Boris 4, recensione: il tentativo di non essere "troppo italiani"

Ecco la nostra recensione di Boris 4. La migliore serie comedy italiana torna sul piccolo schermo il 26 ottobre, solo su Disney Plus.

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a cura di Livia Soreca

La quarta stagione della serie comedy italiana migliore di sempre sta per arrivare. Boris 4 farà il suo debutto su Disney Plus il 26 ottobre con 8 episodi. Ormai un fenomeno della cultura di massa, questo è davvero il prodotto televisivo più amato degli ultimi tempi. Luca Vedruscolo, Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre sono le tre geniali penne che, dal 2007 al 2010, offre al pubblico una sfacciata parodia della nostra televisione, "troppo italiana".

La notizia di un sequel, da un lato, entusiasma quei fan che di questa serie non ne ha mai abbastanza, spinti magari anche dalla spasmodica voglia di aggiungere citazioni e nuovi meme alla già vasta quantità di materiale, ormai di uso comune. D'altro canto, l'idea di una nuova stagione fa sorgere i primi timori, come quello intorno all'effettiva credibilità di una serie che, forse, sarebbe meglio lasciare lì dov'è. La nostra recensione di Boris 4 scioglierà questo dubbio amletico.

Boris 4: "così de botto", non senza senso

Cosa narra la serie Boris? La troupe italiana del regista René Ferretti (Francesco Pannofino) è impegnata a girare una fiction intitolata Gli occhi del cuore. Il team prevede le classiche figure professionali che operano sul set: il direttore della fotografia Duccio Patanè (Ninni Bruschetta), l'addetto alle luci soprannominato Biascica (Paolo Calabresi), Alessandro lo stagista (Alessandro Tiberi), l'assistente di regia Arianna (Caterina Guzzanti) e non solo. Ci sono poi gli attori, tra cui l'egocentrico Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti) e la svampita Corinna Negri (Carolina Crescentini). Ogni episodio è lo specchio - tanto parodico quanto scomodamente veritiero - della vita sul set all'italiana, con tutti i suoi problemi e le sue magagne.

La seconda e la terza stagione di Boris restano sulla stessa lunghezza d'onda, nonostante proponga sempre nuovi scenari e ulteriori personaggi. Dopo Gli occhi del cuore, ora tocca a Medical Dimention, a testimonianza della moda dei medical drama. In seguito si potrebbe pensare ad una possibile Gli occhi del cuore 2, ma il finale di stagione risulta amarissimo, tuttavia quello più calzante. Boris - Il film (2011) è un primo tentativo di riproporre il ritorno della squadra di René, non un vero e proprio sequel di una serie ormai conclusa. È per questo, dunque, che lo stupore per Boris 4, dopo tanti anni, costituisce una grande sorpresa, nonché una vera e propria scommessa.

Nel chiederci se avesse senso far proseguire Boris, le nostre speranze erano esatte. Il mondo della produzione è cambiato, e il bistrattato Alessandro non è più uno stagista sottopagato, bensì il responsabile di una Piattaforma. Stanis La Rochelle, la cui carriera è ormai in declino, decide di fondare la So Not Italian Production per vestire i panni di produttore. La SNIP, per rimediare ad un errore passato, offre a René una nuova fiction, Vita di Gesù, da proporre alla Piattaforma, per cui Alessandro fa praticamente da intermediario. Questo vero e proprio sequel sul futuro della troupe de' Gli occhi del cuore è una prospettiva in grado di andare al di là della classica, e dunque banale, reunion del cast. Tra l'altro la crew di Boris vede due perdite importanti: l'attrice Roberta Fiorentini (personaggio di Itala) e lo sceneggiatore Mattia Torre. A tal proposito, la nuova stagione riserva una dolce sorpresa.

Una quarta stagione credibile

Boris 4 rappresenta un grande salto in avanti nel tempo, in un'era dominata dall'Algoritmo. Una sorta di malvagia divinità immaginata in mille modi, artefice del destino della crew di Ferretti. Ora i giovani volti sostituiscono i vecchi, e i nuovi approcci lavorativi demoliscono i processi creativi di un tempo. Vediamo la squadra di René, di vecchio stampo, interfacciarsi con le tecnologie e i cambiamenti del nuovo decennio, dove un linguaggio di marketing internazionale, con termini altisonanti o in inglese, sembra sempre tutto fumo e niente arrosto.

Se la paura è quella che la troupe non possa sopravvivere in questa nuova era, i primi episodi dimostrano già che la questione, in realtà, è un'altra. René e i suoi compagni sono dei pesci fuor d'acqua in questa nuova era televisiva, e nel tentativo di adattarsi alle nuove tendenze, sembra che siano queste ultime a plasmarsi secondo la realtà di René. La stridente armonia tra il set di una volta e il nuovo modo di fare televisione non solo è oggetto di ilarità e sarcasmo, ma è anche la grande metafora della stessa serie TV. Non sarà Boris 4 ad adeguarsi alla realtà odierna, ma essa farà spazio ad un'opera che riesce imperterrita a conservare la propria natura anche in un contesto totalmente nuovo.

Un umorismo unico nel suo genere

Proprio a tal proposito, bisogna ricordare che Boris è una rappresentazione meta-teatrale di sé, caratteristica esplicitata già nella sigla iniziale. Un nuovo testo conserva, come sempre, l'inimitabile melodia de' Gli occhi del cuore, brano di Elio e le Storie Tese modificato ad hoc di volta in volta. D'altra parte, persino i personaggi dei tre sceneggiatori della troupe hanno sempre rispecchiato perfettamente quelli di Boris, facendo pensare che anche la nostra "fuori-serie" sia realizzata un po' "a c***o de cane". Impressione volta al riso ma chiaramente fallace, perché qui c'è del genio. La continua citazione di sé stessa porta la serie su un piano umoristico insuperabile; una storia nella storia che, come si suole dire, fa ridere ma anche riflettere.

Inserita in scenari rinnovati, la nuova stagione è in grado di mantenere il proprio senso dell'umorismo, unico nel suo genere, sfruttandolo per gag comiche basate proprio su quella disparità tra le vecchie abitudini e la novità. Con Vita di Gesù spesso si sfiora la blasfemia, mai di cattivo gusto. Il cast, nonostante gli anni, riesce a restituire i tanto amati personaggi alla stessa maniera, riservando qualche esilarante ritorno come Mariano (Corrado Guzzanti) o Glauco (Giorgio Tirabassi). È come non fossero invecchiati di un giorno. Insomma, Boris "ha gli anni che ha", ma se li porta benissimo.

Boris 4 e il politicamente corretto

La quarta stagione tocca piano il tema del politicamente corretto, sul quale potrebbero sorgere i primi timori. La comicità italiana, negli ultimi anni, compie l'errore di voler sovvertire a tutti i costi un nuovo codice morale che, in realtà, dovrebbe essere implicito in ogni persona. Per il nostro Paese è l'era del "non si può dire più nulla", una concezione estrema dell'adottare una forma mentis inclusiva. D'altro canto, tante volte si cade in un eccesso opposto, ossia quello di rappresentare almeno una minoranza come fosse una norma non scritta o un requisito minimo per un lasciapassare, insomma una soluzione "di facciata".

È proprio nel mezzo che Boris 4 si insinua in punta di piedi, facendosi parodia di un mondo di produzione che spesso fa solo finta di aver capito il vero senso dell'inclusività. Essa lo fa con una comicità mai becera, e senza mai cadere nella discriminazione, anzi ma con una sottile e sapiente ironia, quella che ha sempre adoperato ancor prima del tempo, mostrandosi mille passi avanti. È qui che Boris riesce per la prima volta ad essere quella serie italiana ma non troppo, su tematica così delicata e ormai abusata dalla commedia nostrana.

Il comparto artistico di Boris 4

Quasi come un grade ossimoro, celebrando fotografia che "non deve essere più bella di quella della pubblicità" (cit. Duccio), Boris 4 possiede delle chicche artistiche non indifferenti. Si assiste ad un aspetto che, nel proprio rinnovamento, non rinuncia alle sue origini, con movimenti di camera che simulano quelle stesse improvvisazioni sul set di René. Talvolta la messinscena si confonde con la realtà, e lo spettatore assiste in prima persona alle inquadrature di Vita di Gesù. Insomma, il limite tra i due mondi è talmente sottile da creare un effetto interessante e coinvolgente, mai confusionario.

La quarta stagione, in quello strano equilibrio tra passato e presente, non riesce a non esplicitare il legame con le stagioni precedenti: qualche volta alcune scene storiche delle prime stagioni tornano nel montaggio, con un effetto nostalgico che quasi coccola il pubblico, oltre a farlo ridere di buon gusto.

In conclusione: Boris 4 è o non è "troppo italiana"?

Ciò che colpisce della nuova stagione è l'inaspettata capacità, a modo suo, di trovare un proprio posto ancora oggi, con soluzioni nuove e mai forzate. La continua parodia sull'essere "troppo italiani" qui trova una duplice interpretazione. La sua comicità, che non cade nelle brutture e nelle banalità odierne, ha l'occhio puntato verso miglia in avanti. D'altra parte, Boris 4 resta fedele a sé stessa e ad un modo di fare televisione che, simpaticamente, non vuole cedere a questa sorta di modernizzazione e - diciamo - globalizzazione. Ci prova, e il suo finale potrebbe anche sorprendere... Ma Boris è Boris .Per prepararvi alla visione della nuova stagione, ecco alcune curiosità su Boris che forse non sapete.

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