E.T. l'extraterrestre e l'eterna paura dell'Altro

Il film che più di tutti ha definito il design audiovisivo degli anni Ottanta. Alcune di quelle sequenze concepite e orchestrate da Steven Spielberg sono diventate totem per le retine nerd di tutte le epoche.

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a cura di Valerio Pellegrini

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Vi dice niente il balenare dei fasci luminosi di torce elettriche che ispezionano un bosco di notte? Ragazzini che fuggono in bicicletta inseguiti da adulti membri di organizzazioni governative tanto oscure da sembrare terribili sette? Piccole comunità di provincia che devono fare i conti con fenomeni paranormali? Qualcosa dovrebbe senz'altro dirlo a chi ha amato il film E.T. l'extraterrestre. Se c'è una singola pellicola che più di tutte ha contribuito a plasmare l'immaginario audiovisivo contemporaneo (certamente quello fantascientifico) quella è proprio il capolavoro di Steven Spielberg datato 1982.

Di E.T. l'extraterrestre colpisce anzitutto la longevità del suo statuto di cult. Una longevità sancita in primis dai riconoscimenti ufficiali degli anni Novanta: da parte del National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e dell'American Film Institute. Senza contare l'incredibile mole di citazioni e di collegamenti che possiamo ritrovare in film e telefilm anche di strettissima attualità. Prendiamo lo straordinario successo 2015 della serie Stranger Things. Pensiamo a una certa Undici che, lasciata sola in casa di Mike, esplora il mondo con la stessa affascinante ingenuità dell'alieno ET. C'è solo da decidere a quale dei due "alieni" stesse meglio la parrucca bionda, quale dei due travestimenti è più buffo e dissacrante rispetto al contesto drammatico.

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Il recente exploit di Stranger Things ha dimostrato non solo un'incontenibile voglia di vintage e di anni Ottanta ma anche l'assoluta preminenza di E.T. l'extraterrestre in quanto film cult catalizzatore di quella decade. Del serial ideato dai fratelli Matt e Ross Duffer colpisce la precisione del gesto tecnico con cui si cerca di catturare e rilanciare in chiave estetica un bagaglio di sensazioni indelebile per molti di noi bambini o adolescenti nel 1982 (l'anno di ET) e nel 1983 (l'anno in cui si svolgono i fatti narrati in Stranger Things). In Stranger Things i rimandi emotivi più riusciti (o inflazionati se non piace il gioco citazionista) sono proprio quelli a E.T. l'extraterrestre di Steven Spielberg. Con una notevole perizia filologica, i fratelli Duffer hanno effettuato una ricostruzione che coinvolge molto anche il design dell'inquadratura unendosi a preminenti registi contemporanei quali Michael Bay e J. J. Abrams nell'esaltare caratteristiche tipiche del découpage spielberghiano. Prima di tutto l'effetto "lens flare" e il controluce come modalità espressiva

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