In italiano avrebbe dovuto chiamarsi ‘scavezzacollo’, ma un nomignolo così semplice non avrebbe mai reso al meglio il carattere complesso di un personaggio come Daredevil. O meglio, Devil, come per anni è stato conosciuto nel nostro paese l’alter ego di Matt Murdock. D’altronde, se sei l’uomo senza paura non puoi esser annunciato ai tuoi fan con un soprannome dal tono quasi confidenziale. Da che mi ricordi, Daredevil è sempre stato il Diavolo Custode di Hell’s Kitchen, è caduto e si è rialzato mille volte. Ma non ha mai affrontato davvero la paura, quella morsa allo stomaco che ti prende quando pensi di esser arrivato al capolinea.
Ed infine giunge anche per Matt Murdock il momento di affrontare la paura peggiore: l’arrendersi. Dopo avere passati decenni a difendere la sua New York da minacce continue, ora anche Matt Murdock arrivare al capolinea, accompagnato in questo ennesimo capitolo della sua esistenza da Jed MacKay, che con Daredevil: L’uomo senza paura scaglia Matt in uno dei momenti più cupi della sua esistenza.
Non è certo la prima volta che Daredevil tocca il fondo, rischiando di non riemergere. Basta ripensare a momenti duri per il personaggio, come durante la gestione di Frank Miller (provate a recuperare Daredevil Omnibus di Miller!) o a Il Diavolo Custode di Kevin Smith, giusto per citare due delle più famose, ma in queste occasioni era un nemico esterno che incombeva sulla vita di Daredevil. Con Daredevil: L’uomo senza paura, MacKay si avventura nella psicologia di Matt, andando a toccare un elemento che per anni lo ha fatto andare avanti: la sua tenacia.
Ma cosa potrebbe accadere ad un eroe che non ha mai temuto nulla, se improvvisamente dovesse fronteggiare la somma delle proprie paure? E’ quanto MacKay intende scoprire, costringendo Matt Murdock in un letto di ospedale, spezzato nel corpo, mostrandolo come non lo abbiamo mai visto: arrendevole.
Daredevil non è un eroe come tutti gli altri. Non ha ricchezza con cui costruirsi armature, non ci sono stati sieri del supersoldato o poteri divini. Il suo esser eroico nasce nella sua adolescenza, quando scegliendo di salvare un uomo che sta per esser investito da un camion, viene investito al volto da rifiuti radioattivi che lo accecano. Con la cecità sviluppa maggiormente gli altri sensi, ma se paragonato ad altri supereroi, si tratta di poteri tutto sommato riduttivi. Eppure, il suo vero potere da eroe è il non arrendersi, il farsi carico di una missione di giustizia a Hell’s Kitchen che diventa il fulcro della sua esistenza.
Non importa quante volte venga picchiato, non conta quanta sofferenza abbia affrontato, Matt Murdock continua ad indossare la maschera di Daredevil e si rialza ogni volta. Questa perseveranza è il fulcro vero dell’animo di Daredevil, ed è lì che MacKay vuole infierire, mettendo il personaggio davanti ad una situazione in cui deve accettare che, forse, non ha più quella determinazione necessaria per andare avanti.
Sono momenti come questi che caratterizzano la scelta di esser, prima che supereroi, uomini. MacKay umanizza in modo struggente Matt Murdock, scindendo le due personalità che compongono il Cornetto. Non è un caso che le due rappresentazioni delle paure di Matt ricordino il primo costume di Daredevil e una sua versione più infernale. Queste due incarnazioni rappresentano le due tensioni emotive della storia, ne sono non solo i pilastri che sorreggono una trama bene ideata, ma conferiscono al fragile Matt una caratterizzazione umana e realistica splendida.
Daredevil: L’uomo senza paura vuole è una tentazione per Murdock, la possibilità di cambiare la propria vita, rinunciando alla missione ed iniziando un’esistenza più ‘egoistica’. Non è un caso che sia un camion a presentargli, in modo indiretto, questa possibilità. Sembra quasi MacKay voglia offrire a Matt nuovamente la possibilità di scegliere chi essere, ricreando quella situazione che lo ha portato ad essere Daredevil.
La prima parte di questo volume è interamente basata sull’arrendevolezza di Matt, una fatica emotiva del personaggio che possiamo percepire come vivida e realistica. Anche giustificata, a dirla tutta, ripensando a quanto quest’uomo sotto la maschera abbia sacrificato in nome del suo ruolo di giustiziere. MacKay non risparmia nulla a Matt, lo mette di fronte a tutte quelle perdite e sofferenze subite dal suo animo per colpa di Daredevil, come fosse il Cornetto il suo vero nemico.
Assistere a momenti tragici del passato di Matt, ricreati dai diversi disegnatori di Daredevil: L’uomo senza paura con trasporto e rispetto della tragicità degli eventi, è un percorso terapeutico che Matt condivide con il lettore, creando un’empatia che amplifica la sensazione di fatica interiore e disperazione del personaggio. Sono queste ferite, non tanto quelle fisiche, a condizionare il sofferente Matt Murdock, silenzioso in un coma che lo precipita in questo viaggio introspettivo, a caratterizzare Daredevil: L’uomo senza paura, facendo emergere il vero nemico da abbattere: la paura di non esser più l’uomo di prima.
il temere di affrontare nuovamente la sensazione di impotenza fa chiudere Matt non solo verso il suo alter ego, ma verso tutto il suo mondo. MacKay ritrae con spietata lucidità l’atteggiamento umano della sofferenza, la amplifica nella visione di un eroe affranto e spezzato, ma non perde di vista il focus emotivo dell’intera storia.
Non basta la presenza di volti amici, dal pupillo Blindspot a Danny Rand sino a Jessica Jones, per ridestare lo spirito di Daredevil. Matt Murdock è sempre più diviso tra la sua paura di guarire e non esser più l’uomo di prima e il voler affrontare questi timori. È quasi poetico che di tutte le visite ricevute, sia quella con il suo più acerrimo nemico, Wilson Kingpin Fisk, la molla che in un certo senso fa rinsavire il Cornetto.
Vedere come le minacce di Fisk risvegliano la rabbia di Matt è inebriante, soprattutto scoprendo che è proprio questo suo spirito indomito a instillare la paura nel suo peggiore nemico. MacKay orchestra questo passaggio con precisione e cura, creando un passaggio emotivamente travolgente.
Daredevil: L’uomo senza paura è una storia di accettazione. Che si tratti dei propri limiti, che si parli delle paure insite in ognuno di noi (supereroi compresi), il percorso di accettazione di ciò che ci spaventa è, per MacKay, la chiave per conoscere se stessi, trovando la nostra forza più pura. Nel caso di Daredevil, questo passa per la visione, anche un po’ cinica, dell’accettazione del dolore come forza motrice della sua esistenza, un’eredità che il nome Murdock sembra non poter scalzare dalla propria vita.
MacKay rispetta pienamente il personaggio mostrando il passaggio decisivo di questo suo percorso interiore in un attimo solitudine. Daredevil non è uomo da squadra, è un solitario e consentirgli di raggiungere questa epifania interiore in totale isolamento è segno di una perfetta conoscenza dello spirito più puro del personaggio. Ed è poetico che ad accompagnare questa rinascita di Daredevil siano le parole di Battling Jack Murdock, una figura essenziale del mito del Cornetto.
Daredevil: L’uomo senza paura ha la fortuna di poter contare su una squadra di artisti capaci di trasformare la storia di MacKay in tavole superlative. Non esiste una pagina di questo volume in cui non si respiri la tensione del momento, in cui non viviamo personalmente il dramma di Matt. Su tutti però brilla il nostro Stefano Landini, che con il suo abbraccio tra Matt e Karen morente ritrae uno die momenti più toccanti e struggenti della vita del Diavolo Custode.
Impeccabile Andres Mossa ai colori. Dalle tinte oscure del delirio introspettivo di Matt sino alla rappresentazione del mondo reale, la colorazione di Mossa non solo rende merito all’ottimo lavoro dei disegnatori, ma enfatizza la carica emotiva della storia di MacKay.
Daredevil: L’uomo senza paura è un volume adatto non solo ai lettori della serie del Diavolo Custode, per cui questa storia è un passaggio essenziale, ma è un ottimo punto di partenza per coloro che vogliono conoscere al meglio il vero spirito di uno dei più complessi ed avvincenti personaggi Marvel.
Se volete scoprire di più su Daredevil, vi consigliamo di recuperare il volume Battlin' Jack Murdock, che racconta la figura paterna di Matt Murdock, con i disegni di un fenomenale Carmine di Giandomenico.