Predire il futuro può esser scientificamente possibile? Domanda spesso posta al centro della narrativa fantascientifica, che con il tempo si è sempre dilettata, come insegnano Terminator, Minority Report o Ritorno al Futuro. Laddove queste opere mostrano un diretto intervento umano sugli eventi del futuro, una differente interpretazione viene data da uno dei padri nobili della letteratura sci-fi, Isaac Asimov. Non solo di robot è fatta la vasta produzione del romanziere americano, che ha espanso il suo contributo al genere con una delle saghe più conosciute e lette della sci-letteraria: il Ciclo delle Fondazioni.
Al pari altri grandi cicli della letteratura di genere, come Dune, The Expanse o I Canti di Hyperion, il Ciclo delle Fondazioni è considerato un esempio di space opera, ossia un lungo, complesso affresco di una galassia futura in cui sono presenti tratti comuni, come imperi stellari situati nello spazio remoto, grandi battaglie ed elementi romantici. Il Ciclo delle Fondazioni rispetta gran parte di questi presupposti narrativi, essendone anche uno dei primi esempi, un modello che avrebbe ispirato in seguito anche altri autori, come Saberhagen e Orson Cott Card. A rendere ancora oggi avvincente il Ciclo delle Fondazioni sono state le idee e le intuizioni di Asimov in materia di sociologia e dinamiche politiche.
Ma come nasce il Ciclo delle Fondazioni?
Le origini del Ciclo delle Fondazioni
Quando Asimov iniziò la sua carriera di scrittore di fantascienza, l’editoria del settore aveva regole differenti da quelle odierne. A dare spazio alle storie sci-fi erano riviste antologiche che consentivano ai diversi autori di sottoporre le proprie idee, sia che fossero brevi racconti o opere più articolate, che sarebbero state spezzate per venire pubblicate su più numeri. Anche Asimov iniziò la propria attività di autore seguendo queste regole, inviando i propri scritti a diverse riviste di settore.
Fu secondo questa modalità che il primo nucleo di quello che sarebbe divenuto il Ciclo delle Fondazioni venne presentato al pubblico. Inizialmente, Asimov propose a Astounding Magazines, una delle più celebrei riviste del settore, una serie di racconti ambientati in un Impero futuro prossimo al collasso, in cui un giovane studioso aveva concepito una nuova scienza che avrebbe potuto rivelarsi la salvezza della galassia. Pubblicati tra il 1942 e il 1950, questi racconti ebbero un discreto successo, tanto che l’anno successivo alla conclusione del ciclo si pensò di realizzare dei volumi fix up, ovvero un romanzo in cui queste short story, debitamente unite da nuovi contenuti, assumessero una nuova dimensione, più organica. Da questo intento, nelle librerie americane arrivarono i primi tre volumi del Ciclo delle Fondazioni: Cronache della Galassia (Foundation, 1951), Il crollo della galassia centrale (Foundation and Empire, 1952) e L’altra faccia della spirale (Second Foundation, 1953).
Cronache della Galassia, Il crollo della galassia centrale e L’altra faccia della spirale divennero noti come la Trilogia della Fondazione, da molti considerati una delle colonne portati della narrativa fantascientifica, una convinzione che consentì ad Asimov di vincere il prestigioso Hugo Award nel 1966. Un riconoscimento che arrivò tardi rispetto alla prima edizione, avvenuta nei primi anni ’50, che non ebbe successo, probabilmente per una scarsa promozione dei volumi.
A portare alla celebrità la Trilogia della Fondazione fu un la Doubleday, il cui editor Tim Seldes decise di ripubblicare i tre volumi dopo le ripetute richieste di un editore straniero. Grazie a questa pressione, Seldes acquisì i diritti della Trilogia della Fondazione e di Io, Robot, raccolta di racconti sui robot; la Duobleday decise di ripubblicare in un unico, corposo volume la Trilogia della Fondazione, imbastendo una campagna promozionale curata e che ebbe il merito di dare il giusto risalto all’opera di Asimov, portandola all’attenzione degli appassionati di fantascienza e facendola notare dalla giuria degli Hugo Award.
L’origine di questa saga venne ricondotta dallo stesso Asimov al saggio Storie e decadenza dell’Impero Romano (The History of the Decline of the Roman Empire), redatto dallo storico inglese Edward Gibbon nella seconda metà del ‘700. Secondo le teorie di Gibbon, l’Impero Romano aveva incontrato la sua fine perché i suoi cittadini avevano perso attaccamento alla res publica, con un conseguente senso di distacco dal proprio ruolo di cittadini e una progressiva separazione delle zone più remote dell’Impero. Queste idee stimolarono la curiosità di Asimov, che le considerava uno spunto interessante per una nuova serie di racconti, opinione condivisa anche dal suo editor, il celebre John W. Campbell, assieme al quale lo scrittore americano elaborò l’idea di un Impero Galattico, oramai prossimo al collasso.
A dare un altro spunto ad Asimov fu la cliodinamica, una filosofia scientifica che vede la possibilità di elaborare modelli matematici per analizzare le dinamiche storiche e sociali. Difficile non vedere nella cliodinamica la radice scientifica della psicostoria, il modello matematico elaborato da Hari Seldon e base narrativa del Ciclo delle Fondazioni. Dopo la Trilogia della Fondazione, Asimov sembrò aver concluso questa sua parentesi narrativa, ma agli inizi degli anni ’80, anche su sollecitazioni del suo editore, il romanziere decise di espandere la sua visione della Fondazione, dando vita ad altri romanzi che ne espandessero il contesto, si come sequel che prequel. Da partire dal 1982, uscirono L’orlo della Fondazione (Foundation’s Edge), Fondazione e Terra (Foundation and Earth, 1986), Preludio alla Fondazione (Prelude to Foundation, 1988) e Fondazione anno zero (Forward the Foundation, 1993).
La conclusione di L’altra faccia della spirale, infatti, era un finale non definitivo, considerato come la previsione che sarebbero serviti mille anni prima della comparsa di un nuovo Impero era divenuta foriera di una sensazione di incompletezza, visto che gli eventi del romanzo aveva luogo poche centinai di anni dopo il crollo dell’Impero Galattico. Fu questo aspetto, unito all’insistenza dei fan dello scrittore, a spingere Asimov a dare conclusione alla sua saga, portando alla trasformazione della Trilogia della Fondazione in Ciclo della Fondazioni.
Centrale in questi nuovi romanzi è il tentativo di Asimov di ricondurre la Trilogia della Fondazione all’interno di una lunga, complessa trama orizzontale in cui sono compresi anche altri suoi celebri lavori. La presenza di un personaggio come R. Daneel Oliwav o la comparsa di miti dei tempi remoti che impattano in modo evidente su determinate strutture sociali sono gli strumenti narrativi con cui Asimov si ricollega ad altre suoi celebri lavori, dal Ciclo dei Robot al Ciclo dell’Impero.
Alla morte di Asimov, la moglie decise di dare un seguito alla saga con la Trilogia della Seconda Fondazione, affidando ad altri scrittori le sorti del Ciclo delle Fondazioni. Scelta che si rivelò infelice, dato che alcuni elementi tipici della narrativa di Asimov, sia scientifici che sociali, vennero completamente stravolti, creano una frattura fra il corpus centrale della saga e questi lavori successivi.
Le tematiche del Ciclo delle Fondazioni
L’intento di Asimov di vedere nella storia un elemento didattico per le future generazioni non era uno spunto del tutto originale. Basterebbe citare 1984 di Orwell per vedere come l’analisi degli eventi contemporanei possa esser ricondotta a critica morale della contemporaneità a beneficio delle generazioni future, ma in Asimov si ravvisa una novità: sotto scrutinio non è il presente quanto il passato. In particolare, gli eventi storici non sono analizzati come fini a se stessi, ma si cerca di ricondurre queste situazioni in un’ottica sociale più ampia, tentando di definire un trend comportamentale che possa venire canonizzato come base di previsione di modelli applicabili anche in futuro.
https://youtu.be/HKBS0sBGWYEDa qui la nascita della psicostoria, un modello matematico in cui utilizzando l’analisi degli eventi passati e la creazione di una sorta di legge sociale si possa arrivare a predire situazioni future. Per arrivare alla formulazione della sua scienza, Seldon viaggia attraverso diverse culture e sotto-culture, anche sul mondo-capitale di Trantor, occasione con cui Asimov dipinge una società futura permeata da una profonda ignoranza del proprio passato e piagata da forme di razzismo, che minano la struttura stessa dell’Impero. La psicostoria, quindi, diviene per Seldon una sorta di obbligo morale, il suo contributo all’umanità per impedire che il crollo dell’Impero, considerato come inevitabile, possa condurre a un’era paragonata ai Secoli Bui medievali, se non peggiori. Le intuizione di Asimov che portarono alla formazione della psicostoria, oggi, possono risultare fuori luogo, ma va concesso al romanziere che la sua intuizione è coeva dei primi studi sulla Teoria del Caos e sulla Teoria dei Giochi, mancanze che si percepiscono in alcuni visioni delle dinamiche di questa complessa pseudo-scienza, i cui Assiomi postulati da Seldon e dai suoi successori vengono, a volte, scalfiti dalla presenza di personaggi difficilmente riconducibili a uno schema prefissato.
Alla base della fantascienza di Asimov abbiamo una sorta di dogma: l’umanità è sola tra le stelle. Pur andando oltre alcuni racconti (come Mezzosangue e Mezzosangue su Marte), nel futuro della grande epopea umana di Asimov non sono contemplate civiltà aliene, ma solo la razza umana sembra padrona del cosmo. Un assioma su cui viene fondata anche la psicostoria, che considerando solo l’uomo come elemento di analisi rimane, giocoforza, trappola di una serie di paletti ingannatori, abbattuti con la comparsa di un elemento atipico come il Mulo, un mutante i cui incredibili poteri mentali mettono a rischio il progetto di Seldon.
L’umanità futura di Asimov, a bene vedere, mostra le stesse pecche e potenzialità della sua contemporanea. La rivelazione di una scienza come la psicostoria trasforma Seldon in una potenziale pedina all’interno di pericolosi giochi di potere, che Asimov racconta con fughe attraverso le profondità di Trantor e ritraendo un macrocosmo sociale vivo e avvincente. Non si può nascondere che alcuni passaggi siano forzati e raccontati con un linguaggio ampolloso, con una concessione a certi dialoghi poco riusciti. Tuttavia, lo sfondo narrativo e le ispirazioni che hanno guidato Asimov emergono alla bisogna, incarnate al meglio in una serie di eventi e rese vivide da personaggi di grande fascino.
Leggere il Ciclo delle Fondazioni
Considerata la complessa natura del Ciclo delle Fondazioni, stabilire un ordine di lettura non è semplice. Si potrebbe seguire un percorso che rispetti il concepimento dei sette diversi capitoli, oppure affidarsi a una lettura che si muova lungo la giusta cronologia degli eventi. Al momento, per godersi al meglio il Ciclo delle Fondazioni ci si può affidare a Fondazione – Il ciclo completo, recente Drago Mondadori che raccoglie in un corposo volume tutti i capitoli di questa saga, presentati secondo l’ordine cronologico degli eventi.
I libri che compongono il Ciclo delle Fondazioni sono:
- Preludio alla Fondazione
- Fondazione anno zero
- Fondazione
- Fondazione e Impero
- Seconda Fondazione
- L'orlo della Fondazione
- Fondazione e Terra
Preludio alla Fondazione
Sulla capitale dell’Impero Galattico, Trantor, il primo ministro Eto Demerzel sta affrontando i giorni finale del regno di Cleon I. I segni del cedimento dell’ordine imperiale sono sempre più manifesti, ma quando da un pianeta periferico dell’impero arriva il giovane matematico Hari Seldon, questi sembra rapprensentare una speranza per il trono. Secondo Seldon, infatti, è possibile elaborare dei modelli matematici con cui prevedere eventi futuri, utilizzando una scienza matematica di sua invenzione, la psicostoria.
Questa invenzione, rende il giovane matematico una pedina essenziale all’interno dei giochi potere della politica imperiale, quando Demerzel decide di catturarlo per utilizzarlo come strumento per consolidare il potere di Cleon I. Aiutato dal giornalista Chester Hummin e dalla scienziata Dors Venabili, Seldon diventa la preda di una caccia all’uomo che lo spinge a viaggiare attraverso le diverse sottoculture di Trantor, nascondendosi e al contempo raccogliendo le informazioni per elaborare la sua teoria. Durante questa fuga, Seldon apprende le leggende dei robot e conosce il giovane Yugo Amaryl, ragazzo di una delle zone più povere di Trantor e appassionato di matematica, con cui Seldon stringerà un rapporto padre-figlio.
Al termine del volume si scopre la vera identità di Hummin, una rivelazione che cambierà per sempre le sorti dell’impero e della vita di Seldon
Fondazione anno zero
Dopo gli eventi di Preludio alla Fondazione, Seldon è nuovamente al centro di interessi politici, quando la comparsa di un demagogo che cerca di screditare Demerzel lo mettono in una posizione difficile. Costretto a prendere il posto dello stesso Demerzel come primo ministro, Seldon. Una nomina che, dopo dieci anni, vede Seldon dover gestire una congiura ai suoi danni, che si concluderà con la morte accidentale dell’imperatore, in seguito alla quale Seldon si dimette per tornare nuovamente a seguire lo sviluppo della psicostoria, sempre più vicina alla sua definizione. Il suo ritorno all’università di Streeling, dove è nata la sua scienza, non lo esime dall’attenzione dei potenti, mettendolo anche al centro di un nuovo attentato alla sua vita che causerà la morte di una persona a lui cara, che svelerà la propria natura nel tentativo di salvarlo. Dopo questa perdita, Seldon si concentra sul lavoro, arrivando alla creazione di una Fondazione, un polo di scienziati e custodi di conoscenze, su un pianeta remoto, come sicurezza per il crollo imminente dell’Impero. All’insaputa di tutti, Seldon, dopo avere scoperto che la nipote Wanda possiede doti telelpatiche, decide di cercare altri individui dotati, che definisce mentalici, per dare vita a una Seconda Fondazione, sconosciuta a tutti.
Fondazione
Vengono ripercorsi i momenti finali di Fondazione anno zero, approfondendo i passaggi essenziali della creazione della fondazione su Terminus e la creazione dell’Enciclopedia Galattica. Queste, come rivelato decenni dopo tramite un ologramma pre-registrato dall’oramai defunto Seldon, serviranno non a prevenire la caduta dell’Impero, ma ridurre i previsti 30.000 anni di barbarie a un solo millennio, prima dell’ascesa di un nuovo Impero. In questi anni, la Fondazione sarà guidata da alcuni messaggi Seldon, che coincideranno con le cosidette Crisi Seldon, momenti le cui ripercussioni avranno un ruolo centrale all’interno del futuro della galassia.
Fondazione e Impero
La Fondazione diventa il bersaglio di un generale imperiale, che riesce a convincere l’Imperatore che questa lontana organizzazione sia un pericolo per la stabilità dell’Impero. Nonostante non disponga di una propria flotta, la Fondazione riesce sopravvivere, scoprendo dopo l’apertura della Volta che questo scontro era stata prevista, e non poteva esser in alcun modo evitato. A cento anni da questa guerra con l’Impero, la Fondazione scopre l’esistenza del Mulo, un essere mutante dotato di incredibili poteri mentali che non era stato previsto da Seldon, la cui presenza potrebbe destabilizzare i piani della Fondazione. Alcuni membri della Fondazione si mettono sulle sue tracce per scoprire quale sia il suo scopo, finendo per incontrare il mutante e assistere alla sua ascesa al controllo della Galassia.
Seconda Fondazione
Dopo aver imposto il proprio dominio sulla galassia, sconfiggendo la Fondazione, il Mulo viene a conoscenza dell’esistenza della Seconda Fondazione. Per preservare il suo potere, il mutante avvia una ricerca per tutta la galassia, arrivando in fine a uno scontro con il leader della Seconda Fondazione, il Primo Oratore, che lo sconfigge privandolo dei suoi poteri. Il danno però è fatto: ora la Fondazione conosce il segreto di Seldon. La Fondazione vede nella sua controparte un pericolo, visto che la sua rivelazione impedisce di continuare il Piano Seldon, che prevedeva l’ignoranza da parte dell’umanità di una forza che operasse come guida segreta. Tra le due Fondazioni inizia uno scontro, che porterà a un nuovo equilibrio in cui il futuro dell’umanità torna apparentemente a seguire quanto previsto dal piano Seldon.
L'orlo della Fondazione
Cinquecento anni dopo lo scontro tra le Fondazioni, il Piano Seldon sta seguendo il suo regolare programma. Secondo gli esperti della Seconda Fondazione, sopravvissuta all’insaputa di Terminus, questa perfezione è sospetta, come se ci fosse una terza forza in gioco che tutela il Piano Seldon. Nel frattempo, la Fondazione è convinta che la sua controparte sia ancora attiva, e invia degli studiosi alla sua ricerca, ma tra di essi vi è anche uno storico ossessionato dai miti del mondo originario dell’umanità, la Terra. LE due Fondazioni, senza averne conoscenza, si mettono alla ricerca del pianeta originario dell’uomo, sino a un confronto che avrà in palio il controllo della galassia.
Fondazione e Terra
Ultimo capitolo del Ciclo della Fondazioni. La ricerca della Terra è ancora al centro degli interessi di un membro della Prima Fondazione, che dopo avere trovato le coordinate dei mondi dei primi coloni umani, gli Spaziali, arriva infine sulla Terra, trovando un pianeta abbandonato da millenni. La risposta che cerca lo attende, invece, sulla Luna, dove in una caverna trova R. Daneel Oliwav, robot che da millenni guida le sorti dell’umanità e che offre agli umani che lo hanno trovato una scelta che cambierà per sempre il destino dell’umanità. Con Fondazione e Terra si conclude il lavoro di Asimov sul Ciclo della Fondazioni, andando a connettere in un unico corpo narrativo i suoi Cicli.
L’eredità del Ciclo delle Fondazioni
L’impatto sulla fantascienza avuto dal Ciclo delle Fondazioni è stato incredibile. Sin dalla sua prima versione, la Trilogia della Fondazione, la visione di Asimov non fece solo breccia nell’immaginario dei lettori, ma anche in quello di altri autori, che videro in questa sua galassia futura un modello con cui confrontarsi, anche offrendo visione speculari.
Frank Herbert, come raccontò Tim O’Reilly nella sua monografica sul romanzo, immaginò il suo Dune come un contrappunto alla galassia di Asimov;
“Dune è chiaramente un contrasto con la Trilogia della Fondazione. Herbert si è ispirato alla stessa situazione immaginaria da cui è scaturita la trilogia di Asimov, la decadenza di un impero galattico, ma lo ha sviluppato diversamente, su differenti assiomi suggerendo conclusioni completamente diverse. La rivoluzione che Herbert ha introdotto in Dune è che l’eroe non sia la Fondazione, ma il Mulo”
Non solo Herbert ha visto nel Ciclo delle Fondazioni una pieta miliare della narrativa sci-fi con cui confrontarsi, se pensiamo che anche Doug Adams, nel suo Guida Galattica per Autostoppisti, omaggia l’Enciclopedia Galattica redatta dalla Fondazione usandola come canovaccio per la Guida che conferisce il titolo alla sua opera.
L’influenza del Ciclo delle Fondazioni si è spinto anche al cinema, come possiamo vedere in Star Wars, che ha usato l’immagine di Trantor, pianeta-capitale dell’Impero Galattico, come ispirazione per il mondo centrale della Repubblica, Coruscant. Nemmeno il mondo dei comics è rimasto insensibile alla fascinazione della psicostoria, come dimostra l’idea di Reed Richards dei Fantastici Quattro, durante il maxi evento Civil War, di realizzare la psicostoria, una decisione maturata dopo la lettura del Ciclo della Fondazioni.
Dopo esser stata per anni al centro di tentativi di trasposizioni cinematografiche, il Ciclo delle Fondazioni ha trovato nella serialità una nuova vita. Non meno travagliata, considerato che per diverso tempo si è cercato di realizzare una produzione ambientata nella galassia futura immaginata da Asimov, ma apparentemente Apple+ , il servizio di entertainment streaming del colosso di Cupertino, ha trovato la giusta dinamica, visto che il prossimo 24 settembre offrirà ai propri abbonati la visione di Fondazione, la serie tratta dal ciclo di Asimov.