Dracula di Georges Bess: la recensione
Magic Press pubblica l'edizione italiano del Dracule di Georges Bess, rivisitazione fumettistica del mito del conte vampiro di Bram Stoker
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a cura di Manuel Enrico
In sintesi
Magic Press pubblica l'edizione italiano del Dracule di Georges Bess, rivisitazione fumettistica del mito del conte vampiro di Bram Stoker
Toccare i grandi nomi della tradizione letteraria è sempre un rischio, a prescindere dal medium con cui ci si approccia a queste figure leggendarie. Una volta divenuti simboli sacri dell’immaginario collettivo, alcuni personaggi vengono cristallizzati, assumono una forma che non può mutare, a volte subendo solo delle piccole variazioni nate come libertà interpretative del modello originario solo col passare del tempo. Probabilmente, tra tutte queste figure che costituiscono una sorta di mitologia moderna poche hanno subito le rivisitazioni e gli adattamenti in altri media che può vantare il Signore della notte per eccellenza: Dracula. Il vampiro per antonomasia è uno dei personaggi gotici più amato e rivisitato, che recentemente è tornato in libreria grazie Magic Press, che ha pubblicato Dracula di Georges Bess.
Non è certo la prima volta che il conte transilvano approda nel mondo dei fumetti. Basterebbe pensare alla sua versione firmata da Mike Mignola o alle numerose produzioni fumettistiche che hanno visto Dracula rivestire ruoli di primo piano, come accaduto con The Tomb of Dracula di Marvel Comics, da cui prese poi vita il cacciatore di vampiri della Casa delle Idee, Blade. La passione e il fascino esercitato da Dracula sul pubblico traggono origine dalla sua figura di creatura dannata, un villain romantico che Bram Stoker rese appassionante, profondamente umano nella sua disumanità, separato dal resto del mondo eppure voglioso di farne parte. Una natura duplice e portatrice di drammi interiore che spesso è trapelata in alcune trasposizioni, come il Dracula di Coppola o la recente miniserie Dracula di Netflix.
Raccontare Dracula
La sfida nel trattare questo particolare personaggio è se darne una rivisitazione ampia o cercare di cogliere gli elementi essenziali della creatura di Stoker e mostrarne l’anima autentica, limitandosi a qualche lieve accorgimento narrativo per darne un'impronta diversa ma coerente con l’originale. Compito non certo facile, considerato come la connotazione originale di Stoker sia stata radicalmente mutata dalle differenti incarnazioni cinematografiche del Conte, dal Monster Universe della Universal negli anni ’30 del secolo scorso sino alle iconiche interpretazioni di Bela Lugosi o Christopher Lee. Non solo, il concetto stesso di vampiro, sino al successo di Dracula mero racconto folkloristico, viene accolto nell’immaginario collettivo e rielaborato, adattato alle esigenze narrative e di volta in volta riscritto, anche nei suoi tratti essenziali.
Motivo per cui coloro che cercano di rimanere quanto più fedeli possibile tendono a presentare i propri lavori di rivisitazione del mito di Dracula specificando che si tratta del Dracula di Bram Stoker. Una dichiarazione di intenti precisa, che inevitabilmente crea in chi si avvicina a tali opere una certa aspettativa in termini di fedeltà. Se poi si tratta di puristi del vampiro, inevitabile che il giudizio sia ancora più severo.
Il Dracula di Georges Bess
Un rito a cui si deve sottoporre anche il Dracula di Georges Bess, visto che ha scelto di fregiarsi del nome di Stoker sulla copertina del volume. Va premesso che dopo aver visto il mito di Dracula venire riscritto per decenni, l’aderenza totale al mito del conte vampiro è un obiettivo difficile raggiungere, eppure Bess pare aver colto le sfumature essenziali del personaggio offrendo un’ottima prova autoriale.
Quando Bram Stoker scrisse il suo Dracula diede alla narrazione un’impostazione particolare, improntando il suo racconto come una raccolta di lettere. La visione epistolare di Stoker è uno dei tratti essenziali del mito Dracula, una concezione che fu alla base della costruzione emotiva delle vicende del Conte e dei temerari inglesi che si opposero a lui.
Nel ricreare la sua personale visione, Bess ha voluto mantenere questa impostazione originale di Stoker, sfruttando la suddivisione epistolare dell’opera originale per frazionare il suo lavoro in capitoli che seguissero le vicende dei protagonisti, specialmente in una prima fase del racconto. Scelta eccellente, che consente di creare quell’atmosfera di serpeggiante inquietudine che aiuta il lettore ad assaporare al meglio il mito di Dracula. La costruzione di un base di superstizione nelle prime pagine, rappresentata dai tre anziani nel cimitero, unita a una visione cinica dell’animo umano contrapposta alla genuina indole di Mina Murray sono il primo emotivo del Dracula di Geroges Bees, un’apertura che crea una dualità tra sovrannaturale e percezione di un male più umano.
Bess riesce anche a cogliere le suggestioni più sottili del mito di Dracula, andando anche sfiorare il suo peculiare fascino, quel languore sensuale che viene spesso associato al mito del vampiro. La sensualità della visione di Bess, però, non si limita all’estasi del morso, viene diluita su tutto il racconto, anche giocando con il contrasto tra la concezione della donna del periodo e la vivacità di una femminilità consapevole e libera, incarnata al meglio da Lucy Westenra. Per quanto libere, questi spunti offerti da Bess sono frutto di un lavoro di cesellatura del mito di Dracula che non tradiscono il cuore del personaggio, ma contribuiscono a esaltarne l’umanità e lo contestualizzano ulteriormente.
Operazione riuscita anche grazie a un’impostazione lessicale che sia uno specchio del periodo storico, senza incappare in verbosità o stridenti anacronismi, ma con uso accorto di termini desueti ma comprensibili. Parole come pascersi, orride contrade o rifugge sono echi di un tempo passato, ma altrettanto carismatici nel trasmetterci tutta la potenza di questa ambientazione. Merito anche dell’ottimo lavoro, in tal senso, di Marco Cedric Farinelli, che ha curato la traduzione italiana.
Il Dracula di Georges Bess, però, ha dalla sua un’altra caratteristica di grande fascino: i disegni. Bess interpreta graficamente il racconto di Stoker con una dinamicità e una padronanza dello spazio impressionanti. Capace di passare da una gabbia rigida a splash pages sconfinate, Bess trova una felice alchimia di ritratto dei personaggi e valorizzazione delle ambientazioni, utilizzando inserti, vignette multiformi e costruzioni oniriche, cogliendo sempre lo spirito originario dell’opera di Stoker. Concedendosi anche qualche omaggio, dal Il sonno della ragione genera mostri di Goya sino alle fattezze di Keith Richards utilizzate per dare vita al folle Renfield.
L’edizione italiana di Dracula di Georges Bess, edita da Magic Press, rende pieno merito al talento dell’autore, che viene esaltato da dimensioni generose delle pagine, in cui si può apprezzare al meglio l’intenso lavoro di Bess, un bianco e nero suggestivo e seducente contenuto in un’edizione solida e impreziosita da una copertina semplice per composizione ma capace di trasmettere tutto il fascino di uno dei grandi miti della letteratura gotica.
Voto Recensione di Dracula di Georges Bess
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Rispetto del materiale originale
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- Bess realizza tavole impressionanti
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- Il bianco e nero esalta il tratto iperdettagliato di Bess
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- Scelta lessicale ottima
Contro
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- Le splash pages perdono parte del fascino
Commento
Dracula di Georges Bess è un'opera a fumetti intensa che non tradisce lo spirito originario dell'opera di Bram Stoker. Tavole impressionanti e vivide, una narrazione fluida e avvolgente che rimanda allo spirito epistolare di Stoker sono ingredienti essenziali di una delle migliori fumettistiche del mito del Conte Vampiro.