Cyberpunk: Edgerunners, vivere e morire a Night City [Recensione]

Cyberpunk: Edgerunners, Netflix ci riporta a Night City tra corporativi e cyberpunk con una serie animata in 10 episodi.

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a cura di Manuel Enrico

Night City è una seducente e spietata amante, capace di stuzzicarti con promesse di una vita al limite, ammaliandoti con le sue velenose lusinghe, annebbiandoti la mente e avvolgendoti invece in una spirale impazzita di violenza e decadenza, dove la tua illusione di esser il nuovo signore della città si scontra con una realtàà dove sono i piani alti delle immense torri di acciaio e vetro delle corporazioni a guidare il gioco. Non si potrebbe immaginare un modo migliore per omaggiare la letteratura cyberpunk, filone sci-fi nato nei primi anni ’80 come monito al dilagante e invasivo imperare della tecnologica, prevedendo un degrado sociale a oggi fortunatamente non concretizzatosi, ma lasciando che altri aspetti delle previsioni di William Gibson e soci prendessero forma. Un universo distopico che oggi approda nuovamente su Netflix con Cyberpunk : Edgerunners, miniserie animata in dieci episodi nata come spin-off dell’omonimo videogioco di CD Projekt Red.

L’esser una diramazione di uno dei titoli videoludici più criticati degli ultimi anni potrebbe rappresentare un punto a sfavore per Cyberpunk: Edgerunners. Per quanto comprensibile odiato dal mondo dei videogiocatori, il titolo di CD Projekt Red, gli stessi della popolare saga di The Witcher, ha il merito di avere comunque colto l’essenza dell’ambientazione di Cyberpunk 2020, gioco di ruolo creato da Mike Pondsmith, trasportandolo nel comparto videoludico, già solleticato da altri titoli cult come Syndicate o Deus Ex. L’insuccesso di Cybperunk 2077 non ha però bloccato lo sviluppo di operazioni crossmediali, dal fumetto Trauma Team alla serie animata in arrivo il 13 settembre su Netflix.

Cyberpunk: Edgerunners, ritorno a Night City

Al netto dell’aderenza al contesto dell’omonimo videogioco, Cyberpunk: Edgerunners doveva cogliere l’essenza della narrativa cyberpunk, già presente sul catalogo del servizio streaming con un cult del calibro di Akira. Le aspettative quando si parla di opere legate al cyberpunk sono sempre alte, complice la connotazione di un’estetica specifica del genere, che non si associa solamente a tratti visivi, come città soffocanti e un ritratto inconfondibile della commistione tra uomo e macchina, ma anche di una dinamica sociale fatta di un linguaggio che unisce tecnicismi e gergalità, in cui l’impatto economico di una società rigidamente suddivisa in caste sia la base di una narrazione violenta ed acida, a tratti malinconica e sempre permeata dalla sensazione che non ci siano eroi, ma uomini mossi principalmente da un’etica lontana dalla giustizia, ma figlia della necessità di emergere in un oceano di vite in bilico, scalciando e utilizzando ogni possibile mezzo.

Sotto questo aspetto, Cyberpunk: Edgerunners non manca di rendere onore allo spirito autentico del cyberpunk, al punto di esser una serie animata godibile anche non avendo mai battuto le strade di Night City nella loro versione in pixel.

David Martinez è un adolescente che, nonostante le umili origini, accede alla prestigiosa Accademia Arasaka, una delle più esclusive scuole corporative che potrebbe garantirgli un futuro di prestigio. Pur di mantenerlo tra la ristretta cerchia di privilegiati, la madre Gloria svolge diversi lavori, tra cui quello di fornire merce di contrabbando a un gruppo di cyberpunk, guidati da Maine. Quando dopo l’ennesimo conflitto tra David e un gruppo di bulli della sua scuola rischia di portare all’espulsione del ragazzo dalla prestigiosa accademia, Gloria interviene per farsi carico di ogni responsabilità, prima di riportare il ragazzo a casa, facendogli capire quanto i suoi sacrifici siano un seme di speranza per il futuro di David. Una confessione che viene interrotta quanto la macchina su cui viaggiano i Martinez finisce nel fuoco incrociato di una sparatoria tra criminali e corporativi, causando la morte di Gloria e gettando Davide nello sconforto.

Nel pieno della disperazione, David trova tra gli effetti della madre uno speedware Sandevistan, un raro prototipo di cyberware militare che consente di spingere al massimo la propria velocità. Il ragazzo, deciso a utilizzarlo per vendicarsi dei bulli che lo tormentano, lo installa, scoprendo come questo preziose cyberware fosse indirizzato a Maine, capo di una banda di cyberpunk che, dopo aver scoperto che David è il figlio di Gloria, decidi di accoglierlo nella propria banda, aprendogli le strade e le opportunità di Night City. Ma ogni cosa ha un costo, e David scoprirà presto come Night City sia un’amante spietata.

Cyberpunk: Edgerunners cerca di condensare in dieci episodi la parabola di David, uno dei figli della disperazione di Night City, mostrandone la quotidianità e la progressiva ascesa nei ranghi della piccola criminalità. La serie ideata da Rafal Jaki si fa quindi interprete di una narrativa cyberpunk quanto più possibile calata sull’individualità, sulla percezione di David di come sopravvivere all’interno di una società iniqua, dove le occasioni vanno prese al volo, senza preoccuparsi di dettagli come etica o morale. Il punto di forza della serie animata di Netflix è trovare il giusto equilibrio tra la caratterizzazione di David, della sua intimità, e il contestualizzare il tutto all’interno di una narrazione che sappia creare un legame emotivo tra individuo e società, mostrandone tutti i legami.

La tradizione cyberpunk viene omaggiata nei suoi tratti essenziali, per quanto la vicenda umana di David richieda di focalizzarsi principalmente sulle traversie del giovane, lasciando che alcuni aspetti vengano sommariamente presentati a seconda delle esigenze della narrazione. È evidente che, per quanto assolutamente godibile come opera autonoma, Cyberpunk: Edgerunners sia pensata per attirare l’attenzione dei conoscitori di Cyberpunk 2077. I richiami al titolo di CD PRojekt Red non sono semplice toponomastica della città, ma si spingono anche alla presenza di aspetti tipici del gioco, dalle interfacce di hacking ai suoni delle chiamate, mostrando una leggera debolezza sul piano dei dialoghi.

Un convincente passaggio dai pixel all'animazione

Per quanto evidente la presenza di un vocabolario mutuato dal gioco (choom, cyberpsicosi, eddies), manca una costruzione lessicale dei dialoghi che incarni meglio questo aspetto caratteristico dell’ambientazione, che viene tralasciato in favore di dialoghi più ampollosi e che, specie nella prima parte degli episodi, risultano schiavi della necessità di dare una connotazione emotiva. Una dissonanza evidente, nell’adattamento italiano, grazie alla presenza a schermo dei testi delle chiamate, dove appare un inglese tutt’altro che scolastico, ma che rispecchia una natura diversa, frutto della contaminazione culturale da Sprawl, con neologismi e allitterazioni che presentano un diverso linguaggio. Un adattamento anche in italiano di questa specifica, come fatto nel videogioco, sarebbe stato un tocco di cura che avrebbe conferito maggior realismo alla serie.

Trattandosi di una serie legata a una precisa grammatica narrativa, Cyberpunk: Edgerunners aveva il difficile compito di portare su schermo una precisa idea di ambiente urbano e di dinamiche sociali. L’estetica cyberpunk, che non si limita alla semplice interazione tra organico e sintetico, viene ritratta nei suoi lati più oscuri, evidenziando il degrado urbano che è da sempre una delle anime del genere. La serie diretta da Hiroyuki Imasishi trasla questo elemento nella narrazione, lo mette al centro di inquadrature in cui nemmeno l’accecante luminosità dei neon di Night City può nascondere la depressione di una città divisa in strati sociali. Gli episodi della serie mostrano uno spaccato sociale che dietro la convincente estetica, affine sia a quella del gioco ispiratore che alla tradizione cinematografica cyberpunk, non dimenticando di lasciar emergere il frenetico dinamismo degli scontri, frutto di un’animazione estremamente curata, che inscena scontri adrenalinici in cui la presenza dei cyberware viene utilizzata per dare vita a scenari spettacolari che non mancano però di valorizzare l’aspetto umano dei personaggi.

I dieci episodi di Cyberpunk: Edgerunners ci riportano nelle atmosfere di Night City, riuscendo nell’impresa di mostrare non solamente una visione cupa della opprimente città futura, ma si prendono anche il tempo di far brillare momenti di toccante emotività, rendendo ancora più intensa la parabola di David Martinez. I fan del videogioco rivedranno molti elementi conosciuti nella visione in pixel di Night City, non ultimo il temuto Adam Smasher, mentre chi si addentra per la prima volta nelle roboanti strade di Night City scoprirà come esser un cyberpunk sia una dura strada per arrivare alla vetta.

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