Emily in Paris, recensione in anteprima

Emily in Paris è la nuova serie originale Netflix concepita da MTV e dall'autore della serie Sex and the City. Abbiamo visto in anteprima tutti gli episodi, di cui non vediamo l'ora di condividere con voi le nostre impressioni.

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a cura di Francesca Sirtori

Di Parigi e dei suoi boulevards sono pieni gli schermi. Che sia dall'azione de Il codice da Vinci, al sensuale Ultimo tango a Parigi, passando per il genio alleniano di Midnight in Paris e le musiche di Moulin Rouge, sono davvero tantissimi i titoli ambientati nel capoluogo dell'Héxagone europeo, per non parlare di quelli che già lo citano nel titolo. Non è da meno la nuova serie originale Netflix, Emily in Paris, che vede come protagonista una freschissima e altrettanto spigliata Lily Collins, figlia d'arte del cantante Phil, prossima al matrimonio con Chris McDowell e già protagonista di un altro prodotto del colosso streaming, Fino all'osso (To the Bone), che aveva esplorato il difficile tema dell'anoressia e dei disturbi alimentari.

Protagonista della serie in arrivo dal 2 ottobre prodotta da MTV e realizzata dal creatore di Sex and The City, proprio in collaborazione con la Collins, ci siamo avventurati in questa storia suddivisa in dieci, agili episodi da circa 25 minuti l'uno, tra coppie scoppiate, due mondi (quasi) opposti diametralmente e la fatica di vivere di una ragazza che si ritrova in una realtà tanto frizzante e romantica, quanto ostica e spinosa. Senza dimenticare un po' di pepe e malizia, ma non troppo.

https://youtu.be/FFduXjRP1ig

Emily in Paris, o del classico scontro USA-Francia

Che la ragazza dimostri diversi anni in meno rispetto a quanto riveli l'anagrafe, lo sappiamo dai tempi di Love, Rosie o de I miserabili, la miniserie TV in 6 puntate dove non poteva che recitare nella parte di quello scricciolo di Fantine Thibault. Stavolta però, Lily torna a Parigi sotto ben altre spoglie, quelle di Emily Cooper, una giovane ragazza made in Chicago che non vede l'ora di tenere alta anche nel Vecchio Continente la bandiera della comunicazione e del social marketing concepito in America. Impresa da lei affrontata con il sorriso, l'allegria, la frizzantezza delle classiche commedie USA, pronte a prendere una piega drama e a restituire allo spettatore un prodotto dramedy che non perde l'occasione di strapparci risate, regalarci leggerezza e offrirci un'occasione per prenderci una pausa dal resto del mondo.

Dal suo ufficio americano tutto vetrate e concepito secondo la contemporanea logica del "less is more", dove lascia la sua responsabile incinta e sfiancata dalla nausea, prende il posto di quest'ultima in un viaggio di lavoro in Francia, che la conduce direttamente a Parigi in un'agenzia dello stesso gruppo per cui lavora. L'obiettivo del suo anno lavorativo nella città dell'amore per antonomasia è quello che vi abbiamo anticipato: convincere i frigidi e rigidi parigini della bontà delle sue teorie. Ma non basta sicuramente dimostrare all'atto pratico che effettivamente, le sue teorie sono buone.

They disagree with everything I say - That's the French way.

Lo scontro con i "rivali" francesi sarà arduo, a colpi di flirt, torte a forma di genitali maschili, soprannomi non troppo gentili e qualche classico stereotipo che non guasta mai. Il tutto condito dalla freschezza di un'attrice nel fiore dei suoi anni, che lascia l'amore di una vita senza nemmeno troppi ripensamenti e si ritrova alle prese con Gabriel, lo chef bello e (im)possibile nello stesso palazzo dove si è trasferita. Chiaramente la vista è davvero superbe... dalla finestra di casa, intendiamo!

Tra toni leggeri e bagarre quotidiane

La vita a Parigi non è affatto facile per Emily, tra un flirt e l'altro. Una relazione durata un paio di giorni con un insegnante di semiotica non basta di certo a farle dimenticare il bel vicino di casa, già impegnato in una relazione con la benestante Camille. La ragazza, oltre che essere diventata amica di Emily per puro caso, prima di venire alla luce della precedente conoscenza già fatta con Gabriel, si ostina a fare sì che il fidanzato accetti una importante somma di denaro per aiutarlo ad aprire il suo ristorante dalla sua famiglia. E anche Emily conoscerà quest'ultima in maniera...approfondita.

Il creatore di Sex and the City non poteva lasciarsi sfuggire l'opportunità per la protagonista di "disinnescare" le bombe che la vita lavorativa e privata le lancia in continuazione con un'amica del cuore, Mindy Chen, una cinese a Parigi fuggita da una terribile figuraccia in un talent nazionale e dalla vita che la sua famiglia le sta organizzando, tra istruzione, lavoro e matrimonio combinato. Interpretata da Ashley Jini Park, già nota al pubblico per le sue performance di attrice in Saturday Night Live e come cantante, Mindy è l'amica vulcanica e briosa al pari di Emily che riesce a farle compagnia nelle sue disavventure, più come una spalla che come un vero motore dell'azione in grado di cambiare le carte in tavola.

Queste saranno scombinate piuttosto dai battibecchi costanti con Sylvie, la direttrice dell'agenzia di comunicazione, arrivata ormai a un'età tale per cui non accetta di buon occhio le "concorrenti" fresche e giovani come Emily, sia sul lavoro che, soprattutto, in amore. Chiaramente, quello per interesse e per mantenere legami e sodalizi dettati dal business, più che dal cuore. Emily, dal canto suo, ce la mette davvero tutta per cercare di infonderle il democratico concetto di teamworking, ma è inutile dire che la lontananza tra le due si farà sentire per tutta la serie, senza soluzione.

La vie en rose (?)

Emergono anche problematiche relative ad alcuni temi sempre contemporanei e chiacchierati, come la concezione di una campagna di lancio per un profumo: mostrare il corpo nudo di una donna che cammina sotto languidi occhi maschili è sexy o sexist (sessista)? E' giusto intrecciare relazioni "pericolose" ed extraconiugali, o bisogna trattenersi ed essere rispettosi del legame in atto in una coppia "già esistente"? Le risposte ci vengono date man mano, fino all'ultimo minuto dell'ultimo episodio.

I don't take such a simplistic view of men and women, that's very American.

Non mancano le classiche strizzate d'occhio all'uso massiccio dei social network, non solo durante occasioni pubbliche, ma anche nel privato. Il tema emerge non solo perché si tratta della principale occupazione lavorativa di Emily, ma anche per mostrare, tramite grafiche pop-up sullo schermo, i messaggi che la protagonista si scambia con gli altri personaggi, le notifiche, le chiamate ricevute e soprattutto quelle perse. Infine, in una serie ambientata a Parigi, poteva mancare il mondo glamour della moda, dei locali caratteristici parigini e delle grandi personalità? No di certo, ma non saranno gli unici "brand" ad apparire nel titolo di MTV.

Sappiamo che in questo tipo di serie non esiste un vero finale tragico, o "alla francese", come loro stessi amano definire le tragedie. La vera domanda che il pubblico smaliziato e avvezzo a questi escamotages è quindi: come se la caverà? Perchè Emily se la caverà in qualche modo, vero?

Le risposte ci arriveranno dal 2 ottobre su Netflix, un appuntamento da non mancare per tutti gli amanti delle serie "rosa", ma anche per chi è in cerca di brio, vitalità, di una storia a cavallo tra logiche contemporanee di marketing, realtà abbastanza stereotipate ma pur sempre con un fondo di verità e dinamiche sociali radicate in culture distanti. Da non perdere, decisamente meritevole.

Se siete rimasti stuzzicati dalle citazioni di Sex and the City, vi consigliamo un rewatch della serie completa, oppure la lettura del romanzo omonimo.
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