Dov'è finita Carmen Sandiego? Ce lo siamo chiesto per 20 anni più o meno, e nessuno si era degnato di darci una risposta. Qualcuno di voi, probabilmente, dovrà addirittura fare un passo indietro e chiedersi: chi è Carmen Sandiego? La domanda è comprensibile, perché lo show è stato vincolato ad una visibilità brevissima, consumata in appuntamenti domenicali la cui continuità, come di costume per l'epoca, non era il punto forte.
Facile quindi che il clamore per il nuovo show animato di Netflix sia, per molti, incomprensibile e ingiustificabile, specie quando si scopre che, come altri cartoon squisitamente anni '90 (pensiamo ad esempio a Capitan Planet), dietro le avventure dell'avvenente ladra in rosso ci fosse in realtà uno show educativo, in questo specifico caso legato alla geografia ed alle nozioni ad essa legate.
In modo anomalo persino per l'epoca, inoltre, Carmen Sandiego muoveva in realtà i suoi passi direttamente dal mondo dei software educativi, quelli insomma a metà tra una enciclopedia interattiva ed un videogame, il cui scopo era quello di scovare la ladra in giro per il mondo, vestendo i panni di un anonimo e silenzioso agente dell'agenzia A.C.M.E., da sempre sulle tracce dell'inafferrabile donna in rosso e della sua criminosa organizzazione, la V.I.L.E..
Di quei software rimane oggi molto poco, del cartoon è invece rimasto un segno indelebile in buona parte del mondo, complice un ottimo mix di azione e avventura, e l'abilità nella sceneggiatura di non rendere le informazioni offerte dallo show leziose o noiose. Il fulcro, poi, era l'ovvia fascinazione per la misteriosa Carmen Sandiego, a metà tra ladra e anti-eroina, e avvolta da un mistero fitto su quelli che erano i suoi progetti e le sue motivazioni. Personaggio che all'epoca fu doppiato dall'attrice Rita Moreno che, per l'occasione, è stata reclutata nel cast del nuovo show partecipando ad un simpatico “passaggio di testimone”. Oltre non diremo, scoprite voi quale.
Data la nostalgia che pervade i prodotti di questi anni, e soprattutto una fan base che, silenziosamente, è sempre rimasta molto legata allo show, Netflix ha ben pensato di accaparrarsi i diritti del brand, che è covato nel cuore degli spettatori come una vera e propria “sleeping hit”, nell'attesa che la prima parte dei 22 episodi commissionati (parte di un progetto più ampio che prevederà addirittura un film live action) arrivasse finalmente sulla piattaforma, la qual cosa è successa poi il 18 gennaio, con il rilascio della prima stagione da – purtroppo – soli 9 episodi.
Con la lungimiranza che (quasi sempre) la contraddistingue, Netflix ha però deciso di non sprecarsi in una mera riproposizione del canovaccio originale, ed anzi è partita con l'intenzione di dare alla Sandiego un'identità più solida di quanto non le fosse stato concesso in origine, tanto che la domanda d'apertura, ovvero, “chi è Carmen Sandiego?”, è il leit motiv che muove, silenziosamente, la trama di questa intera prima stagione.
La pecora nera
Scegliendo la strada del reboot, Netflix ha sviluppato questo progetto con il chiaro intento di far collimare due esigenze: la prima è quella di uno show animato ad uso e consumo di un pubblico molto giovane, idealmente dai 7-10 anni in su. La seconda, quella di creare uno show che potesse comunque essere gradevole per i fan che, ad occhio e croce, si aggireranno oggi tutti attorno alla trentina, se non di più. La missione, dunque, non era per nulla semplice, ma è un gran piacere ammettere che è in gran parte riuscita, a patto ovviamente che ci si approcci allo show senza troppe pretese dal punto di vista narrativo sebbene, vi sia chiaro, la serie è scritta più che degnamente, ed offre persino qualche colpo di scena molto apprezzabile.
La storia è quella di una giovane che viene adottata in tenerissima età da una congrega di ladri più o meno senza scrupoli, la V.I.L.E. per l'appunto, che si occupa di formare i manigoldi di domani su di un'isola segreta nei pressi delle Canarie. La bambina, che verrà identificata con il nome in codice “pecora nera”, per il suo carattere incontrollabile e a volte persino molesto, crescerà quindi in un mondo di ladri, di cui crescendo comincerà a condividere le mire e le ambizioni. Raggiunta l'età giusta per poter frequentare la scuola della V.I.L.E. la ragazzina comincerà pian piano a porsi delle domande sul senso del furto e sulle mire dei suoi genitori adottivi, ovvero il corpo docenti della congrega, maturando quei pensieri che la porteranno poi a crearsi una nuova identità, quella di Carmen Sandiego, l'inafferrabile ladra in cappotto e fedora rossi, doppiata per altro con grande verve dall'attrice Gina Rodriguez.
Accompagnata dai fratelli Zack e Ivy, e supportata a distanza da un ragazzo, nome in codice “Player”, Carmen comincerà la sua carriera di furti in giro per il mondo, in una lotta continua con i suoi ex “compagni di scuola” e cercando al contempo di eludere la caccia ad opera dell'Interpol che ha fatto della Sandiego la ricercata numero 1 in tutto il mondo.
La serie, insomma, getta nuova luce sul personaggio, ed a differenza del passato ci offre molte informazioni originariamente ignote sul passato di Carmen, sulla sua crescita, la sua formazione e sul perché si sia dedicata al furto. I primi due episodi, in particolare, sono un vero e proprio prequel alla serie, tant'è che entrambi non presentano sigla e si chiamano “Becoming Carmen Sandiego”, offrendo quindi a spettatori vecchi e nuovi tutte le informazioni sulla affascinante ladra e sulle vicende antecedenti all'inizio della trama orizzontale che, dunque, va intesa quasi come in “media res”, lasciando volutamente un vuoti indefinito tra la fine degli “studi” di Carmen e la sua nuova vita.
La storia funziona e coinvolge. Ogni episodio dal terzo in poi è strutturato secondo lo schema dei “caper”, ovvero di quei racconti di escapologia che, in termini animati, sono stati meravigliosamente sviluppati dalla tradizione del Lupin III di Monkey Punch e che prevedono, come da canovaccio, furti impossibili e fughe ancor più sofisticate. Proprio Lupin III, inoltre, è evidentemente una delle bussole dello show, tanto che certi trucchi, certe situazioni, e persino certi personaggi sembrano rifarsi a Monkey Punch in modo evidente, ma mai farsesco, come è il caso di un personaggio specifico: il poliziotto dell'Interpol Chase Devineaux, permeato di quell'aura a la “Ispettore Zenigata” che non guasta e non disturba mai.
Old but gold
Progettato da Duane Capizzi, ovvero uno dei talentuosi showrunner animati degli anni '90 (suo, per dirne uno, il bellissimo Darkwing Duck), Carmen Sandiego riprende tutti quegli stereotipi dell'animazione dell'epoca che hanno reso grande, ad esempio, i contenitori pomeridiani made in Disney e Cartoon Network, offrendo un connubio apprezzabile di avventura, mistero e divertimento, senza mai scadere in un prodotto infantile o pretestuoso, ma anzi riuscendo sempre a mantenere un ottimo equilibrio tra dialoghi ed azione, tale da rendere, come detto, lo show del tutto digeribile anche ad un pubblico decisamente più in là con gli anni rispetto al target d'origine.
Allo stesso modo, dalla scuola di Cartoon Network, Carmen Sandiego eredita una direzione artistica estrosa, fatta di disegni dai bordi sottili, quasi inesistenti, e da personaggi dalle forme squadrate, il cui tratto richiama alla mente il meraviglioso lavoro che fu di Genndy Tartakovsky per il suo immenso Samurai Jack da cui, per altro, Carmen Sandiego eredita persino la composizione dell'animazione. La differenza sostanziale si gioca tutti sui colori, che se per Jack erano volutamente “piatti”, quasi monodimensionali, qui invece trovano profondità grazie al sovente uso di pennellate digitali, che donano spesso ai colori anche una certa “porosità”, ed arricchendo il tutto con delle ottime luci digitali. L'effetto è interessante, complice un'animazione che non è mai approssimativa, ed anzi riprende quello stile anni '90 in modo del tutto voluto, replicandone persino i velati difetti, come piccoli problemi di definizione in situazioni di zoom esagerato. Piccolezze, per altro assolutamente volute e non frutto, come qualcuno potrebbe pensare, di una qualche mollezza creativa.
Intrigante, infine, il recupero dal passato di tutto quel che era parte della serie originale, riconfigurato però ad uso e consumo del racconto odierno: ritroviamo quindi Zack e Ivy ma, come detto, anche “Player”, che in origine altro non era che il videogiocatore dei vari software educativi, e che qui invece assume l'aspetto di un personaggio vero e proprio, per altro doppiato in lingua originale dal giovane ma talentuoso Finn Wolfhar, ovvero il Mike di Stranger Things. Ma soprattutto ritorna la geografia, ritorna il concetto di nozione ed educazione all'avventura che, per quanto oggi forse meno impattante che in passato, riesce a trovare il suo spazio nello show senza troppe forzature, utilizzando di nuovo il pretesto dei viaggi di Carmen in giro per il mondo.
Carmen Sandiego, insomma, è tornata, ed è in gran forma. Per l'occasione Netflix ha messo in piedi uno show apprezzabile sotto diversi punti di vista, dal piano meramente narrativo, che non gioca mai troppo forzatamente sulle citazioni passate per intrigare lo spettatore più stagionato, a quello artistico, con uno show colorato, brillante e così gradevolmente “retrò” nella sua scelta di mettere in luce le competenze del network nel campo dell'animazione tradizionale. A dirla tutta l'unico neo è proprio la brevità della stagione, che chiudendosi con un ricco climax dopo solo 9 episodi, lascia lo spettatore un po' amareggiato per la voglia di vedere e saperne di più. Uno smacco che è purtroppo figlio della produzione serrata della piattaforma che, già con Castlevania, aveva mostrato il fianco alla stessa problematica. Un difetto da “poco” se vogliamo, se non fosse la mancanza di una data certa per la release della seconda stagione, già in produzione praticamente dall'annuncio.
Non molto è rimasto di Carmen Sandiego, se non a prezzi esorbitanti, per fortuna di recente Funko ha messo in commercio un bellissimo Pop dedicato alla affascinante ladra!