Migliaia di luci colorate sono accese nelle strade e nelle case. Ovunque ci si affanna alla ricerca del regalo perfetto. Nell'aria si respira la voglia di starsene nel tepore di casa con i propri cari. Questo è il momento giusto per accendere la TV e mettere su un film natalizio. Non uno qualunque, però, e non vale nemmeno scegliere dalla lista dei tanti titoli ormai sdoganati dalla TV generalista. Quello che ci vuole adesso è... Die Hard – Trappola di Cristallo! Nonostante la sua prima proiezione nelle sale statunitensi sia avvenuta nell’estate del 1988 (in Italia il film è arrivato a settembre), è impossibile infatti non considerare oggi Die Hard come un film di Natale (il primo capitolo del franchise, soprattutto, ma anche il secondo, 58 Minuti per Morire – Die Harder).
Con l’avvicinarsi sempre più imminente delle festività, facciamo allora un piccolo ripasso della pellicola che ha dato vita a una serie cinematografica di successo, comprensiva di 5 film (più uno, avulso dalla saga, ma eredità spirituale di Die Hard di cui parleremo tra poco), che ha consacrato definitivamente Bruce Willis come uno dei protagonisti must have dei film d’azione e ha aggiunto un nuovo, anticonvenzionale titolo ai film da non perdere a Natale (soprattutto se siete amanti degli action). Yippee ki yay!
Die Hard è un film di Natale: tutto quello che c'è da sapere
- Die Hard - Trappola di Cristallo: come tutto è iniziato
- Un eroe atipico per un nuovo action
- Le riprese, il Nakatomi Plaza e il Natale
- Quattro sequel +1
Die Hard – Trappola di Cristallo: come tutto è iniziato
Uno svettante grattacielo. Un gruppo di terroristi giunto dall’Europa. E un coraggioso poliziotto al posto sbagliato nel momento giusto. Questi gli ingredienti che compongono la ricetta perfetta di Die Hard – Trappola di Cristallo, pellicola diretta da John McTiernan che ha fatto da apripista all’omonima serie di action movie. Adrenalinico e, come vedremo, anche parecchio atipico per l’epoca in cui è uscito, Die Hard vede il poliziotto newyorkese John McClane (Bruce Willis) giungere a Los Angeles alla Vigilia di Natale per ricongiungersi alla moglie, Holly (Bonnie Bedelia), e ai figli per trascorrere insieme le festività. McClane viene invitato tuttavia a sorpresa alla festa natalizia che si tiene negli uffici dell’importante multinazionale per cui lavora Holly, al Nakatomi Plaza, e qui iniziano i guai. Nel sontuoso edificio fanno infatti irruzione alcuni terroristi (o presunti tali), armati fino ai denti e altamente organizzati, capeggiati dal tedesco radicalista Hans Gruber (Alan Rickman), che fanno ostaggio dei dipendenti e mettono in atto il loro piano: rubare i 640 milioni di dollari in titoli azionari riposti nel caveau della Nakatomi. Solo John McClane, scampato all’attacco, potrà salvare la situazione.
Ma qual è la genesi di questa trama e come è stata portata sul grande schermo, componendo uno dei più leggendari film d’azione di tutti i tempi? Innanzitutto, la sceneggiatura di Die Hard – Trappola di Cristallo è basata su un romanzo: Nulla è Eterno, Joe (Nothing Lasts Forever) di Roderick Thorp, pubblicato nel 1979 e a sua volta ispirato da un incubo che l’autore aveva avuto dopo aver visto il film catastrofico L’Inferno di Cristallo (The Towering Inferno) del 1974. La scrittura della sceneggiatura porta la firma di Jeb Stuart, che nel 1987 viene incaricato da Lloyd Levin, capo della Gordon Company alla 20th Century Fox. A Stuart viene imposta una sola condizione dalle alte sfere: che la trama sia ambientata a Los Angeles nel periodo natalizio. L’autore, come dichiarerà in seguito, si dedica alla scrittura mentre è ancora impegnato con il suo lavoro presso i Walt Disney Studios di Burbank e il progetto (che definisce un “Rambo in ufficio”) lo sfianca a tal punto da condurlo a continue liti con la moglie. Sembra però che siano queste ultime a ispirare in parte Jeb Stuart, dal momento che, nel tentativo di giungere a una riappacificazione, trova il giusto materiale per la sua sceneggiatura inserendo la storia di un marito che intende farsi perdonare dalla moglie a seguito di un’amara separazione.
A contribuire nel portare un tocco ironico che va a braccetto con l'anticonvenzionale atmosfera natalizia calata in un action movie (basti solo pensare al “Ho ho ho” scritto da McClane sul corpo di un terrorista morto), ci pensa John McTiernan: dopo aver firmato la regia di Predator nel 1987, primo capitolo del franchise, viene contattato dai produttori Fox Lawrence Gordon e Joel Silver per dirigere Die Hard – Trappola di Cristallo. È sempre John McTiernan, inoltre, ad avere alcune intuizioni sulla sceneggiatura. Ad esempio, benché Jeb Stuart avesse ambientato la trama in un arco temporale di tre giorni, il regista modifica le tempistiche e racchiude l’azione in una sola, frenetica notte. Anche i cattivi che prendono possesso del Nakatomi Plaza subiscono alcune modifiche: se dapprima vengono presentati come terroristi mossi da intenti politici, McTiernan fa sì che venga svelata la loro vera natura di rapinatori dediti a interessi meramente economici, così da dare un’impronta più action e meno “ideologicamente impegnata”, calzante con il clima estivo previsto per l’uscita del film. Forse non sono in molti a saperlo, ma Die Hard – Trappola di Cristallo nasce infatti come un blockbuster estivo, proiettato per la prima volta negli Stati Uniti il 12 luglio dell’88.
Un eroe atipico per un nuovo action
Prima di procedere con le riprese, è essenziale però trovare i personaggi di questa storia e, primo fra tutti, il protagonista assoluto chiamato a intepretare John McClane. Gli anni ’80, periodo d’oro dei film d’azione, mostrano tendenzialmente un eroe archetipico con atteggiamento da vero macho e una fisicità tutta muscoli e, almeno inizialmente, tale è la figura che viene ricercata dagli autori affinché diventi il volto del poliziotto newyorkese. Per la parte viene dunque contattato lui, l’ “action man” per eccellenza: Arnold Schwarzenegger, che tuttavia rifiuta il ruolo per dedicarsi a una linea cinematografica più comica, tant’è che in quel periodo porta avanti il progetto de I Gemelli (Twins) al fianco di Danny DeVito. Un ventaglio di possibili altri nomi viene preso in considerazione, tuttavia senza successo: tra questi Sylvester Stallone, Mel Gibson, Burt Reynolds, Richard Gere, Paul Newman, Clint Eastwood e Harrison Ford.
Perché non valutare, però, un diverso tipo di protagonista? In contrapposizione all’eroe infallibile, che si erge statuario al di sopra dei cattivi uscendo dallo scontro pressoché illeso, si pensa a un uomo qualunque, fallibile, che possa dimostrare di sapersela cavare nonostante tutto sia a suo sfavore. La scelta ricade su un volto ancora poco conosciuto ai tempi, quello di Bruce Willis, attore che fino a quel momento aveva lavorato solo nella serie televisiva Moonlighting accanto a Cybill Shepherd e come protagonista della commedia romantica Appuntamento al Buio. Una grande scommessa per la produzione, insomma, quella di assumere un interprete ancora così poco conosciuto e che, tra l’altro, non ha mai partecipato a film d’azione. Scommessa che viene portata avanti offrendo a Willis il ruolo, che inizialmente viene rifiutato a causa delle riprese di Moonlighting, ma che in un secondo momento viene accettato dall’attore poiché Cybill Shepherd incinta e costretta a interrompere temporaneamente il progetto.
Per far sì che Bruce Willis non possa “scappare”, la Fox gli offre un contratto esorbitante da 5 milioni di dollari: una cifra stellare che all’epoca poteva essere appannaggio di nomi più affermati quali ad esempio Dustin Hoffman o Robert Redford. Come biasimare però la casa di produzione, dopo così tanti rifiuti e dopo aver trovato il volto perfetto per John McClane? Quest’ultimo rappresenta una vera novità per i film d’azione di allora: è un comune poliziotto che dimostra un totale rifiuto per l’autorità, è noncurante ma è anche consapevole di essere nel posto sbagliato (lamentandosene frequentemente). Allo stesso tempo, nonostante sia un solo uomo contro un gruppo ben armato e organizzato, le risorse a sua disposizione siano esigue e le ferite che gli vengono inferte siano numerose, non si perde d’animo e prosegue lungo la sua strada contro i criminali che intendono uccidere decine di innocenti. Lo stesso Bruce Willis ha dichiarato in merito a McClane:
Anche se è un eroe, è solo un ragazzo normale. Un ragazzo normale che è stato gettato in circostanze straordinarie.
La fortuna di Die Hard – Trappola di Cristallo sta dunque anche nel saper portare una ventata d’originalità negli action movie, che vediamo soprattutto nei momenti in cui John McClane, ferito, sporco, gli abiti a brandelli e poche speranze di sopravvivenza, diventa il nuovo eroe del cinema d’azione, più vicino allo spettatore comune di quanto potessero esserlo i protagonisti che lo hanno preceduto. Per la buona riuscita del film, però, bisogna anche pensare ai comprimari di McClane. Per quanto riguarda il personaggio di Holly, è lo stesso Bruce Willis a suggerire al casting il nome di Bonnie Bedelia, che incarna una figura femminile emancipata, tanto a livello economico quanto come individuo, capace di mantenere il controllo anche in situazioni di pericolo e di distaccarsi dalla figura maschile predominante. Mentre per il villain Hans Gruber viene contattato Alan Rickman dallo stesso produttore Joel Silver, dopo averne apprezzato l’interpretazione di un altro cattivo, il Visconte di Valmont nella messa in scena a Broadway de Le Relazioni Pericolose. Proprio in merito al personaggio di Hans Gruber interpretato da Rickman vi sono diverse curiosità.
Prima della messa in scena di Die Hard – Trappola di Cristallo, la sceneggiatura subisce infatti una sensibile riscrittura da parte di Steven E. De Souza, che adotta un approccio differente nei confronti della trama: essa viene quindi modificata partendo dai piani ben congeniati di Hans Gruber, adottando il punto di vista del villain che è il vero motore della narrazione. In essa, John McClane è sì il buono della situazione, ma anche l’elemento di disturbo che mette i bastoni tra le ruote di Gruber. Per quanto riguarda invece l’interpretazione di Alan Rickman, bisogna dare merito all’attore per aver studiato a lungo l’accento tedesco che avrebbe dovuto possedere il suo personaggio. Sembra tuttavia che, a un’attenta analisi, le frasi in lingua pronunciate tanto da lui quanto dagli scagnozzi di Gruber siano sintatticamente errate in alcuni punti: non si può certo biasimare il cast, comunque, dal momento che la compagine di attori scelti per il ruolo dei terroristi comprende solo un paio di tedeschi. Paradossalmente, anche Bruce Willis è di origini tedesche, essendo nato nella base militare di Idar-Oberstein nella Germania dell’Ovest!
Le riprese, il Nakatomi Plaza e il Natale
La messa in scena di Die Hard – Trappola di Cristallo può avere inizio: le riprese partono ufficialmente nel novembre del 1987 e per la location viene selezionato un luogo perfetto. Dove ambientare infatti il film se non in un grattacielo dove siano presenti tanto degli spazi da adibire a uffici, quanto dei piani ancora in costruzione che si rivelano utili a McClane durante tutto il corso della narrazione? Per questo la Fox stessa mette a disposizione uno dei suoi edifici, il Fox Plaza in Century City, a Los Angeles, che all’epoca presenta ancora alcuni piani in fase di costruzione. Ecco dunque il nostro Nakatomi Plaza, protagonista della pellicola al pari degli attori in carne e ossa, divenuto oggi emblema stesso di Die Hard: basti pensare all’episodio intitolato 99 della quinta stagione di Brooklyn 99, dove Jake Peralta esorta la squadra a visitare il Fox Plaza definendolo “il più importante monumento in America” per il suo incondizionato amore per Die Hard. Inoltre, lo stesso sceneggiatore De Souza fa riferimento alle piantine dell’edificio per inserire in fase di scrittura le esatte location di ogni sequenza e capire quali percorsi far adoperare ai protagonisti nei loro spostamenti tra i vari piani del palazzo.
Potremmo dire che l’inizio delle riprese per Bruce Willis coincida con una sorta di “battesimo del fuoco”, poiché l’attore, che non aveva mai preso parte a film d’azione prima d’ora, inizia girando una delle scene più pericolose e adrenaliniche del film: quella in cui John McClane è costretto a lanciarsi dal tetto del Nakatomi Plaza legato a una manichetta antincendio, per poi sfondare una vetrata e fiondarsi all'interno. Nonostante questo primo approccio ricco di tensione e la presenza di uno stuntman che sostituisce Willis in diverse scene, l’attore gira comunque la maggior parte delle sequenze d’azione. Per quanto riguarda invece le riprese della caduta di Alan Rickman dal grattacielo, esse vengono realizzate utilizzando un materasso blu che in post-produzione viene sostituito con l’applicazione della piazza sottostante, mentre l’espressione di terrore dipinta sul volto dell’attore è genuina. Per ottenerla, infatti, John McTiernan rassicura Rickman dicendogli che verrà lanciato giù verso il materasso dopo aver contato fino a tre, ma in realtà il regista conta solo fino a due. La scena è stata girata una sola volta, dal momento che la sorpresa di Rickman ha reso perfetta la caduta.
Die Hard – Trappola di Cristallo è ovviamente combattimenti, esplosioni, operazioni di polizia compiute a bordo di elicotteri o di veicoli della SWAT (a questo proposito ci sono voluti diversi mesi per poter ottenere un permesso da parte delle forze speciali), ma è anche Natale. Non solo per le decorazioni, le feste o l’umorismo di John McClane a base natalizia. Anche la colonna sonora infatti ci mette del suo. Benché a dominare sia il tema dato dall’Inno alla Gioia di Beethoven, che John McTiernan chiede di utilizzare ispirato da Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, fanno la loro comparsa anche alcuni brani prettamente natalizi. È questo il caso ad esempio di Winter Wonderland , Let it Snow! Let It Snow! Let It Snow! o Christmas in Hollis, brano dei RUN DMC che ottiene la fama soprattutto grazie alla pellicola. Ma non solo.
Vediamo infatti John McClane atterrare a Los Angeles da New York per ricongiungersi alla sua famiglia durante il Natale, nonostante la separazione con Holly sia ancora una ferita aperta: c’è qui, insomma, l’essenza delle festività natalizie fatta di comunanza, vicinanza ai propri cari, unione e condivisione. Che poi McClane debba cercare di salvare la vita di numerosi innocenti, inclusa la moglie, sventare una rapina milionaria e trascorrere la Vigilia di Natale facendo da bersaglio per pallottole, cazzotti ed esplosioni, è un altro paio di maniche. Ma chi dice che Babbo Natale non possa avere anche la forma di un eroe pronto a sacrificarsi per salvare il Natale?
Quattro sequel +1
Il successo di Die Hard – Trappola di Cristallo è sorprendente. La Fox stessa non aveva previsto che il suo blockbuster estivo avrebbe ottenuto un così ampio consenso, eppure la pellicola di McTiernan porta a casa un incasso da 140 milioni di dollari a fronte di un budget pari a 35 milioni e nel 1988 si classifica al decimo posto tra i film più visti al cinema. La scalata verso la fama e un apprezzamento ancor più vasto saranno dettati dal corso del tempo e solo negli ultimi anni Die Hard – Trappola di Cristallo è diventato un vero e proprio cult del cinema action. Tuttavia, non si può certo negare che gli obiettivi raggiunti non abbiano avuto un certo peso sulle future decisioni della produzione. Trascorrono due anni e approdiamo infatti al sequel del film con protagonista John McClane, intitolato 58 Minuti per Morire – Die Harder (o semplicemente Die Hard 2 in patria), proiettato negli Stati Uniti nell’estate del 1990. La pellicola è diretta stavolta da Renny Harlin e anche il cast vede la presenza di diverse new entries. Ambientato nell’aeroporto di Washington-Dulles preso di mira da un gruppo di ex militari, il film vede ancora una volta protagonisti Bruce Willis e Bonnie Bedelia, con il ritorno di Reginald VelJohnson e William Atherton (nel primo capitolo rispettivamente Sergente Al Powell e Dick Thornburg); ma ad affiancarli vi sono anche William Sadler, Franco Nero, Fred Dalton Thompson e Robert Patrick.
Anche qui l’ambientazione è quella natalizia e anche in questo caso McClane si riduce letteralmente a brandelli per salvare i civili finiti nel mirino dei criminali (inclusa Holly, a bordo di un aereo), benché per questa pellicola vengano adottate soluzioni più spettacolari squisitamente da film action (come una certa esplosione finale). Il risultato, nonostante alcune trovate piuttosto inverosimili, è comunque sbalorditivo: 240 milioni di dollari al botteghino. A 58 Minuti per Morire – Die Harder fa quindi seguito una nuova pellicola, alcuni anni più tardi: il 19 maggio 1995 fa il suo ingresso nei cinema il film intitolato Die Hard – Duri a Morire (Die Hard With a Vengeance), che segna il ritorno di John McTiernan alla regia di un film della saga. Quest’ultimo titolo ha una produzione piuttosto travagliata rispetto ai suoi predecessori, con una lunga serie di riscritture della sceneggiatura e dissidi interni alla produzione che coinvolgono anche gli stessi Joel Silver, Bruce Willis e McTiernan. Ciò non impedisce però, fortunatamente, di far arrivare il film in sala.
Ancora più frenetico e adrenalinico, Die Hard – Duri a Morire è una continua e forsennata corsa lunga 128 minuti attraverso le strade di New York, da Harlem a Wall Street. Stavolta non ci troviamo immersi nell’atmosfera natalizia, ma John McClane è chiamato ancora una volta a salvare la situazione: un criminale che si fa chiamare Simon (Jeremy Irons) ha disseminato di esplosivi tutta la città e li farà detonare se McClane non si atterrà alle sue precise istruzioni. Affiancato da Zeus Carver (Samuel L. Jackson), un uomo che viene casualmente in suo soccorso, John McClane dovrà impedire che il folle piano di vendetta di Simon si compia: il criminale, infatti, altri non è che il fratello di una nostra vecchia conoscenza, Hans Gruber. Guadagnandosi il titolo di pellicola con il più alto incasso del 1995, Die Hard – Duri a Morire registra un totale al box office di 366 milioni di dollari.
Altrettanto indimenticabili i due sequel rispettivamente del 2007 e del 2013: Die Hard – Vivere o Morire (Live Free or Die Hard) di Len Wiseman e Die Hard – Un Buon Giorno per Morire (A Good Day to Die Hard) di John Moore. Qui vediamo McClane al fianco dei due figli ormai adulti, interpretati da Jai Courtney e Mary Elizabeth Winstead, con il poliziotto newyorkese a fare ancora da eroe per una città minacciata dal crimine armato, benché forse la sua figura sia ormai sdoganata e gli effetti speciali siano sempre più mirabolanti e soverchianti. Questo ci impedisce di apprezzare questi ultimi due titoli? Assolutamente no: entrambi guadagnano un totale di 380 e 300 milioni di dollari. Ma non tutti forse sanno che tra il terzo e il quarto capitolo della saga vi è una pellicola che, pur non avendo il titolo di “Die Hard”, potrebbe essere considerata come uno dei sequel spirituali nella serie. Si tratta de L’Ultimo Boy Scout (The Last Boy Scout), film diretto da Tony Scott dietro la sceneggiatura di Shane Black (Arma Letale), prodotto da Warner Bros. e uscito in sala nel dicembre del 1991. Una buddy comedy d’azione al fulmicotone con protagonisti Bruce Willis e Damon Wayans e, nonostante il primo non interpreti qui il poliziotto John McClane, le vibes del suo personaggio, il detective privato Joseph Hallenbeck, sono esattamente le stesse. D’altra parte il titolo originale della sceneggiatura di Shane Black all'epoca in cui era stata scritta era Die Hard.