Dragonero - Morte di un eroe: un nuovo punto di inizio per appassionarsi alla saga fantasy Bonelli. Il lato negativo del fumetto seriale è che entrare in un mondo già avviato spesso è impossibile. Magari si viene incuriositi da un amico, si vede un post su Facebook e scatta la voglia di lanciarsi in questi mondi fantastici, ma il timore di esser privi delle conoscenze giuste per affrontare un’avventura ci tiene alla larga. Fortunatamente, esistono dei punti di svolta nelle saghe più appassionanti che accolgono anche i nuovi lettori, dei turning point travolgenti per chi già ama l’ambientazione che diventano un irresistibile biglietto di invito. Morte di un eroe ha questo ruolo per Dragonero, la serie fantasy di casa Bonelli.
Non è la prima volta che Dragonero si apre ai nuovi lettori. Un’opera così complessa e con una continuity così serrata dovrebbe essere una fortezza inviolabile, eppure i due creatori, Stefano Vietti e Luca Enoch, hanno trovato il modo per aggirare questi limiti, compiendo un atto che sembra assurdo: distruggere il proprio mondo. La Saga delle Regine Nere, per i lettori di Dragonero, è stato un evento che ha assunto il ruolo di una svolta epocale, la nascita di un nuovo Erondar in cui il protagonista, Ian Aranill, era costretto a vivere privo delle proprie sicurezze, una realtà in cui tutto ciò in cui credeva era venuto meno. I lettori, anzi noi lettori, abbiamo creduto di aver assistito alla fine dell’Erondar in quella saga, culmine di una lunga narrazione durata cinque anni. A ripensarci, ho la sensazione che per un anno e oltre i due diabolici creatori di Dragonero abbiamo sogghignato alle spalle dei lettori, sapendo cosa c’era in serbo.
Leggendo Morte di un eroe è chiaro che la Saga delle Regine Nere non era un finale, ma un primo passo. Gli eventi messi in moto dalla fine dell’incredibile guerra tra Impero Erondariano e Regine Nere sono arrivate al loro definitivo compimento solo recentemente, con il vero crollo dell’impero Erondariano, un percorso che doveva trovare la sua piena realizzazione. Morte di un eroe, assieme al precedente albo La dama delle lacrime, è un punto nodale della saga di Dragonero, inizio e fine, ma sempre inserita all’interno della vita di questa serie. Come la vita, si chiudono capitoli perché se ne aprano altri, ma l’essenza, l’anima è sempre la medesima, in constante mutamento ed evoluzione.
E qui, è necessario imporre un bivio, almeno per il momento
Diverso è il passo, uguale è il cuore (per chi ha già combattuto con Ian)
Se conoscete Dragonero, se ne avete seguito l’evoluzione, dovete ammetterlo: Vietti e Enoch ci hanno servito un bel colpo di scena! Morte di un eroe, con il suo titolo e la sua copertina, rimbalzato a dovere sui social dai due autori, ci ha tenuto col fiato in sospeso a dovere per un mese intero. Anche se, a conti fatti, gli indizi per capire cosa sarebbe accaduto, erano presenti già in La dama delle lacrime, nelle parole di Leario nelle segrete in cui era incarcerato Ian.
A darci però la chiave di lettura definitiva, come sempre, è Luca Barbieri, curatore di Dragonero, che nelle sue introduzioni agli albi diventa la nostra guida nelle avventure di Dragonero. La sua disanima sulla figura dell’eroe, oltre la concezione tradizionale, è un piccolo saggio in cui non solo ci prepara a ciò che troveremo nell’albo, ma diventa una lezione per tutte le letture ‘eroistiche’ che potremmo vivere. In questa accezione, Ian incarna l’animo più tormentato dell’eroe, diventa sacrifico e speranza.
In un certo senso, Morte di un eroe può essere un titolo che si presta a diversi livelli di lettura.
Sull’onda emotiva del finale del precedente albo, la morte interiore di Ian può esser ricondotta al tremendo sterminio della sua famiglia. Nel corso della storia di Dragonero abbiamo imparato a conoscere la famiglia Aranill, siamo stati ospiti di Silerhide durante l’adolescenza di Ian e nei momenti cruciali della sua preaprazione allo scontro con le Regine Nere. Se Ian è l’eroe dell’Erondar, è Silveridhe la culla emotiva dell’uomo che ha tanto ha dato all’Impero Erondariano, e la sua distruzione, fisica e spiritual, è una funerea separazione tra queste due componenti del mito di Dragonero.
Ma da questo lutto, scaturisce un nuovo percorso per Ian. L’eroe che muore non è la nostra immagine di Ian, ma quella a cui si erano affezionati i cittadini imperiali, che vedevano nello scout un simbolo. E il nuovo regime imperiale non può accettare minacce alla propria autorità, deve eliminare i miti del vecchio impero per creare una nuova dinamica sociale in cui tutto sia controllato. La morte degli eroi è uno strumento necessario, il creare un vuoto emotivo in una nazione già devastata che si ritrova ulteriormente priva di riferimenti. Con la ‘morte’ di Ian non si uccide un eroe, ma una speranza, si vuole formare le condizioni per imporre una nuova visione in cui la speranza non è una pulsione collettiva di unità, ma un’arma di dominio.
E ovviamente, Ian e compagni non possono esser più simboli della corte erondariana, ma devono giocoforza divenire il contrasto. Dalla morte di un eroe, si assiste alla nascita di un nuovo eroe, nascosto e costretto alla clandestinità, non eroico per gesti plateali, ma ammirevole perché si fa carico di un peso morale immane per difendere le proprie convinzioni e la propria gente. Parafrasando quando detto di altri, non è l’eroe che l’Erondar merita, ma è quello di cui ha bisogno.
Per noi lettori della serie, questo è un nuovo inizio, una nuova avventura che continua sinergicamente all’interno della continuity di Dragonero. Morte di un eroe è la chiusura della vita di Ian per come la abbiamo conosciuta sinora, aprendo un nuovo capitolo della sua esistenza. Niente reboot (come temuto), nessun reconnect, Dragonero continua sulla sua strada, evolvendo mondo e personaggi, sparigliando le carte e offrendo una scelta: ritenere conclusa la propria avventura con l’Erondar o accettare la nuova sfida.
Perché se qualcuno ha dubbi sul futuro di Dragonero, ha una via d’uscita con Morte di un eroe. L’ultima tavola dell’albo è un lancio verso la nuova realtà dell’Erondar, ma si può vedere come il momento ideale per lasciare la serie, arrivati alla conclusione di un lungo arco narrativo. Scelta che sconsiglierei, ma che troverei legittima se motivata da un distacco emotivo con l’Erondar che fu.
Certo è che con la nuova figura di Ian capo di una ribellione sarà interessante vedere come cambierà la sua percezione del mondo. La perdita della famiglia lo renderà più spietato? Come muterà il suo approccio agli scontri, dovendo agire in clandestinità? E i suoi compagni, le sue amicizie, saranno ancora al suo fianco? Sono tanti gli interrogativi, e ognuno è un valido motivo per proseguire nella lettura.
Dall'ombra insorgiamo, nel silenzio colpiamo
Come si può entrare in un mondo narrativo? L’ideale sarebbe con una bella storia delle origini, in cui si assiste alla nascita del protagonista, o alla sua ascesa al ruolo che rivestirà nella storia. Morte di un eroe ha anche questa valenza a ben vedere. In una storia in cui gli scontri sono pochi e ben piazzati nel ritmo della narrazione, sono più importanti le introduzioni sulle figure chiave di quello che si prospetta essere il futuro dell’Erondar.
Dalle prime, incredibili tavole di Francesco Rizzato, emerge un contesto emotivo cupo, un dramma che potrebbe essere la causa della presa di posizione contro l’Impero di Ian Aranill, soldato che si sente tradito da colui che ha giurato di proteggere. Sotto questo punto di vista, Enoch è stato bravissimo a mostrare i passaggi essenziali della nascita di un nuovo potere, stabilendo i nuovi equilibri all’interno di una corte imperiale che nessun conosce. Per quanto le relazioni tra i personaggi possano avere maggiore forza per chi ha già letto in precedenza Dragonero, in Morte di un eroe vengono fornite quelle dinamiche emotive che sorreggono in modo convincente un mondo da scoprire. Sono tanti gli interrogativi, i misteri non mancano e per un nuovo lettore si aprono interessanti scenari che troveranno piena consacrazione nei prossimi mesi.
È necessario conoscere il passato di Dragonero per apprezzare le storie future? No. L’essenza di Dragonero come serie non è mai stata la staticità del protagonista, ma la caratterizzazione di un’ambientazione che fosse vitale e indipendente, capace di raccontare storie con differenti protagonisti, le cui peripezie si ripercuotessero su un contesto sociale più ampio. Grazie a questa caratteristica studiata da Enoch e Vietti, un cambio epocale come quello di Morte di un eroe assume un ruolo poliedrico, tra cui l’ideale ingresso nell’Erondar.
Morte di un eroe è una storia delle origini, la nascita di un movimento ribelle che si oppone a una tirannia. In Morte di un eroe nascono gli eroi che difenderanno una terra su cui spadroneggia un potere corrotto e terribile, da qui iniziano le avventure di coloro che cercheranno di riportare l’Erondar ad essere un luogo migliore.
Se siete stati sempre curiosi sul mondo di Dragonero, questa è l’occasione per entrare a farne parte. Da qui si riparte alla pari, consideratelo un numero 0 di Dragonero il Ribelle, che arriverà in edicola il prossimo mese, e in esclusiva a Lucca con un’edizione variant imperdibile. E magari, in futuro, vi verrà voglia di recuperare le storie passata di Ian Aranill, Varliedarto, Scout Imperiale, Ribelle, urlando con lui una nuova promessa di libertà:
Dall'ombra insorgiamo, nel silenzio colpiamoSe vi apprestate a seguire Ian Aranill per la prima volta, ma volete scoprire la sua prima avventura, non perdete il volume a colori Dragonero: Le origini