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Cosa Resta degli Eroi, recensione: il grimdark secondo Richard K. Morgan

Cosa Resta degli Eroi: Mondadori Oscar Fantastica si arrichisce della nuova trilogia di Richard K. Morgan

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a cura di Manuel Enrico

In sintesi

Cosa Resta degli Eroi: Mondadori Oscar Fantastica si arrichisce della nuova trilogia di Richard K. Morgan

Il difetto principale di una saga letteraria è la sua frammentarietà, quella inevitabile, lunga attesa tra un capitolo e l’altro che metta a dura prova la fede dei lettori. Ne sanno qualcosa i lettori de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, che danni attendono con ansia (e un pizzico di rassegnazione) che George R. R. Martin termini il suo mosaico del Westeros, ma non meno adamantina è stata la pazienza degli appassionati de La Ruota del Tempo o di The Expanse. Una tradizione che, in questi giorni, è stata in parte infranta da Oscar Mondadori, che in un’unica soluzione ha pubblicato L’acciaio sopravvive, Il gelo comanda e L’oscurità profana, un trittico che compone Cosa Resta degli Eroi, saga fantasy firmata da Richard K. Morgan.

Nel nostro Paese, Richard K. Morgan è noto come autore di fantascienza, ambito in cui la sua narrativa ha riscosso un grande successo, dimostrato non solo dagli ambiti premi vinti (Philip K. Dick Award, Arthur C. Clarke Award e John W. Campbell Award), ma anche dal vedere un proprio universo divenire una serie televisiva. Morgan è infatti autore della Trilogia di Takeshi Kovacs (Bay City, Angeli Spezzati e Il Ritorno delle Furie), da cui Netflix ha tratto le due stagioni di Altered Carbon, titolo originale di Bay City. La produzione letteraria di Morgan ha visto nella narrativa d’anticipazione il proprio fulcro, con romanzi di grande fasciano come Market Forces e Black Man, ma si è spinta anche in altre direzioni, arrivando prima al mondo dei comics con ben due archi narrativi dedicati a Vedova Nera, e ora al fantasy con Cosa Resta degli Eroi.

Cosa Resta degli Eroi: Richard Morgan approda al grimdark

Non un semplice fantasy, ma una storia che trova una collocazione di tutto rispetto all’interno del grimdark. Una riconferma di come la casa editrice milanese intenda arricchire il proprio catalogo Oscar Fantastica di questa moderna incarnazione della narrativa fantastica, già degnamente rappresentata da tomi come Le Cronache della Compagnia Nera o La Trilogia della Prima Legge. Morgan, considerato il suo stile narrativo propenso alla definizione di aspetti grevi e moralmente complessi, non poteva che sentirsi attratto da questo contesto, e la lettura di  L’acciaio sopravvive, Il gelo comanda e L’oscurità profana riconferma la sua particolare attenzione nella definizione di ambienti sociali venati di ipocrisia e animati da una versione estremizzata ma epidermicamente riconoscibile di tematiche quotidiane.

Già in Bay City era emersa la capacità di Morgan di calarci all’interno di ambientazioni ricche di sfacettature e attraversate da profonde contraddizioni, ma con Cosa Resta degli Eroi, forse agevolato dalla maggior libertà offerta dalla narrativa più fantastica più libera da un contesto di verosimiglianza radicato nel racconto cyberpunk, riesce ad ampliare alcune tematiche. La caratterizzazione di diverse popolazioni, ognuna con un proprio codice morale e religioni autoctone, diventa il fulcro della narrativa di Cosa Resta degli Eroi, che dopo un’iniziale definizione in L’acciaio sopravvive, trova consistenza ulteriore nei due capitoli successivi.

Ringil Eskiath è un veterano della tremenda Guerra del Popolo delle Squame, conflitto con cui gli umani, supportati dal popolo alieno dei Kiriath, hanno difeso le proprie terre, rischiando la sconfitta. Dopo questa guerra, Ringil, disgustato dall’ipocrisia del proprio regno e incapace di accettare i falsi moralismi della corte di Trelayne, decide di rifarsi una vita ai margini del mondo conosciuto, prestando il proprio operato come buttafuori una bettola. Tra risse e ricordi, Ringil vive un’esistenza semplice ma che consente di non indossare maschere, consentendogli di non dover nascondere la propria sessualità considerata immorale sul suolo patrio.

Un regno in cui ancora vive la sua vecchia compagna d’armi, Archetch Inaninaramal, ultima dei Kiraith rimasti presso la corte di Trelyane. Incaricata dal suo popolo di rimanere tra gli umani, Archeth è tollerata dal potere locale in quanto detentrice di conoscenze sconosciute, un’utilità che le consente di avere un approccio tutt’altro che ligio ai dettami imperiali. La sua condizione di straniera in terra straniera è fonte però di sofferenza, un distacco dal consesso civile che la donna cerca di compensare con droghe e vita dissoluta.

Un rifiuto della civile morale condivisa anche da Egar Rovina del Drago, compagno d’arme di Rigile e Archetch ai tempi delle Guerre con il Popolo delle Squame, tornato nelle steppe del nord per assumere il suo ruolo di capo. Una scelta che il guerriero pare ora rimpiangere, costretto a rinunciare alla sua vita avventurosa per assumere responsabilità che vede come freni alla propria irruenza. Una limitazione che sembra svanire quando la comparsa di un nuovo nemico a Trelayne avvia una serie di eventi che sembra voler ricreare questo trio di avventurieri.

Eroi decaduti, missioni disperate e amarezza dell'animo

Morgan, con Cosa Resta degli Eroi, non intende offrirci una storia di eroi, quanto ritrarre il lato oscuro dietro la fama del guerriero acclamato dalla folla. Un elemento tradizionale dello spirito della narrativa grimdark, in cui l’epica lascia spazio a una più realistica caratterizzazione dei tratti meno nobili e più terreni dell’animo umano. Con la sua già dimostrata cura, Morgan, sin da L’acciaio sopravvive, utilizza questi tre spiriti infranti come strumenti analitici di un mondo corrotto e ipocrita, in cui l’aspetto utilitaristico è sempre anteposto alla cura dell’individuo. Non è un caso che Ringil e Archeth, ambedue omosessuali, abbiano un diverso rapporto con la società di Trelayne, considerato che Ringil, che ha esaurito la sua utilità come soldato, viene cacciato per nascondere l’onta della sua famiglia, mentre Archeth, vista come fonte di potere per le sue conoscenze Kiriath, viene tollerata, addirittura premiata saziando le sue voglie. Due visioni dissonanti, per una società in cui l’ingerenza di una forte componente religiosa, forza moralizzatrice e con una connotazione sin troppo terrena rispetto al suo interesse più altro, diventa una discriminante per i propri cittadini.

L’Acciaio sopravvive è un primo passo che in ogni capitolo non ci consente di perdere il focus su questo essenziale elemento. Morgan mostra nuovamente una buona padronanza degli elementi del world building, che siano le descrizioni degli elementi architettonici o la definizione delle meccaniche sociali che animano le relazioni dei personaggi. Con una sensibilità toccante, Morgan offre ai propri personaggi la possibilità di far emergere la propria autenticità, connotandola come un trio di voci stonate all’interno di un coro opprimente fatto di meschinità e preservazione di uno status quo iniquo e spietato. Un ritratto impietoso che viene curato nei minimi dettagli, privilegiando un linguaggio condito da una terminologia volgare, studiata per essere volutamente urticante nelle intenzioni dei personaggi, che nell’edizione italiana viene adattato con la giusta vivacità da Maria Antonietta Struzziero.

Cosa Resta degli Eroi è una trilogia di grande fascino, in cui trovano spazio anche elementi più tipici del fantasy tradizionale. La presenza di differenti razze viene declinata in un’accezione differente, sfruttando la presenza di altri mondi, ricordando quando visto in altre saghe recenti, non ultima The Witcher. Memore della sua esperienza da narratore di sci-fi, Morgan si concede di creare una certa eco con una visione da fantascienza nel trattare la presenza dei Dwenda, che, come i Kiriath, dispongono di una conoscenza tecnologica superiore, venendo visto dagli umani come demoni o maghi. Se a questo la presenza di un concetto di divino molto terreno, con interventi diretti delle divinità, abbiamo il ritratto di un’opera capace di offrire una chiave di lettura differente del fantasy.

Oscar Mondadori ha voluto pubblicare tutti i tre tomi che compongono Cosa Resta degli Eroi nello stesso periodo. Il 24 febbraio scorso, infatti, L’acciaio sopravvive, Il Gelo Comanda e L’oscurità profana sono arrivati nelle librerie, consentendo quindi ai lettori di recuperare in una soluzione unica il ciclo di Morgan. Pur avendo apprezzato questo complesso e avvincente viaggio, va precisato che L’acciaio sopravvive può essere vissuto come un romanzo stand alone, in cui ci si può godere una storia a sé stante. Quanto raccontato nei capitoli successivi, ovviamente, espande alcune degli aspetti marginalmente sfiorati nel romanzo iniziale, offrendo la chance di conoscere le sorti di tre anime sconfitte intenzionate a non arrendersi.

Voto Recensione di L'acciaio sopravvive (Cosa Resta degli Eroi)



Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • - Saga appassionante e dotata di personalità

  • - Personaggi dall'umanità convincente

  • - Trilogia completa in soluzione unica

  • - Edizione ben realizzata da Mondadori

Contro

  • - Non pervenuti

Commento

Cosa Resta degli Eroi è una trilogia di grande fascino, in cui trovano spazio anche elementi più tipici del fantasy tradizionale. La presenza di differenti razze viene declinata in un’accezione differente, sfruttando la presenza di altri mondi, ricordando quando visto in altre saghe recenti, non ultima The Witcher. Memore della sua esperienza da narratore di sci-fi, Morgan si concede di creare una certa eco con una visione da fantascienza nel trattare la presenza dei Dwenda, che, come i Kiriath, dispongono di una conoscenza tecnologica superiore, venendo visto dagli umani come demoni o maghi. Se a questo la presenza di un concetto di divino molto terreno, con interventi diretti delle divinità, abbiamo il ritratto di un’opera capace di offrire una chiave di lettura differente del fantasy

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L'acciaio sopravvive (Cosa Resta degli Eroi)

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