Quando siamo immersi nella lettura del nostro fumetto preferito, spesso possiamo ammirare le gesta di un Superman, Batman o Spider-Man, tutti supereroi che riescono a portare lustro nelle loro città, salvandole dai peggiori criminali o soccorrere i cittadini quando si verificano delle catastrofi come quella dell’11 settembre 2001 (vedi il numero speciale di Spider-Man di J.M. Straczynski, John Romita Jr.). Diciamoci la verità: quante volte avete pensato che per salvare il nostro Paese servirebbero degli eroi come quelli dei fumetti? I Capitani Italiani potrebbero essere gli eroi che abbiamo sempre desiderato.
Una nazione può essere salvata da una figura mitologica come quella di un fumetto? Sicuramente è possibile sfruttare l’impatto che può avere nella cultura di un popolo in un determinato periodo storico. Lo pensavano Joe Simon e Jack Kirby quando nel 1941 crearono Capitan America, il supereroe dalla bandiera statunitense, quello che doveva rappresentare l’America libera e democratica in opposizione al regime nazista che aveva conquistato l’Europa nella Seconda Guerra Mondiale. Un vero e proprio elemento di propaganda che negli anni a seguire divenne il simbolo per eccellenza del nazionalismo nel mondo dei fumetti. Una volta finito il secondo conflitto mondiale, il “Cap” venne reclutato da Stan Lee per Marvel, mantenendo inalterato il tema di denuncia sociale nelle sue storie.
L’obiettivo della riflessione su un problema sociale è quello perseguito da Fabrizio Capigatti, il giovane fumettista veneto, che ha pensato di regalare al nostro Bel Paese non uno, bensì tanti supereroi nazionalisti: I Capitani Italiani. E perché non un semplice e sbrigativo Capitan Italia, come hanno fatto gli inglesi con il loro Capitan Bretagna di Chris Claremont?
La pluralità del nazionalismo italiano
Perché al contrario del tentativo fatto da Walter Venturi con Capitan Italia nel 1995, Capigatti è convinto del trascorso storico e della nostra vera natura che ci contraddistingue ancora oggi: noi non siamo veri nazionalisti e siamo tanti popoli sotto una sola bandiera. Lo recita anche il nostro inno nazionale – Il Canto degli Italiani.
«Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam Popolo, perché siam divisi. Raccolgaci un'Unica Bandiera, una Speme di fonderci insieme già l'ora suonò».
Ogni regione d’Italia è un “Paese” diverso, con caratteristiche peculiari e problematiche diverse. Capigatti non lo ha dimenticato e ha dato vita a un supereroe dotato di una fortissima tipicità della sua terra: Capitan Venezia. Ma non poteva essere l’unico supereroe italiano e quindi abbiamo scoperto come nasce il progetto de I Capitani Italiani nel corso della nostra intervista.
I Capitani Italiani sono nati come un esperimento. Anche se possa sembrare palese un rimando a un “capitan americano” ben più famoso, c’è stata un’altra fonte di ispirazione per questo progetto?
Capitan Venezia ha conosciuto un buon seguito. Ve l’aspettavate? Cosa vi ha spinto a creare altri personaggi come Capitan Napoli, Palermo, Padova e La Lupa?
Quale di questi gode di una vostra (magari celata) maggiore considerazione? Avete mai mostrato una preferenza narrativa?
In uno scontro tutti vs tutti, chi avrebbe la meglio?
Un team completamente italiano per I Capitani. In una prospettiva rosea futura, lascereste spazio a sceneggiature e disegni di autori internazionali?
Quanto le realtà locali influenzano la personalità del personaggio dedicato?
Mi hai incuriosito con il progetto di BoobsHell…
Si tratta di un magnifico tentativo di fare del vero e proprio fumetto d’inchiesta, un modo per porre l’attenzione su alcune tristi realtà che riguardano alcuni casi di mala politica come Mafia Capitale, la gestione campana sui rifiuti, ma soprattutto, un modo per ricordare degli autentici eroi come Carlo Alberto dalla Chiesa, il Generale dell’Arma dei Carabinieri che perse la vita in un attentato mafioso a Palermo, subito dopo la sua nomina a Prefetto del capoluogo. Dalla Chiesa fece parte della Resistenza nel corso della Seconda Guerra Mondiale, fondò il Nucleo Speciale Antiterrorismo per contrastare le Brigate Rosse e per gli eccellenti risultati fu mandato a Palermo in veste di Prefetto.
“Sono nella storia italiana il primo generale dei carabinieri che ha detto chiaro e netto al governo: una prefettura come prefettura, anche se di prima classe, non mi interessa. Mi interessa la lotta contro la Mafia, mi possono interessare i mezzi e i poteri per vincerla nell'interesse dello Stato. - Carlo Alberto dalla Chiesa”
Chiudiamo con uno degli interventi di questo eroe che non possiamo dimenticare e che lo stesso Fabrizio Capigatti ha omaggiato ispirandosi per il personaggio di Capitan Palermo, ricordandoci che gli eroi non muoiono mai (cit. Gabriel Richet), soprattutto quelli della nostra storia e quelli della fantasia che riescono qualche volta a farci evadere, ma anche a farci riflettere sulla nostra realtà… con uno dei format che più in assoluto amiamo: il fumetto.
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