Dune, l’universo futuro immaginato da Frank Herbert, è divenuto una delle rappresentazioni più simboliche della space opera letteraria, contribuendo a dare corpo ad aspetti fondanti dell’immaginario collettivo. Gran parte della fantascienza moderna, specialmente cinematografica, ha un debito nei confronti di Dune, soprattutto in relazione alla fallita trasposizione cinematografica dia Alejandro Jodorowsky, ma all’interno di questa ambientazione si rileva, almeno all’interno del corpus letterario principale, una particolarità che sembra contrastare con il concetto di fantascienza: l’assenza di macchine pensanti. Nel dare vita al suo universo futuro, infatti, Herbert aveva scelto di non rendere l’elemento tecnologico come fondamentale, e per eliminare questo aspetto aveva introdotto un remoto evento del passato della galassia: il Jihad Butleriano.
Parlando di Dune, come sempre, è necessario fare una distinzione tra il ciclo iniziale dei sei libri, scritti da Frank Herbert, e la successiva espansione di questo universo portata avanti dal figlio Brian Herbert con Kevin J. Anderson. Nella sua descrizione della società futura di Dune, Herbert padre non si premurò di dare una particolare definizione al passato dell’impero in cui si muovevano i suoi personaggi, una concezione che lo portò quindi a introdurre l’elemento della Jihad Butleriana come motivazione di una condizione socio-tecnologica, l’assenza di macchine pensanti e la presenza dei Mentat, senza contestualizzare storicamente questo evento nella lore della sua saga.
Il Jihad Butleriano in Dune
A ben vedere, per Frank Herbert il Jihad Butleriano era essenzialmente un monito, con cui il romanziere americano voleva trasmettere un senso di allarme sulla crescente dipendenza delle menti dalla crescente tecnologia, vedendo nella pigrizia derivante dal servilismo delle macchine e nell’abbandono di esercizi mentali i presupposti per una caduta della società umana. Una visione che sembra rifarsi al romanzo Erewhon di Samuel Butler, da cui probabilmente il nome di questa rivolta umana contro le macchine, pubblicato nel 1872, in cui si immaginava che l’umanità avesse deciso di distruggere le macchine, all’epoca della stesura del romanzo anche rudimentali meccanismi, per timore che evolvendosi potessero superare l’intelletto umano, una concezione che sembra risentire della filosofia luddista, ancora presente nella società vittoriana dell’epoca.
Un accenno a quello che sarebbe divenuto poi il conflitto tra uomo e macchina di Dune compare, con l’evolversi della trama della saga, nei libri successivi a Dune. Il ruolo delle macchine pensanti, infatti, viene rivisto in un’ottica secondo la quale la loro presenza avrebbe leso l’evoluzione umana, ma erano comunque necessarie, motivo che portò alla creazione di sostituti (come Mentat, Bene Gesserit e Navigatori), che potessero svolgere i ruoli solitamente demandanti nella narrativa fantascientifica alle macchine. Una concezione intrigante, che tende però a innescare una nuova problematica: la disumanizzazione dei sostituti delle macchine pensanti.
Ne L’Imperatore-Dio di Dune, Leto II, mentre avvia l’umanità sul suo Sentiero Dorato, ricorda il Jihad Butleriano come l'istante in cui l’umanità aveva preso coscienza di come fosse divenuta controllata e guidata dalle macchine. Momento in cui viene creata la Bibbia Cattolica Orangista, in cui sono contenuti precetti morali che riportano a una condizione tecnologica retrograda ma focalizzata sulla valorizzazione umana, che diventa uno dei tratti essenziali della dialettica di Herbert. A ben vedere, quindi, nell’esalogia originale di Dune, il ruolo della Jihad Butleriana era di espediente narrativo che serviva a motivare un assetto tecnologico scarno e lontano dall’immaginario fantascientifico classico, dove erano totalmente assenti le macchine pensanti. Il Jihad Butleriano, infatti, non esclude ogni forma di macchina, ma solo quelle che, in virtù di una anche basilare forma di intelligenza artificiale, possano essere autonome e sviluppare un’auto-coscienza. Per rimanere in ambito sci-fi, sarebbero banditi tutti i robot di Asimov ma non le gigantesche astronavi che invece Herbert affida alla guida dei Piloti della Gilda.
Una distinzione importante, che ribadisce il senso del Jihad Butleriano all’interno della dinamica delle diverse forze sociali presenti in Dune. Questo breve accenno alla Jihad Butleriana fu tale che non venne nemmeno sviluppato all’interno della trasposizione di Dune del 1984 di David Lynch, che non si addentra nello spiegare questo dettaglio della saga. Una sua rapida, quanto blanda spiegazione viene introdotta nella versione estesa di Dune, firmata come Alan Smithee da Lynch, in cui è presente un prologo in cui viene presentata questa guerra, ribattezzata la Grande Rivolta, ambientata circa 4050 anni prima degli eventi di Dune.
Per avere un racconto preciso del Jihad Butleriano e della sua influenza sulla società galattica si dovette aspettare decenni, quando Herbert figlio diede vita a Legends of Dune, una serie di archi narrativi che vanno a definire il passato dell’universo di Dune.
Il Jihad Butleriano in Legends of Dune
Partendo da materiale non sviluppato dal padre, Brian Herbert ha dato risalto ai trascorsi dell’universo di Dune, scegliendo proprio il Jihad Butleriano come punto di partenza dell’universo di Dune. Con un approccio differente da quello paterno, più filosofico, Herbert e Anderson hanno improntato il loro lavoro su un piano più dinamico, considerato utile per andare a creare le basi cronologiche dell’universo di Dune.
L’umanità si trova ad affrontare una spietata battaglia contro i Pianeti Sincronizzati, mondi popolati da macchine pensanti guidati da Omnius. Questa intelligenza artificiale è stata creata dai Cymeks, umani che hanno rinunciato alla caducità del proprio corpo fisico per racchiudere i propri cervelli in corpi robotici indistruttibili, con lo scopo di raggiungere un’immortalità tramite cui governare la galassia. Dopo aver creato Omnius, come strumento per avere un controllo dei pianeti conquistati, i Cymek ne sono divenuti schiavi, che con il nome di Titani esercitano il ruolo di generali delle armate di Omnius.
Nel contrastare le armate robotiche, l’umanità è guidata da alcune casate, una sorta di nobiltà pre-imperiale al vertice della Lega dei Nobili. Al vertice di questa organizzazione umana ci sono due casate, Harkonnen e Butler, che cercando di spronare l’umanità a non subire passivamente gli attacchi ma a reagire. Xavier Harkonnen, uno di comandanti militari, guida le armate umane per proteggere il futuro dell’amata Serena Butler, che cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sul piano politico. Durante un attacco, Serena, incinta del figlio di Xavier, viene catturata da uno dei Titani, che la consegna come cavia al robot Erasmus, che cerca di comprendere il comportamento umano. Durante la prigionia, Serena conosce il figlio biologico del comandante dei Titani, Vorian Atreides, che da convinto sostenitore della società delle macchine cambia visione quando assiste alla crudeltà di Erasmus, che non esita a uccidere il figlio di Serena davanti agli occhi della donna, un evento che diventa la scintilla del Jihad Butleriano.
Fuggiti dalla Terra, capitale dei Mondi Sincronizzati, Vorian e Serena si fanno voce della necessità di attaccare le macchine. Per decenni questa guerra continua, e Vorian, dotato di una longevità superiore grazie alla tecnologica dei Titani, continua a lottare al fianco degli Harkonnen, prendendo sotto la sua protezione il giovane Abulurd. Durante lo scontro finale con Omnius e i Titani sul pianeta Corrin, però, Abulurd decide di usare armi atomiche sulla Terra, nonostante la presenza di milioni di schiavi umani, che muoiono sotto il bombardamento. Azione scriteriata, che spinge Vorian a dissociarsi dal suo operato, che viene pesantemente condannato dalla Lega dei Nobili, portando alla caduta in disgrazia della casata Harkonnen. Questo è il momento in cui ha inizio la faida tra le due casate, vista anche in Dune.
La sconfitta dei Mondi Sincronizzati porta alla creazione di un nuovo ordine sociale. La crescente lotta a ogni forma di macchina pensante conduce alla distruzione di computer troppo evoluti, mentre la Battaglia di Corrin consegna alla famiglia Butler un ruolo di preminenza nella Lega dei Nobili, che viene rinominata Landsraad, e riformata su un modello imperiale, dove regnala famiglia Butler, in virtù del suo ruolo nella guerra, che sceglie un nuovo nome per la propria casata: Corrino, in onore della battaglia finale contro le macchine.
L’impatto del Jihad Butleriano sul mondo di Dune
Durante il Jihad Butleriano, sul pianeta Rossak una setta femminile di donne dotate di particolari poteri mentali, utilizza dei computer nascosti nelle profondità delle foreste del pianeta per perseguire un piano eugenetico volto alla creazione di una razza di telepati. Con il bando delle macchine pensati, questi computer diventano un pericolo per quelle che sono state ribattezzate le Streghe di Rossak, che iniziano quindi a seguire un rigido programma di eugenetica, aiutandosi con i loro poteri mentali, sempre più evoluti dall’utilizzo delle sostanze estratte dalle piante velenose di Rossak. Le Streghe di Rossak diventano il primo gruppo di Bene Gesserit.
Durante la guerra con le macchine, il magnate Aurelius Venport scopre sul remoto pianeta di Arrakis una sostanza che sembra avere incredibili proprietà. Ribattezzata spezia melange, questa droga diviene sempre più richiesta e per continuare a soddisfare la richiesta, la società di trasporto di Venport, grazie alla genialità dell’inventore Tio Holzman e della sua assistente Norma Cenva, si avvale di motori che possono piegare lo spazio. Impossibilitati a utilizzare computer per calcolare le complesse rotte spaziali, Aurelius e Norma scoprono che l’utilizzo del melange espande le capacità dei propri piloti, che assumendo la droga ottengono poteri di traslocazione, anche se i loro corpi subiscono orrende mutazioni. Da questa scoperta nasce la Gilda dei Navigatori.
Con il bando delle macchine pensanti, si rende necessario trovare un sostituto organico alle loro funzioni. Su un remoto pianeta, esiste una scuola in cui le menti di giovani allievi sono formate per essere rese dei computer viventi, chiamati Mentat. A dirigere l’istituto è Gilbertus Albans, un ex-schiavo delle macchine che è stato per anni soggetto di esperimenti del robot Erasmus, che ha salvato durante la distruzione del suo centro di ricerche. E’ proprio Erasmus, ora ridotto al suo solo cervello elettronico e conservato nei meandri della scuola, a fornire a Gilbertus le indicazioni su come addestrare menti umane a divenire dei computer viventi.
Il Jihad Butleriano ha portato alla scomparsa delle macchine pensanti, ma non della tecnologia in quanto tale. L’universo creatosi dopo la guerra contro i Mondi Sincronizzati non ha privato l’umanità di astronavi o semplici macchinari, che specialmente nei secoli seguenti alla fine della Jihad Butleriana hanno lentamente cominciato a riprendere un percorso evolutivo, sempre in considerazioni dei limiti imposti. Su IX, ad esempio, sono state sviluppati macchinari non intelligenti che aiutano la vita e lo sviluppo della società imperiale, come raccontato nei prequel House Atreides, House Arkonnen e House Corrino., mentre su Tleilax, il Bene Tleilax è detentore di incredibili scienze mediche e tecnologie biologiche, compresa una particolare forma di clonazione.
Un termine scomodo
Quando nel 1956 Frank Herbert scrisse Dune, il mondo islamico era percepito in modo differente rispetto alla visione attuale, macchiata da eventi tragici e da un contrasto ideologico che ne ha reso complesso l’utilizzo anche in trasposizioni come il Dune di Villeneuve. All’interno dell’esalogia di Herbert, il termine Jihad veniva interpretato nel suo significato più puro, ossia uno sforzo incredibile, oltre i limiti dell’individuo. La scelta di usare un termine islamico, relegando crociata a sinonimo usato in rare occasioni, era frutto della visione di Herbert dell’umanità futura e del suo rapporto con l’elemento religioso, unito al fatto che, nel creare i Fremen, aveva già introdotto termini mutuati da radici islamiche, come Muad’Dib o Shai-Hulud. Scopo di questa scelta era il voler trasmettere un senso di familiarità a quelle che erano viste, dai lettori dell’epoca, come le popolazioni del deserto per eccellenza, in modo da definire al meglio la figura dei Fremen, come svelò in un’intervista nel 1976:
“Se si vuole dare al lettore un sensazione credibile che non si trovi qui e ora, ma che qualcosa del presente sia stato portato lontano nel tempo e nello spazio, quale modo migliore del dare a questa realtà la lingua di un posto preciso…questo strumento orale, ha la sua forza inerziale, aiuta a formare la mente mentre la stessa mente lo usa”
Soprattutto, Herbert non voleva creare un futuro che vedesse la cristianità come unica religione sopravvissuta, ma che fosse rispettoso delle diverse fedi. Nelle sue ricerche per dare vita a Dune, Herbert aveva svolto studi sulle religioni caratterizzate da aspetti messianici, e aveva identificato nell’Islam una leva narrativa interessante, senza affidarsi a una visione monolitica, ma sondandone pregi e difetti. Per Dune, questa fede era importante per quello che lui definiva il ‘concetto di controllo assoluto’, un complesso, per Herbert, che conduceva alla definizione di una mentalità che era fertile per l’apparizione di figure messianiche, mostrandone anche i pericoli insiti nel ruolo. Come accade in Dune, prima con Paul e infine con Leto II, o con la Jihad Butleriana in Legends of Dune, quando Manford Torondo, leader di quella che diviene una setta alla fine delle ostilità con le macchine pensanti, trascende i dettami che hanno guidato Serena Butler, trasformandola in una martire e dando vita a un culto della persona che esula aspetti religiosi, diventando una manifestazione di potere temporale.