Nell’ormai lontano 2001 The Fast and the Furious arriva nei cinema, gettando le basi di una delle saghe cinematografiche più longeve di sempre. L’impatto di questo primo film e quello che ha suscitato in coloro che l'hanno visto non è da sottovalutare affatto, specialmente se si analizza la situazione da un punto di vista più ampio.
Tutti conoscono queste pellicole, tutti ne hanno sentito parlare almeno una volta nella vita, anche senza averle mai viste, ma com’è possibile che una storia poliziesca neanche troppo innovativa sia riuscita a catturare l’attenzione mondiale fino a diventare un vero e proprio cult generazionale? Se ci si riflette attentamente, scansando per un secondo la patina della nostalgia e dell’amore, il primo Fast and Furious si limita a riproporre la formula che nel 1991 aveva reso celebre anche Point Break: un poliziotto che vuole fare carriera s’infiltra in una banda di rapinatori, e deve cercare di trovare un equilibrio fra quello che è e quello che deve fare. Ovviamente nel primo Fast and Furious la situazione è abbastanza diversa in termini emotivi, con una serie di tematiche anche meno cupe rispetto al film di Kathryn Bigelow. Però siamo lì, su questo non ci sono dubbi.
Eppure Fast and Furious è riuscito a diventare anche altro, ha preso il grande successo del suo primo capitolo e ha investito nella propria capacità di sapersi trasformare di volta in volta, generando la saga che conosciamo. Avanzando lungo una strada piena di possibilità, però, la storia ha ben presto perduto il crudo realismo del primo capitolo a favore di una spettacolarizzazione da blockbuster che ad oggi rende gli ultimi film usciti qualcosa di distantissimo dagli esordi. Se una volta avevamo personaggi oscuri (ma mai negativi fino in fondo) e un contesto criminale strettamente connesso alla dimensione sportiva delle auto modificate e delle corse clandestine, nel tempo i protagonisti si sono trasformati in veri e propri professionisti non solamente in termini di guida ma anche in quelli militari. I ragazzi di strada con cui siamo cresciuti e con cui era facile empatizzare sono diventati delle macchine da guerra che sfruttano la velocità non per il proprio tornaconto adrenalinico, ma per scontri mozzafiato sempre più grandi ed eccessivi in giro per il mondo.
In tutto questo dobbiamo anche ricordarci che si tratta anche di un franchise che nel tempo è diventato uno dei più redditizi di tutta Hollywood, nonché un gioiello inestimabile della scuderia Universal Pictures, ampliando una storia di quartiere a vero e proprio universo narrativo, anche espanso (oltre ai vari capitoli è uscito anche uno spin-off, due cortometraggi e una serie animata) in cui muoversi non è diventato facilissimo.
Fast and Furious, storia di una saga che vive un quarto di miglio alla volta
- Le origini di Fast and Furious
- I primi segni di una trasformazione importante
- Fast and Furious, sapersi reinventare narrativamente
- Incassi e veicoli
- Il valore generazionale
Le origini di Fast and Furious
Storia vuole che il primissimo film della saga si originò da un desiderio espresso da Paul Walker. Nel 2000 l’attore aveva recitato nel film The Skulls - I teschi, diretto da Rob Cohen, chiedendo a Neal H. Moritz (il produttore) la possibilità di lavorare in una pellicola che avrebbe fuso elementi provenienti dal mondo delle corse e da quello delle infiltrazioni sotto copertura (una sorta di ibrido fra Giorni di tuono e Donnie Brasco). Fu Moritz a interagire per primo con il mondo delle corse clandestine attraverso un articolo che ne raccontava le dinamiche, e così venne l’idea di una storia in stile Point Break in cui avremmo avuto un protagonista che s’infiltra fra le pieghe di una banda criminale, restando affascinato dal mondo automobilistico di cui fanno parte, come avvenne nel film del 1991 con il surf.
Prima di arrivare al titolo The Fast and the Furious ci furono alcune idee preliminari in seguito scartate per quello che tutti conosciamo (la Universal dovette pagare i diritti per averlo, dato che un film degli anni ’50 già lo aveva utilizzato). La presenza, poi, degli articoli “the” non era casuale, dato che si riferivano ai due protagonisti centrali della storia: Toretto (the fast) e Bryan (the furious), così da anticipare immediatamente alcuni loro tratti distintivi.
In base a quello che sappiamo, inoltre, ci furono anche alcune discussioni riguardo alla prima stesura della sceneggiatura originale, con alcuni degli attori che ebbero più di un ripensamento in fase di lettura. Una diatriba celebre è quella legata al personaggio di Michelle Rodriguez (Letty nei film), che si rifiutò di portare sul grande schermo il suo personaggio a meno che non fosse più sfaccettato di come glielo avevano presentato. Non una donna trofeo ma una personalità più complessa e forte, proprio come l’abbiamo conosciuta in seguito (sembra anche che il rapporto fra Letty e Toretto non fosse così profondo all’inizio). Si tratta di una coppia improvvisata sul set dai due attori al punto che divenne centrale nella storia stessa e uno dei propulsori narrativi nello sviluppo di Letty).
Curiosamente dalle varie interviste rilasciare gli attori hanno rivelato che all’epoca avevano delle aspettative basissime nei confronti del primo Fast and Furious. Non si trattava di un film costoso (furono investiti circa 40 milioni di dollari) e non aveva assolutamente mire generazionali, specialmente in un periodo come il 2000 in cui il pubblico stava cambiando e allontanandosi sempre di più dai film in stile Rambo, a favore di protagonisti differenti. Poi arrivò il botto con ben 200 milioni di dollari d’incassi al botteghino, e un futuro totalmente insperato.
Il grande amore dimostrato dal pubblico nei confronti di Fast and Furious, però, dovette scontrarsi con le scarse possibilità di un concreto seguito. A livello monetario non c’erano problemi, se non che quasi tutto il cast si rifiutò di riprendere i propri ruoli. Primo fra tutti Vin Diesel, pronto a rifiutare ogni coinvolgimento almeno fino al finale del terzo capitolo. Così nel secondo ritroviamo Paul Walker ma l’azione si sposta altrove, accompagnata da un cast di nuovi personaggi che riescono a confermare il successo precedente, senza però eccellere.
Fra il primo e il secondo film venne anche girato un cortometraggio che introduceva quanto accaduto dopo il finale precedente, una breve finestra sulle conseguenze della scena finale di Brian e sulle vicende che lo hanno portato a correre a Miami.
Dopo il secondo film anche Walker non volle più riprendere il ruolo e così si scelse di ambientare la storia fuori dall’America, mettendo al suo centro personaggi che nessuno aveva mai visto prima per una storia che non convinse troppo in generale (Fast and Furious: Tokyo Drift fu la pellicola che incassò meno della saga), pur portando al ritorno “ufficiale” di Vin Diesel nei panni di Dominic Toretto con un cameo fondamentale nel finale.
I primi segni di una trasformazione importante
A partire dal quarto film, Fast and Furious - Solo parti originali, cominciano a fiorire i primi germogli di una saga fino a quel momento insperata e soprattutto inattesa in primis dal suo cast originale. Questo capitolo è importante per una serie di motivazioni: innanzitutto riunisce il cast originale dei primi due film, accontentando tutti coloro che da anni chiedevano a gran voce un ritorno di Toretto e Brian davanti alla macchina da presa, inoltre comincia ad inasprire gli eventi e a modellare le possibilità della storia spostando l’attenzione dalle gare automobilistiche clandestine a una serie di eventi più ampi in termini di criminalità e servizi governativi, sviluppando ulteriormente le singole abilità dei protagonisti. Il vero e proprio salto, però, arrivò con Fast and Furious 5, con l’ennesima trasformazione dei personaggi e del genere proposto (qui un heist movie) e l’inclusione di nuove super star nel cast (come Dwayne Johnson). Gli incassi enormi di queste ultime due pellicole misero in chiaro il grande interesse del pubblico nei confronti di questi personaggi e delle loro vicende, fornendo il carburante necessario per ulteriori viaggi che avrebbero ampliato a dismisura tutto quanto, allontanandosi sempre di più dallo spirito originale con cui i film si erano presentati nel lontano 2001.
Non tutti sanno che in origine il quinto film avrebbe dovuto chiudere la saga, anche perché i risultati cui arrivano i protagonisti avrebbero potuto tenerli in panciolle per l’eternità. Il grande amore dei fan, però, adesso non più solamente amanti dei motori, ha acceso una lampadina fra i ranghi della Universal che, ad oggi, continua a risplendere di luce propria. Da Fast and Furious 5 in poi gli incassi sono saliti sempre di più, arrivando con il 7 e l’8 al miliardo di dollari.
Attualmente stiamo parlando di una saga che conta 9 film usciti (con il decimo in arrivo), uno spin-off, cortometraggi e una serie animata e non tutti riescono ancora a spiegarsi come sia possibile. Uno sviluppo del genere è stato dettato semplicemente dalla casualità, o da un ragionamento fatto a tavolino in cui hanno cercato di trovare una quadra al materiale che avevano rendendolo quello attuale? La cosa più interessante del fenomeno Fast and Furioius risiede nel fatto che anche il primo film nacque casualmente e senza una visione più ampia, per poi essere seguito da alcuni esperimenti in seguito ampliati da una storia che potremmo tranquillamente paragonare all’MCU in termini di scrittura. Abbiamo dei protagonisti presentati nelle singole pellicole poi riuniti da vicende in comune e, soprattutto, abbiamo i finali con titoli di coda ad anticipare sempre il futuro di quello che avverrà. Punti in comune interessanti che si potrebbero legare anche al peso commerciale che un lavoro del genere ha assunto all’interno di Hollywood, divenendo una vera e propria macchina sforna soldi dall’impianto enorme e sempre pronto a riconfermarsi di volta in volta nei cinema. Purtroppo il prezzo di una trasformazione del genere ha inevitabilmente influito sugli intenti realistici iniziali, proponendo un’azione sempre più esagerata e folle che nel tempo ha trasformato queste pellicole in semplici “popcorn-movie” dediti all’intrattenimento sempre meno logico in termini di fisica.
A fare da collante a ogni cosa troviamo comunque, e sempre, la “famiglia”, elemento centrale che di anno in anno ha sfornato personaggi con cui il grande pubblico ha saputo sempre relazionarsi e che, anche a discapito delle loro capacità disumane, hanno saputo sempre conservare quel briciolo di umanità necessaria a includere gli spettatori all’interno dell’azione, accompagnandola anche con sviluppi umani e umoristici abbastanza coerenti.
Fast and Furious, sapersi reinventare narrativamente
Per aiutare a comprendere un minimo cosa è avvenuto coi film di Fast and Furious (se interessati a recuperarli in copia fisica li trovate tutti quanti su Amazon) è bene fare un quadro generale delle vicende che hanno coinvolto i vari protagonisti nel corso del tempo, notando quali elementi sono stati lasciati indietro in favore di quelli attuali.
Col primo film (attualmente presente nel catalogo di NOW), ad esempio (ricordato da tantissimi appassionati come uno dei migliori se non il migliore in assoluto), ci ritroviamo in una storia poliziesca dalle tinte classiche, ricordando da vicino film come Point Break o Donnie Brasko. Brian O’Conner (Paul Walker) è un giovane poliziotto intenzionato a far carriera a tutti i costi, e gli capita l’occasione che aspettava da tempo: infiltrarsi in una presunta banda connessa con alcuni importanti furti nei pressi di Los Angeles. Per avvicinarsi loro sembra esserci solamente una strada possibile, quella delle auto sportive e modificate, dato che sono appassionati fino al midollo di questo mondo al punto che per loro le automobili sono una vera e propria ragione di vita. Così Brian tenta d’infiltrarsi fino a che non cade preda del fascino di questo mondo e del capo della banda (qui intesa più come una famiglia di persone a cui si sostiene in realtà) Domic Toretto (Vin Diesel), e comincia a vacillare mentre passa dal contesto lavorativo a quello in cui è costretto a indossare continuamente una maschera. Il primo Fast and Furious, differentemente da tutti gli altri, si presenta come molto più cupo e serio sia in termini narrativi che fotografici. La caratterizzazione dei personaggi e del contesto mira maggiormente a una tensione fatta di ombre e non detti che mano a mano verrà sempre più sostituita da altro all’interno della saga (alcune scene, inoltre, ricordano anche i vecchi film western per il modo in cui sono state costruite e composte in termini più formali).
Il finale aperto del primo film ci porta a 2 Fast 2 Furious del 2003, un seguito che in realtà venne anticipato da un cortometraggio, The Turbo-Charged Prelude for 2 Fast 2 Furious, in cui vediamo in breve cosa fa Brian dagli eventi precedenti fino a quando lo incontriamo nel sequel. La seconda pellicola attinge da alcuni elementi già visti in precedenza, cercando di ampliare ulteriormente le sequenze con le auto e gli stunt in una narrazione molto più divertente, spensierata e coloratissima. Le strade di una Los Angeles piena di ombre e violenza vengono sostituite dalla soleggiata Miami in un clima che non può non ricordare Miami Vice. Qui ritroviamo Paul Walker, questa volta affiancato da Roman Pearce (Tyrese Gibson) in una storia che ha sempre a che fare con l’infiltrazione, ma questa volta in termini di droga e mafia. I nostri dovranno farsi assumere da un barone della droga locale e cercare di incastrarlo affiancati da Monica Fuentes (Eva Mendes), un agente sotto copertura del posto.
Con Fast and Furious: Tokyo Drift abbiamo la prima, ed unica, trasformazione totale di queste pellicole. Dato che gli attori precedenti non erano interessati a tornare si scelse di fare una sorta di “reboot” che alla fine non fu mai tale, in cui il punto di vista narrativo si spostava su nuovi personaggi e nuove vicende, poi connesse con la storia e i personaggi che tutti conosciamo. Il protagonista di questa nuova storia è Sean Boswell (Lucas Black), un giovane scapestrato e amante delle corse che sta ancora cerando di capire cosa deve fare della propria vita.
A seguito di una corsa clandestina viene spedito dal padre in Giappone e da qui in poi comincerà a interessarsi sempre di più al mondo del drifting locale. Sul posto, infatti, esiste una vera e propria gerarchia connessa al talento dei singoli piloti nelle corse clandestine. Inimicandosi fin da subito il cosiddetto “DK” Drift King locale, connesso anche con la Yakuza giapponese, Sean darà il via a una serie di eventi che lo porteranno a giocarsi il tutto e per tutto sulle strade della città, entrando in un mondo più grande di lui. Tokyo Drift, differentemente da tutti i suoi predecessori, è il film più sportivo della saga. Il cuore pulsante al centro degli eventi non è né qualche vicenda di natura poliziesca, e né azione fine a se stessa. Tutto si basa sull’amore vero e puro nei confronti delle auto da corsa modificate e soprattutto del drifting, con un’attenzione specifica alla velocità, alla tecnica e a quello che rappresentano per il protagonista della storia. Nella trama, inoltre, vediamo anche il debutto di un personaggio che da secondario diventa centrale per l’intera saga, collegando gli eventi del film a tutto quello che succederà in seguito e al cameo di Toretto nel finale: Han (Sung Kang).
Nel 2009 abbiamo l’uscita, sul web, di Los Bandoleros, il cortometraggio che racconta cosa è successo a Dominic Toretto dopo gli eventi del primo capitolo, anticipando quello che vedremo nel quarto, seguita dall’uscita nei cinema di Fast & Furious - Solo parti originali. Questo film è riuscito a riportare la serie all’attenzione del grande pubblico dopo i discreti risultati dei precedenti grazie al ritorno sia di Diesel che di Walker nei rispettivi ruoli originari. Dopo gli eventi del 2001 ritroviamo Dom che continua a fare la stessa vita di prima, solo lontanissima dagli Stati Uniti, e Brian reintegrato come agente dopo tutto quello che gli abbiamo visto fare. Sarà la prematura scomparsa di Letty (Michelle Rodriguez), amore immortale di Toretto, a riunire i due. Indagando sul suo assassinio vengono entrambi coinvolti nel narcotraffico di uno dei cartelli messicani più grandi in America, e decidono di andare a fondo per comprendere cosa è successo alla ragazza.
In questa pellicola si può notare il primo vero e proprio cambio di genere rispetto al passato, con una storia che sfrutta le auto veloci in un contesto molto più action ed esagerato, lontanissimo dalle storie da criminali di strada viste fino a quel momento. Non più corse e rispetto, ma una vera e propria missione folle che amplierà le capacità dei singoli protagonisti, cominciando ad elevare le loro potenzialità action da qui in avanti. Inoltre cominciano i grandi inserimenti nel cast con personaggi famosissimi come Dwayne “The Rock” Johnson nella storia successiva.
L’enorme e insperato successo del quarto capitolo ha subito ispirato Fast and Furious 5. Qui il cambio di marcia della saga è più evidente che mai, con una storia che decide di muoversi e svilupparsi all’interno del genere heist movie, attingendo pienamente dai grandi successi in questo senso, e portandosi dietro alcuni dettagli che sanno sia come prendere i fan storici che tutti quelli che sono arrivati con la pellicola precedente. Dal punto di vista della trama la situazione è più semplice che mai: Toretto e i suoi sono a Rio e decidono di derubare l’uomo più potente della città, un criminale spietato che non si fa alcuno scrupolo a controllare, sfruttare e manipolare gli abitanti del posto.
La grande idea che ne incrementò il successo fu quella di riunire tutti i personaggi chiave dei film precedenti in un nuovo gruppo che tutti riconoscevano. Così i fan si sono ritrovati per le mani una sorta di Avengers ante litteram in poter ritrovare i volti più noti del passato e vederli ritornare in una storia ancora più grande e avvincente che mai. Ovviamente il furto qui proposto è strettamente connesso alla dimensione automobilistica, e anche se le corse clandestine sono un lontano ricordo, la pellicola riesce curiosamente a conservare l’amore per il mondo delle vetture veloci e modificate sfruttandolo in modo diverso. Da non sottovalutare anche il fatto che dal quarto/quinto film le abilità dei protagonisti cominciano ad evolvere a dismisura senza una vera e propria contestualizzazione narrativa, che non sia divertente o anche semplicemente superficiale. Di base queste persone cominciano ad evolversi da semplici criminali di strada bravi a guidare e veri e propri stunt-man pronti a tutto, con ampie capacità anche nella sfera militare e informatica.
Dal sesto Fast and Furious in poi il concetto di famiglia comincia a muoversi di pari passo con quello di “banda in grado di compiere imprese pressappoco impossibili celebre a livello mondiale”. Dopo il colpo precedente Toretto viene contattato da Hobbs (Dwayne Johnson) perché ha bisogno del suo aiuto per catturare una banda di criminali internazionali impossibili da raggiungere. Per far leva su di lui gli rivela che Letty (scomparsa nel quarto film con funerale e tutto) è in realtà ancora viva e lavora con loro. Così Toretto si ritrova ad accettare, seguendo il suo cuore, riunendo la banda del film precedente e mettendosi a disposizione del governo americano in cambio dell’amnistia (del perdono di tutti i crimini commessi fino a quel momento con la possibilità di tornare a vivere in America).
Narrativamente non c’è moltissimo da dire con il sesto film, come anche per tutti i seguiti. La storia si sviluppa a cavallo di un lunghissimo inseguimento in cui i nostri devono cercare di prendere il famigerato Owen Shaw (Luke Evans), scontrandosi con momenti ancora più eccessivi e spingendosi sempre più oltre (celebre in questo senso è la sequenza in autostrada con il carro armato).
Il settimo capitolo della saga continua a mescolare le carte in tavola, fornendo un collegamento canonico con il terzo film ambientato a Tokyo (dato che il villain qui presente vi si reca per uccidere Han) e prosegue la storia del gruppo con una storia di vendetta che introduce i primi elementi fantascientifici nel mix di azione eccessiva e adrenalina sempre maggiori.
Sostanzialmente Deckard Shaw (Jason Statham), il fratello più brutto e cattivo del precedente avversario, vuole vendicare la sconfitta e quasi morte del fratellino, così mette in piedi una vera e propria caccia all’uomo contro i protagonisti, obbligandoli a tornare nuovamente in pista, anche se questa volta verranno coinvolti in affari ancora più grandi rispetto al passato, con l’inserimento di servizi segreti e ombre governative di vario genere. Velocità, sparatorie a non finire e una sorta di “occhio divino che vede ogni cosa" (ovviamente si tratta di uno strumento informatico ma è giusto notare il livello di inventiva che la serie comincia a prendere).
Il settimo Fast and Furious ha il merito di essere il primo ad aver raggiunto il miliardo d’incassi (precisamente 1,516,045,911 di dollari), diventando l’undicesimo film con maggiori incassi nella storia del cinema, all'epoca.
La prematura scomparsa di Paul Walker, inoltre, fuori dal set spinse gli sceneggiatori a chiudere per sempre il suo arco narrativo per sempre con il finale di questo film, che ad oggi rappresenta uno dei momenti più toccanti dell’intera serie.
Anche Fast and Furious 8 ebbe un enorme successo, spingendo nuovamente la saga cinematografica ben oltre ogni aspettativa. Qui i protagonisti si ritrovano a fare i conti sia con il governo che con una cyber-terrorista di nome Cipher (interpretata da Charlize Theron) in una storia che mescola elementi di spionaggio ad azione e esagerazione senza precedenti. La banda (da adesso mancante di Brian) si ritrova quindi a doversi destreggiare in un contesto fatto di armi, esplosioni, sottomarini militari e soprattutto segreti. Il film incassò 1.236.005.118 di dollari. È il secondo film della serie a raggiungere il miliardo al box-office. (È bene ricordare, inoltre, che nel 2019 è uscita anche la serie animata Fast and Furious - Piloti sotto copertura, andata avanti fino al 2021 con sei stagioni su Netflix. In sostanza racconta la storia di Tony Toretto, il cugino adolescente di Dom, che viene reclutato insieme ai suoi amici piloti per compiere alcune missioni mozzafiato, fondendo corse velocissime e intrighi criminali).
Nel 2019, prima del nono film, è uscito Fast & Furious - Hobbs & Shaw, uno spin-off interamente dedicato ai due personaggi che compaiono nel titolo, un film che si sviluppa in un contesto da spy-movie fantascientifico in cui l’azione tamarra prevarica su tutto il resto, riunendo Hobbs e Shaw in una storia improbabile e a tratti comica, pur custodendo saldamente un sentimento sincero nei confronti di tutto quello che propone.
Nel 2021, invece , arriva nei cinema Fast and Furious 9 - The Fast Saga. Qui la trama si complica ulteriormente, mettendo sul piatto sia personaggi del passato che resuscitano, sia un fratello di Toretto mai nominato prima poiché lo aveva bandito dalla sua vita, sia un un nuovo dispositivo informatico con possibilità fantascientifiche e militari pressoché illimitate. La famiglia cresce e ritorna come sempre in una storia che mira all’ennesima esagerazione, spingendosi anche oltre il suolo terrestre questa volta.
Curiosamente il film, pur con elementi sempre più folli e senza senso, riuscì ad avere successo incassando, insieme al favore della critica del periodo. Il tutto gettò le basi per il futuro quindi, anticipato dall’annuncio che la saga avrebbe trovato il suo epilogo con due film in arrivo: Fast X (atteso nei cinema il 18 maggio 2023) e un capitolo conclusivo.
Incassi e veicoli
Come anticipato anche sopra, uno dei tratti più interessanti di questi film è proprio la loro parabola ascendente in termini di successo e incassi. Tutti i capitoli targati Fast and Furious hanno avuto successo in questo senso, guadagnando sempre bene di uscita in uscita. Di seguito trovate le spese e gli incassi di ogni film:
The Fast and the Furious - con un budget di 38 milioni di dollari ne ha incassati 207.3.
2 Fast 2 Furious - con un budget di 76 milioni di dollari ne ha incassati 236.4.
The Fast and the Furious: Tokyo Drift - con un budget di 85 milioni di dollari ne ha incassati 158.5.
Fast & Furious - Solo parti originali - con un budget di 85 milioni di dollari ne ha incassati 363.2.
Fast & Furious 5 - con un budget di 125 milioni di dollari ne ha incassati 626.1.
Fast & furious 6 - con un budget di 160 milioni di dollari ne ha incassati 788.7.
Fast & Furious 7 - con un budget di 190 milioni di dollari ne ha incassati 1 miliardo e 516,045,911.
Fast & Furious 8 - con un budget di 250 milioni di dollari ne ha incassati 1 miliardo e 236.005.118.
Fast & Furious - Hobbs & Shaw - con un budget di 200 milioni di dollari ne ha 758.
Fast & Furious 9 - The Fast Saga - con un budget di 200 milioni di dollari ne ha 739.
Parlando invece dei veicoli utilizzati in ogni singola pellicola, ci troviamo davanti a un parco macchine vastissimo e che nel tempo ha integrato modelli sempre più costosi e anche rari. Di seguito trovate i mezzi più celebri della saga Fast and Furious.
Fra le più famose nel primo troviamo: Mitsubishi Eclipse RS 2G (D31A), Dodge Charger del 1970, Mazda RX-7 FD3S, Toyota Supra (JZA80), Nissan 200SX S-14A, Acura Integra, Nissan Maxima, Volkswagen Jetta (A3, Typ 1H), Nissan Skyline GT-R (R33), Honda S2000, Honda Civic Coupé (EJ1) e Ferrari F355 Spider.
Nel secondo invece abbiamo: Mitsubishi Lancer Evolution, Mitsubishi Eclipse Spyder, Dodge Challenger Hemi R/T, Chevrolet Camaro Yenko ’69.
Nel terzo: Mitsubishi Lancer Evolution VIII, Chevrolet Monte Carlo, Nissan Silvia S15, Nissan 350Z, Mazda RX-8, Volkswagen Touran, Dodge Viper SRT-10.
Nel quarto: Alfa Romeo Brera 3.2 JTS V6 Q4 SkyWindow, special edition 400 cv, 2009 , BMW M5, Chevrolet Chevelle SS454, Dodge Charger R/T ’70, Porsche Cayman techart.
Nel quinto: Chevrolet Corvette Stingray Grand Sport del 1965, Dodge Challenger SRT8 2010 Widebody, Ducati Streetfighter, Koenigsegg CCXR Edition.
Nel sesto: Alfa Romeo Giulietta QV del 2012, Aston Martin DB9 del 2012, Dodge Charger Daytona del 1969, Flip car.
Nel settimo: Toyota Supra, Bugatti Veyron, Dodge Viper, Audi R8, McLaren MP4-12C, Ferrari 458 Italia, W Motors Lykan Hypersport.
Nell’ottavo: Dodge Ice Charger, Lamborghini Murcielago, Ripsaw, Bentley Continental, Ice Ram, Corvette Stingray del 1966, Mercedes-AMG GT, Chevy Impala del 1961, Chevy Fleetline Race Car del 1950.
Nel nono: Toyota GR Supra, Dodge Charger SRT Hellcat, Mid-Engine Dodge Charger, Dodge Charger Tantrum del 1970, Dodge Charger R/T del 1970, Acura NSX, Noble M600, Apollo IE, Armadillo.
Il valore generazionale
Uno dei più grandi valori della Fast and Furious saga risiede in quello che ha rappresentato per la generazione nata negli anni novanta e cresciuta negli primi anni 2000. I Primi due film, in particolare, hanno riunito i più giovani offrendo loro una storia che ben presto è diventata una sorta di cult immortale. Da non trascurare che nello stesso periodo (precisamente nel 2003) si affacciava sul mercato di videogiochi anche un titolo che avrebbe amplificato le possibilità di questi film, segnando ulteriormente il gusto di quelle generazioni: Need For Speed: Underground (gioco in cui ti ritrovavi invischiato in una serie di corse clandestine con l’unico obiettivo di farti una reputazione di gara in gara e modificare al massimo il tuo veicolo).
Così il primo Fast and Furious ha rappresentato per moltissimi quello che Point Break e simili avevano rappresentato in precedenza, una storia che nel tempo non è mai stata dimenticata e ancora oggi considerata come il punto più alto e memorabile della serie da quasi tutti. Diversamente da tantissimi altri cult, però, questo primo step si è gradualmente trasformato in altro, divenendo l’enorme progetto hollywoodiano che tutti conosciamo. Una storia che ha saputo reinventarsi con una naturalezza che lascia sicuramente senza parole, pur raggiungendo dei livelli di assurdità palesi e consapevoli di volta in volta.
Se inizialmente riuscivamo ad empatizzare con questi ragazzi di strada amanti delle automobili e della velocità, che cercavano di elevare se stessi in tutti i modi possibili, con il passare del tempo i sentimenti iniziali sono stati sostituiti da una struttura che ha sempre cercato d'indovinare nuove modalità di resa (funzionando alla grande in certi casi), a discapito, però, della fragilità umana che contraddistingueva i protagonisti dei primi capitoli, in favore di una spettacolarizzazione che per quanto funzioni in termini monetari, è ben lungi da qualsivoglia tipologia di realismo. Così ci ritroviamo per le mani personaggi che ci sembra di conoscere molto bene e da anni, anche se vittime di un’evoluzione priva di spiegazioni che pare aver dimenticato le proprie umili origini. Alcune tematiche restano fisse nel tempo rendendo la situazione sempre riconoscibile, in qualche modo, anche se il livello delle attuali esagerazioni tende ad essere troppo preponderante.