Dylan Dog 416: Il detenuto, recensione

Sergio Bonelli Editore spegne 80 candeline e il nostro Dylan Dog ci porta dentro uno dei suoi incubi peggiori, dove è detenuto e accusato… ingiustamente?

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a cura di Massimo Costante

Senior Editor

Oltre 30 anni di incubi per Dylan Dog e 80 anni di grandi successi per Sergio Bonelli Editore, la storica casa editrice milanese che questo mese festeggia l’importante traguardo insieme a tutti gli eroi che l’hanno resa celebre. Una cover in linea con le altre testate, una delle medaglie celebrative che raffigurano il nostro Dylan e una storia che vedrà l’inquilino di Craven Road detenuto dalla polizia… cosa gli è accaduto?

Ci apprestiamo a leggere una delle storie che si preannuncia essere una delle più conturbanti e asfissianti della storia del nostro amato Indagatore dell’Incubo.

Dylan Dog, detenuto nell’incubo

Non è la prima volta che Dylan si ritrova sbattuto in cella. Anzi. Negli anni l’evento si è susseguito tantissime volte. Ma stavolta cosa cambia, oltre a trovarsi in manette e dietro le sbarre ingiustamente? In realtà la storia immaginata e scritta da Mauro Uzzeo, per la prima volta alle prese con l’indagatore dell’incubo, cela incubi e domande molto più profonde, che coinvolgono un tema e un qualcosa dal valore inestimabile: la libertà. Ma andiamo con ordine.

Dopo una cenetta romantica, Dylan e Ilary si imbattono nella Polizia, con due agenti di ronda intenti a scacciare brutalmente un clochard dalla strada. La coppia, però, vedendo la prepotenza degli agenti, decide di intervenire chiedendo loro spiegazioni. Ma a loro volta si ritroveranno sotto torchio dagli agenti che decidono di portare Dylan in prigione…semplicemente perché sprovvisto di documenti al seguito.

Quello appena descritto può sembrare un incipit pretestuoso, ma la storia prende una piega assai inaspettata che fa sprofondare Dylan in uno dei suoi incubi peggiori. Immaginate già di essere in una cella d’isolamento, stretta e buia (qualcuno ha detto claustrofobia?), senza che nessuno vi ascolti e con nessuna possibilità di poter incontrare le persone a voi più care. In fin dei conti, quella narrata da Uzzeo potrebbe essere una delle tante realtà che avvengono ogni giorno nelle prigioni in ogni angolo del globo, non siamo davanti alla solita favoletta nera.

In quel preciso momento gli incubi che prendono d’assalto la nostra lucidità e quella di Dylan, iniziano ad assumere le forme più strane e misteriose, catapultandoci nel corso della storia in un autentico viaggio fatto di dolore, ingiustizia e mostruosità dell’animo umano. Questo porterà Dylan e il lettore a riflettere sulle cose più care al mondo che ci fanno sentire veramente liberi. E a desiderarle ardentemente di nuovo.

Il detenuto di Uzzeo è una storia molto introspettiva, forse non adatta a tutti i gusti, ma pienamente in linea con gli incubi a cui ci ha abituato Dylan nel corso di centinaia di avventure. La visione onirica e oscura del vero senso di libertà, arriva dritta al cuore. E il finale… o meglio l’epilogo parziale di questa avventura che si concluderà solo il mese prossimo con l’albo 4717 dal titolo L’ora del Giudizio, che vedrà anche il ritorno di due grandi autori: Barbara Baraldi e Angelo Stano.

Dentro l’oscurità

Questo albo segna anche il debutto di Arturo Lauria, un illustratore già caro agli americani che hanno conosciuto Colonus edito da Dark Horse, in Italia da Edizioni Inkiostro (lo trovate disponibile su Amazon) e altre opere sempre pubblicate dalla casa editrice abruzzese.

In questo albo lo vediamo a suo agio con delle linee forti, piene e scure. È proprio l’oscurità a riempire le sue tavole. Lauria ricerca uno stile tutto suo, che forse non sarà pienamente apprezzato dai lettori abituati a tratti più fini e definiti, ma vi assicuriamo che la visione del nuovo arrivato nella scuderia di Dylan si sposa alla perfezione con i toni oscuri e oppressivi della storia narrata. Nuovo, diverso e azzeccato.

La cover, invece, in linea con le colorazioni dei festeggiamenti di casa Bonelli, in realtà non ci ha convinto pienamente. Gigi Cavenago, osannatissimo copertinista della serie regolare, ci ha senza alcun dubbio abituati a ben altri standard, consegnandoci stavolta una cover quasi fuori contesto (voluta dal tema in comune con le altre testate, quindi lo discolpiamo ma la cover comunque non ci piace n.d.r.) e un Dylan scarno e abbozzato… che non può reggere il paragone di Julia o di Tex di questo mese. A voi l’ardua sentenza.

Inevitabile e preannunciato l’aumento di prezzo, mentre per la serie “non tutti i mali vengono per nuocere” abbiamo notato l’aumento della grammatura della copertina, che permetterà senz’altro una migliore conservazione dell’albo; e una completa colorazione della seconda e terza di copertina, una colorazione che diventerà – secondo quanto riportato da Davide Bonelli – lo standard per i prossimi numeri.

Poi non dimentichiamoci della medaglia celebrativa degli 80 anni di Sergio Bonelli Editore, che, ovviamente stavolta raffigura il nostro amato Dylan. Occhio quindi al prossimo numero che regalerà ai lettori la medaglia di Groucho.

Il detenuto è solo la prima parte di una storia che parte in un modo poco convincente, per poi riprendersi e calare il lettore in un viaggio opprimente e introspettivo. Una bella prova che però necessita anche di un degno finale. L’appuntamento quindi è sempre qui tra un mese esatto, ricordandovi anche l'eccellente Dylan Dog Oldboy n.6 ancora in edicola e recensito su queste pagine. Nel frattempo, non dimenticate i documenti a casa… non si sa mai.

Cari ritornanti e affezionati dei dintorni di Craven Road,

Lunedì 3 maggio alle ore 21:00 sul canale Twitch di Cultura Pop di Tom’s Hardware Italia, parleremo di Dylan Dog, dell’albo Il detenuto appena giunto in edicola, e avremo l'onore di ospitare il premio Bram Stoker Award Alessandro Manzetti e l'illustratore Stefano Cardoselli che disegnerà per noi in diretta!

https://www.twitch.tv/culturapopita

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