Inseparabili - Dead Ringers, recensione: le donne lo fanno meglio

La serie Dead Ringers è un remake del film di Cronenberg tutto al femminile: che sia questa la chiave di lettura migliore?

Avatar di Livia Soreca

a cura di Livia Soreca

Tra le novità di aprile 2023 su Prime Video, ce n'è una che sin dal trailer stuzzica la curiosità: Inseparabili - Dead Ringers, nuova serie ideata e scritta da Alice Birch (Normal People, Succession, Il prodigio) con l'attrice Rachel Weisz nei panni di due personaggi identici. Si tratta di un interessante remake dell'omonimo film (1988) di David Cronenberg, offerto al pubblico in chiave moderna, con un punto di vista interamente femminile. Spiccano i ruoli interpretati da Britne Oldford (The Umbrella Academy, American Horror Story: Asylum), Poppy Liu (Better Call Saul), Jennifer Ehle, Emily Meade, parte di un cast di quasi sole donne, una scelta assolutamente non casuale in vista di questa rielaborazione della storia che il pubblico conosce già. Con 7 episodi, la serie è in arrivo il 21 aprile su Prime Video.

Dead Ringers a confronto

Quella firmata da Birch è la storia di Beverly ed Elliot, due gemelle perfettamente identiche, entrambe medici specializzati in ginecologia e ostetricia. Le due donne, entrambe interpretate dalla Weisz, non condividono solo il lavoro, ma anche droga, amanti e altri vizi, oltre ad una grande voglia di rivoluzionare il sistema sanitario con il solo obiettivo di aiutare le donne, anche a costo di infrangere l'etica medica. Il loro rapporto simbiotico, tuttavia, viene stravolto dall'arrivo di una donna nella vita di Beverly.

Non è un'impresa facile misurarsi con David Cronenberg, regista dallo stile inconfondibile ancora oggi. Il confronto è inevitabile. È quasi scontato dire che l'esperimento dell'88, grande figlio del suo tempo, possieda un impatto inimitabile, trasmettendo un'inquietudine viscerale come solo l'intera filmografia del regista sa fare. La fotografia di Peter Suschitzky è estremamente evocativa, e ogni inquadratura è sapientemente montata per donare alla pellicola un'atmosfera in cui persino la calma risulta disturbante. In Dead Ringers di Birch, pur ricco di contenuti particolarmente espliciti e inquietanti, è privo di quel body horror crudo e spiazzante, o almeno quando è presente non è mai ingiustificato. Dell'opera di Cronenberg prende, più che altro, parte della simbologia, come il colore rosso che pian piano si insinua nella fotografia.

Passare da un film ad una serie vuol dire, potenzialmente, avere molto spazio e tempo in più a disposizione per ampliare alcuni snodi della trama, sviscerare la psicologia dei personaggi, inserire flashback e tanto altro. I 7 lunghi episodi di Inseparabili, in effetti, donano ampio respiro ad un racconto già noto, che qui si arricchisce di nuovi elementi, adottando uno stile narrativo che mira davvero a prendersi tutto il suo tempo, con un ritmo mai omogeneo.

Ciascun episodio, infatti, è concepito per essere molto diverso da tutti gli altri. Se in uno prevale un forte avanzamento del racconto, in un altro può sembrare che il tempo si fermi, lasciando unicamente spazio a dialoghi estremamente ricchi e argomentati, a cui si accompagna un'improvvisa staticità. Questa estrema differenziazione degli episodi si rivela una scelta funzionale, come se fossero davvero capitoli differenti; non propriamente a sé stanti come nel caso di una serie antologica, ma comunque autonomi, con una micro-narrazione interna coesa e completa, come se ognuno avesse il suo piccolo finale volto a condurre lo spettatore verso quello vero, diverso dalla scelta di Cronenberg. L'effetto sorpresa resta dunque intatto.

Uno sguardo femminile necessario

Il primo Dead Ringers è tratto dal romanzo di Bari Wood e Jack Geasland, ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1975, sui due gemelli Marcus. Tra tutte, quella di Birch è l'unica versione a scegliere come protagoniste due personaggi femminili, a cui l'autrice dà i nomi originali. Riesce a sfruttare la versatilità di "Beverly" e "Elliot" senza dunque tradire la sua fonte di ispirazione, rendendola anzi ancor più chiara e distinta. Anche loro, come i gemelli dell'88, sono l'una l'opposto dell'altra. È un dualismo quasi alla Dr. Jeckyll e Mr. Hyde, ma che qui coesiste con sé stesso. La serietà e la determinazione di Beverly vivono insieme alla lussuria e la sfrenatezza di Elliot in uno strano equilibrio, che non è affatto pronto ad essere rotto dalla presenza di Genevieve, fiamma di Beverly.

Anche se in un primo momento potrebbe sembrare difficile per un'attrice mettersi nei panni di due personaggi in un unico progetto, questa caratterizzazione così distinta fa sì che Rachel Weisz possa calarsi nei due ruoli con più precisione. Come ella stessa racconta durante la Conferenza Stampa di marzo insieme ad Alice Birch, una stessa scena, in cui Beverly ed Elliot sono insieme, è girata prima nei panni di una, poi in quelli dell'altra. Seppure questo cambio repentino sia una grande sfida per l'attrice, Weisz si dimostra veramente abile a lasciare Beverly fuori da Elliot e viceversa. Non è solo grazie ad un cambio di pettinatura o di vestiario che il passaggio risulta evidente, bensì le sue diverse interpretazioni fanno davvero gran parte del lavoro.

È innegabilmente più naturale e calzante che siano due donne, e non due uomini, a portare avanti temi quali la maternità e il parto, leitmotiv di tutta la stagione che viene dunque affrontato con un'empatia maggiore da parte di ciascuna protagonista. Certo, il carattere thriller - anche se non ai livelli di Cronenberg - non tarda ad arrivare, ma qui Dead Ringers acquisisce quella marcia in più, quella coerenza con cui lo sguardo prettamente femminile può affrontare un certo topic. Non troviamo più un racconto macabro un po' fine a sé stesso, seppur accattivante; qui la storia si arricchisce di uno sguardo diverso, più profondo, che oltre a donare un thriller succulento vuole anche trasmettere le problematiche dell'essere donna e madre, raccontate proprio con gli occhi e le parole delle donne.

Un remake migliore dell'originale?

Questa è chiaramente una domanda retorica; anche se il confronto viene naturale, è impossibile, oltre che ingiusto, eleggere un vincitore. Si può dire, però, che il remake di Prime Video, nei suoi 7 episodi, sia un'interessante rielaborazione dell'originale, con un punto di vista femminile decisamente più calzante e interessante, e con un'attualizzazione convincente. Mai migliore in senso assoluto, Inseparabili acquista quella chiave di lettura di cui aveva bisogno.

Leggi altri articoli