Cinema: torneremo nella sale cinematografiche?

Il Covid-19 ha cambiato il nostro modo di intendere il cinema, ma quale sarà il destino delle sala cinematografiche?

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a cura di Manuel Enrico

C’era una volta il cinema, verrebbe da dire, parafrasando il titolo di uno dei grandi capolavori di Sergio Leone. Le notizie sul futuro delle nostre amate sale cinematografiche sembrano tutt’altro che positive, animate da una sequela di rinvii di grandi film attesi dal pubblico e periodi di forzata chiusura, costretto a piegare la propria passione alle esigenze dettate dalla nostra nuova vita nell’era Covid-19. Beninteso che la salute non è un gioco, e che questa pandemia si è abbattuta su di noi con una ferocia incredibile, nemmeno si fosse ispirata proprio al cinema, che nel corso degli anni delle epidemie ha dato spesso versioni inquietanti e, ad oggi, decisamente profetiche (da Contagion a Virus Letale).

A risentire maggiormente di questi ritardi e rinvii, non è solo la nostra passione, ma un intero comparto economico che si ritrova, al momento, in una sorta di limbo. Dopo la giusta chiusura nei giorni del lockdown, le sale hanno inizialmente riaperto nel periodo estivo, ma si sono ritrovate a dover gestire una carestia di uscite che sembra un ulteriore accanimento. Certo, ad agosto è uscito Tenet, ma il nuovo film di Nolan non è riuscito a invertire una tendenza preoccupante, dimostrando solo il coraggio di voler tornare in sala in questa infausta finestra di programmazione.

Andare al cinema nell'era del Covid

Nel mercato italiano ha provato a invertite la tendenza una pellicola che fa del Covid la sua scintilla vitale, Lockdown all’italiana. Intenzionato a imporsi come una terapia ironica a questo periodo infausto, la pellicola di Vanzina non ha colto i risultati sperati, ribadendo come per i cinema sia un periodo estremamente complicato.

Come se non bastasse, l’autunno ha portato a un ulteriore chiusura dei cinema, considerati luoghi pericolosi in termini di diffusione del virus. Si può aprire la discussione sulla necessità o meno di questa decisione, ma il risultato è comunque che le sale cinematografiche sono chiuse. E questo è il nocciolo della questione: come affrontare questo blocco?

Dal punto di vista dei canali distributivi è semplice: rimandare. Se prima i cinema erano aperti, vogliosi di offrirci nuovamente la nostra dose di emozioni, la scelta di rimandare produzioni di sicuro richiamo (da Dune a The Batman) si è rivealto un duro colpo per un settore già in crisi. Da un punto di vista puramente economico è comprensibile: perché rischiare un flop al botteghino, ora che la gente ha timore di andare al cinema? E con quanta sicurezza si può programmare una finestra di lancio di un titolo di richiamo, quando la soluzione di questa pandemia sembra ancora lontana?

Attendere una situazione più propizia si rivelerà quasi sicuramente una scelta vincente. Prendiamo ad esempio un film come No time to die, ultimo capitolo del Bond dell’era Craig. Un’avventura della spia inglese non è semplicemente un film, ma un vero e proprio evento, capace di coinvolgere altre realtà, visto la tradizione di product placement tipica della saga. Se James Bond salva il mondo al cinema, sulla sua scia, nel mondo reale escono nuovi orologi, la gente sogna di avere la sua nuova Aston Martin o di poter indossare un vestito firmato dallo stesso stilista. Ritardare l’uscita di un film di Bond si traduce, quindi, in uno slittamento non indifferente di campagne pubblicitarie che riguardano altri settori, dal luxury all’automotive, e di sogni infranti.

James Bond è un perfetto esempio di come, dietro al cinema, ci sia un discorso più ampio di carattere multisettoriale ed economico. Ma questo, come si suol dire, è un’altra storia.

https://youtu.be/Wy2aQayGzq4

L’immediata conseguenza di questa penuria di pellicole e le periodiche chiusure è la lotta per la sopravvivenza per le sale cinematografiche. Per chi ha qualche annetto sulle spalle come il sottoscritto, è ancora vivido il ricordo del cinema come un tempio, dove veniva celebrato uno dei rituali più sacri: vivere l’avventura.

Ai tempi in cui non si parlava di multisala, andare al cinema era il modo più puro e autentico di godere di storie incredibili, accompagnate da atti cerimoniali come la ricerca del posto migliore, preceduto dalla sacra coda per il biglietto, seguita dall’eucarestia del pop corn. Erano un premio, un vanto potersi sedere sulle poltroncine del cinema per vedere Luke affrontare Darth Vader, o assistere alla cavalcata di Indy al fianco del padre. Era la magia del cinema, fatta di emozioni pure, proiettate su quel gigantesco schermo che improvvisamente, da bianco, diventava un caleidoscopio di sensazioni.

Il cinema lontano dalle sale

Parte di questa magia è rimasta nell’evoluzione del cinema, quando le piccole sale, specialmente in periferia, hanno lasciato spazio ai multiplex. Qualcuno ha resistito, strenuo profeta di una religione immortale, ma alla fine ha capitolato. Ci si evolve, anche in questo rituale, che ora ha anche templi differenti, come lo streaming.

Pochi anni fa, durante un’edizione di Cannes, ci fu un’insurrezione da parte di alcuni registi, guidati da Almodovar, che si opponevano alla partecipazione di un film Netflix, colpevole del peggiore dei peccati: non era passato in sala. All’epoca, questo sembrava un segno del progresso tecnologico, un diverso modo di fruire del cinema. Oggi, in questa società che vive di distanziamento e limitati contatti, potrebbe invece diventare il futuro del cinema stesso.

Comodamente seduti sul divano, senza vicini rumorosi, senza code o audio difettoso, possiamo goderci i nostri film tranquillamente sui nostri televisori, sempre più grandi e con definizioni che le proiezioni in sala, siamo onesti, a volte si sognano. Non dobbiamo più sottoporci a rituali, siamo finalmente padroni della nostra fede.

Netflix, Amazon Prime o Apple+ sono divenuti nomi familiari, sia per la serialità che per i film, seppur con alterne fortune. È diventata una prassi accettata e scontata godersi un film dal divano, che sia un’esclusiva o meno. I grandi colossi dell’entertainment, come recentemente Disney con Mulan, studiano nuovi modi di conciliare questa complessa situazione con le nostre nuove abitudini e i ritrovati tecnologici. Ma è davvero questa l’unica strada?

Sembra muoversi in questa direzione Disney+, che dopo il citato Mulan porterà sul suo canale streaming quello che avrebbe dovuto esser il film di Natale di quest’anno, Soul, e medita di seguire questa prassi anche per altri produzioni. Con la rodata formula dell’acquisto del film, si potrà vedere Soul in anticipo rispetto agli altri sottoscrittori. Certo, non mancano le polemiche per un pagamento ulteriore rispetto alla sottoscrizione base (si parla di una cifra intorno ai 20 euro), ma si potrebbe anche obiettare che se fossimo andati in sala, avremmo comunque pagato un biglietto. E nel caso di una famiglia di tre persone, ad esempio, si sarebbe spesa anche una cifra superiore, tra biglietto e spese accessorie (vuoi non prendere pop corn e bibita?).

Il passaggio alla diffusione streaming, in questo periodo, è una tappa quasi scontata, specie per chi, come Disney, ha un canale proprietario. Oppure, per presentare progetti che facciano leva più sull’effetto nostalgia che non su un richiamo forte in sala, come ha pensato Amazon acquistando per il suo servizio streaming Il Principe Cerca Moglie 2 di Eddie Murphy. Warner, in questi giorni, ha deciso di tentare un’operazione ibrida, portando in sala Wonder Woman 1984 e rendendo disponibile la nuova avventura della Regine delle Amazzoni sullo streaming di HBO dopo meno di una settimana. Che questa possa essere una nuova modalità?

https://youtu.be/oU62XjwlNzg

Perché in tutto questo discorso, va ricordato che non il cinema come medium a essere in pericolo, ma uno dei suoi canali di diffusione: le sale cinematografiche. Il cinema ha retto a guerre, altre crisi e ha trovato sempre nuovi modi di non sparire, comunque vada sopravvivrà anche al COVID, magari cambiando modo di arrivare a noi, con lo streaming in pole position. La preoccupazione, in questo momento, è per la rete delle sale cinematografiche e la loro sorte.

Andare al cinema: l'emozione del grande schermo

Torniamo per un attimo all’inizio del nostro discorso, quindi, e ricordiamo un aspetto fondamentale: i cinema nel 2020 sono stati aperti per una manciata di mesi, sino all’ultimo DPCM. Il tempio aveva le porte aperte, ma mancava il dio da venerare, non attirando i fedeli. Non si può dire che i cinema siano morti, al massimo sono sofferenti, ma la cura è ben nota: fare uscire i film. Sono loro che attirano gli spettatori, è la loro penuria a mettere in crisi un sistema che sembra deciso a languire perché, per assurdo, ha smesso di credere in sé stesso.

Ammesso che i futuri DPCM consentano la riapertura dei cinema, questa concessione deve trovare un’eco nella volontà degli spettatori di tornare in sala e nell'impegno della distribuzione a non abbandonare gli esercenti. Inutile negarlo, la nostra percezione del quotidiano è radicalmente mutata, un cambiamento che riguarda anche le nostre passioni. Come il cinema, per l’appunto. Non andando al cinema per il timore dei contagi, diamo come input alle major che distribuire oggi un prodotto su cui puntano particolarmente sarebbe una follia, fornendo loro un commercialmente inappellabile motivo per rimandare l’uscita ‘a data da destinarsi’. Oppure, optare per lo streaming, che mai come in questo periodo appare un’ancora di salvezza per il mondo del cinema.

Razionalmente la scelta delle major è chiara, d’altronde si parla di business. Ma dobbiamo anche ricordare che questa situazione non ha una data di scadenza nota, e il rischio è che quando si cominceranno a distribuire i grandi titoli di richiamo ci sarà il problema opposto: la carenza di cinema. Perché queste attività, nel frattempo, potrebbero tirare giù la saracinesca per non alzarla più, sentendosi abbandonati e incapaci di far fronte ad una situazione simile con le proprie forze, senza aiuti.

Personalmente, questo scenario è un incubo. Sarà l’età, ma per quanto io sia un divoratore spietato di contenuti streaming, per quanto viva di binge watching, il cinema rimane ancora la mia religione. La mia prima volta con Star Trek è stata al cinema, su una poltroncina di pelle ho assistito con mio padre alla fuga da Jurassic Park e ho celebrato il rito del cinema di Natale, quando ancora significava sentire la risata stridula del Giudice Morton o assistere Rick Moranis che restringeva i propri ragazzi. Il bigliettaio tutto fare dietro il suo vetro, la ricerca della poltrona migliore sperando davanti non si mettesse un gigante che ti coprisse lo schermo, tutti questi piccoli passaggi erano ‘andare al cinema’.

Pensare che tutto questo andrà perso nel tempo, come lacrime nella pioggia, è una paura reale ultimamente. La speranza che si sia in tempo per invertire quello che sembra un percorso già tristemente inviato è tanta, ma se c’è una cosa che il cinema mi ha insegnato è che non è finita, fin quando non è finita. Se la distribuzione non aiuta i nostri adorati cinema, facciamolo noi. In sicurezza, appena possibile, ma torniamo a sederci in sala, se non ci sono titoli altisonanti diamo una possibilità anche a storie che difficilmente avremmo considerato, rendiamo ai nostri cinema una parte di quelle emozioni che ci hanno regalato in questi anni, lasciandoci tentare da nuove scoperte.  E chissà che tornare sulle poltroncine delle sale dopo questa lunga assenza non ci ricordi quei brividi di emozioni provati da bambini. Cinema in sala, forever.

In attesa di tornare in sala per goderci i nostri film, possiamo goderci il cinema sottoscrivendo un abbonamento a servizi streaming come Disney+, Netflix o Amazon Prime Video
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