Decorum Vol. 1, recensione: il nuovo universo di Jonathan Hickman
Con Decorum Vol.1, saldaPress porta in Italia una nuova space opera firmata dall'appprezzatissimo Jonathan Hickman.
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a cura di Manuel Enrico
In sintesi
Decorum, la nuova space opera di Hickman, inizia la sua avventura
Il nome di Jonathan Hickman è associato, nell’ultimo periodo, al suo lavoro sul mondo mutante di casa Marvel. La rivoluzione avviata da Hickman, infatti, è uno dei punto forti della recente produzione della Casa delle Idee, come abbiamo potuto apprezzare leggendo volumi come Power of X/House of X o Pax Krakoa. Andando oltre il canone mutante tipico dei personaggi marveliani, in questa gestione degli X-Men è emerso un tratto specifico della narrativa di Hickman: l’esser un creatore di mondi. Se è vero che muovendosi all’interno di una continuity che affonda le sue radici negli albori della Silver Age richiede di rimanere entro certi schemi, come potrebbe manifestarsi questo trasporto nel world building in un’opera totalmente originale? Un interrogativo che trova risposta in Decorum Vol. 1, primo capitolo della saga sci-fi di Hickman portata in Italia da saldaPress.
Una decisione, quella della casa editrice, che non sorprende, ma che anzi sembra consolidare una tradizione editoriale che si fonda sulla valorizzazione di comics che offrano, oltre a una storia avvincente, dei tratti caratteristici forti, capaci di solleticare diversi appetiti narrativi dei lettori. Che si tratti della weird science di Fear Agent o della spiccata critica sociale di Undiscovered Country, è piacevole ritrovare una visione editoriale che si affida ad alcune delle peculiarità della narrativa sci-fi più pura, che potremmo riassumere in una frase semplice: raccontare il mondo di oggi, tra qualche anno.
Decorum Vol. 1: il primo capitolo della space opera di Hickman
Per riuscire in questo intento, come dimostrato da nomi altisonanti come Asimov o Dick, serve non solo una visione precisa dell’elemento da sviscerare, ma soprattutto la capacità di creare una dinamica sociale in cui i personaggi possano muoversi coinvolgendo i lettori, offrendo in mezzo a una serie di stimoli narrativi e visivi proiettati al futuro anche elementi di ancoraggio fortemente contemporanei. Torniamo, in questo caso, all’apprezzamento per le doti di world building di Hickman. Se ripensiamo ai suoi lavori in seno alla Marvel, il suo talento visionario è stato, in un certo senso, supportato e al contempo limitato dal lavorare su personaggi noti, che sono diventati i punti fermi nella creazione di storie che, per quanto rivoluzionarie, erano comunque fondate su character definiti e vincolati a certi dogmi narrativi.
Ripensando agli X-Men, giusto per riferirci al suo lavoro più recente, si possono apportare quanti sconvolgimenti vogliamo alla continuity dei pupilli di Xavier, ma sarà sempre la suddetta continuity a imporre il ritmo, a dettare i confini entro cui muoversi.
Con Decorum, invece, Hickman non deve sottostare a nessuna legge. Già con East of West, altro comics dell’autore pubblicato da Image Comics, era emerso come libero da vincoli la fervida immaginazione di Hickman potesse creare universi complessi, caratterizzati da elementi spesso trascurati e capaci di offrire un’esperienza, ammettiamolo, inizialmente straniante. Sensazione che da un lato può inizialmente stordire il lettore, che si trova a dover accettare i lenti tempi narrativi di definizione dell’ambientazione, sempre vista tramite la caratterizzazione dei personaggi.
Come dimostra il volume edito da saldaPress, la grammatica narrativa di Hickman non si limita alle semplici tavole ‘tradizionali’, ma si arricchisce l’esperienza fornendo dei dossier che specificano elementi centrali nella percezione dell’universo in cui è ambientata la storia. Per i lettori della saga mutante di Hickman questi elementi possono sembrare familiari, considerato come siano stati argutamente utilizzati per introdurre la lingua krakoana e il nuovo rodine della società mutante. Con Decorum, questa peculiarità di Hickman assume tutt’altra valenza, più strumentale ai fini dalla definizione della caratterizzazione dell’ambientazione. Decorum, infatti, si basa su un universo complesso, che si presenta agli occhi dei lettori privo di una pregressa conoscenza come avvenuto in Power of X/House of X.
In queste condizioni, Hickman si trova nelle condizioni ideali per sviluppare un universo affascinante, in cui il lettore viene trasportato, venendo travolto da diverse suggestioni. Pur trattandosi solamente del primo volume, quanto messo in mostra in Decorum lascia già trapelare quanto Hickman sia stato affascinato dalla tradizione sci-fi dei grandi maestri, specialmente in termini di complessità e poliedricità sociale. In primis, il Ciclo della Cultura di Banks, che sembra avere guidato la mano dell’autore nella definizione delle complesse interazioni tra differenti società e usanze. E sotto questo aspetto, la citata presenza di dossier di approfondimento su particolari aspetti, come una divisione in settori dello spazio conosciuto e le particolarità di ogni entità sociale, consente di apprezzare la cura di Hickman nel definire questa galassia.
Come scopre presto la giovane Neha Nori Sood, corriere freelance incaricata di trasportare un misterioso carico in uno dei locali più malfamati del pianeta, il Boweritz. Costretta dalle sue necessità economiche, Neha decide di accettare l’incarico, ma con sua sorpresa la consegna è destinata all’algida Imogen Smith-Horley, letale assassina della Gilda Virtuosa. Situazione abbastanza complicata che, come scopriremo, sconvolgerà l’esistenza di Neah, che si ritroverà coinvolta in una realtà più grande sinora conosciuta.
Una visione grafica magnifica
Laddove il talento immaginario di Hickman sembra muoversi con consueta intraprendenza, è l’impianto visivo realizzato da Michael Huddleston a strabiliare. La complessità della società immaginata da Hickman richiedeva una personalità grafica eccelsa, che si facesse tramite della visione quasi barocca dello scrittore. Se per il lavoro di Hickman possiamo rintracciare le influenza di menti eccelse dalla space opera come il citato Banks o Orson Scott Card, la visionarietà delle tavole di Huddleston sembra l'erede dell’arte di Toppi, un’evoluzione che si ravvede nella spettacolare alternanza di stili, dove i dinamismi dall’accesa colorazione lasciano spazio a scorci grafici dal gusto ritrattistico votato alla bicromia, in un’alternanza avvolgente che premia sempre la valorizzazione emotiva del racconto. Huddleston realizza un mosaico stilistico di pregevole fattura, capace di passare dalla narrazione visiva dinamica all’astrazione cromatico più spinta, stupendo ed emozionando il lettore.
saldaPress presenta Decorum con un primo volume dalla grafica accattivante, sposando in pieno non solo lo spirito narrativo di Hickman, ma anche i virtuosismi di Huddleston. I materiali scelti premiano la visionarietà del tratto di Huddleston e i contrasti cromatici di questa space opera post-moderna, ma proprio per la caratura dell’opera sarebbe stato interessante avere uno sguardo dietro le quinte di Decorum, come avvenuto in passato per altri aldi di saldaPress (come Undiscovered Country), motivo per cui l’assenza di una sezione di extra che ci racconti i segreti di Decorum lascia la sensazione di un’occasione persa. Mancanza che si perdona volentieri, considerato il fascino di quanto raccontato da Hickman e Huddleston, al punto che si attende ora con ansia il secondo capitolo di Decorum.
Voto Recensione di Decorum vol. 1
Voto Finale
Il Verdetto di Tom's Hardware
Pro
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- Universo narrativo promettente - Hickman è un talento nel world building - Huddleston realizza tavole spettacolari
Contro
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- Qualche extra nel volume sarebbe stato apprezzato
Commento
Se per il lavoro di Hickman possiamo rintracciare le influenza di menti eccelse dalla space opera come il citato Banks o Orson Scott Card, la visionarietà delle tavole di Huddleston sembra le eredi dell’arte di Toppi, un’evoluzione che si ravvede nella spettacolare alternanza di stili, dove i dinamismi dall’accesa colorazione lasciano spazio a scorci grafici dal gusto ritrattistico votato alla bicromia, in un’alternanza avvolgente che premia sempre la valorizzazione emotiva del racconto. Huddleston realizza un mosaico stilistico di pregevole fattura, capace di passare dalla narrazione visiva dinamica all’astrazione cromatico più spinta, stupendo ed emozionando il lettore.