Ecco perché i film dello Studio Ghibli sono su Netflix

I film dell'acclamato studio di animazione fondato da Hayao Miyazaki sono già disponibili sulla piattaforma streaming, ma come si è arrivati allo storico accordo?

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a cura di Domenico Bottalico

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Come sapranno tutti gli abbonati Netflix, i mitici film dello Studio Ghibli sono ormai disponibili nel catalogo della piattaforma streaming.Quando venne annunciata la partnership tuttavia in molti sono rimasti sorpresi soprattutto in correlazione alle posizione protettive nei confronti dei propri lavori, dei fan degli anime e delle nuove tecnologie dell'era digitale di quello che è uno dei fondatori dello Studio Ghibli nonché una delle figure più influenti nel campo dell'animazione ovvero Hayao Miyazaki.

A parlare dello storico accordo con Netflix però non è stato Hayao Miyazaki ma Toshiro Suzuki, l'altro fondatore dello Studio Ghibli, spiegandone le motivazioni in una intervista a Yahoo Japan (link qui).

Suzuki è stato molto diretto dicendo che l'accordo è stato dettato semplicemente da questioni economiche: i cinema e l'home video sono importanti - ha affermato Suzuki - ma ora come ora la distribuzione è fondamentale.Sul perché si è scelto Netflix e sul divieto di distribuzione digitale, Suzuki ha confermato che il divieto era auto-imposto e  che è riuscito a convincere Hayao Miyazaki suggerendogli che gli introiti derivanti dall'accordo avrebbero potuto coprire i costi di produzione del prossimo film.

Toshiro Suzuki ha inoltre confermato che Hayao Miyazaki sta girando un nuovo film e che come accade per le produzioni del Sensei questo richiede un lasso di tempo indefinito e molte, moltissime risorse non solo economiche. Messo davanti alla possibilità di avere un introito importante, Miyazaki si sarebbe convinto.Suzuki ha infine precisato che Hayao Miyazaki non conosce davvero la tecnologie dietro le piattaforme streaming come Netflix, e come risaputo, non utilizza computer, tablet o smartphone. Insomma non aveva neanche idea cosa fosse la distribuzione digitale e per questo motivo ci è voluto un po' di tempo per spiegargliela.
Toshiro Suzuki,
che ricopre ovviamente anche il ruolo di produttore, ha concluso che comprende il punto di vista di Miyazaki, da sempre più concentrato sull'aspetto creativo dello Studio Ghibli, ma che nell'immediato futuro non si potrà prescindere da queste piattaforme che permettono di realizzare produzioni che vengono scartate dalla distribuzione tradizionale.

Lo Studio Ghibli è uno studio cinematografico di film d'animazione giapponese, noto soprattutto per essere il produttore delle opere di Hayao Miyazaki e Isao Takahata.

Molto popolare in Giappone, i suoi film sono tra i più visti nella storia del Sol Levante. Gran parte delle opere dello studio ha vinto premi nel campo dell'animazione, tra cui l'Anime Grand Prix; inoltre sono stati acclamati dalla critica sia giapponese sia occidentale, al punto che il critico Roger Ebert ha classificato Il mio vicino Totoro e Kiki - Consegne a domicilio tra i più bei film per bambini mai realizzati, e Janet Maslin del New York Times ha definito Principessa Mononoke una pietra miliare del cinema d'animazione. Nel 2002, La città incantata ha vinto l'Oscar al miglior film d'animazione, diventando il primo film anime a vincere un Academy Award.

Lo studio è ben noto per essere molto severo sulla politica del "niente tagli" nella distribuzione dei propri film fuori dal Giappone. Ciò è dovuto al primo adattamento statunitense di Nausicaä della Valle del vento: al momento nella sua uscita negli Stati Uniti era stata distribuita una versione intitolata I guerrieri del vento con grossi tagli e riscritture della storia. Nel 1994, inoltre, Fox Video aveva distribuito una versione con grossi rimaneggiamenti nei dialoghi de Il mio vicino Totoro.

Questa politica fu particolarmente chiara quando Harvey Weinstein, co-presidente di Miramax, suggerì di adattare Princess Mononoke per renderlo più commerciale. La risposta del produttore dello Studio Ghibli fu semplice e categorica: «niente tagli».

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