La conquista dello spazio è stato uno dei terreni di scontro su cui si è combattuta la Guerra Fredda, nella seconda metà del ‘900. La continua rivalità tra States e Sovietici è stata il motore di una rivalità che ha spinto le due superpotenze, portando gli americani a superare i rivali russi di un soffio, dando un preciso indirizzo, per quanto incredibile, all’evoluzione sociale mondiale. Ma cosa sarebbe accaduto se fosse stato un cosmonauta sovietico a posare per primo il piede sulla Luna? È da questo affascinante interrogativo che ha preso vita For All Mankind, serie distopica in cui questo apparentemente insignificante dettaglio diviene il turning point di un mondo familiare eppure profondamente diverso da quello studiato sui libri di storia.
Questa realtà distopica immaginata da Ronald D. Moore (nome caro agli appassionati di Star Trek), Matt Wolpert e Ben Nedivi è uno dei fiori all’occhiello dell’offerta di Apple+, il servizio streaming del colosso di Cupertino. Un catalogo vario che ci ha offerto in passato diverse soddisfazioni, da The Morning Show a Foundation, passando per Ted Lasso, dimostrando una spiccata sensibilità nella selezione delle storie da presentare al proprio pubblico. For All Mankind rientra pienamente in questa identità di AppleTV, mostrando come sia possibile realizzare una serie che unisca drama e fantascienza, lavorando su una delle tante declinazioni del genere. Non stupisce quindi che quella che avrebbe dovuto essere una miniserie di dieci episodi, sia divenuta una delle produzioni più attese dai sottoscrittori di AppleTV, che in questi giorni si apprestano a vedere la terza stagione della serie.
Un piccolo passo per un uomo…
Il cosmonauta sovietico Alexei Leonov diventa il primo uomo sulla Luna nel giugno 1969, anticipando di un mese il previsto allunaggio americano previsto dalla NASA. Questo evento rende l’U.R.S.S. la potenza mondiale che ha portato non solo l’uomo nello spazio, ma anche a consentire di calcare il suolo lunare. Una vittoria importante all’interno delle dinamiche della Guerra Fredda, uno smacco che spinge l’amministrazione americana a cambiare i propri obiettivi: costruire la prima base permanente sul nostro satellite.
La NASA si lancia quindi in una serie di missioni che mirano a battere i sovietici, conquistando uno dei più ambiti siti lunari, dopo la scoperta che sul nostro satellite è presente acqua sottoforma di ghiaccio. Questa corsa alla luna è l’elemento trainante della serie, un obiettivo che rende la NASA fondamentale come strumento politico, vista l’importanza di questo obiettivio. For All Mankind racconta di come questa meta ambita sia vittima di macchinazioni politiche, che spesso complicano il già duro lavoro degli uomini e delle donne dell’agenzia spaziale americana.
Un’altra realtà per conquistare lo spazio
Non è la prima volta che una serie distopica raccoglie il favore del pubblico, come potrebbe testimoniare Amazon Prime Video con il suo The Man in The High Castle, ispirato al romanzo La Svastica sul Sole di Dick. Riuscire a trovare una sintesi tra fantasia e realtà storica è un compito arduo, eppure For All Mankind riesce a costruire un mondo basato sugli States tra gli anni ‘6 e il presente credibile e affascinante, appoggiandosi proprio a elementi di affidabilità storica. La presenza di personaggi fittizi è valorizzata dall’apparizione di controverse figure storiche, come Werner Von Braun (Colm Feore) o politici simbolo del periodo, da Ted Kennedy a Richard Nixon.
Utilizzando materiale di repertorio, inserendolo nella narrazione della serie, For All Mankind riesce a creare una sintesi tra coerenza storica e what if che affascina, attira lo spettatore grazie alla cura dettagliata con cui viene ricreato il periodo storico. Soprattutto, non ci si dimentica di valorizzare l’aspetto pioneristico di questi primi viaggi nel cosmo, tra tentativi coraggiosi e portati avanti da aviatori sprezzanti, acuendo questa sensazione con la sfida di un recupero sul nemico rosso, capace di vincere apparentemente ogni sfida tecnologica arrivando a posare per il primo sul nostro satellite, ribattezzato non a caso Luna Rossa.
A questo, si sposa anche una intelligente costruzione della linea alternativa, in cui questa corsa alla Luna diventa un motore per dare anche alla tecnologia una spinta diversa, anticipando i tempi rispetto alla cronologia ufficiale della nostra realtà. Ad avere particolare fascino è il modo in cui il cambiamento dello sbarco lunare si ripercuota sulle evoluzioni sociali del periodo, con radicali cambiamenti (John Lennon non muore, mentre l’attentato a Giovanni Paolo II si concretizza), dando vita a una diverso ambiente socio-culturale, in cui trovano spazio anche tematiche care alla versa società americana, non ultime le ben note tensioni sociali legati ai diritti civili.
For All Mankind: lo spazio a misura d'uomo
Sarebbe stato sin troppo facile limitarsi a valorizzare l’aspetto scientifico di questa distopica sfida alla conquista della Luna, ma gli sceneggiatori di For All Mankind hanno voluto andare oltre, premiando anzitutto l’aspetto umano dei personaggi. Non solo mostrando le rinunce fatte, le tragedie personali che hanno rappresentato spesso un alto prezzo da pagare per raggiungere l’eccellenza, ma creando una serie di dinamiche interpersonali che contribuiscono a consolidare una narrazione che si concede di analizzare giochi di potere politici e problematiche intime. Drammi famigliari che rispecchiano mentalità tipiche del periodo e una continua ricerca di riconoscimenti da parte di personaggi che rispecchiano approcci ingiusti della società americana reale sono parte integrante di questo distopico ritratto di un’America che sognava la conquista dello spazio, intenzionata a raggiungere le stelle più lontane. Pur trattandosi di un mondo distopico, For All Mankind non manca di ritrarre le tristemente note vicende che hanno contrapposto States e Sovietici a fine '900, dando alla verità storica una diversa maschera che non manca però di lasciar emegere le asperità di un mondo diviso, dove non mancano però gesti di sincera apertura, mirando a far ermergere una speranza comune, un trait d'union che riconduca tutto verso un fine superiore, per tutta l'umanità.
In un periodo in cui la presenza di serie fantascientifiche sembra essersi assottigliate, la presenza nel palinsesto di AppleTV di For All Mankind è un’ottima notizia. Senza nulla da invidiare ad altre blasonate produzione sci-fi come The Expanse o la space opera Foundation, For All Mankind può contare sua una realizzazione di grande qualità, con una cura dettagliata nella riproduzione della tecnologia del periodo, inserendo elementi fittizi con cognizione di causa. Ad affascinare è una scrittura agile, capace di ritagliarsi i giusti spazi non solo per caratterizzare il periodo storico ma soprattutto per ritrarre in modo encomiabile i principali protagonisti della serie. In For All Mankind la caratterizzazione umorale e intima dei protagonisti è uno dei punti forti della serie, lasciando emergere tragedie personali che rendono ancora più realistico e coinvolgente l’epopea spaziale di questa Terra alternativa.
Rimani aggiornato su tutte le nostre news ed articoli. Iscriviti al canale Telegram di CulturaPOP