Continuano le avventure di Hikaru Minami in Dien Bien Phu 2 e 3, la serie manga di genere storico creata da uno degli scrittori, registi, mangaka e musicisti giapponesi più apprezzati nel suo Paese: Daisuke Nishijima. Grazie a Bao Publishing e alla sua linea manga Aiken, anche noi italiani stiamo avendo la possibilità di leggere la realistica e cruenta storia ambientata nel 1965 nel pieno della Guerra del Vietnam. La serie è composta da 12 volumi e si è conclusa con grande successo in Giappone nel 2016. Prima di addentrarci nella recensione dei due volumi, vi invitiamo a recuperare la recensione del primo numero per comprendere meglio la tipologia e la storia di questa opera.
Dien Bien Phu 2: la guerra prende una connotazione più psicologica
Al termine del primo numero avevamo lasciato il protagonista, il giovane reporter e giornalista statunitense Hikaru Minami, mentre si ambientava nel Vietnam rendendosi conto dell'inferno in cui lo avevano mandato. Il secondo volume, ovviamente, ci riporta tra gli stermini perpetrati in questo triste spicchio di terra scoprendo la storia del conflitto da entrambi i lati. Questa volta, però, il mangaka si sofferma sulla vita e la psicologia dei soldati americani e dei Vietcong, sottolineando i diversi punti di vista.
Siamo sempre nel 1965 e Hikaru si trova nella foresta in compagnia dei Cani Randagi, un gruppo parallelo ai Berretti Verdi incaricato di ricercare Principessa, la misteriosa assassina di cui si è innamorato il protagonista dopo avergli salvato la vita. Purtroppo è lei a trovare il gruppo e il suo unico obbiettivo è quello di uccidere tutti i soldati della compagnia. Non ha importanza se i soldati possano essere più addestrati di lei, non le importa nemmeno in che modo questi la combattono: lei riesce sempre ad avere la meglio sugli avversari. Tuttavia a uscirne sempre illeso è proprio Hikaru che non viene nemmeno minimamente sfiorato dagli attacchi della misteriosa guerriera. Alla fine il team di soldati americani si ritrova ridotto a soli quattro membri: il nativo americano Little, il cecchino denominato Insomnia perché soffre, appunto, di insonnia, il ninja Jajamaru e il bel soldato leader della squadra Tim Lawrence.
La storia entra, quindi, nella testa dei soldati che vivono col perenne terrore di non fare mai più ritorno dalle loro famiglie. Le contraddizioni del conflitto diventano più laceranti della violenza della guerra stessa. Per tale ragione l'autore decide di porre una lente di ingrandimento sulle vicende personali dei militari con un particolare interesse ai loro tormenti emotivi e ai motivi che li hanno spinti ad abbandonare il loro Paese d'origine per recarsi in un luogo lontano in cui sarebbero potuti rimanere per sempre. Tra i primi personaggi centrali troviamo proprio Little, un nativo americano il cui nome è già un ossimoro rispetto alla sua prestanza fisica. La sua storia è intensa e riprende numerose tematiche quali la povertà, lo sfruttamento e il razzismo. L'uomo, infatti, è stato costretto a vivere all'interno di una riserva come se fosse un animale. Decide, quindi, di abbandonare quella vita claustrofobica per combattere come un guerriero anche accettando la morte, così come avevano fatto i suoi antenati.
Grazie a Little abbiamo l'introduzione di momenti classici della cultura nipponica, ovvero i suoi viaggi mentali nel mondo degli spiriti per cercare di scoprire dove si trova Principessa. C'è spazio anche per alcune scene un po' oscure per comprendere i desideri e le profonde paure del personaggio. Little è l'elemento centrale del secondo volume di Dien Bien Phu, ma a poco a poco anche gli altri Cani Randagi iniziano a mostrarsi più umani di quanto possano sembrare. Ad esempio già da questo capitolo possiamo intravedere alcuni tormenti interiori e passati di Tim che lo hanno segnato ancora più della stessa guerra.
Il conflitto rimane il fulcro principale intorno a cui ruota l'intero racconto e per tale ragione continua a essere raccontata nei suoi aspetti più crudi e tragici. Nonostante il protagonista sia americano, il punto di vista non è unilaterale e c'è spazio anche per quello vietnamita continuando a seguire le storie dei fratelli Bao e Nhieun e, ovviamente, di Principessa. I primi sono alle prese con l'analisi tecnica dei pro e i contro del capitalismo e di come possono usare al meglio i soldi che guadagnano. La seconda, invece, mostra al lettore le sue motivazioni per continuare la cruenta battaglia e i duri addestramenti della nonna. Hikaru? In tutto questo il vero protagonista del racconto diventa, in realtà, una sorta di personaggio secondario che si fa trascinare dalla particolare situazione. Prima è in balia dei suoi alleati e poi dai sentimenti di Principessa, senza mai riuscire a divincolarsi con fermezza.
Dien Bien Phu 3: il conflitto arriva al suo clou
Il terzo volume si apre con Hikaru e i Berretti Verdi che si spostano in un altro territorio impervio, ovvero nell'altopiano centrale vicino Plei Me. Storicamente l'assedio di Plei Me, durato dal 19 ottobre 1965 al 25 ottobre dello stesso anno, fu l'inizio del primo grande scontro tra i soldati dell'Esercito popolare del Vietnam del Nord e l'esercito degli Stati Uniti. La guerra, quindi, entra nel vivo anche nel racconto osservando i Vietcong che, guidati dalla nonna di Princess e dai generali Dinh e Ton, decidono di attaccare l'esercito americano. Diversamente da quanto possano immaginare quest'ultimi, i vietnamiti sono tutt'altro che una banda di contadini che attaccano senza organizzazione. Tra i vari guerriglieri vi sono anche veri e propri veterani pluripremiati per aver combattuto nella guerra di Dien Bien Phu ben undici anni prima.
Nella battaglia viene colpito e ferito gravemente Jajamaru, mentre Hikaru viene salvato da Insomnia che decide di proteggerlo con il suo fucile da cecchino. Vuole che il ragazzo sopravviva a tutti i costi così da poter raccontare ai posteri le atrocità della guerra con le sue fotografie. Il problema però è un altro: la guerra ha avuto inizio proprio perché Hikaru, ingannato dal cecchino, aveva sparato e ucciso un vietnamita. Nonostante ciò, l'esercito locale si dimostra incredibilmente forte tanto che i Berretti Verdi sono costretti a schierare il formidabile e potente Colonnello Jabo.
Sul campo di battaglia facciamo la conoscenza di nuovi personaggi e della loro forza. Tim Lawrence, leader dei Cani Randagi, inizia uno scontro contro Principessa in un duello tanto breve quanto d'impatto in cui si osserva anche una forte componente sessista del soldato americano che disprezza fortemente la figura della donna. L'altro scontro importante riguarda Ton, il generale del 33° reggimento dell’esercito nord-vietnamita, contro il colonnello Jabo, istruttore delle Forze Speciali dell’esercito degli Stati Uniti. Anche in questo caso il duello è violentissimo, ma anche surreale acquistando un valore simbolico perché rappresenta la battaglia apparentemente definitiva tra le due fazioni.
In Dien Bien Phu 3 Daisuke Nishijima porta il conflitto vietnamita su campi molto più ampi dove c'è spazio anche per simbolismi e parallelismi emblematici. Gli esempi specifici sono tre: il primo è l'onomatopea di un colpo di fucile come innesco del vero inizio della guerra da entrambe le parti, la seconda è una citazione ad Apocalypse Now durante l'ingresso in battaglia del Colonnello Jabo e la terza è un'altra citazione, ma a Robert Capa alias di Endre Friedmann, uno dei più famosi fotografi di guerra. Quest'ultimo viene nominato dal cecchino Insomnia con questo paragone:
"I più fuori luogo di tutti in un campo di battaglia sono i fotografi. Invece del fucile tengono una macchina fotografica e al posto del grilletto premono un otturatore."
In questo volume c'è molta psicologia, ma ancora meno Hikaru. La sua aria da innocente, si osserva anche nella sua mancanza di traumi o di ragioni per essere in quel luogo se non per fotografare il conflitto. La sua eccessiva purezza, spesso si trasforma in stupidità finendo per essere considerato solo un osservatore anche dai suoi compagni. Forse, però, l'importanza data alla fotografia potrebbe essere un modo per dare uno scossone al protagonista nei prossimi numeri, in modo tale da vederlo finalmente all'opera.
Lo stile artistico e gli extra
In entrambi i volumi, ogni aspetto narrativo viene sapientemente descritto dai meravigliosi e semplici disegni di Nishijima. Niente di virtuosistico o di complesso, ma diretto e conciso per non sminuire la tematica della guerra, le sue crudeltà e andare dritto al punto. L'aspetto più interessante è dato dalle numerose scene di combattimento che risultano dinamiche e vivaci anche con l'uso di differenti angolature visive. Il terzo volume, tuttavia, diventa ancora più potente portando il lettore a fermarsi per riflettere e comprendere cosa ha appena letto e visto. Nonostante il tratto sia fortemente kawaii, il mangaka riesce a sconvolgere l’animo dell'osservatore tramite scene cruente ed estremamente dolorose.
Da segnalare, infine, che alla fine di entrambi i volumi è presente una comoda cronologia in cui vengono descritti i principali eventi avvenuti nel Vietnam a partire dal 2880 a.C., anno di fondazione del Van Lang, fino al 2 luglio 1976, giorno in cui nacque la Repubblica Socialista del Vietnam dopo l'unificazione del nord e del sud. Al termine di ogni capitolo, inoltre, sono presenti dei mini-approfondimenti da parte dell'autore su alcuni eventi secondari nel racconto, ma fondamentali nella storia reale. Il terzo volume viene arricchito anche da un capitolo extra, intitolato “Il riposo dei Cani Randagi”, dove i protagonisti sono alcuni membri della squadra di disadattati dei Berretti Verdi che vedono un ulteriore approfondimento della loro vita privata.
Conclusioni
Quello realizzato da Nishijima Daisuke è un racconto complesso ed estremamente reale e attuale. La Guerra del Vietnam è solo uno dei più terrificanti eventi della storia contemporanea, ma non certamente l’unico né tantomeno l’ultimo. La guerra entra nel vivo, quindi si mette un attimo da parte la psicologia degli innocenti dando risalto a quella dei soldati di entrambe le fazioni. Questa scelta pone in secondo piano anche il vero protagonista del racconto, ovvero il fotografo di guerra Hikaru, ma al contempo possiamo osservare la crescita di altri personaggi di contorno e le loro ragioni per aver preso parte a un conflitto tanto spietato. Lo stile narrativo e artistico continuano a essere così semplici e inaspettati per un’opera di questo genere che a ogni pagina e a ogni tavola si viene accolti da un turbinio contrastante di emozioni che spinge alla lettura e grida a gran voce il numero successivo.