All’interno della produzione fumettistica nostrana, il fantasy ha sempre faticato a emergere. Alcuni dei migliori esempi di questo filone narrativo sono ormai perduti nel passato, come Arcana Mater, e nella serialità ci si è dovuti accontentare per anni di qualche citazione o ispirazione all’interno di contesti più definiti, come accaduto in casa Bonelli, in cui il fantasy si è presentano all’interno di altre serie, come Nathan Never o Zagor. Il crescente interesse per questo genere ha portato la casa editrice milanese a investire in progetti che vedessero una visione moderna del fantay come protagonista di una serie, dando vita a Gea, collana oramai conclusa che aveva fatto dell’urban fantasy la sua radice narrativa. Mancava però un fumetto che fosse un fantasy classico, capace di affascinare i lettori di opere classiche del genere, mostrando al contempo un nuovo approccio a questo genere letterario, che negli ultimi anni ha mostrato un’evoluzione tematica promettente. Da questa volontà nacque quella che oggi è un’ambientazione narrativa completa e dinamica, prodotto di punta in Bonelli, e capace di spaziare su più collane e arrivare anche in altri media: Dragonero.
La saga dello scout dell’Erondar creato da Luca Enoch e Stefano Vietti non è più solamente un prodotto tipicamente bonelliano, ma è divenuta un banco di sperimentazione che ha portato la tradizionale grammatica narrativa bonelliana verso nuovi elementi del mondo dell’entertainment, parte di un rinnovamento dell’editore che sta trasformando uno dei nomi storici della nona arte italiana in una nuova realtà multimediale. Sotto questo aspetto, la definizione dell’Erondar come mondo capace di ospitare una pluralità di prodotti uniti dall’aderenza a questa ambientazione ha rappresentato un interessante punto di svolta all’interno della lunga esperienza dell’editore meneghino.
Dragonero: la saga di Ian Araniil, il fantasy secondo Sergio Bonelli Editore
- Le origini di Dragonero
- Conoscere l’Erondar
- Lo stile di Dragonero
- Una famiglia di eroi
- Tutte le serie di Dragonero
- Perché leggere Dragonero
Le origini di Dragonero
Nei primi anni del Duemila, in casa Sergio Bonelli Editore si è voluto imprimere un nuovo slancio alla propria offerta, seguendo una vena rinnovatrice che ha spinto la dirigenza a spingersi verso nuove suggestioni narrative. Sono gli anni in cui cominciano a muoversi i primi progetti di nuove serie, pensate nel nuovo formato della miniserie, come Caravan o Odessa, o come archi narrativi più ampi suddivisi in stagioni, sull’esempio della serialità del piccolo schermo, come avvenuto per Orfani. Contestualmente a queste prime sperimentazioni, in edicola compare una nuova testata, pensata per essere una sorta di presentazione di potenziali numeri uno, I Romanzi Bonelli.
I Romanzi Bonelli consentivano di apprezzare un nuovo universo narrativo presentato in un formato di foliazione generosa, contenente un’avventura introduttiva in cui venivano presentati i presupposti dell’ambientazione all’interno di una storia completa ma con un finale cliffhanger, che lasciava dunque aperta la porta per un’eventuale evoluzione del progetto. In queste pubblicazioni sono state presentati avvincenti storie come Sygma o Darwin, ma anche un nuovo personaggio, che riscosse subito il favore del pubblico: Ian Aranill, detto Dragonero.
Nelle 296 pagine di Dragonero, viene presentata la prima avventura di Ian Aranill, ufficiale del Corpo degli Scout dell’Impero Erondariano, impegnato in una missione per salvare l’impero da una minaccia che affonda le proprie radici nel passato dell’Erondar. Sin dalla sua prima apparizione, Dragonero ha mostrato di avere un’identità forte. L’avventura di Ian ebbe il merito di mostrare subito la presenza di una società poliedrica e che non fosse una semplice replica della classica visione fantasy alla Tolkien che ha pesantemente influenzato l’immaginario degli appassionati. La rielaborazione di elementi classici, come le razze o il rapporto magia/tecnologia, vengono assimilati dai due autori e utilizzati come basi per generare una società imperiale solida e credibile, capace di mostrarsi come un universo da esplorare. Dragonero, nella sua prima vita editoriale, doveva essere una testa di ponte su cui poi poter creare una serie con una continuity serrata, in cui il protagonista, Ian Aranill, fosse il nostro punto di vista, ma che al contempo potesse essere messo in secondo piano, lasciando che fosse il mondo stesso a diventare il personaggio principale.
Da questa forza, si iniziò a lavorare per offrire ai lettori un progetto più ampio: una serie mensile. Sull’onda di questo entusiasmo, nel giugno del 2013 in edicola arriva Il sangue del drago, il primo albo della serie a fumetti di Dragonero.
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Conoscere l’Erondar
Parlando di una serie a fumetti, il primo pensiero è sempre rivolto ai protagonisti. Seguendo una tradizione narrativa bonelliana, in Dragonero l’ambiente sociale in cui si muove Ian Aranill non è una semplice cornice, ma assurge al ruolo di protagonista delle imprese dello scout e dei suoi compagni. Vietti ed Enoch, infatti, non si sono limitati a creare un protagonista che facesse breccia nei cuori dei lettori, ma lo hanno ideato come parte integrante di un sistema sociale che ne esaltasse le caratteristiche, e di cui lui fosse parte organica e che risentisse dinamicamente delle sue azioni, venendone influenzato e creando delle reazioni a cui Ian viene sottoposto, imprimendo a Dragonero una sensazione di realismo.
L’Erondar è un mondo complesso. L’Impero Erondariano è un’istituzione politica che raccoglie, tramite annessione o accordi di varia natura, diverse nazioni minori, che vivono sotto il controllo del trono di Valehndàrt. La struttura gerarchica e burocratica dell’Impero viene svelata con cura dagli autori, che non mostrano direttamente queste caratteristiche, ma le lasciano emergere nelle storie all’occorenza, facendo scoprire al lettore in modo naturale con il progredire delle avventure di Ian i meccanismi di questa società.
Leggere Dragonero equivale ad esplorare l’Erondar, l’archetipo narrativo del ‘viaggio dell’eroe’ ha una controparte fisica, che si potrebbe tradurre in una linea rossa su un mappamondo dell’Erondar. Se in alcune storie l’obiettivo è fornire al lettore gli strumenti per comprendere le istituzioni dell’Impero, in altri casi si valorizzano figure chiave della corte imperiale, attraverso una narrazione che accoglie questi dettagli con natrualezza, rispettando i tempi narrativi, trovando una giusta collocazione all’interno della storia. Grazie a una maniacale cura dei dettagli e a un’attenta pianificazione degli eventi che coinvolgono i protagonisti, ogni storia di Dragonero fornisce ulteriore sostanza a un mondo che è sempre protagonista silenzioso, ma presente, delle diverse avventure di Ian. Dove però Vietti e Enoch hanno ottenuto il massimo risultato è la creazione di una varietà di popolazioni che compongono il mosaico dell’Erondar. Nei suoi viaggi, Ian si confronta con diverse mentalità e culture, ne apprende le caratteristiche e noi con lui. Si tratta di una scoperta continua per il personaggio, ma anche per il lettore, che viene spinto a confrontarsi con usi e costumi differenti, spesso in contrasto con i dettami dell’Impero, ma che Ian rispetta e, nei limiti del possibile, protegge
All’interno del mondo di Dragonero, uno dei punti di maggior contrasto all’interno della società, specialmente nelle sfere politiche, è il confronto tra magia e scienza. In un mondo fantasy l’elemento magico è imprescindibile, mentre raramente la scienza entra di prepotenza all’interno della quotidianità dei protagonisti.
Nell’Erondar, la magia è affidata ai Lurensidi (nell’antica lingua ‘Custodi della luce’), congrega di maghi, esclusivamente uomini, che da sostiene sempre il trono. La loro magia è fatta di incantamenti e avvolta da misteri, una disciplina protetta con cura, che nella vita di Ian ha il volto di Alben, uno dei Luresindi più esperti. Sin dalle prime battute, la magia immaginata da Vietti ed Enoch non è invasiva, ma si incunea nella vita dei protagonisti in modo misterioso e spesso prorompente.
Diverso l’apporto della tecnologia, incarnata dalla Gilda dei Tecnocrati. I Tecnocrati sono scienziati ed inventori, che non credono al potere della magia, ma alla scoperta di nuovi armi e dispositivi che possano migliorare la vita dei cittadini dell’impero. Pur avendo una radice comune, la Confraternita degli Incanti, Tecnocrati e Luresindi sono due anime diverse dell’impero. Da un lato, la tradizionale concezione del potere (i Luresindi), dall’altro il progresso e la voglia di spingersi oltre i limiti della cieca superstizione.
La religione all’interno di Dragonero è stata trattata nei primi cinque anni come uno strumento di governo, ben lontana dall’avere un ruolo spirituale. I Khame, le divinità spesso invocate dai protagonisti, sono al centro di un culto politico, una conferma del ruolo divino del trono dell’Erondar. Non è un caso che alcuni popoli assoggettati dall’Impero Erondariano, specialmente i più periferici, abbiano mantenuto culti differenti in clandestinità.
La fine della solidità dell’Impero ha anche aperto alla ricomparsa delle antiche religioni, una variazione della società erondariana che rappresenta una svolta epocale per Dragonero. Con i recenti numeri della serie mensile, le divinità sono equiparate ad una visione che ricorda l’impostazione degli dei di American Gods, in cui è la forza della fede dei credenti a smuovere le divinità e dar loro potere. La svolta religiosa di Dragonero si è configurata come l’ennesima dimostrazione di quanto Vietti ed Enoch abbiano concepito la loro serie per non esser un’entità monolitica, ma capace di evolversi. Gli eventi che, in seguito alla Saga delle Regine Nere, ha cambiato la concezione della religione e del suo impatto sulla società erondariana sono stati trattati come una naturale evoluzione del mondo di Dragonero, aprendo a nuovi scenari per i protragonisti della serie.
Lo stile di Dragonero
Dragonero ha la fortuna, oltre ad avere avuto due geniali padri come Stefano Vietti e Luca Enoch, di aver avuto a disposizione un team artistico di alto valore. Libero dalla tradizionale gabbia bonelliana, il talento di disegnatori come Alessandro Bignamini, Giuseppe Matteoni, Riccardo Crosa, Walter Trono o Gianluigi Gregorini ha potuto esprimersi al meglio, andando a creare il ritratto di un mondo incredibilmente affascinante, realizzando tavole impressionanti per dettaglio e potenza espressiva. Senza dimenticare l’apporto essenziale di Matteoni anche a copertinista, il cui testimone è stato passato con l’inizio della saga de Il Ribelle a Gianluigi Pagliarani, che ha consolidato con lo storico colorista della serie Paolo Francescutto un incredibile sodalizio artistico.
All’interno di Dragonero sono stati fondamentali anche altri aspetti, che hanno contribuito a dare carisma alla serie, in tutte le sue forme. Pur essendo nato come fumetto in bianco e nero, Dragonero è stato pubblicato anche a colori, un passaggio che spesso si rivela fatale nel mantenere inalterato il fascino di una serie a fumetti. A curare questo aspetto per Dragonero è stato Paolo Gomets Franscescutto, colorista che ha dato a Dragonero la sua cifra cromatica iniziale, aprendo il sentiero ad altri talentuosi colleghi che hanno poi donato colore alla serie.
Non meno importante è stato lo studio del lettering. Per Dragonero è stato fatto un attento studio anche di questo aspetto, andando ad identificare una grafia precisa che identificasse non solo la parlata dei personaggi, ma anche le differenze linguistiche razziali. Ulteriore distinzione compare nel passaggio dalla serie mensile alle collane parallele, come Senzanima, dove il tono più cupo e duro viene esaltato da caratteri spigolosi. A curare questa particolarità è stata Marina Sanfelice, storica letterista di casa Bonelli, che ha realizzato e curato maniacalmente ogni aspetto del lettering di Dragonero.
A completare il team di Dragonero è Luca Barbieri, curatore della serie e autore degli editoriali e del materiale extra contenuto nei volumi da collezione. Barbieri ogni mese accoglie i lettori con le sue Cronache dell’Erondar, interessanti precisazioni sulle storie e piccoli riepiloghi atti a ricordare ai lettori dettagli di storie precedenti che avranno rilevanza per l’avventura in lettura.
Una famiglia di eroi/h3>
Il nostro modo di vivere l’Erondar è attraverso gli occhi di Ian Aranill, scout imperiale. Rampollo di una ricca famiglia di mercanti, Ian ha un passato all’interno dei corpi speciali imperiali, gli Incursori. Dopo una carriera promettente, Ian sceglie di servire come Scout, una divisione militare dedita all’esplorazione dell’Erondar, raccogliendo informazioni sulle popolazioni o su strade sicure per creare mappa affidabili per le rotte commerciali.
Ian appartiene all’antica casta dei Varliedarto, i cavalieri di Draghi. Gli appartenenti a questa congregazione sono stati legati nei tempi antichi ai Draghi, con cui combatterono la guerra degli Abomini. Questa appartenenza conferisce a Ian poteri mistici , che gli consentono di affrontare scontri impossibili per uomini comuni. Ribattezzato Dragonero, Ian è un uomo con un passato che spesso fatica a conciliare con il suo presente. Di indole buona e onesta, cerca sempre di svolgere le proprie missioni in modo da fare ‘la cosa giusta’, anche se a volte deve ingoiare i propri principi per ordini dall’alto.
Al suo fianco ci sono dei compagni d’avventura d’eccezione.
Il suo più vecchio amico è Gmor. Orco conosciuto durante l’adolescenza, Gmor è coinquilino di Ian e suo fedele compagno di viaggio. Letterato, ottimo cuoco e pacifico, Gmor rappresenta un modo nuovo di andare oltre lo stereotipo dell’orco, anche grazie al suo senso dell’ottimismo e la sua grande sensibilità. Armato di un’ascia, all’occorrenza Gmor è un avversario temibile.
Al fianco di Ian e Gmor viaggia anche l’elfa Sera. Animo delicato e legata alla natura, Sera si unisce ai due scout nella prima storia di Ian, reticente a lasciare la sicurezza dell’enclave in cui è vissuta, conscia che non sarebbe mai più tornata tra la sua gente. Sera instaura un rapporto di fraterno contrasto con Gmor, offrendo un divertente siparietto familiare alle storie. Personaggi ricorrenti sono la sorella di Ian, Myrva, una tecnocrate, e il luresindo Alben. Le storie in cui i due compaiono assieme inevitabilmente portano a battibecchi sulle reciproche sfiducie, ma che non riescono a nascondere un reciproco affetto.
Questo nucleo storico di personaggi rappresenta ancora oggi il fulcro narrativo di Dragonero, divenuto Dragonero – Il ribelle, ma non ha soffocato la creatività degli autori, che hanno potuto preservare la spinta evolutiva della serie. La rivoluzione sociale e politica attuata a partire dalla fine della maxi saga della Guerra delle Regine Nere ha portato alla presenza di nuove figure o ritorni eccellenti di personaggi precedentemente poco valorizzati, che sono stati coinvolti negli eventi di questo mondo sfruttandone con intelligenza peculiarità e, soprattutto, mire personali.
Tutte le serie di Dragonero
La complessità dell’Erondar è coincisa con la valorizzazione di un contesto socio-politico che è stato abilmente intessuto attorno alla figura di Ian Aranill. Vietti ed Enoch non si sono limitati a raccontare il presente dello scout, ma hanno voluto offrire un’esperienza completa ai lettori, creando un unicum all’interno della tradizione narrativa bonelliana: raccontare la vita del protagonista. Per quanto anche in altre collane storiche della casa editrice milanese si siano avuti casi in cui venivano svelati momenti centrali nel passato dei protagonisti della serie, come i flashback in Nathan Never o i ricordi di Dylan Dog, con Ian Aranill si è deciso di andare oltre queste istantanee del passato, creando delle vere e proprie serie che siano centrate su momenti precisi dell’esistenza del titolare della collana.
Dragonero e Dragonero – Il Ribelle sono il presente in costante evoluzione del personaggio. Vietti ed Enoch sono partiti dal consueto prodotto bonelliano (albo mensile da 96 pagine) per avviare la loro saga. Interessante notare come non sia stata dato il tradizionale titolo alla collana, ossia il nome del personaggio, ma si sia scelto di utilizzare il suo soprannome, un aspetto che consente di lasciare la porta aperta ad eventuali sostituti, in caso di dipartita del protagonista attuale. Scelta che non si puà escludere a priori, considerato come le trame ordite dai due narratori siano pensate per evolversi secondo una precisa identità narrativa, che non garantisce obbligatoriamente la salvezza del protagonista. Nel corso degli oramai sei anni di vita editoriale, Dragonero prima e Dragonero – Il Ribelle poi ci hanno insegnato come la morte sia una presenza costante e mai scontata, o che nuovi personaggi possono assumere ruoli centrali nell’evolversi del mondo di Ian Aranill. La oramai assodata capacità del duo autoriale di pianificare con notevole anticipo e precisione l’evolversi della vita dell’Erondar e di Ian, simbiotici ma comunque liberi, ha consentito di creare eventi come la Saga delle Regine Nere, vero e proprio punto di rottura con la continuity di Dragonero, dando vita a un nuovo ordine sociale che ha portato alla nascita di Dragonero – Il Ribelle.
Nuovo corso del presente post- Saga delle Regine Nere, Dragonero – Il Ribelle mantiene il ruolo di appuntamento mensile in edicola, ma declinandolo all’interno dell’evoluzione dell’ambientazione. Ian non è più un membro stimato della società erondariana, ma è un fuorilegge che guida i ribelli, le Spade di Giustizia, intenzionati a rovesciare il governo usurpatore di Leario, furfante misteriosamente divenuto gran sacerdote del culto della Signora delle Lacrime, divinità dal potere devastante utilizzata come strumento di potere. Una radicale rivoluzione del personaggio che coincide con un periodo di transitorierà sociale per l’Erondar, nato al termine della Saga delle Regine Nere, che assume i toni di una resa dei conti con il passato segreto dell’Erondar. Il cambio di numerazione (per quanto nel colophon sia presente la precedente numerazione) è una novità in casa Bonelli, ma consente di vedere il primo numero di Dragonero – Il Ribelle, I ribelli dell’Erondar, come un ideale starting point per nuovi lettori.
Si torna invece all’adolescenza di Ian con Dragonero Adventures, serie dedicata a un pubblico adolescente e pre-adolescente in cui viene ricordata la vita del giovane Ian, di Gmor e Myrva prima che il futuro Dragonero si avventurasse nel mondo, in modo tragico come vedremo. Serie dal sapore young adult, realizzata rispettando non solo la continuity della saga, ma interpretando al meglio la volontà dell’editore di creare una collana rivolta a un pubblico in erba, con cui intavolare un dialogo che coniughi avventura e introduzione al fumetto. Non stupisce quindi che le Dragonero Adventures, al momento concluse con il primo arco narrativo, avessero un tono giocoso e avventuroso più dinamico e fresco, tanto nella narrazione che nella realizzazione grafica. Un’identità che ha portato la casa editrice a investire su questa fase della vita di Ian traslando questo concept nel mondo dell’animazione, andando a realizzare un prodotto animato di cui si attende l’imminente uscita e che coniuga la rodata narrativa bonelliana con la moderna visione dell’animazione.
Di altro tenore è Dragonero – Senzanima. Serie pensata per la libreria, pubblicata all’interno della collana Audace, Senzanima è il racconto del periodo da mercenario di Ian, iniziato come gesto di ribellione alle pressioni del nonno paterno affinchè seguisse il suo destino di Valierdarto. Collocata tra Dragonero Adventures e Dragonero, Dragonero Senzanima narrato con un tono più duro e spietato, ideale per mostrare ai lettori come la crescita emotiva di Ian e le sue azioni adulte siano frutto di un’adolescenza traumatica e segnata da eventi che influenzeranno anche il suo futuro. Concepito come un prodotto da libreria, Senzanima ha potuto affidarsi a un linguaggio più libero, nella terminologia e nell’impostazione visiva con cui vengono raccontati i tragici eventi vissuti da Ian durante la sua militanza nella compagnia mercenaria dei Senzanima.
La solidità dell’ambientazione di Dragonero è evidente nella lettura di tutte le serie che compongono la vita di Ian Aranill. Vietti ed Enoch hanno disseminato sin dall’inizio la serie principale di indizi e riferimenti al passato di Ian che si sono rivelati degli ottimi punti di contatto con le serie sviluppate successivamente. In diverse occasioni, ad esempio, l’uscita di un numero di Senzanima era accompagnato da un’avventura della serie mensile che condividesse aspetti di quanto raccontando nel volume con protagonista il giovane Ian.
Perché leggere Dragonero
La complessità ed estrema dinamicità dell’Erondar, incentrato ma non vincolato a Ian Aranill, rende la lettura della saga di Dragonero un’esperienza avvincente e completa. Difficilmente possiamo ritrovare nel fumetto nostrano una valorizzazione così precisa ed evolutiva di un protagonista, raccontato non solamente nel suo presente, ma anche nei momenti del suo vissuto che hanno contribuito a segnarne la crescita non tanto sul piano eroico, quanto su quello umano.
Pur se rivolto a un pubblico young adult, Dragonero Adventures è una lettura che dietro al divertimento facilmente esperibile dai giovani lettori, non nasconde una vena di profondità emotiva che, grazie a un ferreo rispetto della contiunity della saga, valorizza enormemente la sensibilità di Ian, sia nella sua fase tardo-adolescenziale con Senzanima che nella maturità di Dragonero. La presenza di una struttura di richiami e rimandi tra i diversi capitoli della saga non viene mai percepita come una forzatura, ma come la naturale evoluzione di un individuo, capace di ricordare eventi del passato come moniti per il proprio futuro.
La presenza di questo telaio narrativo è il punto di forza principale di Dragonero, una continuity vigilata con estrema attenzione dal duo autoriale e dal curatore della serie, Luca Barbieri. La lettura di Dragonero come unico corpus narrativo ne trae giovamento, che si tratti delle brevi storie presenti in alcuni albi, solitamente riservate a svelare retroscena dedicati a personaggi minori, che alla scoperta di una concatenazione di eventi che viene imbastita con lucida attenzione dagli autori muovendosi contemporaneamente sulle diverse pubblicazioni dedicate al personaggio, con un unico obiettivo: creare un’epica moderna.
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