Don't Look Up è un film incredibilmente profondo, amaramente divertente e sorprendentemente attuale che prende le mosse da una domanda alla quale potremmo già dare una risposta: cosa succede quando la scienza mette in guardia su pericoli decisamente probabili, per non dire certi, dati alla mano, ma viene irrisa?
Don't Look Up: un film su più livelli. Il livello letterale
Adam McKay è stato per anni uno degli sceneggiatori del Saturday Night Live, nonché regista di Anchorman, Anchorman 2, La Grande Scommessa e sceneggiatore di Ant-Man, per citare solo alcuni dei suoi lavori. Fra questi meriti possiamo annoverare anche questo straordinario Don't Look Up. Uno dei tratti che più colpiscono del film è il fatto che sia strutturato su più livelli. Per semplificare, ne basterà riconoscere due: il significato letterale e quello simbolico.
Letteralmente, Don't Look Up parla della dottoranda Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), la quale un giorno fa una scoperta sconcertante: una cometa del diametro di quasi 10 Km sta per collidere con la Terra. Insieme a lei, il dottor Randall Mindy (Leonardo di Caprio, di cui potete acquistare una collezione di film qui su Amazon) e il dott. Clayton "Teddy" Oglethorpe (Rob Morgan, il Turk Barrett del Marvel Cinematic Universe).
Gli scienziati provano quindi a parlare di questo disastro annunciato con Janie Orlean, la Presidente degli Stati Uniti, interpretata da Maryl Streep, e se da un lato il fatto che una donna sia Presidente incoraggia, dall'altro spiazza l'incredibile superficialità sua e dei suoi consiglieri, fra i quali l'incapace figlio Jason (Jonah Hill).
Agli scienziati non resterà dunque che rivolgersi direttamente ai mass media, facendosi ospitare in un programma di infotainment, ovvero quel tipo di informazione confezionata come show di intrattenimento. A condurre il programma ci sono Brie Evantee (Kate Blanchett) e Jack Bremmer (Tyler Perry), ma anche loro sembrano prendere la notizia un po' troppo alla leggera.
A rendere la situazione ancor più complessa sopraggiungono anche gli interessi economici: la cometa contiene una vera e propria miniera d'oro di materiali molto rari sulla Terra necessari per produrre i più recenti modelli di cellulari, come illustra l'imprenditore Peter Isherwell (Mark Rylance).
Riusciranno i nostri scienziati a convincere il mondo che il pericolo è reale? Quali contromisure verranno attuate per impedire che la cometa distrugga il nostro pianeta?
Don't Look Up: un film su più livelli. Il livello simbolico
Simbolicamente, Don't Look Up parla della difficoltà da parte della scienza di affermarsi in un mondo in cui improbabili teorie del complotto, fake news e superficialità la fanno da padrone. Politica, mass media e potere economico si rivelano ancora una volta più importanti della sopravvivenza stessa degli esseri umani e del pianeta. Emblematica la frase del dottor Mindy presente anche nel trailer del film:
"Che cosa contano i trilioni di dollari se moriremo tutti?"
Don't Look Up è un film sulla distorsione della visione della realtà derivante dalla manipolazione delle informazioni, dalla superficialità, dall'illusione di controllo assoluto anche su fenomeni incontrollabili (come una cometa in rotta di collisione con la Terra), dalla presunzione di conoscere un argomento meglio di chi lo studia e ci lavora da decenni.
Don't Look Up è una critica aspra e cinica a una classe politica colpevolmente incompetente e inadeguata spesso asservita a interessi economici spietati, che mettono a rischio la vita stessi dei cittadini in virtù del mero profitto economico di cui beneficia solo una ristretta cerchia di persone. A simboleggiare questo potere economico, Peter Isherwell, che per molti versi ricorda Steve Jobs, e la scarsità di materie prime per la fabbricazione delle componenti necessarie per un cellulare (nel film) e, ad esempio, per la famigerata PS5 (nel mondo reale).
Don't Look Up è anche una critica aspra e cinica a un sistema di informazione sempre più incline al mascheramento della verità sotto le mentite spoglie dell'intrattenimento leggero, senza pensieri, un modo per sminuire la gravità di determinate notizie. La sfacciata disinvoltura dei superficiali, il loro orgoglio per la propria stessa insipienza sono poi la ciliegina sulla torta di un film caratterizzato da comicità, satira e critica assolutamente raffinate.
Adam McKay, in qualità di sceneggiatore e regista del film, ci regala un lavoro straordinariamente curato. Ogni singolo dettaglio ha la sua importanza, anche i poster pubblicitari e le frasi che sembrano un po' buttate lì. Tutto contribuisce a creare un senso di alienazione, spaesamento e stridore fra il buon senso e ciò che vediamo nello schermo.
Ad esempio, viene mostrata la locandina di un film che ci mostra una donna che sfoggia un abbigliamento costoso; il titolo del film è però Secretly Poor. In una frazione di secondo, grazie a un'immagine e a sole due parole, McKay rievoca più concetti, tutti profondi e articolati: si tratta infatti di una riflessione sulla società dell'apparire, sul desiderio di essere qualcun altro e sul consumismo sfrenato, che porta perfino a indebitarsi, pur di sembrare "cool".
"Basato su fatti realmente possibili"
Già il titolo del film e lo slogan qui in alto nascondono molto più di ciò che sembra. Il titolo stesso è uno slogan politico, un inno al distogliere lo sguardo dalle realtà scomode. In una parola, negazionismo. Il pericolo dell'asteroide e il modo in cui diverse fasce di popolazione e di poteri reagiscono a esso può essere visto come una metafora della pandemia da Covid-19 o del riscaldamento globale, del modo in cui questi problemi vengono presi talvolta con leggerezza. Provate a guardare Don't Look Up pensando che il film parli di Covid o di riscaldamento globale, e noterete una serie di analogie impressionante. "Basato su fatti realmente possibili" si riferisce proprio a questo: per quanto la storia sia fantascientifica e piuttosto improbabile, le reazioni delle persone che vediamo in Don't Look Up sono "realmente possibili".
Un altro dettaglio molto importante è il ruolo di Mindy e Dibiasky. Anche solo dal trailer di Don't Look Up si evince come i due scienziati (e pochissimi altri personaggi oltre loro) reagiscano in modo spropositato, in preda al panico, quando invece chiunque altro mantiene una gran calma anche dopo aver scoperto che rischia di morire. Come mai?
Molto probabilmente, vi ritroverete nelle riflessioni di questi due scienziati, condividerete il loro punto di vista e vi sentirete vicini a questi personaggi, eroi solitari di una storia di fantascienza in cui è evidente che "i buoni" sono loro. Anzi, vi ritroverete spessissimo a pensare che anche voi, nei panni di Dibiaski e Mindy, vi sentireste frustrati esattamente come loro. Si prova naturalmente simpatia per i protagonisti bistrattati, ma in questo caso l'immedesimazione, l'empatia e il coinvolgimento sono funzionali anche a qualcos'altro.
I protagonisti sono gli unici ad avere una visione corretta di ciò che avviene, come gli spettatori. In un gioco di scambio di ruoli, Mindy e Dibiasky siamo noi. I loro dubbi, il loro sgomento, sono i nostri.
Don't Look Up è un film monumentale, sublime e incredibilmente ricco e profondo dal punto di vista narrativo, forte di un cinismo estremo, drammatico, spietato, che riesce a riproporre in chiave simbolica tematiche drammaticamente attuali, mostrandocene il lato più tristemente divertente grazie a un umorismo nero coinvolgente e tagliente.
La satira di Don't Look Up arriva dritta al punto, ma per essere apprezzato appieno questo straordinario film va assaporato con grande attenzione, per coglierne tutti i più piccoli particolari, tutti i simboli. L'incredibile cast attoriale, la cura per gli effetti speciali e i colpi di scena sono tutti valori aggiunti a un lavoro straordinariamente coinvolgente fino alla fine, che va ben oltre i primi titoli di coda: gustatevi le scene finali del film senza interromperne subito la visione!
Ammaliante, ipnotico, magnetico, Don't Look Up è un film prezioso, assolutamente imperdibile. Lo trovate in esclusiva su Netflix a questo link.