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Dragonero Senzanima: Redenzione, recensione di una notte infernale

Una notte di violenza e disperazione coinvolge il giovane Ian Aranill, che virà un'esperienza drammatica come raccontato in Senzanima: Redenzione

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Una notte di violenza e disperazione coinvolge il giovane Ian Aranill, che virà un'esperienza drammatica come raccontato in Senzanima: Redenzione

Dragonero, la serie fantasy bonelliana, è una saga articolata su più livelli, come abbiamo visto in passato. Livelli che coincidono con le fasi della vita del protagonista, Ian Aranill, che se nella serie regolare si trova a vivere nel presente, nei due spin off ad oggi usciti racconta il suo passato. Dragonero Adventures è ambientato nella sua infanzia, rivolgendosi ad un pubblico di giovani lettori, mentre Senzanima, storia dal taglio maturo pubblicata nella collana Audace, ci porta nel suo passato di mercenario. Tre anime dello stesso universo narrativo, ma unica voce interiore di Ian, che da queste diverse esperienze trae i propri insegnamenti e disegna la propria rotta morale. Come accade in Redenzione, nuovo volume della collana Senzanima.

Come dicevamo, Senzanima rappresenta una visione più cruda e adulta del mito di Dragonero. Nonostante le recenti uscite della serie regolare abbiano virato verso un tono narrativo teso e capace di veicolare tensioni e violenze precedentemente mai affrontate, con Senzanima ci troviamo sin dal primo albo a respirare un’aria viziata dall’odore del sangue e dalla natura ferina dell’uomo.

Redenzione, Ian affronta una notte di sengue e disperazione

Non potrebbe esser diversamente, considerato come in questa fase della sua vita, Ian si trovi a affrontare una delle più spietate guerre dell’Impero Erondariano, servendo come mercenario nella compagina dei Senzanima, una delle più temute e letali. I volumi sinora usciti hanno unito con maestria il racconto fantasy al ritratto umano delle conseguenze della guerra, sia sulle popolazioni che sui soldati. Comunità disperate portate ad atti inumani si affiancano alla crudeltà e alla amoralità di soldati che idealmente dovrebbero proteggerle, dando vita ad un mosaico colorato dal sangue dei campi di battaglie e dalle tinte oscure dell’animo umano.

In tutto questo si muove il giovane Ian. La sua fuga da un destino designato non cancella il suo animo, buono alla radice, che viene però messo costantemente alla prova dalle brutture cui assiste e che, spesso, lo costringono ad agire con altrettanta violenza dei suoi compagni d’arme. Se da un lato sembra una continua prova di volontà a cui è costretto dai suoi creatori, Stefano Vietti e Luca Enoch, dall’altro per il lettore fedele di Dragonero questo racconto diventa un tassello essenziale per comprendere l’indole di Ian e scoprire il perché di alcune scelte prese in futuro dall’ex-scout. Un viaggio all’essenza del suo io, se vogliamo, reso possibile dall’attenta gestione della continuity della saga.

Redenzione si inserisce perfettamente in questa tradizione di Senzanima. Pur mantenendo la continuità con quanto precedentemente narrato, questo nuovo volume della serie ha la forza di discostarsi leggermente da quanto finora raccontato, offrendo una storia diversa, ma ugualmente avvincente.

Seconde occasioni e belve umane

Ian ha ottenuto una breve licenza, occasione che lo spinge a ritagliarsi del tempo da passare in solitudine. Durante una cavalcata, si ferma presso una locanda, dove incontra un manipolo di soldati che scortano un importante figura dell’esercito imperiale. Dopo un breve battibecco, il ragazzo si rimette in viaggio, ma la sua strada incrocia quella di una donna, che sta ponendo fine alla propria vita seguendo uno strano rituale.

Ian interrompe questo suicidio, portando la donna morente presso un vicino monastero, la cui esistenza gli era stata svelata durante la sua sosta alla locanda. Qui il ragazzo trova rifugio per sé e la donna ferita, che si rivela essere una madre guardiana. Mentre la guerriera riprende le forze, nel monastero sopraggiungono anche i soldati incontrati da Ian alla taverna, che arrivano non in cerca di riparo ma con intenzioni assai meno nobili.

A caratterizzare Redenzione, rispetto ai precedenti racconti di Senzanima, è il carattere solitario dell’avventura di Ian. In precedenza lo abbiamo sempre visto interagire con altri compagni d’armi, che fosse un piccolo drappello come in Buio o la forza militare presentata Giungla. L’anima di mercenario di Ian, insomma, veniva arricchita dalla presenza di altre figure legate a questa parentesi della sua vita. Rendenzione, invece, si profila come un’avventura solitaria, scelta intelligente considerato come il carico emotivo sia particolarmente forte, rendendo gli eventi narrati una prova di volontà che Ian deve affrontare, e sopportare, da solo.

La continuità con il resto della saga non è garantita solo sul piano cronologico, ossia inserendola all’interno della campagna contro Merovia, ma è maggiormente curata sul piano emotivo. Senzanima, rispetto alle altre declinazioni di Dragonero, si configura come uno specchio delle pulsioni peggiori dell’animo umano, in cui la violenza fisica della guerra trova un corrispettivo nella ferocia emotiva degli uomini.

La guerra lascia cicatrici non solo fisiche, ma soprattutto morali. Le vittime non sono solo i corpi abbandonati nei campi di battaglia, ma anche coloro che devono subire angherie da quei soldati che èur avendo il compito di proteggerli, preferiscono invece lasciarsi andare ad atti vili e deprecabili in un’ottica del ‘più forte’. Redenzione, come in precedenza Fame, trasmette in modo più evidente questo sentore.

Grazie alla scelta di staccarsi dagli eventi principali di Senzanima, non ci troviamo in presenza di elementi tipici del fantasy, come altre razze, mostri o incantesimi. Redenzione è una storia brutalmente umana, in cui i protagonisti non hanno alibi per le proprie nefandezze. La perfidia e lo squallore morale che vediamo nelle pagine di Redenzione sono frutto di un’oscurità interiore, sono figlie di quest’epoca violenta e brutale in cui sta vivendo Ian. A questo, si aggiunge il concetto di intoccabilità e preminenza di una certa casta, convinta che l’esser socialmente più utili o in vista autorizzi a prendersi libertà e abusare di poteri presunti.

Stefano Vietti basa la propria storia su tali principi, costringendo Ian a vivere questa avventura come fosse il nostro tramite per comprendere questa brutalità. Per perpetrare la violenza non servono per forza lame e lotta, si può imporre la propria volontà violando un corpo, spezzando le sicurezze di una giovane donna e segnandone per sempre l’esistenza. Ian assiste a queste scene nella sua notte infernale all’interno del monastero, scegliendo di reagire a quanto vede in nome dei propri principi.

Volendo, Ian in Redenzione è eroico, nel senso che pur sapendo di non potere sconfiggere il nemico che ha dinanzi, sceglie comunque di provarci, perché non può accettare ciò che vede. È la scintilla del Dragonero futuro, il suo spirito che tende a non voltarsi di fronte alle brutture e a rischiare tutto in nome di un principio.

E i principi sono essenziali in Redenzione. La stessa ‘redenzione’ che dona il titolo alla storia si basa un principio, già noto ai lettori, che lega le madri guardiane ai maghi che devono proteggere. La donna salvata da Ian deve affrontare il proprio fallimento nella sua sacra missione, ma può infine trovare un’espiazione all’interno del monastero. Figura stupenda, questa madre guerriera, che pur affrontando un individuo spregevole non perde il proprio senso dell’onore, come dimostra nel finale della storia.

Vietti, in Redenzione, riesce ad intercettare tutte queste tonalità emotiva componendo una melodia violenta, acida, amara. Il picco emotivo è racchiuso in un abbraccio che sa di solitudine, nato da una tenerezza che però trova in una frase la radice di un rimpianto:

"Triste che nella frenesia di ciò che era accaduto, non avevo avuto modo di dirle il mio nome...nè,  lei, a me, il suo"

Si lotta, si muore al fianco, ma non si sa il nome dell’altro, non si dice il proprio. Il ricordo non sarà legato ad un nome, ma ad un momento di sangue e morte vissuto assieme. La vita del mercenario, la vita di Ian nei Senzanima.

Il passato di Ian per scoprirne il futuro

Redenzione vanta i disegni di Francesco Rizzato, che realizza delle tavole sontuose. In apertura di volume, una tavola doppia colpisce il lettore con la sua delicatezza e il suo realismo, uno spaccato di apparente serenità che verrà presto disillusa. Rizzato interpreta con personalità la trama di Redenzione, sia nella realizzazione delle ambientazioni, che nel ritrarre i personaggi nelle scene più violente e crude. Perfetto il suo lavoro nel cogliere la tragicità della figura di Laurina, protagonista di uno dei capitoli più coinvolgenti e drammatici di questo volume.

Immancabile l’apporto di Paolo Francescutto ai colori. Preciso ed emozionante come suo solito, Francescutto coglie con sensibilità la colorazione adatta per ogni situazione, dalla delicatezza degli scorci nel bosco alla sanguinaria acredine dei duelli e del flashback del campo di battaglia. Ombre, effetti luminosi e riverberi sono così ben realizzati che il lettore rischia di non apprezzarli, tanto ci sembrano naturali e ‘scontati’. Un risultato che attesta la bravura del colorista, capace di portare la naturalezza della realtà all’interno dell’Erondar.

A Luca Barbieri va riconosciuto il merito di avere firmato nuovamente i contenuti editoriali di Redenzione. Come negli altri volumi di Senzanima, questi approfondimenti consentono di avere una visione d’insieme di quanto letto, offrendo anche ai lettori meno fedeli di Dragonero tutte le necessarie nozioni per godere appieno la storia. Aspetto particolarmente importate per Redenzione, considerato come questa avventura di Ian, per la sua natura più libera rispetto alla continuity della serie, rappresenta un’ottima lettura stand alone, visto che può esser apprezzata anche come storia fine a sé stessa.

I temi trattati, la modalità della narrazione e il tono estremamente umano con cui sono presentati gli eventi, infatti, rendono Redenzione una storia adatta ad ogni lettore, grazie alla sua radice emotiva che esula da una rigida aderenza al canone di Dragonero. E vedendo la splendida copertina di Mario Alberti, qualsiasi amante dei fumetti sarebbe tentato di leggere il volume.

Conclusa la lettura di Rendezione, si torna nel presente di Ina con il nuovo albo di Dragonero – Il ribelle, in edicola tra pochi giorni, in cui torneremo alle origini della Ribellione.

Voto Recensione di Dragonero Senzanima: Redenzione



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Storia appassionante

  • - Disegni suggestivi

  • - Colori impeccabili

  • - Inserito nella continuity

  • - Lettura stand alone

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

Redenzione è una storia spietata, in cui il lato peggiore dell'animo umano trova spazio. Ian affronta una delle sue avventure più feroci, senza l'appoggio dei suoi compagni d'arme.

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Dragonero Senzanima: Redenzione

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