Gunpowder Milkshake, recensione: Karen Gillan action heroine per Amazon Prime Video

Karen Gillan (Nebula ne I Guardiani della Galassia del MCU) è la nuova action heroine di Amazon Prime Video in Gunpowder Milkshake.

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a cura di Domenico Bottalico

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Con Gunpowder Milkshake anche Amazon Prime Video rimpolpa il suo catalogo con una nuova produzione che si inserisce nel solco di uno dei generi più gettonati degli ultimi anni ovvero l'action revenge, ormai sdoganato nel cinema occidentale dalla serie John Wick che, forte del suo successo, ha accelerato una produzione di cloni e pellicole similari fra cui anche quelle tutte al femminile come in questo caso.

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Il film, che sarà disponibile sulla piattaforma dal 28 luglio, è diretto da Navot Papushado, che ha firmato anche la sceneggiatura in coppia con Ehud Lavski, mentre a vestire i panni della protagonista c'è Karen Gillan (la Nebula de I Guardiani della Galassia del MCU e famosa per il suo ruolo di Amy Pond ovvero la companion dell'Undicesimo Dottore in Doctor Who dal 2010 al 2013) accompagnata da star di primissimo piano come Lena Headey, Angela Bassett, Michelle Yeoh, Carla Gugino e il sempreverde Paul Giamatti.

Gunpowder Milkshake, la vendetta è un piatto che va servito...

Sam (Karen Gillian) è una killer professionista agli ordini della misteriosa organizzazione nota come The Firm. È una dipendente modello perciò quando un lavoro semplice si trasforma in una carneficina intuisce che qualcosa è andato storto, in maniera del tutto analoga a quanto accaduto anni prima a sua madre Scarlet (Lena Headey) che era stata costretta ad abbandonarla appena adolescente. Nathan (Paul Giamatti), il suo contatto in The Firm, le dice di non preoccuparsi troppo affidandole un'altra missione: uccidere un contabile che ha trafugato dei buoni al portatore dal caveau dell'organizzazione.

Sam ovviamente accetta ma giunta di fronte all'uomo scopre che il furto è stato commissionato da una banda di misteriosi uomini mascherati che ha rapito sua figlia, la piccola Emily (Chloe Coleman) di soli 8 anni. La situazione precipita velocemente e Sam, rivivendo la scena del suo abbandono, contravviene alle regole e decide di liberare Emily. È l'inizio di una escalation che la al centro del fuoco incrociato proprio di The Firm ma soprattutto della mafia irlandese perché effettivamente, come Sam aveva sospettato, qualcosa che non andava nel lavoro andato storto inizialmente c'era eccome.

Nathan tuttavia ha ancora a cuore le sorti di Sam e le invia un indirizzo in cui ci sarà un incontro più che inaspettato. Accerchiata, e con la sveglia Emily al seguito, per Sam e la sua nuova alleata l'unico aiuto possibile sembra essere quello delle Bibliotecarie: Anna May (Angela Bassett), Florence (Michelle Yeoh) e Mathilde (Carla Cugino). Le tre, inizialmente riluttanti, scendo al fianco di Sam creando una poderosa linea di fuoco per una resa dei conti finale tutt'altro che scontata.

...shakerato

Sin dai primissimi minuti di Gunpowder Milkshake l'intento tutto citazionistico della sceneggiatura di Navot Papushado e Ehud Lavski risulta evidentissimo e per i primi 60 minuti (a fronte del 120 circa della pellicola) il film scorre divertente e divertendo complice anche una forte ironia nei dialoghi e un tono che, a differenza di altri action revenge movie con protagoniste femminili e non usciti negli ultimi anni, non si prende troppo sul serio.

Il canovaccio (e la lore saccheggiata) è quello di John Wick e il background della protagonista, una convincente ma non eccezionale Karen Gillan, è sostanzialmente un rimaneggiamento di Leon di Luc Besson. Il filtro è invece tipicamente tarantiniano, anche nel montaggio e nel ritmo nervoso e impaziente, mentre l'estetica è quella del Nicolas Winding Refn più urbano (luci al neon, location spoglie e decadenti ovvero una Berlino a tratti irriconoscibile).

In una tensione fra citazionismo (che passa anche dai classici degli anni '80 fino al cinema di Hong Kong e John Woo) e progressione del plot atta a far riunire i due filoni principali della trama, qualcosa inizia a sfilacciarsi (l'aver liquidato la banda che aveva commissionato il furto dei buoni al portatore per esempio, chiaro riferimento ad un altro classico come Point Break a causa delle maschere questa volta non di ex-Presidenti ma degli Universal Monsters) con una eccessiva decompressione delle vicende che da un lato trova un appiglio solido nell'ingresso in scena di una Lena Headey sempre spettacolare e bellissima e di una prova davvero convincente ma mai stucchevole della piccola Chloe Coleman.

https://youtu.be/IFeT4cpVFqk

Quando la Gillan non è più supportata dalla sceneggiatura, ma fortunatamente trova nelle coprotagoniste una perfetta sponda per mantenere alta la tensione, complice anche una lunga e ben congeniata sequenza d'azione, sia apre il terzo atto del film nonché, purtroppo, quello più debole.

Il citazionismo e il tono ironico infatti inizia ad essere pesantemente diluito in una retorica simil-femminista troppo marcata per essere credibile, con tanto di Janis Joplin a prendere il comando della colonna sonora. Gli antagonisti, decisamente non il punto di forza del film che soffre molto da questo punto di vista alla lunga, diventano improvvisamente dei generici "maschi" da cui non farsi più intimidire (al netto del fatto che si tratti di gangster armati fino ai denti) ed in cui le tre Bibliotecarie, forse i personaggi più tosti e originali del film, vengono invischiate in allusioni circa una relazione fra due di loro ad uso e consumo della marcata componente drama del finale, che cerca di pagare dazio a Thelma & Louise senza però riuscirci, virando bruscamente, e in fretta e furia, verso una apertura per un probabilissimo sequel.

Un peccato perché, per assurdo, proprio durante il terzo atto la Gillan e la Headey si muovono in una direzione "opposta" a questa tendenza scavando in un difficile e complesso rapporto madre/figlia in cui si riaffaccia anche parte della vincente ironia iniziale.

Dal punto di vista tecnico, la regia di Navot Papushado paga dazio al Quentino Tarantino degli inizi (soprattutto nel ritmo e nel montaggio come summenzionato) e al cinema di Hong Kong per le sequenze d'azione in cui l'uso del ralenti diventa essenziale e le coreografie sono semplici e senza particolari movimenti di macchina pur rifacendosi, nell'uso di oggetti e di spazi angusti, a Gareth Edwards. Proprio parlando di movimenti di macchina sono interessanti due piani sequenza d'azione (il primo nel bowling, il secondo nel diner nel finale) che rappresentano forse l'apporto più originale del regista al film.

Gunpowder Milkshake, conclusioni

Per tutti i fan di un certo cinema d'azione, Gunpowder Milkshake è un divertentissimo carosello di citazioni e un'ottima pellicola di intrattenimento che però, a causa di una approccio pedestre e un po' programmatico nel terzo atto, non riesce a fare il proverbiale salto di qualità abbandonando il tono ironico e citazionistico del primo atto per cercare una morale profonda e un messaggio pseudo-femminista che risulta tanto marcato quanto poco incisivo. Non si tratta di un brutto prodotto ma di un "esperimento" narrativo-formale a cui è mancato forse solo il coraggio di affondare il colpo preferendo rifugiarsi narrativamente in una retorica scontata.

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