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Dragonero - Il Ribelle: Scacco alla Torre, la Ribellione colpisce duro

La ribellione guidata da Dragonero attaca l'Impero in uno dei suoi punti nevralgici. Scacco alla Torre costringe Myrva ad una scelta

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

La ribellione guidata da Dragonero attaca l'Impero in uno dei suoi punti nevralgici. Scacco alla Torre costringe Myrva ad una scelta

Definire una ribellione non è semplice. Destabilizzare un potere consolidato non è come una guerra diretta, non ci sono battaglie campali combattute da eroi, ma è quasi sempre una lotta nell’ombra, fatta di sotterfugi e sporchi mezzi per arrivare al fine ultimo, un traguardo a cui si arriva con grandi sacrifici. È quello che sta scoprendo Ian Aranill, che in Dragonero – Il ribelle, costretto a dismettere il ruolo dell’eroe ‘classico’, vestendo i panni del leader di una ribellione che, per quanto apprezzato dal popolo, non esita ad utilizzare mezzi poco nobili.

Luca Enoch e Stefano Vietti hanno ben chiaro questo aspetto, una caratteristica del ‘nuovo’ Dragonero che sta facendosi sempre più evidente. Volendo, la nuova concezione del titolo Il Ribelle è un richiamo etimologico alla parola ribellione, che nella sua origine latina (rebellio, da rebellare) significava riprendere la guerra. Sin dalle prime avventure di Ian avevamo inteso come il suo passato militare fosse per lui una ferita, che lo aveva portato a divenire uno scout, con l’intento di evitare i combattimenti ma anzi prevenirli con i propri interventi. Eppure la Guerra delle Regine lo ha costretto a tornare ad essere un soldato e le conseguenze di questo scontro titanico hanno così radicalmente cambiato l’Erondar da spingerlo a riprendere la guerra, a ribellarsi.

Lottare come ribelli

Per Ian questo istinto ribelle è scaturito da un profondo amore per il suo mondo, un senso di responsabilità che lo ha convinto ad accettare di rinunciare alla propria figura di eroe dell’Erondar e diventare, legalmente, un nemico di quello stesso Impero che aveva giurato di proteggere e servire. Non sono certo mancati dei motivi personali (come in I ribelli o Ritorno a Solian), ma il fulcro di questa scelta è alla base dell’animo del personaggio.

Ma la ribellione, come vediamo in Scacco alla Torre, ha un modo totalmente diverso di vivere e gestire la lotte. Non ci sono eserciti regolari, non ci sono risorse su cui contare, si basa su tattiche rapide e spesso brutali. Enoch e Vietti, ancora una volta, hanno scelto di ribaltare il nostro punto di vista, ponendoci in una posizione privilegiata e onniscente, in cui i personaggi sono costretti a venire a patti con la propria coscienza pur di raggiungere lo scopo. Scelta che porta gli autori a dover gestire con ancora maggior attenzione la caratterizzazione emotiva dei protagonisti, che devono esser messi di fronte a scelte laceranti, costretti a dover mantenere la propria bussola morale in una rotta costellata di violenza, necessità e raggiungimento di obiettivi essenziali.

Una nuova vita che non a caso non vede Ian come capo della ribellione, ma suo combattente principale. Per una guerra nelle ombre, fatta di violenza e sacrificio, serviva un leader abituato a tramare e ragionare in termini di pedine sacrificabili: Ausofer. L’ex braccio destro del trono imperiale è la guida pragmatica necessaria ad una ribellione, ma una mente così rigida e focalizzata allo scopo ha bisogno di una controparte che ricordi a livello emotivo perché si combatte, ed è un compito che spetta a Ian e ai suoi compagni, che devono trovare il modo di salvare l’Erondar senza sacrificare troppo della propria anima.

Anche perché i ribelli stanno già sacrificando molto della propria vita, come deve fare Myrva in Scacco alla Torre. Per fermare la creazione di nuove, devastanti armi da parte dei Tecnocrati, Ian e Myrva devono introdursi a Tectuendart, la Torre dei Tecnocrati, per impedire il completamente di questi strumenti di morte. La presenza di Myrva Aranille è l’arma segreta dei Ribelli, che grazie alla sua conoscenza di Tectuendart sperano di poter compiere questa missione suicida senza intoppi.

Enoch non si limita a raccontare una missione, ma coglie l’occasione per mostrarci finalmente cosa accade realmente all’interno della Torre dei Tecnocrati. Pur avendola vista spesso in passato, non ultimo durante l’attacco delle Regine Nere, non abbiamo mai avuto modo di carpirne segreti e vivere la quotidianità e i rituali di questo microcosmo segreto e fondamentale per l’Impero. Usando i trascorsi come Tecnocrate di Myrva, Enoch mantiene un’altra delle caratteristiche emerse negli ultimi albi, ossia il mostrare il profondo cambiamento dell’Erondar dal punto di vista dei compagni di Ian.

Il prezzo della Ribellione per Myrva

Scacco alla Torre, in un certo senso, è una storia con protagonista Myrva Aranille. La sorella di Ian, in questa storia, è il nostro tramite emotivo, diventa lo strumento ideale in mano ad Enoch per costruire un legame empatico tra la sua vita prima degli sconvolgimenti di questo nuovo ordine dell’impero e la sua attuale condizione di ribelle braccata dalle forze di Leario. Una costruzione emotiva scandita con attenzione da Enoch, che la sviluppa tramite l’incontro con volti del passato di Myrva, rendendo queste persone a lei care il canale ideale per mostrare come anche in un’enclave chiusa e profondamente regolamentata come quella dei Tecnocrati l’attuale situazione dell’Erondare comporti una spaccatura, tra chi accetta le nuove regole, vedendole come l’unico modo per difendere la propria posizione, e chi invece non vuole cedere al clima di terrore e oppressione instaurati nell’ Impero.

Scacco alla Torre utilizza questa diverse tensioni narrative per ricordare come la ribellione comporti ingenti sacrifici per coloro che la animano, spesso costringendoli a dovere letteralmente distruggere il proprio mondo per dare vita ad una nuova speranza per l’Erondar.

A dare visione a Scacco alla Torre è un duo di disegnatori, Alex Massacci e Gianluca Gugliotta.

Massacci si è già fatto apprezzare nello scorso numero di Dragonero – Il ribelle, Il segreto degli Ubiqui, e in Scacco alla Torre ha il compito di realizzare i due flashback che aiutano a comprendere non solo il perché di questa missione, ma anche il ruolo dei Tecnocrati e la loro funzione nel precedente ordine imperiale.

A Gianluca Gugliotta spetta il duro compito di realizzare il grosso dell’albo. Gugliotta realizza tavole con una predominanza di toni scuri, in cui i personaggi vengono ritratti in modo da acuire la tensione della trama di Enoch. L’ambientazione di Scacco alla Torre richiede a Gugliotta di lavorare in modo particolarmente attento ai dettagli e alla definizione dell’interno di Tectuendart. Risultato soddisfacente, con tubi e strumentazioni che interpretano al meglio la tecnologia come conosciuta nel mondo di Dragonero, grazie anche ad una gestione particolare delle ombre.

A completare il cast artistico il duo Pagliarani – Francescutto, coppia rodata che ci accoglie ogni mese negli albi realizzandone le copertine. Per Scacco alla Torre, Pagliarani coglie uno dei momenti più acrobatici e intensi della storia, valorizzando la muscolarità dei personaggi, su cui poi vengono posati i colori di Francescutto, impeccabili come sempre.

Dopo aver apprezzato la solita maestria di Marina Sanfelice al lettering e l’introduzione di Luca Barbieri nelle sue Cronache della Ribellione, va ricordato che questo mese abbiamo ben due letture provenienti dall’Erondar, con l’uscita del nuovo speciale estivo, Cuore di tenebra.

Dall’ombra insorgiamo. Nel silenzio colpiamo.

Voto Recensione di Dragonero - Il Ribelle: Scacco alla Torre



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