La continuity di Dragonero, la serie fantasy di Sergio Bonelli Editore, è un’opera complessa, che si dipana non solamente sulla serie mensile regolare, ma anche su collane parallele come le Dragonero Adventures, che narra le vicende giovanili di Ian Aranill, e la più adulta Dragonero Senzanima. Quest’ultima, presentata in volumi da libreria, si è presentata sin dal primo capitolo come un capitolo intenso del mito di Ian Aranill, capace di esser il perfetto trait d’union tra le diverse stagioni della vita del futuro ribelle dell’Erondar. Una vita avventurosa e con momenti drammatici che si è recentemente arricchita di un nuovo capitolo, Dragonero Senzanima: Vittime.
Dragonero Senzanima, come detto, è il racconto di un periodo intenso della vita di Ian Aranill. Dopo aver abbandonato la sicurezza della dimora paterna, il giovane Ian, in seguito a un diverbio con il nonno paterno, fuggì di casa in cerca di avventure, unendosi a una compagnia mercenaria. Una delle più note, quella di Greevo Senzanima (da cui anche il nome della collana). Questa scelta del giovane Aranill diventa un punto focale della sua storia, non solamente dal punto di vista narrativo della saga a lui intitolata, ma come evoluzione umana ed emotiva.
Dragonero Senzanima: Vittime, il peso delle scelte
La scelta di imbarcarsi in questa avventura, di combattere una delle guerre più sanguinose della storia dell’Impero Erondariano avrà un ruolo fondamentale nella definizione della personalità futura di Ian Aranill. L’adolescenza è quel periodo in cui i sogni e le ingenue sicurezze dell’infanzia vengono messe infine a confronto con la realtà, si viene costretti a vedere il mondo con occhi diversi e imparare che al di fuori dei confini sicuri della cerchia familiare e della propria casa ci sono avversità e ostacoli da vivere e superare, nel cammino per diventare adulti. Nei fumetti, questo passaggio universale è da sempre uno dei temi più analizzati e utilizzati, basti pensare agli X-Men, ma il modo in cui Vietti ed Enoch hanno deciso di narrarci questa fase di crescita di Ian è sentito e vivo, capace di sfruttare l’ambientazione e i suoi dettami narrativi per esaltare quelle che sono esperienze che possiamo condividere con il giovane protagonista.
Dragonero Senzanima: Vittime, per quanto calato in un contesto bellico violento e cinico, non fa eccezione. Le lezioni che Ian sta imparando sui sanguinosi campi di battaglia della campagna militare contro Merovia sono una metafora delle esperienze di vita che sperimentiamo nell’adolescenza. Ovviamente, Ian impara la verità del mondo, o meglio del suo mondo, secondo le regole dell’Erondar, ma a renderlo simile a noi è il contrasto interiore tra chi era e chi sta diventando, la complessa e spesso straziante presa di coscienza che ci sono dinamiche nel mondo adulto che vanno, se non accettate, quanto meno comprese.
E spesso, questa comprensione, nasce dall’assistere a qualcosa che pur sentendo come sbagliato nel profondo dell’anima, non possiamo fare a meno di accettare. Che è quanto accade a Ian in Dragonero Senzanima: Vittime.
Durante un assalto a una postazione nemica, Ian e i suoi compagni d’arme sono costretti ad affrontare una battaglia sanguinosa, da cui vengono salvati solo all’ultimo tramite l’impiego della magia. Molti sono i feriti, tra cui il Carogna, uno dei Senzanima, con cui Ian ha spesso un rapporto conflittuale; il cinico mercenario, infatti, subisce una brutta ferita alla gamba, talmente seria che il medico della compagnia mercenaria teme di dover amputare l’arto.
Un dubbio che non piace al Carogna, che spaventato da questa eventualità perde il controllo e un gesto di spaventata furia uccide il medico. Privi di supporto medico, i Senzanima devono correre ai ripari e puntano la loro attenzione sul medico dei Cervi Neri, Homar Vahler,considerato uno dei migliori dell’intero esercito. Costretto a curare il Carogna, quando Greevo cerca di arruolarlo nella propria compagnia, Homar rifiuta, conoscendo la fama dei Senzanima, ma non è semplice rifiutare un invito di Greevo Senzanima.
Per convincere il buon dottore, Greevo non ha scrupoli e invia Ian, Avedis e Troll presso la casa del medico, in modo da recuperare qualcosa di familiare per Homar e incutergli il terrore per la sorte della propria famiglia. E qui, si sente il primo segno di una tragedia imminente.
Chi sono le vere vittime?
Senza andare oltre per evitare spiacevoli spoiler, si può solo dire che ancora una volta Ian si troverà a dover fare i conti con la propria coscienza. Le azioni che il giovane viene costretto a eseguire sotto il comando di Greevo sono sempre meno vicino alla sua indole, e spesso, come in Dragonero Senzanima: Vittime, sembra che il destino si accanisca contro il ragazzo. Quando non ci pensa la perfidia dell’animo umano, ci si mette il beffardo destino, ma a ogni modo Ian viene costantemente messo alla prova.
Vietti, autore della sceneggiatura di Dragonero Senzanima: Vittime, non ha remore nel mantenersi sulla strada tracciata dalla collana. Come in precedenza, l’esperienza di Ian è traumatica, costruita con una precisione nei tempi narrativi che consente al lettore di respirare in pieno i tormenti e le ansie del protagonista. L’evento tragico su cui ruota questo racconto arriva nel momento di massima tensione emotiva, esplode in un frangente che colpisce duramente il lettore, pronto alla tragedia, grazie al ritmo narrativo puntuale, ma che si trova a dover gestire una varietà emotiva sorprendente.
Questo perché, come accaduto per gli altri volumi della serie, anche Dragonero Senzanima: Vittime ha nel suo stesso titolo una chiave di lettura tutt’altro che banale. Per quanto possa sembrare facile identificare in questa tragedia chi siano le vittime, andrebbe considerato anche che ci possono essere più anime perdute in un dramma simile. Come Avedis, elfo dalla lunga vita che nella sua esistenza ha vissuto esperienze traumatiche (come raccontato in Dragonero Senzanima: Giungla), che cerca di affogare nel vino e in una condotta dissoluta le ferite dell’anima. Quanto accada in questo volume lo vede direttamente responsabile, ma non possiamo non chiederci cosa ci sia dietro quella sua aria cinica e apparentemente apatica.
D’altronde, come risponde Ian allo stesso Avedis durante un duro confronto:
“Non ci terrei comunque a vivere così a lungo…se devo vedere certe cose…”
Ma proprio sul finale, un gesto di Avendis sembra indicare che anche questo elfo borioso e cinico abbia fantasmi che gli corrodono l’anima.
In tutto questo, verrebbe da chiedersi come Ian possa ancora sopportare certe cose. Abbiamo conosciuto un Dragonero adulto, eroe autentico nel senso classico del termine, ma Dragonero Senzanima ci mostra un ragazzo che non ha nulla di eroico, anzi a volte mostra atteggiamenti agli antipodi della figura dell’eroe. Un difetto? Un errore di Vietti ed Enoch? No, anzi, Dragonero Senzanima ci sta fornendo qualcosa di più di un eroe: l’uomo che diventerà l’eroe. In questa fase della sua vita, Ian non ha una personalità forte, si sta costantemente confrontando con un mondo violento radicalmente diverso da quello in cui è cresciuto, mostrando attimi di coraggio che sono un seme di ciò che diventerrà, ma anche situazioni in cui il suo spirito di adolescente non ha la forza di reggere il peso di certi eventi, venendone schiacciato. Potrebbe sembrare codardia, ma si tratta di passaggi essenziali della sua crescita, è il bagaglio di esperienze che sta accumulando e lo condurranno a essere il Dragonero che conosciamo.
Non a caso, in Dragonero Senzanima: Vittime, una delle storie della collana che impattano maggiormente sulla sua sensibilità, Ian cerca rifugio in un ricordo di casa, scaturito da un oggetto trovato quasi per mano del destino. Vietti con Dragonero Senzanima: Vittime ci offre una lettura straziante ma essenziale per comprendere il personaggio, aiutandoci a comprendere alcune delle scelte che un Ian adulto compie nela serie mensile.
E nel farlo, Vietti mantiene sempre un rispetto del vissuto emotivo dei personaggi, senza forzature o tradimenti del loro spirito originario. Che si tratti della spaventata furia del Carogna o della adamantina e taciturna indole del Troll, la continuity di Dragonero nuovamente trova forza non solo negli eventi della saga, ma nei volti che la popolano, fedeli a se stessi e capaci di evolversi mostrando nuovi lati del proprio carattere che li rendono ancora più affascinanti.
Ritrarre la tragedia
A supporto di Vietti, in Dragonero Senzanima: Vittime abbiamo i disegni di Alessandro Vitti. Vitti interpreta magnificamente l’intensità emotiva di questa storia, realizzando tavole muscolari e dinamiche nelle scene di lotta, ma dando il meglio nella realizzazione dei momenti più emotivi e tragici della vicenda. Le posture dei personaggi, la gamma espressiva dei volti dei protagonisti e la narrazione gestuale delle sue tavole sono elementi importanti della sua opera in questo volume, che ribadisce l’alto valore del cast artistico di Dragonero.
Una squadra che può contare su un maestro della colorazione come Paolo Francescutto. Francescutto ci ha oramai abituati a colori impeccabili ed emozionanti, ma con Dragonero Senzanima: Vittime riesce ad alzare nuovamente il livello della sua opera. La sua visione cromatica impreziosisce ogni tavola del volume, ma il lavoro fatto sui disegni della battaglia sul ponte, quando interviene la necromanzia, è impressionante, con un uso entusiasmante del verde, utilizzato magnificamente per trasmetterci la sensazione di un mefitico miasma che sembra voler uscire dal volume. Non pago, Francescutto con i suoi colori tocca il cuore del lettore nella drammatica scena in cui Ian lascia la casa in cui avviene l’evento principale del volume.
Completano Dragonero Senzanima: Vittime la stupenda copertina di Mario Alberti, il lettering di Marina Sanfelice e la cura editoriale di Luca Barbieri. Merita apprezzamento anche Matteo Brembilla, che insieme a Marina Sanfelice e Luca Enoch ha curato la progettazione grafica dei volumi di Dragonero Senzanima.
Con Dragonero l’appuntamento è in questi giorni in edicola, con l’uscita del nuovo albo di Dragonero – Il Ribelle: Ricercati!.