Per parlare di Darwyn Cooke, partiamo subito dalla sua (unica) nota negativa. È morto presto - come se tutte le morti non arrivassero prima del previsto - a soli cinquantaquattro anni e partiamo anche dalla mia (prima) nota negativa: non troverete bibliografie accurate, qui si parla della grandezza dell’autore e delle sue opere. Detto questo, cominciamo.
È molto strano perché, malgrado la carriera fumettistica di Cooke non sia stata lunghissima, anche se esordì nel 1985 in Dc Comcis, cominciò a lavorare in modo continuativo per il mercato fumettistico solo verso la fine degli anni novanta.
Alla scoperta del talento di Darwyn Cooke attraverso la sua breve ma incredibile carriera
Questa difficoltà nel ritagliarsi un proprio spazio era legata alla sua concezione del disegno .In un’epoca in cui il tratto tendeva a uno stile più sguaiato e inelegante, il segno di Cooke era nettamente differente. Cooke univa, infatti, alla classe retrò dei grandi autori di fumetti e dei grandi cartoonist, come Alex Toth e il meno famoso, almeno in Italia, Bernard Krigstein, freschezza e modernità nella costruzione della tavola o della singola illustrazione, caratteristiche che quindi cozzavano ferocemente con le tendenze anni ‘90. Certo, in mezzo ci mise anche la nascita del suo studio di design e il lavoro in Warner Bros per le serie animate The new Batman adventures, Superman e per la intro di Batman beyond; e già questo basterebbe a rendere l’idea della sua bravura, ma io voglio ricordarlo con tre opere.
DC: The New Frontier
La prima, anche a livello temporale, è DC: The New Frontier, una miniserie che ha un’importanza “storica” pari a quella del ben più celebrato Watchmen o di Golden Age. Il fatto che tutte e tre siano state pubblicate dalla Dc fa intuire quanto piaccia alla casa statunitense l’inserire i propri supereroi nelle vicende storiche nazionali. Ma torniamo a bomba.
The New Frontier è ambientata tra il 1945 e il 1960, praticamente a cavallo tra la Golden e la Silver Age fumettistica (fidatevi, ci torneremo a breve su questi termini). L’ispirazione per il titolo arriva da un discorso di J.F. Kennedy e simboleggia l’azione rinnovatrice che sarebbe stata alla base delle azioni del presidente statunitense: nel fumetto la nuova frontiera è l’arrivo della nuova generazione di eroi ed eroine, che affronta il futuro in maniera meno idealista ma sicuramente con un ottimismo maggiore. Le tavole sono piene di tutti i supereroi dell’universo DC che diventano uno strumento per rappresentare il momento sociale degli Stati Uniti dell’epoca, e lo stile di Cooke si sposa benissimo con la colorazione di Dave Stewart andando a creare meravigliose pagine pop.
Se siete fan della Justice League saprete che su questo gruppo è stato raccontato molto, direi quasi tutto, a partire da JLA: Anno uno, dove vengono riscritte le origini della Justice League America, fino a Justice League of Tomorrow, in cui vediamo versioni futuristiche di alcuni personaggi o addirittura gli eredi di altri supereroi. Il colpo di genio di Darwyn Cooke - ambientare la sua storia poco prima della formazione del gruppo iconico della Dc - presentò, però, due grossi problemi: da una parte la necessità di uno studio approfondito sull’ambientazione storica e dall’altra un gigantesco lavoro di preparazione per quanto riguardava il mondo dei supereroi. Tutto questo coinvolse, quindi, gli archivi storici della casa editrice per poter reperire documentazioni e materiali sui personaggi secondari.
Tenete conto che nel periodo di lavorazione di New Frontier l’autore non è ancora una superstar bensì un artista con alle spalle pochi lavori e che si sta imbarcando in un fumetto che alla fine sarà composto da centinaia di tavole. Ma questo è il bello della Dc: tira fuori idee folli e ben lontane dalla sua immagine di casa “conservatrice” (se avete pensato alle sue etichette come Vertigo o Paradox Press avete fatto centro).
Parker: The hunter
Il secondo fumetto, Parker: The Hunter di Richard Stark, viene pubblicato cinque anni dopo per IDW ed è l’adattamento a fumetti del romanzo Hunter dello stesso Stark.
Qui Cooke si supera sbizzarrendosi in trovate grafiche superlative: dove in The New Frontier a prevalere era l’ottimismo per il futuro e per la giustizia, qui nessuno è innocente e nessuno ha possibilità di redimersi, né il protagonista – Parker, appunto, un criminale tradito la cui vendetta sarà terribile e senza pietà - né i vari personaggi secondari, tutti splendidamente ritratti. È l’ennesima conferma della bravura di Cooke anche nel tratteggiare figure femminili estremamente realistiche, ma ugualmente sexy e di certo non subordinate a nessun uomo.
Basti pensare alla sua splendida reinterpretazione di una figura come Catwoman che nelle mani dell’artista canadese passa da bambola a personaggio con un profilo profondo e fortemente caratterizzato.
Ancora una volta Cooke dimostra la sua grandezza come storyteller padroneggiando una regia cinematografica che dona all’opera ritmo a volte serrato, a volte più dilatato. Rispetto al precedente New Frontier, Parker è, senza alcun dubbio, Darwyn Cooke al 100%: lo leggiamo dal formato del fumetto, passando per la grafica e non ultimo fino alla cura che mette per rimanere fedele al romanzo da cui è tratto, The Hunter di Donald Westlake. Cooke riesce, infatti, a bilanciare la prosa dello scrittore e gli inevitabili cambiamenti dovuti all’adattamento da libro a fumetto. Parker fu anche occasione per Cooke di fare quello che lui preferiva ovvero «raccontare storie ».Parker rimane, per me, un’opera da leggere anche se il genere noir non è nelle vostre corde (male, molto male).
Le donne di Darwyn Cooke
Ora però voglio staccarmi per un attimo dal parlare di una serie in particolare per riprendere un discorso che avevo solo accennato poco fa: la capacità di Darwyn Cooke nel ritrarre personaggi femminili realistici e che non fossero solamente delle bambole (s)vestite.
Prendiamo come esempi Catwoman e Wonder Woman; la prima, Selina Kyle, subisce un processo di restyling totale nel costume e nei personaggi secondari, ma soprattutto gli viene ridata l’aura noir e amorale che conferisce tridimensionalità a questo personaggio troppo piatto e utilizzato spesso solo come comparsa femminile nel mondo di Batman.
La Wonder Woman di New Frontier appare in un momento storico dove le eroine avevano gambe innaturalmente lunghe e seni più grossi delle loro teste; l’amazzone di Cooke appare agli occhi degli stessi redattori Dc come troppo grossa e massiccia, ma lui non cederà e ci regalerà una delle più belle e iconiche tavole di sempre, questa.
Una Wonder Woman dea della guerra ma anche vibrante di vita e soprattutto più alta di Superman. È una rottura di schemi totale che verrà apprezzata da tantissimi lettori.
The Twilight Children
Fin qui abbiamo parlato di due opere “maggiori” di Darwyn Cooke, ma per finire in bellezza rendiamo omagggio ad un fumetto di Cooke di cui non si parla mai abbastanza, nonostante la sua incredibile importanza: The Twilight Children. Al fianco di Cooke, ai testi di The Twilight Children abbiamo un’altra leggenda come Gilbert Hernandez, creatore tra le altre cose di Love and Rockets, uno dei massimi capolavori del fumetto indie nordamericano, mentre ai colori ritroviamo il sempre bravo Stewart (già al fianco di Cooke in The New Frontier). The Twilight Children era nato come fumetto (definizione che mi ha sempre fatto molto ridere, ma soprassediamo): la Vertigo.
Il titolo uscirà nel 2015 e narra di strani fatti accaduti in un paesino dell’America latina; qui sovrannaturale e misticismo si fondono dando la possibilità a Hernandez di scatenare la sua capacità di muovere molti personaggi allo stesso tempo, trasmettendo le dinamiche che si instaurano in una piccola comunità. Tuttavia, l'aspetto di maggior impatto sono le splendide tavole dove i pensieri o le emozioni dei personaggi si leggono dal solo linguaggio del loro corpo.
Queste tavole ci portano, però, al 2016 ovvero all’anno della morte di Darwyn Cooke, avvenuta per un cancro ai polmoni. Una tragedia che ci porta via un autore che, per importanza o talento può essere tranquillamente accostato ai giganti del genere
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