Bruised, recensione: Halle Berry lottatrice di MMA per Netflix

Halle Berry è protagonista e, per la prima volta, regista di Bruised - Lottare per vivere già disponibile su Netflix.

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a cura di Valentina Valzania

Editor

Bruised - Lottare per vivere segna l'esordio alla regia dell'attrice di successo Halle Berry, che ha spaziato per anni e anni nel mondo cinematografico prendendo parte a prodotti quali X-Men, Catwoman, Monster Ball (per cui ha vinto un premio Oscar) e molti altri titoli che non staremo qui a citare. La premesse del titolo, dal 24 di questo mese su Netflix, erano abbastanza interessanti: nulla di nuovo o innovativo ma, almeno da un primo sguardo, con un potenziale interessante, in primis per il cast stesso, tra cui troviamo la stessa Berry come protagonista nel ruolo di Jackie Justice.

L'opera è in tutto e per tutto un dramma sportivo che si ispira a tutti i suoi predecessori, dalla A alla Z, in primis a Rocky, in tutto il suo splendore e nel suo essere profondamente iconico. Peccato che tra trama, dialoghi stantii e una regia insoddisfacente, Bruised non sia altro che un prodotto nella media e anche sotto la media da vedere su Netflix, per passare due ore in compagnia di qualcosa da guardare senza troppa empatia. Ora, entrando nel dettaglio della nostra recensione, vi spiegheremo perché, focalizzandoci su tutta la carne messa al fuoco senza ottenere i tanto sperati risultati.

Bruised: una copia di una copia

Partiamo dalla base portante del lungometraggio, la trama in tutta la sua natura profondamente anonima e poco convincente in ogni sua sfaccettatura. Bruised narra la storia dell'ex lottatrice UFC Jacki Justice, una donna complicata e infelice che a fronte di un incontro sbagliato proposto a tradimento dal suo manager, e compagno, decide di lasciare la strada della MMA per percorrere una vita normale a fianco del proprio partner, in un quartiere di periferia. La sua vita viene scombussolata dall'incontro con il famoso Immaculate che le propone di tornare a splendere nella Lega Femminile e l'arrivo inaspettato di suo figlio: il piccolo Manny arriva a casa sua dopo la morte improvvisa del padre, a cui Jackie aveva lasciato il proprio figlio non appena partorito. E detto questo, sapete tutto quanto questa pellicola.

Non c'è dinamismo, se non con l'arrivo improvviso del bambino, tutto il resto come possiamo descriverlo? La classica storia di una persona abbattuta dalla vita, al margine della società, che tenta di riprendere il controllo della propria esistenza tramite il successo sportivo, il che non sarebbe affatto male. Il cinema non è fatto solo e unicamente di narrazioni nuove, inedite e questo lo comprendiamo: infatti è proprio il modo in cui Bruised viene narrato che ci lascia profondamente perplessi, se non indifferenti.

Tutto è sommato in un insieme caotico e inutile di informazioni che ci vengono rivelate sulla protagonista, i suoi traumi, i suoi fantasmi del passato, la terribile relazione col compagno, la sua inadeguatezza come genitore e così via. Sfortunatamente nessun dilemma di Jackie viene realmente approfondito e soprattutto, non c'è una vera e interessante evoluzione e risoluzione, il che è il contro principale di tutta la pellicola. Non capiamo dove vuole arrivare e cosa voglia raccontarci oltre il tentativo di successo di una donna adulta che tenta di ritrovare un posto nel mondo, il che è solo un pallido, pallidissimo tentativo di imitare la quantomeno memorabile storia di un titolo come Rocky con protagonista Stallone, non c'è nulla di effettivamente distintivo in tutto ciò che viene narrato al pubblico e raramente si riesce a creare davvero empatia con la protagonista o con gli altri che popolano la storia

La trama, inoltre, scorre lentissima per tutte le due ore dirette da Halle Berry, non solo a causa della natura poco interessante che si cela dietro tutto Bruised ma anche per i dialoghi che sono inconcludenti e stereotipati, così come la maggior parte dei personaggi, con particolare riguardo agli uomini di tutto il film. Ecco, questo è un ulteriore elemento che ha reso tutto ancora più "artificioso", stucchevole da osservare e difficilmente apprezzabile: Immaculate, l'insopportabile fidanzato di Jackie, tutti i personaggi di sesso maschile sono noiosi, boriosi, machi tutti muscoli che dicono alla protagonista come vivere la vita, le ridono addosso, la maltrattano, la usano, pensati per fare risaltare le gesta femminili della lottatrice, che non a caso ha proprio la parola "Justice" nel cognome; peccato che facciano l'esatto contrario.

Tutto grida disperatamente "potere alle donne", il che non ha nulla di sbagliato alla base, tolto il fatto che la nostra appassionata di MMA è, purtroppo, significativamente antipatica nella maggior parte delle situazioni e delle difficoltà che incontra. Non ne fa mai una giusta e, altrettanto importante, non ha carisma, non mostra compassione verso gli altri e nemmeno verso se stessa, è egoista, silenziosa e quando parla non dice mai nulla di effettivamente incisivo in tutta la pellicola: insomma, un proclamato disastro sotto ogni fronte.

Infine, la regia di Halle Berry è l'aspetto meno catastrofico di tutti, pur non trattandosi di un tentativo convincente è comunque apprezzabile l'impegno. Non si nota un tratto distintivo nella scelta delle inquadrature o nel modo in cui sono state pensate determinate scene, tra cui quelle drammatiche, ma comunque l'aspetto regia sfiora la sufficienza essendo un primo tentativo che mostra la buona volontà.

Conclusioni

Le nostre conclusioni su Bruised sono tutto fuorché allettanti, in linea di massima, tenendo presente ogni singolo aspetto che non ci ha convinto e la direzione di Halle Berry, potremmo dare al lungometraccio un cinque pieno: indubbiamente ci sono titoli che hanno fatto lavori peggiori, di qualità molto più bassa; l'opera aveva un buon cast su cui contare, sfruttato in maniera poco interessante, e anche un budget da non sottovalutare per proporre una narrazione migliore, ma non ci è riuscita, crollando su se stessa e sulle evidenti incertezze mostrare sulla costruzione delle trama. Tutto rimane irrisolto, vago e, alla fine della vicenda, rimane immutato come l'animo del pubblico, dopo essersi reso conto di aver visto più di due ore di film senza capo né coda. Peccato per questo tentativo sprecato e insufficiente, ci auguriamo di poter vedere Halle Berry alle prese con protagoniste che le calzino maggiormente e, magari, in un tentativo da regista più ispirato di quanto abbiamo visto in questa pellicola.

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