Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, la recensione

La nostra recensione in anteprima del del capitolo finale della tetralogia Rebuild of Evangelion, Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time,

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a cura di Andrea Vitagliano

In soli 26 episodi, Neon Genesis Evangelion ha raggiunto in patria e nel mondo una popolarità tale da diventare un cult assoluto. Nonostante il film The End of Evangelion avesse già dato una conclusione (controversa, ma mai quanto la conclusione della serie tv) alla trama, Hideaki Anno aveva annunciato nel 2006 di voler rimettere mano all’intera storia di Evangelion con il progetto Rebuild of Evangelion. Abbiamo visto in anteprima il quarto ed ultimo capitolo della suddetta saga cinematografica, Evangelion: 3.0+1.0 Thrice upon a timein arrivo su Amazon Prime Video tra pochi giorni: riuscirà la conclusione di Rebuild of Evangelion a rispettare le aspettative dei fan storici ed a catturare i nuovi fan?

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Nota in patria come Neon Genesis Evangelion, New Theatrical Edition, Rebuild of Evangelion è una tetralogia di film, usciti al cinema in Giappone dal 2007 al 2021. Il progetto è ideato (o reimmaginato) da Hideaki Anno, che ha richiamato per l’occasione gran parte del cast storico, da Y. Sadamoto al character design e I. Yamashita al mecha design, alle voci originali della serie tv, sotto l’egida del neoformato studio Khara.

Dopo aver ripercorso (a grandi linee) gli eventi della prima metà della serie tv nei primi due film, You are (not) alone (2007) e You can (not) advance (2009), Rebuild of Evangelion si sposta su una trama completamente originale dal terzo capitolo, You can (not) redo (2012): dopo aver quasi causato il Third Impact a causa delle manipolazioni di Gendo Ikari e della Nerv, Shinji Ikari si risveglia 14 anni dopo in un mondo completamente cambiato. Grazie a questo salto temporale, la seconda metà di Rebuild mostra un cambio di prospettiva e fa girare i protagonisti in nuovi ruoli e con nuove dinamiche.

Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, la trama

Dopo che il secondo film si era chiuso con un grande colpo di scena, il Near Third Impact, e dopo aver assistito all'ennesima manipolazione di Gendo Ikari che ha portato Shinki a causare il Fourth Impact, Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time riprende quasi esattamente da dove si era interrotto Evangelion 3.0.

In una Parigi interamente trasformata dalla corification (trasformazione di tutto il materiale nella sostanza rossa di cui si compone il core di Angeli ed Evangelion), la WILLE riattiva dei misteriosi monoliti in grado di annullare la corification e riportare il mondo allo stato pre-Fourth Impact per poter saccheggiare i magazzini della NERV e prendere pezzi di ricambio per gli Eva Unità 08 e Unità 02. Altrove, Shinji, Rei (o per lo meno l’ultimo della sequenza di cloni di Rei) e Asuka trovano rifugio in un villaggio gestito da Toji e Kensuke, i loro ex compagni di classe, ormai adulti.

Sotto la protezione della WILLE e dei misteriosi monoliti di controllo, mentre Shinji tenta di riprendersi dal trauma di aver visto Kaworu morire davanti ai suoi occhi (e di aver causato il Near Third Impact e il Fourth Impact), Rei stringe relazioni con gli abitanti del villaggio, mentre cerca la sua identità. Nonostante l’offerta di rimanere nel villaggio, Shinji decide di salire nuovamente a bordo della nave AAA Wunder per intercettare Gendo Ikari e la NERV, in una lunga battaglia finale per il futuro dell’umanità, ma soprattutto per la crescita interiore di Shinji.

Evangelion: 3.0+1.0 = 4.0?

Come per il resto di Rebuild, il titolo di questo film ha diversi livelli di lettura.  La numerazione segue uno schema simile ai film precedenti, ma per ragioni ancora non completamente note, Studio Khara ha deciso di non scriverlo come 4.0 ma come 3.0+1.0. Forse c'è qualche significato nascosto, o forse semplicemente c'è la superstizione che vede il numero 4 come portatore di sfortuna perché pronunciato con lo stesso suono della parole morte.

Come per i film precedenti, la versione #.0 rappresenta la prima uscita cinematografica, mentre le versioni rivedute (colori e suoni riveduti per l'home theater e scene estese) vengono identificate per i decimali del titolo diversi da zero. Così, Evangelion 1.0, versione cinematografica, ha avuto una prima riedizione con correzione colore chiamata 1.01 per finire con la versione blu-ray con aggiunta di scene estese chiamata 1.11. Su Amazon Prime Video vedremo la versione riveduta 3.0+1.01 (con correzioni minori alle animazioni ma nessuna scena estesa né differenze di storia rispetto alla versione cinematografica).

https://youtu.be/GZfuWMDEJpw

Il titolo originale si può tradurre come Neon Genesis Evangelion, New Theatrical Edition:|| con il simbolo || che viene dalla notazione degli spartiti musicali, riprendendo i titoli precedenti che erano identificati come jo, ha e kyu, cioè introduzione, pausa e accelerazione, termini tipici della struttura delle opere musicali giapponesi. Il simbolo || può significare fine, o, se si legge :||, ripeti.

Questo titolo strizza l’occhio alla teoria del loop, la fan theory che vorrebbe Rebuild non come una timeline alternativa a NGE originale, ma come una specie di sequel, in un universo che ripete ad ogni ciclo eventi come il Second Impact e l’invasione degli Angeli, ma che progredisce ad ogni iterazione per avvicinare Shinji alla sua felicità. Lo stesso titolo inglese, che ricordiamo essere scelto in consultazione direttamente da Anno e Studio Khara, richiama un romanzo di fantascienza (Thrice Upon a Time di J.P. Hogan), che tratta di viaggi nel tempo, ed è un gioco di parole con l’espressione Once upon a time (C’era una volta - N.d.A.) e può quindi significare C’era tre volte, come ad indicare una storia che si è già ripetuta almeno tre volta in passato.

In realtà il thrice (tre volte) può anche riferirsi alla missione di Shinji: dopo aver fallito una prima volta (il Near Third Impact), ed una seconda volta (Fourth Impact), questo è il terzo tentativo per fermare Gendo, la NERV e/o la SEELE dal causare un’altro Impact. Quindi la teoria del loop, nonostante i molti indizi a favore, non è ancora confermata.

Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, Evangelion senza limiti

Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time chiude la saga Rebuild of Evangelion con il botto, sia dal punto di vista tecnico che dello sviluppo dei personaggi. Fin dalla prima scena, con il combattimento aereo nei cieli di Parigi, appare chiaro che Rebuild non ha sofferto di alcuna limitazione di tecnologia o di budget, al contrario della serie originale. L’EVA 08 che volteggia con il complicato wire system è una delle scene di battaglia più spettacolari dell’intera serie. Purtroppo però questi combattimenti, ipercinetici e ipercromatici, vengono ripetuti più e più volte nel terzo atto durante lo scontro finale con la NERV e con le armate di EVA, e in alcuni momenti è difficile capire cosa stia succedendo sullo schermo, tra esplosioni, AT fields e EVA di luce che si fondono insieme e con lo sfondo.

In netto contrasto con questo barocchismo nei combattimenti, dopo Parigi, Evangelion: 3.0+1.0 cambia completamente registro e mostra un lato nuovo, appena intravisto nella serie originale. Il villaggio di Toji e Kensuke sembra uscito direttamente da un film del maestro Hayao Miyazaki (che è stato anche esplicitamente ringraziato nei titoli) e mostra uno spaccato di vita rurale che rapisce e riscalda il cuore con la tenerezza di una gatta incinta che si lava mentre si ripara dalla pioggia o la poesia di una biblioteca improvvisata in un vagone ferroviario. I silenzi di Shinji, ancora in elaborazione del trauma degli eventi alla fine di Evangelion 3.0, sono riempiti dalla vita quotidiana di un villaggio di gente felice nonostante l'apocalisse sia tutta intorno, nel quale persino Rei trova il sorriso e, inaspettatamente, sé stessa come individuo e non come oggetto.

Dopo questa parentesi bucolica, la parte finale del film prende di nuovo di petto il mito e, con alcune strizzate d’occhio alla serie originale (il minus space che sembra il mare di Dirac dell’angelo Leliel, Lilith/Rei Gigante da The End of Evangelion), si appesantisce presto di scene surreali, combattimenti in CGI su sfondi live action e rituali e termini astrusi. I fan di Evangelion coglieranno presto molti riferimenti e saranno in grado di ricostruire (almeno in parte) gli eventi appena accennati su schermo. Resta però l’impressione che in NGE originale e in The End of Evangelion il piano per Perfezionamento dell’Uomo ed i rituali fossero più lineari, meno astratti, quasi scientifici, laddove in Evangelion: 3.0+1.0 invece la tecnologia sembra sostituita da una pseudo-magia.

Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time, il cuore dei personaggi

Tutti i personaggi trovano un ruolo più o meno diverso rispetto a quello che a cui eravamo stati abituati dalla serie originale (dalla Asuka rigida e rancorosa, alla Misato marziale e silenziosa), ma è a Shinji e Rei che viene riservato il trattamento migliore. Specialmente Rei trova finalmente giustizia: non più pretesto per lo sviluppo psicologico (o le turbe edipiche) di Shinji, ora ha una sua dignità come personaggio a sé stante, con una sua personalità (già intravista in Evangelion 2.0 e  nell'organizzazione della cena con Shinji).

Persino un personaggio assolutamente bidimensionale come Gendo Ikari riesce a mostrare la sua complessità e a raggiungere una sua conclusione, ben più soddisfacente della (semplice) fine fatta in The End of Evangelion.

Purtroppo, nonostante gli oltre 150 minuti di pellicola, il team alla regia supervisionato da Anno non trova tempo per sviluppare a sufficienza il personaggio di Mari, che dopo la misteriosa introduzione in Evangelion 2.0, viene relegata ad un ruolo importante ma molto superficiale, come quello riservato a Ritsuko, funzionale alla storia ed ai combattimenti, ma senza profondità. Si vedrà se una futura riedizione risolverà, ma di certo il ruolo di Mari nell’epilogo sembra un po’ forzato alla luce del suo coinvolgimento nel resto dei film.

Shinji è ancora l’alter ego di Anno, ed i suoi tormenti sono riflessione dei tormenti del regista. Anche se Shinji compie ancora una volta lo stesso percorso psicologico, dall’insicurezza all'accettazione di sé, stavolta il tono è diverso: via la negatività della serie originale, Shinji mostra più maturità, più comprensione, persino perdono, e raggiungo un epilogo carico di speranza. Difficile pensare che questa crescita emotiva non c’entri niente con la felicità raggiunta da Anno grazie al successo e grazie alla nuova moglie, la mangaka Moyoko Anno, anche se molti fan hanno criticato Anno per aver tradito le idee postmoderne di rifiuto dell’escapismo che avevano permeato la serie TV originale.

Goodbye, all of Evangelions

La quadrilogia Rebuild of Evangelion è un universo a sé stante e quindi può certamente funzionare per avvicinarsi alla saga senza dover riguardare tutto il materiale precedente (Dynit pubblicherà a breve la Neon Genesis Evangelion Ultimate Edition: scopritene dettagli nel nostro articolo e contenuti e preordinatela su Amazon). Avere familiarità con il materiale precedente però aiuta a cogliere tutti i riferimenti, gli easter eggs e ad apprezzare meglio la caratterizzazione dei personaggi, che guadagnano molto dal confronto con la loro caratterizzazione passata. In questo senso, forse è più indicato per chi conosce già la serie.

Proprio i fan esistenti dovrebbero apprezzare questa conclusione della saga di Evangelion, inaspettatamente in grado di dare una chiusura a tutti i personaggi, in un finale che ha proprio il sapore di un addio.

Goodbye, all of Evangelion, dice Shinji nel finale. E se un mondo senza Evangelion è un mondo felice per Shinji, visto che gli Eva erano allo stesso tempo causa di sofferenza e simbolo della propria inadeguatezza ed insicurezza, quel Goodbye magistralmente interpretato da Megumi Ogata colpisce per il tono di nostalgia e gratitudine. E sulle note di One Last Kiss di Hikaru Utada, il miglior pezzo di tutta la colonna sonora di Rebuild, anche Hideaki Anno saluta definitivamente (o almeno, così dice lui) i suoi Evangelion.

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