà davvero popolare solo alla fine degli anni sessanta).

Clint Barton è un personaggio a cui spesso è facile addossare la colpa di qualcosa. Narrativamente ha una personalità così forte e una capacità di rialzarsi così efficace che spesso è stato al centro di numerose operazioni che lo hanno anche messo in cattiva luce.

Recentemente, durante la Civil War II è proprio un rassegnato Hawkeye a porre fine alla vita di Bruce Banner, prima che possa diventare Hulk e “potenzialmente” uccidere i propri compagni eroi. È morto e risorto più volte, abbandonando anche l’identità segreta di Occhio di Falco e diventando Ronin, dopo aver rifiutato lo scudo di Captain America alla sua morte (esattamente dopo la conclusione di Civil War). Nonostante Clint sia il candidato più indicato per imbracciare quello scudo, rifiuta di indossare la bandiera che non gli appartiene, così come - ne parleremo tra un po' in riferimento ad una serie a fumetti molto importante - non si trova più tanto a suo agio coi costumini da super.

Ha fondato e diretto i Vendicatori della Costa Ovest e i Vendicatori Segreti, ma ha sempre prediletto un ruolo che non fosse quello del leader, consapevole di quanto il suo carattere sia poco adatto.

Hawkeye: tra fumetto e schermo

Insomma ci sono molte differenze tra il personaggio Hawkeye dei fumetti e quello che abbiamo visto sul grande schermo, ma di certo lo spirito dello stesso è rimasto intatto.

Ed è apprezzabile che questa nuova serie che arriverà sulla piattaforma Disney+ il 24 novembre ci consegni all’apparenza un personaggio che ancora non ha smesso di combattere ma che si avvicina ad una dimensione più umana.

Perché diciamocelo, o meglio ripetiamocelo: un bravissimo arciere che scaglia frecce esplosive contro creature come Thanos o i Chitauri o che si reca su un pianeta fuori dal creato come Vormir è abbastanza assurdo.

E quindi ci troviamo un Clint Barton, che nel frattempo si è riunito alla propria famiglia dopo averla persa nel blip, che tenta di condurre una vita normale, per quanto possa essere possibile.

Fino a che non appare un nuovo vigilante mascherato che tanto ricorda la sua precedente identità segreta di Ronin (rimandiamo al capitolo “quando Hawkeye era un coatto”) e che sta terrorizzando il mondo criminale di New York e non solo. Clint avrebbe voluto godersi il pre-pensionamento, magari ingrassare anche, ma no, non è possibile, perché quando era Ronin qualche casino bello grosso lo ha seminato qua e là e le conseguenze dell’operato di questo nuovo vigilante potrebbero essere gravissime.

Ed ecco che ci viene introdotta Kate Bishop, destinata a diventare discepola di Clint e la nuova Hawkeye, in un action con elementi (di nuovo) da buddy comedy, improbabili gangster e mafiosi, criminali di ogni sorta e alberi di Natale nella Grande Mela. E Lucky, aka Pizza Dog.

Insomma parrebbe che la pluri-osannata serie a fumetti di Matt Fraction e David Aja, assieme alla serie sulla californiana Kate Bishop abbiano fornito una base narrativa per sviluppare questa serie live action, andando a pescare da quel mood e quel tipo intento.

E sarebbe un gran bene, perché non sono poi così tanti i fumetti di supereroi che ricordiamo con particolare affetto come la sopraccitata serie, che consiglio assolutamente se si vuole approcciare il personaggio (potete acquistarla qui).

Con uno stile grafico da parte dello spagnolo Aja a dir poco sorprendente e forse un pochino avanguardistico (quanto meno per gli standard Marvel) e un ottimo racconto di Fraction, questa serie iniziata nel 2012 ha fatto quello che era giusto fare con il nostro Hawkeye: mettergli una tuta addosso, toglierlo dagli scontri su scala cosmica-galattica-larger than life e riportarlo sulle strade, a condurre una vita assolutamente umana pur disseminata di guai, criminali e massicce quantità di cerotti sul viso (sempre per il discorso di prima, ovvero che i pugni fanno più male a Clint Barton che a Steve Rogers).

La formula Marvel per serie tv e film è ormai abbastanza chiara: si prendono una o più serie e one shot fumettistici di particolare rilievo e successo, da queste si estrapola il succo che va inserito in uno shaker assieme a ciò che è più funzionale per il pubblico e il momento di uscita (temi sociali, generi narrativi in voga ecc.) e poi si mescola, sempre con quel po’ di pop dato dal passato filmico dei personaggi.

Quindi, anche se abbiamo visto il buon vecchio Pizza Dog (il cane salvato da Hawkeye proprio nella serie di Fraction e Aja e protagonista di un episodio geniale a fumetti dove tutto viene narrato dal suo punto di vista) non è detto che poi ritroveremo sul piccolo schermo esattamente quel contenuto.

Insomma WandaVision ha preso tanti elementi da tante serie diverse, ha estratto quello che era più funzionale allo scopo e ha dato vita ad un qualcosa di nuovo. Però vedere Clint Barton e Kate Bishop collaborare, proprio come mentore e allieva ci fa stare bene, perché ricordiamo con chiarezza i grandi risultati ottenuti in quegli anni con quelle storie.

Hawkeye: aspettando novembre

In conclusione del nostro viaggio alla (ri)scoperta del personaggio di Hawkeye non posso che essere entusiasta per l’arrivo di questa serie tv (ormai sono entusiasta per quasi tutto quello che ci viene presentata da Marvel Studios, ma vabbè) e per la possibile fonte di ispirazione. In primis perché Hawkeye lo merita come personaggio, in virtù di quanto scritto in precedenza e del suo ruolo centrale anche senza superpoteri, e anche perché ho sempre avuto un buon feeling con Jeremy Renner e le sue performance attoriali.

Ma in secondo luogo – cosa più importante- sento davvero la necessità di rivedere le avventure Marvel in chiave più urban. Avendo raggiunto un apice davvero enorme con Avengers: Endgame e non avendo raggiunto la piena e totale soddisfazione con Falcon and The Winter Soldier, voglio davvero scommettere su questa nuova proposta.

Kate Bishop, se il percorso Marvel Studios sarà quello di cui parliamo ormai da oltre un anno (dite a voce alta "Avengers 5" ad occhi chiusi e ditemi quali immagini vi sono apparse), è destinata ad avere un posto importante tra le fila dei Nuovi Vendicatori.

E poi sono un romantico old school: New York + Natale + Musical + coppia scapestrata di supereroi contro i criminali = totale comfort zone, col panettone in mano e il vin brulè. Ci sentiamo in vista del 24 novembre, o forse prima, ho ancora un po’ di cose da raccontarvi a proposito di Hawkeye by Fraction e Aja.

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