Dylan Dog 404: Anna per sempre, la recensione
Anna Never, l’indimenticabile bionda catastrofica torna in una nuova avventura di Dylan Dog, che lo vedrà affrontare uno dei suoi peggiori incubi.
Advertisement
a cura di Massimo Costante
Senior Editor
In sintesi
Anna Never, l’indimenticabile bionda catastrofica torna in una nuova avventura di Dylan Dog, che lo vedrà affrontare uno dei suoi peggiori incubi.
Dylan Dog ha una platea di lettori piuttosto ramificata e poco omogenea, figlia degli ultimi anni che hanno visto una serie di cambiamenti di questo importante fumetto italiano, come l’arrivo di una meteora che ha distrutto quell'universo di Dylan per come lo conoscevamo, con l’inizio di un nuovo ciclo.
Ecco, tanti lettori di vecchia data in questo nuovo Dylan Dog – Anna per sempre avranno il piacere di ritrovare una vecchia fiamma tanto cara all'inquilino di Craven Road, la catastrofica Anna Never. Ve la ricordate? Bella, passionale e maledettamente sfortunata. Se il povero Dylan pensava di starle lontano in tutti questi anni, stavolta fuggire non gli servirà a nulla: il pericolo arriva da un male molto più profondo.
Dylan Dog affronta il fantasma di sé stesso
Guardando al ciclo di Dylan Dog 666, nel nuovo universo immaginato da Roberto Recchioni, Anna Never non è un vero e proprio ritorno per Dylan, trattandosi di un incontro “nuovo” di questo arco narrativo che parte da zero con L’alba nera, dove in questo nuovo universo alcuni degli elementi più significativi di Dylan Dog sono stati cambiati.
Giusto per rinfrescarvi la memoria, il Dylan barbuto che state conoscendo su queste nuove pagine ha un assistente di nome Gnaghi – di pochissime parole -, il vecchio Bloch è il suo padre adottivo e, per finire, è stato sposato col sergente Rania Rakim, un matrimonio poi finito a causa di una certa terrorista dell’IRA. Ma certi incubi restano tali in ogni universo, e questo albo sembra avere tutte le carte in regola per affrontare in un modo davvero eccezionale uno dei fantasmi più difficili da scacciare del passato di Dylan: l’alcolismo.
Anche in questa nuova visione di Recchioni, Anna Never popola gli incubi di un uomo, proprio come accadeva nell'albo originale del 1986 Dylan Dog n.3, Il fantasma di Anna Never (Sclavi e Roi), ma stavolta il povero malcapitato è lo stesso Dylan.
Mentre la vita scorre malinconica, tra efferati omicidi e sequestri (vedi il numero precedente Dylan Dog – La lama, la Luna e l’orco n.d.r.), Dylan sogna assiduamente una donna bellissima, lei dice di chiamarsi Anna Never e Dylan se ne innamora perdutamente. Anche se alla fine del sogno, immancabilmente lei lo uccide. Ma l’amore è una chimica assai difficile da comprendere, che volete farci.
Mentre alcuni sogni possono essere generati da mostri quanto più autentici.
Una serie di avvenimenti permetteranno a Dylan di conoscere da vicino Anna Never, facendo nascere tra loro una storia d’amore travolgente. Le tavole di Sergio Gerasi, partendo da pag.36, sono un autentico capolavoro di rappresentazione di sentimenti, gesti, dolore e violenza… il tutto in totale assenza di parole.
E credeteci: le parole non servono, riuscendo quasi a provare autentiche sensazioni di ciò che vivono – o sognano – i nostri protagonisti. E più che un sogno, come detto sin dall'inizio, si tratta di un incubo generato da un fantasma del passato, quella bottiglia che per Dylan ha sempre rappresentato un rifugio pericoloso per sé stesso.
La storia nasconde un piccolo rimando all'opera romanzesca di Sclavi e un gradito “ritorno” tutto “Made in Rrobe” perfettamente in linea con la nuova visione di questo albo, che possiamo dire con certezza, tutt'altro che un remake.
Le vignette silenti e pregne dell’amore-orrore che vive Dylan sono una piccola perla che farà felici fan di vecchia data e non, anche se abbiamo assistito a un prolungamento di quel “Dylan” che a tratti si discosta davvero tanto dal carattere timidamente “british” che in questo albo viene nettamente contrapposto. Ancora, alcuni ritratti di Gerasi, nonostante la sua tecnica sia ormai nota nei dintorni dylandoghiani, qui appare più nervosa e cruda, dando al nostro indagatore un viso più maturo del solito e anche più rude. E no, non è solo colpa della barba.
La storia si conclude senza lasciare spazio agli eventi dietro le quinte avviati nel precedente albo, dando appena la concessione alle tavole di Giorgio Pontrelli che abbracciano la storia successiva, chiaramente ancora ispirata ai primi albi della serie e in ordine di sequenza. Il prossimo mese pare che sarà la volta de Gli Uccisori. La copertina di Anna per sempre è resa da un Gigi Cavenago sempre più inarrivabile, con un’immagine del “Fantasma di Anna Never” davvero molto evanescente. Da applausi.
Dylan Dog e il lungo cammino
La strada intrapresa dal curatore della testata sembra tutta in salita, considerando che questo ciclo si è imposto il compito di riscrivere il “canone dylandoghiano”, creando alte aspettative e un obbligato paragone con i vecchi albi di riferimento. Il pericolo di scadere nella rivisitazione forzata e inconsistente è alto. Ma questo Dylan Dog – Anna per sempre lascia ben sperare.
Il precedente albo aveva il difficile compito di avviare una trama maggioritaria che, con buona probabilità ritroveremo nel corso degli altri albi, apparendo, però, nel complesso un po’ confusionario e male orchestrato. Da qualche parte bisogna pur iniziare.
In compenso, vorremmo dare un segnale agli autori e ai lettori speranzosi sulla buona riuscita delle belle storie, quelle che ci tengono incollati alle pagine: Anna per sempre è un albo esemplare di come andrebbero “rivisitate” le storie. Quindi, consci del fatto che come Dylan, in ognuno di noi c’è una parte oscura, sposiamo il consiglio dell’autore e vi consigliamo di godervi la storia con l’ascolto dell’album di Dark Side of the Moon dei Pink Floyd e fateci sapere cosa ne pensate.
Potete leggere Dylan Dog “E ora, l’apocalisse” in un’edizione speciale cartonata e in bianco e nero, in sconto speciale su Amazon.
Voto Recensione di Dylan Dog #404 - Anna per sempre
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
-
- Storia nuova che riesce ad abbracciare benissimo vecchie nemesi di Dylan;
-
- Anna Never è tutto ciò che non ti aspetti;
-
- Gerasi straordinario. Cavenago sempre più inarrivabile.
Contro
-
- Dylan appare ancora più rude e rozzo del solito;
-
- L’albo prende una pausa dalla spinale narrativa inaugurata nello scorso albo. Ma va anche bene così…
Commento
Dylan Dog – Anna per sempre è quell’avventura del ciclo 666 che in realtà non ti aspetti. C’è la bella Anna Never, va bene, ma occorre leggere la storia per come viene presentata e non per ciò che è stato (in un altro universo). Siamo di fronte a una lettura scorrevole, piacevole e – oseremmo dire – di “vecchio stampo”, dove i sogni si mescolano con gli incubi e non si capisce bene la loro linea di confine, con un Dylan dal carattere in linea con quanto rappresentato negli ultimi tre albi, forse ancora di più. La storia è un colpo al cuore e ciò che in un periodo buio dell’indagatore ha rappresentato un nemico-rifugio: l’alcolismo. Le tavole di Sergio Gerasi sono eccellenti e, soprattutto in alcune pagine, è il caso di dire che parlano da sole. Anna per sempre sarà sicuramente un albo esemplare di questo nuovo corso.
Informazioni sul prodotto
Dylan Dog #404 - Anna per sempre