Dylan Dog 415: Vendetta in maschera, recensione
Un gruppo di ragazzi emarginati, un parco come campo base e una serie di misteriosi omicidi: questi gli elementi di Vendetta Mascherata
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a cura di Massimo Costante
Senior Editor
In sintesi
Un gruppo di ragazzi emarginati, un parco come campo base e una serie di misteriosi omicidi. Toccherà a Dylan indagare dietro quella che sembra proprio una… vendetta in maschera.
Quanti fantasmi, zombi, vampiri e perfino alieni venuti dallo spazio profondo ha affrontato il nostro Dylan? Eppure, come tante volte lo stesso Tiziano Sclavi ci ha ricordato, “I veri mostri siamo noi”, forse un po’ per omaggiare – com’era suo solito fare – l’omonima pellicola cult con Vincent Price (dove interpreta proprio un vampiro, giusto per restare in tema), ma soprattutto per indicare che solo noi esseri umani riusciamo ad essere disumani macchiandoci delle più atroci mostruosità. In questo nuovo albo appena giunto in edicola, Vendetta in maschera con la storia di Gabriella Contu avremo modo di ricordare anche quanto i ragazzini riescano ad essere davvero spaventosi.
Ma più che i ragazzini, il vero incubo di questa storia è l’emarginazione. Chi in un modo, chi in un altro, anche voi che state leggendo, in qualche modo conoscete l’orrore di non essere stati accettati per qualcosa. Se aveste potuto, avreste chiamato in soccorso l’inquilino di Craven Road?
Dylan Dog, vendetta in maschera… ma non troppo
Nel racconto I Figli del grano (contenuto nella raccolta A volte ritornano, 1978) di Stephen King ricorre un gruppo di ragazzini, armati alla bene e meglio con bastoni e attrezzi agricoli. È una delle prime cose che ci è venuta in mente quando abbiamo visto in azione in uno dei parchi di Londra la piccola banda protagonista di questo albo.
Gabriella Contu, probabilmente ispirata a questo racconto o a qualche pellicola che affronta i temi giovanili, presenta così in Vendetta in maschera questo gruppo di adolescenti armati e mascherati, che con le loro scorribande terrorizzano e derubano i frequentatori del parco. Sono ragazzi abbandonati a sé stessi, uniti dalla sola forza del loro gruppo che impone una serie di regole per essere accettati. Un po’ come Il Signore delle Mosche, con la gerarchia del caso. Ma pur di essere accolti nel gruppo e seguire le regole, sono disposti anche a uccidere? Sembra di no. Ma allora chi è l’autore di una serie di brutali omicidi che iniziano a verificarsi?
Tocca a Dylan indagare, una volta “assunto” dal branco. E c’era da aspettarselo.
Perché, vedete, al netto del titolo dell’albo che va nettamente a spoilerare e rendere molto prevedibile l’epilogo della storia, quella messa in scena dalla pur sempre bravissima Contu in Vendetta in maschera è una storia con poco mordente e priva di qualsivoglia colpo di scena, cliffhanger e di altre cosucce ricorrenti nelle storie dell’inquilino di Craven Road. Ma andiamo con ordine.
Dylan è ancora una volta è in balia degli eventi, quella che fa per scagionare il piccolo Sam – primo indiziato del gruppo sugli omicidi, non si può chiamare nemmeno indagine, nonostante l’old boy sia arrivato in soccorso all’ispettore… ops, pardon, Sovrintendente Bloch (una svista che non è passata inosservata n.d.r.). Il giallo si risolve quasi per caso e in completa autonomia, oseremmo dire, tagliando fuori mostri e potenziali spiriti assassini. Pesa perfino l’assenza di Rania, Carpenter (essendo un caso prettamente “naturale” e poliziesco) e di Groucho che non è presente in tutto l’albo (!).
Ammettiamo però che il vero orrore protagonista di questa storia, è riuscito a toccare qualche corda tanto cara al nostro indagatore.
Addio adolescenza crudele
Come già anticipato, il vero orrore de Vendetta in maschera è l’adolescenza e come in questa delicata fase della nostra vita i giovanissimi riescono ad essere davvero molto crudeli.
In questa storia Dylan si schiera ancora una volta dalla parte degli emarginati (il branco che vive nel parco londinese, appunto), li supporta e la storia che svela il colpevole rimanda direttamente a un triste episodio di bullismo e violenza psicologica.
È un autentico “orrore” avere un disperato bisogno di sentirsi accettati e ciò che si ottiene è solo derisione. E questo avviene, il più delle volte, proprio nel corso della nostra adolescenza, mentre il nostro corpo si trasforma e siamo ancora pieni di insicurezze. Un tratto dell’albo che, come avvenuto in passato, non ci ha lasciato affatto indifferenti.
Le tavole sono di Andrea Chella, approdato in passato nella serie Dylan Dog Maxi (L'uomo e la bestia nel numero 31, come lo stesso curatore ci segnala), un artista che oltreoceano è riuscito a farsi apprezzare nelle pubblicazioni di Dark Horse per la serie di Star Wars. Eppure, in questo albo l’autore ha restituito un tratto certamente molto personale, ma spesso approssimativo e poco espressivo. Gigi Cavenago apre l’albo con una cover molto rappresentativa della storia che segue. Non tra le sue migliori cover, ma comunque molto ben fatta.
Sembrano ormai lontani perfino gli albi di appena un anno fa, dove l’indagatore dell’incubo veniva in parte stravolto, ma convinceva e intrigava nel suo mini ciclo 666 iniziato proprio con L’alba Nera. Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?
Cari ritornanti e affezionati dei dintorni di Craven Road,Venerdi 9 aprile alle ore 21:00 sul canale Twitch di Cultura Pop di Tom’s Hardware Italia, parleremo di Dylan Dog, dell’albo Vendetta in maschera appena giunto in edicola, ma non mancheranno altre sorprese per tutti gli amanti dell'horror!
https://www.twitch.tv/culturapopita
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Voto Recensione di Dylan Dog #415 – Vendetta in maschera
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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La storia riprende alcuni temi molto importanti correlati all’emarginazione sociale;
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Dylan sempre dalla parte degli “esclusi”;
Contro
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Storia priva di mordente ed epilogo davvero “telefonato”;
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Il tratto delle tavole è un po’ povero e approssimativo;
Commento
Dylan Dog - Vendetta in maschera sarà un albo che verrà ricordato per essere passato velocemente tra le nostre mani. il titolo spoileroso anticipa una storia di Gabriella Contu senza troppo mordente, dove il nostro Dyaln si schiera come sempre dalla parte degli emarginati, ma che in realtà ha molto poco da scoprire nella serie di omicidi che fa arrovellare il povero Bloch. Totale assenza di alcuni comprimari essenziali (Groucho tra tutti), e dell’incubo un po’ più pulp o mistico se vogliamo, per lasciare spazio ad altri orrori della nostra società. Un po’ per rimarcare che “I veri mostri siamo noi”. Completano un albo senza infamia e senza lode le tavole di Andrea Chella forse non all’altezza della sua pur meritata fama internazionale.
Informazioni sul prodotto
Dylan Dog #415 – Vendetta in maschera