Falconspeare, recensione: una storia intensa, ma brevissima
Falconspeare, di Mike Mignola e Warwick Johnson-Cadwell: un giallo a tinte horror dall'animo vittoriano edito da Panini Comics.
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a cura di Rossana Barbagallo
In sintesi
Mike Mignola torna allo stile vittoriano insieme a Warwick Johnson-Cadwell con Falconspeare, giallo a tinte dark edito da Panini Comics.
La scia dei racconti misteriosi firmati da Mike Mignola prosegue con Falconspeare, fumetto realizzato in collaborazione con Warwick Johnson-Cadwell ai disegni, in cui il giallo e l’horror si mescolano brevemente ma in maniera intensa. Falconspeare è infatti una piccola avventura orrorifica edita da Panini Comics che narra le imprese di un gruppo di cacciatori di mostri in quello che si potrebbe definire “l’habitat naturale” letterario per questo tipo di imprese: l’epoca vittoriana. Capeggiati da James Falconspeare, gli avventurieri dovranno scoprire cos’è accaduto al loro leader nei quindici anni in cui è scomparso, ma mentre portiamo a termine l’indagine insieme a loro questa nuova opera di Mignola non riesce a lasciarci pienamente soddisfatti.
Mike Mignola colpisce ancora, ma...
Falconspeare di Mignola e Johnson-Cadwell si inserisce nell'ambito di una serie di racconti ad ambientazione vittoriana che trattano di mistero, avventura e orrore. Come era stato per Jenny Finn, di cui vi avevamo parlato tempo fa, o per Mr. Higgins Torna a Casa e I Nostri Incontri col Male (dai quali vengono ripresi alcuni personaggi), anche Falconspeare fa quindi suoi non solo i topoi della letteratura gotica per eccellenza, ma anche luoghi, personaggi, stili e linguaggio del tardo ottocento. E non delude dal punto di vista creativo, poiché porta l’impronta inconfondibile di quel modo di narrare tipico di Mignola che tanto è diventato celebre attraverso Hellboy e che unisce investigazione, mistero, grottesco, tetraggine. Falconspeare è perciò sicuramente interessante, ma presenta diverse zone d’ombra.
La storia è quella di un gruppo di amici, cacciatori di mostri per professione, uniti nella lotta contro le creature malvage che infestano il mondo. Presentati brevemente attraverso le loro prodezze contro uno spaventoso vampiro, saltiamo a quindici anni dopo, quando il professor Meinhardt, Mr. Knox e Ms. Mary Van Sloan si vedono recapitare una missiva da parte di un compagno scomparso: James Falconspeare, leader del gruppo svanito nel nulla per lungo tempo. Le lettere sono quantomeno enigmatiche e li conducono lontano, ma grazie ad esse gli avventurieri sono in grado di trovare Falconspeare, custode adesso di un sinistro segreto che lo ha mutato per sempre.
C’è tutto, qui, ed è anche piuttosto intenso: imprese pericolose ed eroiche, suspense, creature maledette e spaventose, un segreto da portare alla luce. Anche il gruppo di cacciatori di mostri si compone di personaggi interessanti, una compagnia in cui ciascuno ha le proprie abilità specifiche e tratti distintivi. Se non fosse che tutto ciò si esaurisce nell'arco di poche pagine, non ha il tempo di maturare e crescere: la storia contenuta in Falconspeare si conclude rimanendo in quella che sembra una forma embrionale o un uovo appena appena dischiuso da cui hanno fatto in tempo a venir fuori giusto un becco e un’aluccia. Un racconto breve, anzi, brevissimo: veniamo colti alla sprovvista da questo giallo in stile vittoriano a tinte dark e horror, ci diciamo “Hey, qui c’è davvero tanto potenziale!”, ma non facciamo in tempo a formulare tale pensiero che è tutto già finito. E ciò che poteva essere, rimane sospeso nei “se” e nei “forse”.
La mano di Mike Mignola c’è e si vede ed è necessario spezzare una lancia proprio in favore del suo protagonista, James Falconspeare, il cui nome altisonante rispecchia l'animo nobile ed eroico configurandosi al contempo come un anti-eroe dannato, efficace e d'impatto. Ma ci chiediamo perché ideare una narrazione che potrebbe avere ancora tanto da dire, mostrare e far sentire per poi darla in pasto al pubblico in una forma tanto breve e “monca”? Insomma, l’interesse suscitato da James Falconspeare e dai suoi compagni di avventure è reale e sincero e in un universo parallelo essi rappresenterebbero del materiale ghiotto persino per una produzione filmica o seriale. Ma appunto: in un universo parallelo, dove Falconspeare è stato ampliato, sviluppato, approfondito.
Falconspeare: gli aspetti grafici
Generalmente le opere a fumetti scritte da Mike Mignola e disegnate da altri autori lasciano un po’ l’amaro in bocca perché, diciamocelo, lo stile del padre di Hellboy, per quanto stilizzato e dark, è veramente unico e adatto alle narrazioni macabre che firma. In questo caso il tratto di Warwick Johnson-Cadwell si presta bene alle dinamiche avventurose in cui sono coinvolti i protagonisti di Falconspeare e, nonostante la sua forte stilizzazione, sa catturare bene la personalità di ognuno nei gesti e nelle espressioni (con note ironiche qua e là che traspaiono dai personaggi). Ancora una volta, però, ci troviamo a chiederci come sarebbe stato questo fumetto se Mignola lo avesse reso pienamente suo anche a livello illustrativo, senza relegare la propria arte alla mera copertina, come avvenuto anche nelle precedenti opere della stessa linea vittoriana. Un’arte che, ricordiamo, è fatta di ombre e tratti grotteschi e che calzerebbe alla perfezione su questo tipo di racconti dall’animo vittoriano e misterioso: aspetto che si perde in questo Falconspeare, attraverso le illustrazione di Johnson-Cadwell che sono più brillanti, molto meno cupe.
Forse è proprio la copertina di Falconspeare ad aumentare le aspettative: cartonata, con elementi lucidi, scurissima e dal carattere dark, come solo le illustrazioni di Mike Mignola riescono ad essere. Peccato che essa faccia da mesta cornice per poche pagine, sì di ottima fattura, ma pur sempre esigue e poco soddisfacenti per la ragione di cui parlavamo poc’anzi: la storia dura davvero troppo poco! D’altra parte era ciò che accadeva un po’ anche con Mr. Higgins Torna a Casa e I Nostri Incontri col Male: 56 pagine l’uno, 88 l’altro e ancora 56 per Falconspeare. Viene da chiedersi, insomma, se non fosse stato magari il caso di racchiudere le narrazioni dedicate a questi protagonisti in un unico volume, dalle dimensioni più consistenti e una parvenza di continuità che, probabilmente, avrebbe fatto sentire meno la percezione di una sorta di incompiutezza.
Con storie e personaggi simili la voglia di leggerne ancora è tanta e la speranza che Mignola prosegua sul suo percorso vittoriano è forte, a patto che i protagonisti così rapidamente accennati e le loro rocambolesche avventure col maligno vengano approfonditi e ricevano lo sviluppo che meritano.
Voto Recensione di Falconspeare
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Un racconto misterioso, con imprese eroiche e personaggi interessanti...
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- ...come Falconspeare, anti-eroe dannato e di forte impatto;
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- Lo stile vittoriano e macabro di Mignola è inconfondibile;
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- C'è moltissimo potenziale per una narrazione più ampia
Contro
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- Un racconto troppo breve...
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- ...in cui ogni aspetto rimane monco e poco sviluppato;
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- Le illustrazioni di Johnson-Cadwell sono dinamiche, ma poco adatte al contesto...
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- ...e i disegni di Mignola rimangono relegati alla mera copertina
Commento
C’è tutto, qui, ed è anche piuttosto intenso: imprese pericolose ed eroiche, suspense, creature maledette e spaventose, un segreto da portare alla luce. Anche il gruppo di cacciatori di mostri si compone di personaggi interessanti, una compagnia in cui ciascuno ha le proprie abilità specifiche e tratti distintivi. Se non fosse che tutto ciò si esaurisce nell'arco di poche pagine, non ha il tempo di maturare e crescere: la storia contenuta in Falconspeare si conclude rimanendo in quella che sembra una forma embrionale o un uovo appena appena dischiuso da cui hanno fatto in tempo a venir fuori giusto un becco e un’aluccia. Un racconto breve, anzi, brevissimo: veniamo colti alla sprovvista da questo giallo in stile vittoriano a tinte dark e horror, ci diciamo “Hey, qui c’è davvero tanto potenziale!”, ma non facciamo in tempo a formulare tale pensiero che è tutto già finito. E ciò che poteva essere, rimane sospeso nei “se” e nei “forse”.