Eddie Munson, l'eroe che Hawkins non meritava

Perchè Eddie Munson è il personaggio più amato di Stranger Things 4?

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a cura di Manuel Enrico

Lo ha detto sin dalle sue prima apparizioni, Eddie Munson, che questo sarebbe stato il suo anno. Magari non esattamente come lo intendeva lui, ma questo è decisamente il suo anno, considerato come il personaggio interpretato da Joseph Quinn sia divenuto immediatamente il volto più amato di Stranger Things 4, capace di scalzare dal trono idoli dei fan come i quattro ragazzini protagonisti o Steve Harrigton. L’outsider che si prende la scena, si potrebbe dire, ma Eddie Muson non è semplicemente la pecora nera che diviene eroe, dietro questo amore del pubblico per il bad boy di Hawkins si nasconde una visione, se vogliamo, lievemente ipocrita.

Proviamo a vedere Eddie per come ci viene presentato nelle prime battute della quarta stagione di Stranger Things. Capello lungo e ribelle, abbigliamento in linea con la sua passione per il metal, Eddie è la voce fuori dal coro a cui tutti guardano con sdegno e rigetto, non includendolo nel gruppo ma anzi rendendolo un escluso per eccellenza. Ruolo a cui il ragazzo, ripetente di carriera, si adegua con apparente facilità, nascondendosi dietro una maschera che si sceglie per volontà altrui. Mi dipingono come il ribelle, allora sarò il ribelle. Nasce così l’impertinente Eddie, che pur nella sua alienazione dal consueto, mantiene un proprio fascino, percepito e reso quasi venerazione dagli altri esclusi, dai nerd. Termine, in questo caso, da considerarsi nel suo significato originario, quella definizione negativa, irrisoria con cui venivano identificati gli stramboidi che leggevano fantasy o giocavano a Dungeons & Dragons quando ancora era lungi dall’essere un fenomeno di massa.

ATTENZIONE: quanto segue continene spoiler su Stranger Things 4

Eddie Munson, da villain a salvatore di Hakwins

Per comprendere al meglio la potenza di questo personaggio, dobbiamo tenere a mente che negli anni in cui è ambientato Stranger Things, la società americana è sconvolta dal Satanic Panic. La paura delle sette sataniche è imperante, si cercano segnali preoccupanti nel quotidiano dei giovani, e nulla pare essere più compromettente di un’attività deviante come il gioco di ruolo e l’ascolto della musica metal. Poco importa che in alcuni testi si citino i classici della letteratura inglese o ci siano palesi critiche ai mali della società, la ricerca di un colpevole che pulisca le coscienze punta dritto su questi due aspetti. Casi come la misteriosa sparizione di James Dallas Egbert o la nascita dei cosidetti ‘steam tunnel incidents’, secondo cui universitari invasati sparivano lungo tunnel sotterranei cercando di ricreare le avventure dei loro alter ego in Dungeons & Dragons, contribuirono a creare questa demonizzazione del gioco di ruolo, sempre più avvicinato nella morale americana del periodo al satanismo, per la presenza di creature demoniache all’interno delle avventure giocate. E a dare il colpo di grazia a questa caccia alle streghe fu un film per la TV, Labirinti e Mostri (Mazes & Monsters), chiaro riferimento a Dungeons & Dragons, in cui un giovane Tom Hanks dava vita a un ragazzo traumatizzato dalle sessioni di gioco di ruolo, incapace di scindere il mondo reale da quello fittizio.

In una simile dinamica sociale, è facile comprendere come un personaggio come Eddie Munson fosse destinato a essere un escluso. Se a questo aggiungiamo che il suo gruppo di gioco ha il nome di Hellfire Club, è impossibile fare a meno di notare come Eddie fosse un predestinato. Ma il ruolo del reietto è portato quasi con fierezza da Eddie, che se ne fa vanto, lo esterna ed estremizza, se lo appunta al petto come una medaglia, al punto che inizialmente lo spettatore si domanda se questo strambo ragazzo non sia realmente un’influenza negativa.

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A vedere come si evolve il suo personaggio, sembra chiaro che Eddie sia una figura studiata e creata con una precisione impeccabile. Da un lato, in alcune scene, come nel suo incontro con Crissy nel bosco, emerge una personalità quasi delicata, un’anima che vorrebbe esser solo accettata e non considerata come la pecora nera, rifiutata da tutti. È la prima crepa nella maschera di bad boy, un segnale che sotto quella zazzera ribelle ci sia ben altro, ma la vera domanda è una: chi se ne renderà conto? Perché siamo onesti, oggi tutti inneggiamo al coraggio di Eddie, lo si consacra a main character della quarta stagione di Stranger Things, ma sappiamo tutti che il personaggio di Joseph Quinn, nella vita reale, sarebbe trattato da questi fan esattamente come lo trattano i suoi compagni di studi.

Eddie è il metallaro incompreso del liceo, è lo schizzato che gioca ai giochi di ruolo, che ha passioni poco condivise che lo allontanano dal main stream, quindi ‘non è uno di noi’. Sotto questo aspetto, i Duffer Bros ne hanno fatto un ritratto veritiero, spietato ma coerente, ma lo hanno addolcito affidando a questo outsider un ruolo salvifico, eroico nella loro storia.

Eddie Munson, il vero eroe di Stranger Things 4

Ma senza andare a scomodare la sua strepitosa esibizione nella oramai celebre Metallica Scene, sono altri i momenti in cui Eddie mostra la sua vera umanità, quel lato che fa leva sulla nostra emotività e lo consacra ad esser il miglior personaggio della serie. Eddie diventa uno di noi quando accoglie e non minimizza l’importanza di Erica Sinclair durante l’ultima partita di D&D, mentre tutti sono scettici e la accettano controvoglia, Eddie la fa sentire parte di un gruppo, ne accompagna non solo la ruolata ma la rende la mattatrice della serata. Un atto quasi protettivo, in cui inconsciamente Eddie cita quello che sarà un monito sul suo destino:

“Non c’è alcuna infamia nella ritirata. Non provate a fare gli eroi, non oggi”

Eppure, è ad Erica che rivolge il suo sorriso più ampio, quasi un messaggio di benvenuto nel gruppo. Eddie sa cosa significhi esser un escluso, ed evitare a Erica quella sensazione è un sollievo per lui. In questi passaggi emotivi, nel suo abbraccio fraterno a Dustin prima della battaglia finale (‘Dustin Henderson, non cambiare mai’), nel suo costante pensiero protettivo rivolto ai suoi ragazzi, si vede una personalità lontana dalla stigma sociale che gli è stato imposto.

Un ragazzo fragile, schiacciato da una situazione che lo vuole colpevole sino a prova contraria (situazione modellata sul celebre caso dei Tre di Memphis, esempio lampante della condanna pubblica su base preconcettuale), che si nasconde dietro una maschera imposta dalla percezione che gli altri hanno di lui. Eddie Munson è divenuto così popolare non solo per la sua epica esecuzione di Master of Puppets (scelta non casuale, considerata la natura del personaggio e il testo dei Metallica), ma perché fa leva sulle emozioni degli spettatori. Qualcuno potrà rivedere nell’immagine sociale di Eddie un passato comune, altri potrebbero rivedere in Eddie il compagno escluso chiededosi se all’epoca non abbiano commesso un errore a voltargli le spalle, ma quello che rimane assodato è che Eddie Munson rimane il personaggio più autentico e realistico di Stranger Things. E infine, dopo una vita scappando da sé stesso, riesce a divenire un eroe, salvando coloro che lo hanno sempre demonizzato e irriso.

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