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a cura di Manuel Enrico

La recente edizione in volume di Orfani: Terra è divenuta l’occasione per poter affrontare un tema che sembra oramai scontato, ma che per la lunga tradizione bonelliana è ancora un qualcosa di relativamente nuovo: il colore. Per decenni la casa editrice milanese è stata la custode del fumetto in bianco e nero, ma se facciamo un passo in edicola o libreria oggi possiamo vedere diverse pubblicazioni targate Bonelli che sfoggiano cromie incredibili e vivide.

Da Dragonero Senzanima a Odessa, da K-11 a Il Confine, questi son solo alcuni titoli che hanno fatto della colorazione un loro tratto distintivo, ma tutti hanno in comune un debito di gratitudine con una serie che ha fatto apripista a questa rivoluzione bonelliana, Orfani, e all’autore che ha introdotto una nuova mentalità in fatto di colorazione alla Bonelli: Emiliano Mammucari.

Emiliano Mammucari ci racconta la nascita della colorazione di casa Bonelli

Abbiamo avuto la fortuna di poter fare una chiacchierata con Emiliano Mammucari, cogliendo l’occasione della bella riedizione di Orfani: Terra per scoprire come la serie fantascientifica creata insieme a Roberto Recchioni sia stata un vero e proprio laboratorio per la nascita di un differente modo di intendere il colore in Bonelli. Prima di questa evoluzione, la colorazione delle storie Bonelli era legata a eventi particolari, come i celebrativi numeri 100, o riedizioni particolari legate ad altre iniziative. Ironizzando su certi commenti di lettori bonelliani che non sempre accettano i mutamenti dei presunti dogmi della casa editrice, con Emiliano si è scherzato utilizzando uno dei mantra di queste polemiche: con Sergio questo non sarebbe mai successo!

“E pensare che invece fu lo stesso Sergio Bonelli a proporci di portare il colore negli albi. Quando presentammo il progetto di Orfani, pensavamo di realizzare solamente il primo numero a colori, ma la casa editrice chiese di realizzare tutti gli albi a colori. Non avevamo di cosa ci aspettava! Per andare incontro a questa sfida ho messo su una squadra con cui studiare la colorazione cercando, col tempo, di sviluppare un metodo personale di proporre il colore”

È con Orfani, infatti, che il colore diventa un elemento narrativo della storia a pieno titolo, come ci ha svelato Emiliano, che ci ha anche consigliato di leggere con particolare attenzione il ricco extra dedicato al colore.

La lettura di questo extra, in effetti, aiuta a comprendere meglio il meccanismo creativo che ha portato all’introduzione del colore in Bonelli, svelando i retroscena del lavoro di Emiliano Mammucari e di tutti i talenti che hanno partecipato alla realizzazione di questa stagione di spin-off di Orfani. Sentendo il ricordo di Emiliano Mammucari di quel periodo di intensa attività, sembra strano sentire come in quel momento si dovette partire completamente da zero per realizzare la colorazione bonelliana

“Quando abbiamo iniziato a ragionare sul colore abbiamo capito che dovevamo partire dall’inizio. Esistevano già grandi scuole di colore del fumetto, come quella americana e francese, ma hanno delle caratteristiche che rispecchiano un determinato modo di realizzare i fumetti. Per esempio, la colorazione americana ha una grammatica muscolare, quella francese è più descrittiva. In Italia c’era una grande presenza di ottimi coloristi, ma a noi serviva qualcosa di nuovo, adatto alle esigenze di una scuola così ricca di tradizione come la nostra”

In effetti, la tradizione monocromatica bonelliana è ancora oggi una delle caratteristiche più riconoscibili della casa editrice milanese, che si concedeva degli sprazzi di colore, come detto, solo in alcune occasioni

“In precedenza gli albi Bonelli nascono in bianco e nero e poi colorati. Orfani invece è stato pensato subito a colori, la colorazione è come una colonna sonora, crea un legame emotivo. Il mio compito da “producer” era incollare assieme scrittura, disegno e colore. È importante parlare molto con gli artisti coinvolti, confrontarsi. Non tutti i disegnatori hanno la stessa sensibilità nell’interpretare il colore. Io stesso ho dovuto sviluppare un nuovo modo di disegnare che fosse adatto”

Mentre Emiliano racconta la sua esperienza, è difficile non immaginare quale responsabilità debba esser stato il compito di definire quello che sarebbe divenuto poi il punto di partenza per una colorazione ‘bonelliana

“All’inizio, non avevamo nemmeno una terminologia che ci aiutasse per la colorazione; Abbiamo iniziato a parlare del colore in termini musicali ‘Qui andiamo lenti’ ‘Qui diamo una nota squillante’. Cerchiamo di migliorarci costantemente: il lavoro sul colore in Orfani è stato buono sin dall’inizio, ma è niente rispetto che a quello che riusciamo a fare ora. Abbiamo cercato di affinarci albo dopo albo, storia dopo storia.”

Orfani: Terra, quindi, ha un ruolo importante nel percorso di evoluzione della colorazione bonelliana, ma ha anche una rilevanza centrale all’interno della produzione artistica di Emiliano

“Terra era stato pensato come uno speciale estivo di Orfani, ma la casa editrice ha deciso di farla diventare una stagione. È un progetto appassionante creato con mio fratello Matteo: da Terra in poi abbiamo iniziato a scrivere insieme in modo continuativo.”

Sfogliando i contenuti extra di Orfani: Terra, nella parte dedicata al colore, compare un termine che nel mondo del fumetto è una new entry: color script.

Emiliano tiene molto a questo aspetto del suo lavoro

“Il Color Script è una sorta ‘sceneggiatura del colore’, una sorta di mappa emotiva di come viene usato il colore all’interno di una storia, dove ogni scena ha una sua funzione e una propria risposta cromatica. Si usa in modo massiccio nel cinema, nell’animazione. Potrei sbagliarmi ma credo che siamo stati i primi a introdurlo in un processo creativo a fumetti."

L’esperienza maturata con Orfani ha consentito a Emiliano Mammucari di acquisire le necessarie competenze per dare vita un percorso che si è dipanato anche su altre produzioni Bonelli

“Con Orfani: Terra siamo arrivati al punto di poter giocare, scegliendo di dare a ogni storia un proprio vestito. Per esempio, con Il Confine volevamo una colorazione ‘malata’, immediatamente riconoscibile, fatta di tinte acide, violente. Per K-11, invece, abbiamo lavorato su tinte squillanti, mentre per Mister No ci affidammo a una palette di colori sofisticati, ispirati a Malick. È una continua evoluzione, quando un linguaggio si evolve, è sempre un bene.”

Potete apprezzare la colorazione 'bonelliana' raccontata da Emiliano Mammucari acquistando Orfani: Terra
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