Per conoscere al meglio un eroe dei fumetti si dovrebbe conoscere ogni fase della sua esistenza. Deve esser stata questa l’idea di Stefano Vietti e Luca Enoch quando hanno creato il loro Dragonero, scegliendo di non limitarsi a narrarne il presente, ma portando il lettore nel passato del personaggio. Sono nate così due serie parallele, Dragonero Adventures e Dragonero Senzanima, che, rivolte a due diverse fasce di pubblico, hanno comunque concorso a dare maggior definizione alla figura di Ian Aranill.
Dragonero Adventures e Dragonero Senzanima, uniti alla serie regolare, sono la riconferma dell’ottimo lavoro del team di Dragonero nella creazione di una continuità narrativa che non consolida solo una serie a fumetti, ma trasmette la sensazione di assistere alla vita di un eroe. Le tre serie sono, in tal senso, un unico grande racconto che accompagna il lettore nella vita di Ian Aranill, mostrando gli eventi che hanno portato alla definizione del personaggio. All’interno della storia bonelliana, in cui altre serie come Nathan Never hanno sviluppato una solida continuità narrativa, Dragonero rappresenta probabilmente l’esempio più solido di una continuity basata non solo sul presente del protagonista, ma sulla sua intera esistenza.
Dragonero Senzanima, la vita mercenaria di Ian Aranill
Se Dragonero Adventures è un fumetto dedicato ai giovani lettori, Dragonero Senzanima ha tutt’altro respiro. Non a caso inserito all’interno della collana Audace, la pubblicazione di Bonelli in cui figurano storie più mature, Senzanima rappresenta una visione più cinica e onesta del lato oscuro del fantasy, dove la guerra si manifesta nella sua natura più ferina e esecrabile. Enoch e Vietti hanno scelto di raccontare questo capitolo della vita di Ian Aranill rivolgendosi ad un pubblico più adulto, capace di comprendere queste emozioni violente, tanto nel contesto narrativo che nella visione su pagina.
Dopo una furiosa lite con il nonno, Ian decide di non sottostare alle regole del patriarca. Che sia ribellione adolescenziale o la voglia di sottrarsi a quello che sembra un destino imposto, Ian fugge di casa per arruolarsi nelle milizie mercenarie, intenzionato a vivere un’avventura che lo porti a conoscere il mondo. Arruolatosi nella compagnia mercenaria dei Senzanima, comandata da Greevo Senzanima, Ian si trova a partecipare alla Campagna di Merovia, una guerra che contrappone l’Impero Erondariano al Regno di Merovia.
Come spesso accade, ad affrontare la parte di più brutale degli scontri sono proprie le bande mercenarie. I Senzanima sono tra i più noti, grazie alla loro incredibile bravura. Nei precedenti capitoli della serie (Senzanima, Fame, Buio) abbiamo assistito all’impatto che la brutale verità della guerra ha avuto sul giovane Ian, ancora illuso che il mondo sia avventura e gloria, senza conseguenze o lati oscuri.
Dragonero Senzanima non manca però di rispettare il canone narrativo di Dragonero, mostrando elementi noti del fantasy bonelliano e inserendoli con attenzione all’interno della serie. Il legame tra le diverse storie di Ian è fondamentale per i creatori del personaggio, che non mancano di inserire riferimenti e richiami tra le diverse pubblicazioni.
Proprio come accaliade nel quarto capitolo di Dragonero Senzanima, Giungla.
La campagna contro Merovia continua per le truppe erondariane. La banda di Senzanima è incaricata di portare al fronte delle macchine d’assedio per dare manforte alle truppe avanzate, sfruttando le correnti dei fiumi nel Suprelurendar. A bordo di chiatte mosse da motori a carbone, Ian e i suoi compagni devono proteggere le preziose macchine da guerra, attraversando anche zone pericolose.
Durante uno di questi passaggi insidiosi, i Senzanima sono vittime di un’imboscata da parte di una tribù di ghoul. I ghoul, sfruttando dei blocchi creati appositamente nel corso del fiume, costringono i Senzanima ad un combattimento serrato, durante il quale riescono a catturare due compagni di Ian, Maadi e Avedis.
La regola di fratellanza dei Senzanima prevede che nessuno venga lasciato indietro, e una volta respinto l’assalto dei ghoul, Ian, Carogna, Siran e Greevo si mettono in cerca dei loro compagni per salvarli. E tutta la brutalità e la ferocia della guerra sono nuovamente palpabili.
La feroce verità della giungla
In Dragonero Senzanima: Giungla ad esser interessante è il modo in cui viene sviluppato lo spirito di Ian. Come si appreso nel precedente volume, Buio, Greevo Senzanima è un Ritornante, persona maledetta che una volto morto torna ad una non vita che gli consente di camminare ancora tra i vivi. Per Ian, questo significa riaprire vecchie ferite, dato anche suo fratello maggiore, morto annegato, è divenuto un Ritornante, come abbiamo visto nella serie regolare durante la Saga delle Regine Nere.
La presenza di Ian nei mercenari è un elemento narrativo che Enoch, autore della storia, sviluppa in modo interessante. L’educazione di Ian, al centro di Dragonero Adventures, in Dragonero Senzanima diventa un utile strumento per l’armata, ma è anche una separazione tra il ragazzo ed i suoi commilitoni. In Giungla, l’esperienza e la formazione botanica di Ian torna utile alla squadra di recupero organizzata da Greevo, occasione in cui la sensibilità del ragazzo viene nuovamente messa a dura prova dalle necessità della guerra e dalla spietata praticità dei mercenari.
Enoch riesce a creare un interessante contrasto tra le scene in cui Ian svela ai suoi compagni il proprio piano, sperando di limitare al minimo la violenza, e la cruda realtà, in cui il sangue deve comunque scorrere e senza alcun ritegno. Nel leggere Giungla, si vede come il rapporto tra Ian e il Carogna, apparentemente due opposti che non trovano punti di contatto, sia in realtà brutalmente onesto, al punto che il cinico mercenario, nella sua rozza ironia e nel suo palese egoismo, sembra essere quasi un amico sincero per Ian, o almeno un maestro che lo inizia alla parte meno nobile del mondo oltre le comode mura di casa.
E la brutalità non manca in Dragonero Senzanima: Giungla. Maadi e Avedis, catturati dai ghoul, diventano le vittime della ferocia dei loro carcerieri, una violenza fisica che Enoch non lesina al lettore, abbozzando narrativamente anche uno stupro ai danni di uno dei personaggi, senza entrare nel dettaglio pruriginoso della scena, ma trasmettendo in modo puramente emotivo la tensione del momento, con parole e dialoghi tesi e rivelatori, che non lasciano dubbi al lettore. Trovare un equilibrio per raccontare questa angosciante situazione non è semplice, ma le cronache delle guerre passate non sono certe state avare di momenti simili. Tenendo fede allo spirito di Dragonero Senzanima, anche questa oscurità della guerra viene infine presentata, utilizzando un’ambientazione che far ricorda la Guerra del Vietnam, forse uno dei teatri di guerra più recenti in cui la ferocia umana ha trovato manifestazione.
Dare vita alla giungla
A sostenere lo sforzo narrativo di Enoch, ci sono due talenti del calibro di Manolo Morrone e Paolo Francescutto.
Al primo bisogna riconoscere il merito di aver valorizzato al meglio la costruzione emotiva di Enoch, tramutandola in disegno. Da ammirare la sua capacità di mantenere una narrazione visiva tesa e carica di ansia durante la prigionia di Maadi e Avedis, in cui la condizione dei due mercenari è rappresentata con la dovuta intensità. Nel mostrare, ad esempio, la nudità di Maadi, Morrone ne utilizza il corpo come un’arma, rispettando l’anima della donna e senza mai scivolare nella volgarità. Uguale bravura viene mostrata nel rappresentare il momento di massima violenza dell’albo, in cui non viene disegnato l’atto, ma ne viene trasmessa l’intensità e la forte violenza in modo perfetto giocando il tutto sull’espressione dei personaggi coinvolti, in una mescolanza di dolore, rabbia ed impotenza.
Non meno appassionante è la vitalità con cui Morrone realizza le tavole dei combattimenti, che non mancano in Dragonero Senzanima: Giungla. Morrone esalta la fisicità dei combattenti in modo accorto, cogliendo la tensione muscolare delle mosse dei personaggi in momenti solitamente trascurati. Il rilascio di un muscolo dopo che la freccia è stata scoccate, il braccio teso dopo avere inflitto una ferita mortale al nemico: Morrone coglie questi momenti e li porta su pagina con tutta la loro feroce vitalità.
Sui disegni si spande l’impeccabile colorazione di Paolo Francescutto. Recentemente apprezzato in Sottosopra, Francescutto in Dragonero Senzanima: Giungla riesce a cogliere l’essenza degli ambienti e degli animi dei personaggi, trovando soluzioni cromatiche che sembrano invadere l’animo del lettore. Ad ogni situazione corrisponde un colore predominante, che non viene solo scelto in base al contesto emotivo, ma trova una corrispondenza narrativa. Se nell’assalto alle chiatte il rosso della violenza e del sangue trova una propria definizione nelle fiamme che divampano, durante l’assalto al villaggio dei ghoul i fumogeni naturali creati da Ian danno vita ad una colorazione acida e sfumata che esalta la violenta azione.
Di Francescutto ammiro in particolare il suo modo unico di giocare con le sfumature e l’illuminazione. Dragonero Senzanima: Giungla ancora una volta mostra questa sua capacità, arricchendo i disegni di Morrone con un racconto cromatico che esalta le emozioni alla base di questa storia.
Uno dei punti forti di Dragonero Senzanima sono i contenuti extra del volume, in cui Luca Barbieri, curatore di Dragonero, svela ai lettori elementi essenziali della vita dell’Erondar, riallacciandosi agli eventi raccontati nella storia appena letta. Nel caso di Dragonero Senzanima: Giungla è interessante leggere del linguaggio dei ghoul, apprezzato anche attraverso l’ottimo lavoro di Marina Sanfelice, che ha fumettato l’albo.
Conclusioni
Dragonero Senzanima: Giungla rinnova la sensazione di trovarsi di fronte ad un fumetto adulto, nei temi e nella resa stilistica di disegni e colorazione. Come per i precedenti volumi, anche questo quarto capitolo mantiene il legame all’impianto narrativo complessivo di Dragonero, utilizzando il passato più intimo di Ian come legante con le altre due serie.