Due donne - Passing è la nuova pellicola che potrete trovare su Netflix dal 10 novembre firmata da Rebecca Hall, attrice, produttrice e scrittrice che esordisce alla regia con questa particolare opera in bianco e nero. Le vicende narrate dal film sono ispirate all'omonimo romanzo di Nella Larsen che tratta la drammatica storia di due donne afroamericane costrette a fronteggiare la complessità della segregazione raziale negli Stati Uniti degli anni Venti.
Nel cast Tessa Thompson nel ruolo della protagonista Irene, Ruth Negga come volto della ricca e infelice Clare, Alexander Skarsgård e André Holland. Il lungometraggio è un interessante tentativo di trattare temi socialmente rilevanti attraverso gli occhi di due donne, vecchie compagne di scuola, diverse tra loro eppure profondamente legate dal dolore di una vita che sembra remare loro contro e che le costringe a fingere di essere qualcosa che non sono. Ma si tratta di un prodotto effettivamente valido e in grado di soddisfare il pubblico, senza ricadere negli "stereotipi" che colpiscono i drammi di questo genere? Parliamone nel dettaglio.
Due donne - Passing: alla ricerca della libertà
Prima di trattare la narrazione, la regia e la fotografia di Due donne - Passing, osserviamone la trama in linee generali e contestualizziamola culturalmente. Irene è una donna afroamericana che vive ad Harlem insieme a suo marito e ai suoi due figli; all'inizio della pellicola la vediamo girare tra negozi della città con uno sguardo preoccupato e un modo di porsi profondamente modesto, anche fin troppo. Non ci vorrà molto per comprendere che il suo atteggiamento non esprime modestia bensì timore: la protagonista è una delle tante donne nere che, durante gli anni Venti e Trenta, cerca di avvalersi della sua pelle "più chiara" rispetto agli altri afroamericani statunitensi, per andare in negozi e in zone della città a cui altrimenti non potrebbe accedere. Mentre Irene si aggira, visivamente turbata, alla ricerca di un regalo per suo figlio incrocia in un bar una sua vecchia conoscente: Clare.
A differenza di lei, Clare finge a tutti gli effetti, 24 ore su 24, di essere bianca, racconta perfino di essersi sposata con un uomo bianco ricco e benestante. Da quell'incontro casuale e dopo un breve scambio di confidenze, le due rimangono turbate in maniera profonda. Irene trova inizialmente assurda la maschera che Clare si è costretta a portare e l'altra invece non può che sentire la mancanza di essere libera, di vivere essendo realmente sé stessa. Comincerà quindi una riscoperta del loro rapporto, profondamente complesso e infelice sotto ogni aspetto: come sfondo, il razzismo che impedisce loro di vivere normalmente e che grava su di noi spettatori come un enorme macigno. Ma, nonostante la storia sia drammatica e profondamente reale, la narrazione non funziona bene.
Le due sono caratterizzate egregiamente, sia nei dialoghi sia nel modo in cui le scene ci fanno comprendere le loro insicurezze, i loro dubbi e le loro intenzioni anche nei silenzi (indubbiamente merito di Rebecca Hall e delle interpreti). Per il resto però il racconto scorre fin troppo lentamente, dopo la prima mezz'ora il ritmo diventa sempre più flemmatico e questo si avverte a lungo andare. Innegabilmente Netflix ha tentato di darci in pasto qualcosa di più articolato e particolare, ma il tutto doveva essere scritto per essere molto più scorrevole; questo non avrebbe assolutamente interferito con l'effetto profondamente drammatico che si è cercato di dare a Due donne - Passing.
Osserviamo le giornate di Irene e Clare scorrere in modo poco convincente: mano a mano che la storia prosegue, diventa sempre meno avvincente e invece di farci avvertire in maniera incisiva il malessere delle due, per prepararci al finale, finiamo per soffrire noi, nell'eccessiva svogliatezza delle scene che si susseguono. Peccato, perché è stata proprio questa caratteristica ad averci inciso sulla valutazione generale del prodotto, che altrimenti sarebbe stato valutato in modo differente.
Uno sguardo in bianco e nero (e in 4:3)
Ma la regia di Rebecca Hall merita un po' di attenzione? Indubbiamente sì, dato che da questa pellicola si nota il profondo amore per il cinema e per tutto lo studio che ne consegue. Due donne - Passing è un enorme inno al cinema classico che si mischia al linguaggio contemporaneo, in tutto e per tutto. D'altro canto anche l'unione che si è creata tra le interpretazioni delle attrici e la visione della regista ha funzionato alla perfezione: dal primo momento la camera cerca di raccontarci la grande insicurezza e l'instabilità in cui vivono le protagoniste.
Ne riprende i volti spesso costretti a sorrisi di convenienza, spesso contratti nell'agitazione o nella preoccupazione per ciò che capita intorno a loro. L'inizio, come spiegavamo nella sezione precedente, è un esempio perfetto di ciò che stiamo affrontando ora: la camera è statica e lascia il corpo di Irene gestire lo spazio, chiaro richiamo al cinema delle origini, oppure si avvicina ai suoi lineamenti e ci mostra i suoi occhi, velati da un cappello bianco quasi trasparente. Apprezziamo molto la scelta di Rebecca Hall e il tentativo che risulta piuttosto convincente: il suo lavoro e il suo studio accurato sono ciò che ci ha convinto maggiormente insieme alle attrici Tessa Thompson e Ruth Negga. L'immagine ideata per il film funziona e affascina lo spettatore nel suo essere diversa rispetto a ciò che è possibile trovare sulla piattaforma di streaming, Netflix. Peccato che non si possa valutare un prodotto solo sulla costruzione estetica.
In conclusione
Terminando la nostra recensione di Due donne - Passing, è necessario fare un rapido recap di ciò che ci ha convinto e cosa no, cercando di dare una valutazione complessiva. Il lungometraggio è indubbiamente un tentativo molto più interessante di molti altri: la costruzione e la cura dei dettagli c'è e si avverte, inoltre l'ottima recitazione del cast porta su di sé il peso della storia che non è composta da eventi particolarmente dinamici bensì da pensieri e conversazioni quotidiane. L'errore è stato nel pensare che l'atmosfera drammatica e autoriale permettesse di lasciare da parte anche la narrazione che invece soffre di una rivisitazione pensata per il piccolo schermo che rimane molto ancorata alla scrittura dal romanzo che richiede (giustamente) altri tempi e altre feature.
Peccato, soprattutto perché sembra che il prodotto sia stato lavorato bene su tutti i fronti meno che su quello. La voglia di libertà delle due donne afroamericane si avverte dal primo all'ultimo minuto, inoltre Rebecca Hall ha cercato veramente di dare il meglio di sé affinché non ci ritrovassimo per le mani un prodotto tecnicamente mediocre, o poco più che sufficiente. Nell'insieme si tratta di un'opera discreta, da affrontare solo se siete pronti ad accettare un'innegabile posatezza superata la prima mezz'ora.