George Orwell, raccontare il peggiore dei mondi possibili

Il 25 Giugno del 1903 nasceva George Orwell, lo scrittore britannico che ha dato vita al genere distopico.

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a cura di Imma Antonella Marzovilli

Il 25 Giugno del 1903 nasceva George Orwell, scrittore britannico di origini scozzesi ma nato in India che ha dato vita, insieme ad Aldous Huxley, al genere distopico nella letteratura europea. Oltre a essere un acclamato scrittore dal 1945, anno di pubblicazione de La Fattoria degli Animali, Orwell fu anche un giornalista, soprattutto durante il secondo conflitto mondiale, quando si trasferì in Spagna per appoggiare le fila dei repubblicani nella resistenza contro la dittatura di Francisco Franco.

Non solo la distopia, dunque, ha ispirato lo scrittore inglese, ma anche un forte impegno politico contro ogni forma di dittatura politica e mentale. Orwell va a inserirsi nel filone di letteratura britannica che utilizza le utopie negative per mostrare all'uomo uno degli scenari possibili. L'attualità dello scrittore sta tutta nelle sue prese di posizione politiche, contro ogni forma di deprivazione sociale e autoritarismo. Una letteratura, quella orwelliana, che mette al centro della riflessione l'uomo in quanto soggetto irripetibile, ma che diventa oggetto proprio nelle forme politiche di stampo autoritario.

Nel giorno della ricorrenza del suo compleanno, vogliamo ripercorrere i temi e le tappe fondamentali di un autore che ha cambiato il modo di fare letteratura nel Novecento, un filosofo, un attivista e un libero pensatore che ha rivoluzionato il concetto stesso di umanità.

George Orwell: una vita da attivista

Come abbiamo già accennato, nel 1936 Orwell si trasferisce a Barcellona per svolgere l'attività di giornalista sul fronte Spagnolo, dove imperversava la guerra civile. Nel 1937, lo scrittore decise di intraprendere un percorso di vita più attivo, militando nelle fila dell'esercito repubblicano, precisamente nel POUM (Partito Operaio di Unificazione Marxista), costituito, per lo più, da anarchici catalani. Durante questa sua militanza fu ferito e costretto a tornare in Gran Bretagna dove scrisse il saggio Omaggio alla Catalogna, in cui assunse delle posizioni apertamente critiche contro il Partito Comunista Spagnolo e contro l'URSS, una posizione certamente scomoda per un socialista.

Omaggio alla Catalogna, però, è di fondamentale importanza, anche perché è una delle pochissime testimonianze dirette che abbiamo di quel periodo storico e della situazione spagnola durante la guerra civile. Un'opera matura che denota il profondo attivismo di Orwell e la sua mai nascosta attenzione per i diritti umani e civili che vanno al di là di qualsiasi bandiera o colore politico.

"Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri"

La Fattoria degli Animali

Altra grande critica sociale viene fatta attraverso La Fattoria degli Animali, in cui l'autore, attraverso l'utilizzo della satira, mette in risalto le contraddizioni del socialismo e delle dittatura di Stalin. Il libro ha le sembianze di un apologo, cioè di una favola pedagogica, utilizza un linguaggio semplice e immediato per parlare di problemi, invece, molto complessi, che riguardano, su tutti, i diritti umani. Nello scritto di Orwell gli animali si ribellano contro l'uomo che li assoggetta e cercano una rivoluzione, guidati da Napoleone, un maiale che presto inizierà ad assomigliare sempre più agli umani da cui voleva emanciparsi. Un atteggiamento che denota solamente la volontà di conservare il proprio potere, non un reale interesse verso il bene comune della società di cui faceva parte e su cui si eretto dittatore.

Ne La Fattoria degli Animali la satira non è velata, ma mostra il grande disappunto di Orwell verso una forma di potere che non poteva più essere condivisa, anche se l'autore stesso condivideva gli ideali che la sottendevano. Lo scrittore britannico mostra un grande coraggio nel voler combattere ogni forma di totalitarismo, una forma di governo che non poteva più essere tollerata in una società in cui l'uomo stesso perde di valore e diventa soltanto uno strumento nelle mani di sedicenti duci.

Il totalitarismo secondo George Orwell

Per comprendere bene la poetica di Orwell dobbiamo guardare l'ambiente letterario europeo post Seconda Guerra Mondiale. L'autore britannico, contrariamente agli scrittori francesi dell'epoca, come Camus i cui romanzi sono incentrati sull'uomo e quindi basati su una filosofia esistenzialista, tratta il tema del totalitarismo che, sugli abitanti del vecchio continente, pendeva come una spada di Damocle puntata direttamente sulla testa. I due grandi totalitarismi, fascismo e nazismo, avevano ridotto la popolazione europea in rovina, avevano dato il via a una guerra sanguinaria dove le nuove e atroci tecnologie la facevano da padrona.

Orwell, quindi, decide di incentrare il suo romanzo più famoso, 1984 pubblicato nel 1949, proprio sul concetto di totalitarismo, per permettere alle masse, ora senzienti, di comprendere ciò che avevano vissuto per evitare gli errori del passato in un futuro che si prospettava senza speranze così come aveva mostrato anche Huxley con Il Mondo Nuovo. Il romanzo è una presa di coscienza critica nei confronti di una società malata in cui un individuo carismatico può influenzare ogni aspetto della vita di un singolo uomo, che perde la propria irripetibilità e diviene solamente un elemento della catena di montaggio produttiva di un intero stato o, come in questo caso, di una delle tre diverse porzioni in cui il mondo è diviso.

Il nuovo assetto mondiale profetizzato da Orwell vedeva il pianeta diviso in tre diverse unità politiche e territoriali: Eurasia, Estasia e Oceania, nate dopo un terzo conflitto mondiale combattuto a suon di armi nucleari e costituitosi intorno agli anni Cinquanta dello scorso secolo, in piena Guerra Fredda, in cui le due massime potenze dell'epoca, Stati Uniti d'America e Unione Sovietica, combattevano un conflitto fantasma dove la paura della bomba atomica era l'arma più potente.

Ma Orwell supera Huxley proprio nella volontà di costruire un ideale controcorrente in un mondo assoggettato alla massificazione e all'appiattimento. Soprattutto nel dopoguerra, lo scrittore di 1984 crea un corollario di utopie negative che, se da un lato vogliono condannare la reificazione del soggetto, dall'altro vogliono anche spronare l'uomo al cambiamento. Un mutamento prospettico che serve al lettore (e allo scrittore) per creare nuovi ideali in un mondo che cede al nichilismo senza inversione di marcia.

Leggere Orwell oggi

Oggi, più che mai, è fondamentale leggere gli scritti di Orwell, da Omaggio alla Catalogna fino alla sua ultima opera, 1984, che possiamo apprezzare nel recente Drago Mondadori dedicato allo scrittore britannico, Il peggiore dei mondi possibili.Questo perché egli è uno scrittore trasversale che parla alla storia e al futuro delle nuove generazioni volte, nuovamente, a dover ri-costruire una coscienza critica contro l'appiattimento culturale e sociale che minaccia da sempre i popoli. 

Orwell è uno scrittore di fondamentale importanza, non soltanto per le sue opere ma anche per l'esempio umano di attivismo incondizionato verso la causa dei diritti umani. Da sempre nemico di ogni forma di totalitarismo, lo scrittore britannico ha avuto il coraggio di lottare per i propri ideali, anche andando contro le idee comuni della frangia politica a cui apparteneva. Ha cercato di costruire nuovi ideali dettati dal buon senso e da una grande conoscenza delle dinamiche politiche e sociali del Secolo Breve. 

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