Con il finale sconvolgente della sesta stagione, The Walking Dead riconferma il suo status di serie più seguita in televisione, riuscendo a toccare per la prima volta negli USA l'esorbitante record di 18 milioni di telespettatori. Nonostante i molti detrattori dell'adattamento del fumetto di Robert Kirkman, non possiamo negare di essere di fronte al più forte brand televisivo degli ultimi anni.
Con premesse del genere era inevitabile che la stessa AMC sfruttasse il momento per tirare fuori dal cilindro uno spin-off, che avesse prima di tutto il compito di tenere impegnati i fan fra una stagione e l'altra, e in secondo luogo di rispondere alla domanda che molti si sono posti: come si è disgregata la società americana all'arrivo dell'epidemia dei morti viventi?
Nasce da questo presupposto Fear the Walking Dead, un prequel ambientato sulla costa ovest statunitense, dove assistiamo ai primi giorni del contagio e del successivo panico dal punto di vista di un nucleo familiare allargato. La prima parte della storia è incentrata sul sospetto e sui resoconti confusi dei media, e ci mostra brevi scorci su come la società si sta preparando al peggio. Chi sperava, invece, di trovare una spiegazione all'esistenza dei morti viventi rimarrà deluso: la trama glissa su questo dettaglio, per concentrarsi sui rapporti interpersonali come da tradizione romeriana.
Negli episodi successivi, una volta presentati tutti i personaggi e relativi ruoli nel nuovo gruppo, il compito della sceneggiatura diventa mostrare come ognuno vive la metamorfosi sociale in atto. Per esempio Travis, il leader del gruppo, è in tutto e per tutto l'antitesi del Rick Grimes: invece di essere un uomo d'azione come lo sceriffo di contea protagonista della serie principale, è piuttosto un diplomatico che tenta di mediare la situazione fra civili e le forze militari, rimanendo sempre all'oscuro delle atroci verità. Come in ogni buona storia di zombie, saranno proprio le vicende e le scelte morali a cambiare radicalmente l'uomo.
Grazie al differente contesto temporale, è possibile rendere più socialmente variegato il gruppo dei personaggi, mediante l'inclusione di uomini ricchi e potenti pronti a comprare agevolazioni, e uomini più umili e concreti che comprendono immediatamente la situazione di crisi. Col passare delle puntate avvertiamo il cambiamento nei rapporti: i protagonisti sono sempre più chiusi nel loro gruppo e in sé stessi, sempre più restii e diffidenti verso il prossimo. La sceneggiatura appare così molto più solida e concreta nella trama e nelle caratterizzazioni rispetto alla serie principale.
Mentre in The Walking Dead l'azione si è assestata in bucolici paesaggi di campagna, questo spin-off punta sull'alternarsi di paesaggi urbani, dove assistiamo direttamente alla rottura della quotidianità che la piaga dei non-morti ha portato. Ad esempio in scene di guerriglia urbana fra forze dell'ordine e gruppi di anarchici oppure vasti incendi che nessuno spegnerà mai. La seconda stagione, da poco iniziata, si sposta invece in una inusuale ambientazione marittima, con la concentrazione del microcosmo umano su una barca. L'azione e lo splatter sono meno presenti e centrali, cosa che può deludere chi li pretende come gli elementi principali in un racconto a sfondo zombie.
Per certi versi, Fear the Walking Dead è una serie strana: a tratti registicamente ricercata, pone più l'accento sui risvolti umani che sulla figura del non-morto in sé, con personaggi meno stereotipati, più elaborati e approfonditi rispetto ad altri prodotti dello stesso sottogenere.
Salvo che in poche situazioni, lo spin-off non raggiunge l'impatto mediatico di The Walking Dead; tuttavia dimostra che una buona sceneggiatura è in grado di rendere molto bene lo spirito del fumetto di Kirkman, spesso meglio di quanto accada nella serie principale.
La prima stagione di Fear the Walking Dead è stata trasmessa in Italia sul canale Paramount Channel (Sky) e parzialmente su MTV; quest'ultimo canale ospiterà in esclusiva la seconda stagione.
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