In questo nuovo appuntamento della mia rubrica non parlerò di uno sceneggiatore o di un artista, ma di un fumetto che ormai ha più di venticinque anni di storia editoriale: Brooklyn Dreams di John Marc DeMatteis - più comunemente noto come J.M. DeMatteis - e Glenn Barr.
Ma prima di tutto focalizziamoci sul contesto. Brooklyn Dreams vede la luce nel 1994 per la Paradox Press una divisione editoriale della Dc Comics; la Paradox era stata progettata per tutti quei fumetti che non erano supereroistici o che non rientravano nell’altra linea Dc, la Vertigo. Dico subito che fu un gran bel insuccesso di pubblico ma non di critica e che da un paio di fumetti vennero realizzati film, parlo, ad esempio, di A history of violence di John Wagner e Vince Locke che divenne un film di David Cronenberg con protagonista Viggo Mortensen e Road to Perdition - in Italia meglio conosciuto come Era mio padre di Sam Mendes con Tom Hanks, Paul Newman.
Se volete la mia opinione credo che la Paradox Press fosse un’idea molto interessante, come molte delle Dc, ma forse troppo avanti e poco supportata, come molte della Dc. Ma torniamo a Brooklyn Dreams e a un minimo di bio dei suoi autori partendo da Glenn Barr, un artista che si divide da sempre tra il fumetto, la pittura e l’animazione. Nel campo fumettistico lavorerà principalmente per la Dc Comics e le sue etichette sia come copertinista che come disegnatore.
Due autori incredibili per una grande storia
Ben più lunga e articolata è la carriera di DeMatteis: lavora nel mondo dei fumetti dagli anni settanta, ha praticamente scritto tutti i più importanti personaggi della Marvel e della Dc sia a livello fumettistico che per progetti di animazione ed è universalmente riconosciuto per aver scritto alcune delle run entrate nella storia dei comics: Justice League con Keith Giffen dove verranno inseriti elementi da sitcom nelle classiche storie di supereroi,Capitan America con alcune storie che punteranno al cuore stesso della nazione statunitense, senza dimenticare L’ultima caccia di Kraven.
Personalmente aggiungerei anche Moonshadow, ma credo di aver reso l’idea di uno dei più grandi sceneggiatori di fumetti, capace di usare qualsiasi registro narrativo e di riuscire a fondere l’azione con il dramma senza mai dimenticare l’ironia. Tutte cose che troverete in Brooklyn Dreams.
Ma esattamente di cosa parla questo fumetto?
Brooklyn Dreams, una vita a fumetti
Principalmente è la biografia di DeMatteis stesso attraverso il suo alter ego Vincent Carl Santini e la sua vita a Brooklyn con i suoi genitori. Esther, madre di religione ebraica è vittima delle sue ansie e paure che ciclicamente riversa su i figli e sul marito Dominick; quest’ultimo, un italoamericano abbastanza stereotipato dai modi rozzi e aggressivi è tuttavia capace di gesti figli di una sensibilità rara. Completa il quadro familiare la sorella maggiore, Phyllis, quadro che, se avete visto uno dei primi film di Woody Allen, vi sarà molto familiare: non c’è filtro in quello che leggiamo, ci sono situazioni, litigi e discorsi visti dall’occhio di un bambino timido e sveglio.
Ma c’è un altro personaggio fondamentale, Bilbo (e non Blackie Junior, con grande disappunto del padre di Vincent): un cane randagio che diventerà il nuovo membro dei Santini e che avrà un’importanza fondamentale in tutta la vita del nostro protagonista, tanto che nelle pagine successive vedremo il cane raffigurato come un angelo custode quasi a testimoniare la sua continua presenza anche dopo la sua dipartita. Proprio Bilbo sarà il motivo per cui il protagonista vorrà conoscere l’uomo che c’è dietro la maschera di suo padre, scoprirne i sentimenti e amarlo ancora di più per la sue umane debolezze.
Il tempo trascorre e Vincent passa da un’infanzia traumatica a un’adolescenza vissuta a fianco del suo migliore amico, Shane, agli occhi del protagonista vero eroe delle loro avventure, finché l’essere sempre in secondo piano diverrà faticoso e arriverà alla formazione del proprio IO in maniera difficoltosa; come sempre del resto.
Ora non voglio farvi un mero elenco della vita di Vincent o degli avvenimenti contenuti in Brooklyn Dreams, sarebbe stucchevole e noioso ma sappiate che DeMatteis non nasconde nulla e non cerca di addolcire la pillola per certi suoi comportamenti e questo, grazie anche allo splendido lavoro di Barr, è reso con una leggerezza invidiabile: le espressioni dei personaggi valgono più di mille didascalie o dialoghi, gli stacchi dove un adulto protagonista parla direttamente al lettore non rompono la lettura o la rendono più macchinosa ma la arricchiscono rendendoci partecipi e non spioni della vita di tutte queste persone.
Senza svelarvi troppo a un certo punto si parlerà della morte, ma se ne parlerà con disarmante verità, senza falsi pietismi o moralismi e sempre con un fondo d’amore; se avete visto e apprezzato il sesto episodio della quinta stagione di BoJack Horseman Free Churro allora potrete capire cosa intendo.
Il fenomeno delle biografie a fumetti avrà un grande successo dai primi anni novanta fino ad oggi. Quando si parla di biocomic le prime che vengono in mente sono le europee Il grande male di David B., Persepolis di Marjane Satrapi e le americane Non mi sei mai piaciuto di Chester Brown, La vita non è male, malgrado tutto di Seth e soprattutto quella che, con Persepolis, ha avuto il più grande successo commerciale, Blankets di Craigh Thompson.
Quest’ultima è del 2003 quindi quasi vent’anni dopo Brooklyn Dreams e anche la lunghezza totale delle due opere è molto diversa. Seicento pagine per Blankets contro più di trecento per Brooklyn Dreams. Entrambe raccontano il passaggio verso la vita adulta del protagonista, della sua famiglia, dei suoi amori e dei suoi rapporti con la religione (quella cristiana nell’opera di Thompson e quella ebraica per DeMatteis); ma dove Brooklyn Dreams vince è nel raccontare tutto questo con grande ironia, a volte spietata, però sempre con amore e cercando di capire, ora che è adulto, il comportamento dei suoi parenti e di se stesso in un viaggio catartico che serve a Vincent Santini quanto a noi stessi. È impossibile non ritrovarsi in alcune situazioni, ricordando frasi dette che non dovevamo pronunciare o cose che che avremmo dovuto dire o fare ma per paura o per vergogna non siamo mai riusciti.
La leggerezza che trovo nel leggere Brooklyn Dreams non riesco a trovarla in Blankets, anzi in alcune parti lo trovo estremamente pesante ma questa chiaramente è la mia opinione, viziata forse dal mio amore per DeMatteis e quindi anche da una certa abitudine nel leggere i suoi lavori.
Ed essendo la vita sempre amara, Blankets ha avuto un successo planetario, Brooklyn Dreams no.
Potete leggere l'opera di DeMatteis e Barr acquistando il volume Brooklyn Dreams