Il ruolo delle figure femminili all’interno di Dragonero è sin dai primi numeri della serie uno degli aspetti più curati e delineati della saga fantasy bonelliana. Basterebbe citare personaggi di spicco come Sera o Myrva, ma a ben vedere sono diverse le figure femminili che hanno impreziosito le avventure di Ian, agendo nell’ombra come la Lupa o compiendo gesti eroici come abbiamo visto in Il sacrificio di Yannah. Una tradizione narrativa in seno alla serie che trova una nuova definizione all’interno del primo albo di questo mese, Le Gazzea Ladre, in cui Ian nuovamente si confronta con delle donne che non rientrano all’interno di una definizione canonica dei personaggi femminili nell’epica fantasy.
Pur non mancando esempi di donne forte nella letteratura di genere, dalla Cattie-Brie di Salvatore alla Saskia di Berserk, il principio della damsel in mistress, la damigella in pericolo da salvare, è radicato nell’immaginario narrativo, creando un preconcetto all’interno delle aspettative dei lettori. In Dragonero, si è sempre cercato di andare oltre questo assioma, dando vita a personaggi femminili forti e capaci di reagire alle angherie di un Erondar che, specie nei suoi momenti più cupi, sembra accanirsi su di loro. Una pressione psicologica che passa dall’obbligo imposto per tradizioni arcaiche, come visto in Quando cantano le onde, o quando il lato peggiore dell’animo umano prede il sopravvento, dando vita a tragici eventi come quelli raccontati in Senzanima: Redenzione.
Dragonero - Il Ribelle: Le Gazze Ladre, la giustizia sul filo di una spada
Le Gazze Ladre rientra, dunque, all’interno di questa consuetudine narrativa di Dragonero. Parte del rispetto per questo spunto narrativo è il saperlo collocare in modo sinergico alla continuity della serie, un compito che è ricaduto sulle spalle di Luca Enoch. Il co-creatore di Dragonero ha intrecciato la comparsa di questo gruppo di fuorilegge con una missione di salvataggio da parte di Ian e dei suoi compagni, che corrono in soccorso di due ribelli catturati dai Bestiarii. La banda di cacciatori, un tempo noti per braccare mostri e creature pericolose, si è trasformata in una congrega di bounty hunter, intenta a scovare i ribelli per incassare le taglie promesse dal trono erondariano.
Durante questa missione di salvataggio, la squadra guidata da Ian incappa in un carro abbandonato utilizzato da un gruppo di prostitute, apparentemente preso d’assalto dai tenutari di un bordello locale, che hanno voluto eliminare la concorrenza. All’interno del carro, però, uno dei compagni di Ina, Maehui, trova segni della presenza della sorella Huavan, la cui vendita come schiava anni addietro era stata il motivo del suo viaggio nell’Erondar.
Questa rivelazione a lungo attesa porta Maehui a mettere pericolosamente a rischio la missione di salvataggio, quando la sua disperata ricerca della sorella porta Ian e i suoi compagni a confrontarsi con le Gazze Ladre, una comunità di fuorilegge che si prefigge di porre un freno ai maltrattamenti e ingiustizie che vengono inflitti alle donne nell’Erondar. Ma come si intreccerà questa loro vocazione con la missione di Ian?
Affidata a Luca Enoch, la trama de Le Gazze Ladre si muove su un contesto emotivo delicato e dai toni forti. Senza volere premere su una narrazione visivamente violenta e urticante, Enoch coglie le giuste direttive per far traspirare il tono cupo e acido di questa storia, appellandosi a una dimensione più cinica dell’Erondar emersa dal nuovo ordine imposto dall’ascesa di Leario. Già in precedenza, durante l’epoca più civile Impero Erondariano antecedente alla Guerra delle Regine Nere, gli autori avevano mostrato situazioni in cui la condizione della donna veniva subordinata, con una trattazione del tema che ne denunciava l’ingiustizia, ma all’interno di Dragonero – Il Ribelle questa visione viene ulteriormente approfondita.
All’interno de Le Gazze Ladre vengono raccontati momenti di orrenda sudditanza del ruolo delle donne, incarnati da uomini spregevoli che si fanno voce di lazzi e atteggiamenti sgradevoli che non sono poi così lontani da eventi del mondo reale. La valenza di storie come Le Gazze Ladre, andando oltre l’aspetto di intrattenimento, è il sapere offrire una metafora del reale nel fantastico, spingendo il lettore a riflettere. Soprattutto, non si scivola in una facile retorica, ma si ha la sensibilità di inserire non solamente esempi di donne che sono riuscite a reagire in modo etico, ma anche mostrare le conseguenze peggiori di queste brutture. Enoch, con la sua trama, offre una narrazione avvincente, capace di alternare azione e riflessione, con una costruzione emotiva mai banale e in grado di veicolare al meglio il messaggio morale all’interno della storia, senza perdere di vista il rispetto della continuità.
Interpreti impeccabili di una storia dai toni forti
Una storia come Le Gazze Ladre, proprio per il suo contenuto emotivo, richiede un certo tatto anche nel racconto visivo, dove i disegnatori devono trasmettere la giusta tensione senza varcare dei sottili confini di buongusto. Vincenzo Riccardi e Luca Bonessi hanno dovuto quindi prestare la propria sensibilità con particolare attenzione nel ritrarre scene di una certa violenza emotiva, cogliendo le giuste prospettive e trovando una crasi convincente tra il percepibile disgusto per l’atto e la disperazione delle vittime.
A Bonessi è stato richiesto di ritrarre l’evento da cui scaturisce questa spirale di violenza e vendetta, cogliendo al meglio le espressioni di boria e machismo urticante contrapponendoli alla disperazione delle vittime e alla furia vendicativa delle Gazze Ladre. Bonessi mostra la sua prodezza ai disegni nella gestione di dettagli spesso poco considerati, come le movenze di un mantello durante uno scontro e una gestione degli spazi aperti in cui si muovono i personaggi.
A Riccardi viene forse attribuito il compito emotivamente più duro. Incaricato di ritrarre un momento del passato di Ian, Riccardi ha dovuto raccontare visivamente un frangente particolarmente esecrabile, cogliendone il lato più vergognoso senza morbosità, ma anzi rendendolo centrale nell’emotività di Ian. Al netto di questa sua sensibilità artistica, Riccardi mostra anche una padronanza perfetta del mondo di Dragonero, realizzando tavole di grande fascino, specialmente sul piano architettonico, dove crea spazi interni dall’incredibile dettaglio.
Come sempre, completa l’albo la copertina di Gianluca Pagliarani colorata da Paolo Francescutto, che ritrae un incontro tra Ian e le Gazze Ladre. La postura dei corpi è semplicemente perfetta, vero elemento di racconto visivo: guardando le tre fuorilegge si intuisce il loro essere preparate all’incontro, l’aver teso un’imboscata a un sorpreso Ina, che vediamo tirare di scatto le redini del cavalo, che si impunta a frenare il suo galoppo. Disegnare cavalli, come possono testimoniare grandi nomi del settore, non è per nulla semplice, ma con questo suo guizzo artistico Pagliarani si inserisce in una tradizione artistica di cui fanno parte artisti come Toth, Calegari o Talàmi. Su questa tavola di grande impatto si posano i colori di Francescutto, che con la sua colorazione riesce a cogliere le sfumature autunnali di una foresta, dando vita a un gradevole contrappunto cromatico con il verde vivo della livera della Gazze Ladre.
Immancabili come sempre la presenza di Luca Barbieri con le sue Cronache della Ribellione e di Marina Sanfelice al lettering. Che vedremo nuovamente all’opera in altri due volumi di Dragonero in edicola, il bis in uscita il 24 luglio, Sulla pista dei ricordi, e il nuovo speciale in compagnia di Zagor, Il viaggio degli eroi.
Dall’ombra insorgiamo. Nel silenzio colpiamo.