Uscito nel 1997, Gattaca segnò il debutto dell'autore e regista Andrew Niccol, che da allora ha scritto e diretto altri sei lungometraggi, più uno in arrivo nel 2017. Inoltre ha scritto, ma non diretto, The Truman Show e The Terminal. Si tratta quindi di cinema d'autore a pieno diritto, ma Gattaca è sin dal primo momento anche un'opera di riferimento per la fantascienza cinematografica.
Questo film non è solo amato da pubblico e critica, con qualche illustre eccezione, ma viene anche proposto e discusso in contesti dove di cinema si parla poco. È infatti materiale di studio e dibattito in molte università del mondo dove si studiano cose come la genetica ed etica della scienza. Tanto basterebbe per dire che Gattaca è un film da vedere assolutamente per chi pretende di avere una cultura cinematografica completa, ma nelle prossime righe scopriremo qualcosa di più.
Trama e ambientazione
Per comprendere appieno Gattaca è importante tenere in considerazione il momento in cui uscì: in particolare, il mondo era ancora sconvolto dalla notizia del primo animale clonato della storia. Era la pecora Dolly, un ovino con un inconsapevole ruolo nella Storia della Scienza.
Cos'è l'ingegneria genetica, dopotutto, se non chirurgia plastica preventiva. Metteteci salute perfetta, un IQ alto e una grande longevità, ed ecco il nuovo mondo di Gattaca, dove i bioformati hanno ereditato la Terra, e i bambini nati in modo naturale sono destinati a essere lavoratori di ultima categoria.
Roger Ebert.
Quello di Gattaca è un futuro non troppo lontano, in un mondo non troppo diverso dal nostro. L'ingegneria genetica permette ai genitori, almeno a quelli che se lo possono permettere, di "ritoccare" i futuri figli, eliminando malattie, tendenze violente e altri possibili problemi.
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La pratica è così diffusa che tutti parlano di "validi e invalidi", per differenziare chi è nato dopo una manipolazione genetica e chi invece ne è privo.
Alla nascita ogni bambino viene esaminato per capire quanto sia probabile l'insorgere di eventuali problemi. L'intervento genetico non dà garanzie assolute, ma è sufficiente per assicurare al nascituro una vita di successo e una professione di alto profilo. Per tutti gli altri non restano che le mansioni più umili e la povertà. La legge proibisce di discriminare le persone su basi genetiche, ma come accade nel mondo reale le persone lo fanno comunque.
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Quella di Gattaca è quindi una realtà distopica a pieno diritto, creata da una conoscenza scientifica che ha accentuato le divisioni tra gli esseri umani invece di appianarlo, intensificato le sofferenze invece di curarle, allontanato i ricchi dai poveri rendendoli alieni gli uni agli altri, invece di essere lo strumento di un'unione più forte tra esseri umani.
La scienza di Gattaca è teoricamente possibile. Quando i genitori potranno ordinare bambini perfetti, lo faranno? Affrontereste il rischio di lanciare il dado genetico, o ordinereste il modello che volete? Quante persone sono disposte a comprare un'auto a caso tra tutte le auto disponibili? Sono quanti, sospetto, sceglierebbero di avere un figlio in modo naturale. Tutti vivranno più a lungo, avranno un aspetto migliore e più sano nel mondo di Gattaca. Ma sarà altrettanto divertente? I genitori ordineranno figli ribelli, svogliati, eccentrici, creativi o molto più intelligenti di loro?
Roger Ebert
In questo mondo il protagonista Vincent Freeman è nato "alla vecchia maniera" per scelta dei suoi genitori. Lo screening genetico rivela però problemi di salute molto seri e un'aspettativa di vita intorno ai trent'anni. Così la coppia decide di avere un secondo figlio, Anton, che viene concepito con un'attenta selezione genetica.
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I primi minuti del film sono dunque dedicati a presentarci questi due personaggi, dall'infanzia all'adolescenza, e la messa in scena di un conflitto fraterno che è specchio di tutta la società in cui vivono.
Anton è forte, sano, "progettato per vincere". Vincent invece è debole, destinato a una vita da reietto. Tuttavia Vincent non si arrende a quello che sembra un destino già scritto, e compensa con il coraggio e la determinazione ciò che la genetica cerca di toglierli. A tal proposito Niccol ci mostra una scena dei due ragazzi, già adolescenti, che si sfidano di tanto in una gara di nuoto, in mare.
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Vincent di solito perde, ma un giorno decide di "non risparmiare le forze per il ritorno" e questo gli consente di battere il fratello, che invece rischia di affogare e ha bisogno di essere salvato. Questo è il momento che chiude il primo atto e definisce il protagonista, prima che inizi il suo viaggio di redenzione e conquista di un'identità negata.
Una scena in particolare lascerà sicuramente il pubblico senza fiato. È una sequenza tagliata magistralmente, con campo e controcampo tra i poliziotti (che si stanno avvicinando) e un uomo che sta cercando di completare uno sforzo fisico erculeo.
James Berardinelli
Ritroviamo Vincent Freeman già adulto, con il volto di Etan Hawke. Pare che coraggio e voglia di riscatto non siano serviti a granché di fronte a un mondo che prima controlla il patrimonio genetico e poi decide cosa fare di un essere umano. Deve quindi accontentarsi di un lavoro umile, in attesa che si presenti un'occasione di riscatto.
La società di Gattaca non è tanto diversa dalla nostra, e coloro che sono discriminati possono accettare la condizione, ribellarsi, oppure cercare il modo di nascondersi e camuffarsi. Vincent Freeman sceglie la terza strada, quella che - ne è convinto - lo porterà a diventare un astronauta come ha sempre desiderato.
Con l'aiuto di un losco personaggio, quindi, Vincent Freeman prende contatto con Jerome (Jude Law), che secondo molti è il personaggio più complesso del film. Un valido "geneticamente superiore" che però è costretto sulla sedia a rotelle. Tra i due si instaura una strana simbiosi: Vincent usa il sangue, l'urina, i capelli e tutto quanto possa farlo apparire un valido agli occhi del mondo. Jerome resta a casa, vivendo la vita riflessa dell'altro.
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Nella trama si inserisce anche un'indagine per omicidio, che espone Vincent al rischio di vedersi smascherato e obbligato a rinunciare al suo sogno proprio quando sembra più vicino.